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IN AVVENTO CON… L’ASINO!

banner_PeDdi don Tony Drazza, assistente nazionale del Settore Giovani

Ogni anno, il tempo di avvento segna l’inizio di un nuovo anno liturgico, un tempo forte che la Chiesa ci suggerisce di vivere con vigilanza e maggiore attenzione, come un periodo significativo di preparazione alla nascita di Gesù, per accoglierlo e riconoscerlo.

Ogni anno dunque ci viene rivolto l’invito, sottointeso, di abbassare i ritmi della nostra vita, diminuire la velocità della nostra esistenza e del nostro fare per aprire gli occhi, avere maggiore attenzione perché qualcosa di importante deve accadere.

Questo tempo forte ci pone davanti l’invito ad avere atteggiamenti diversi e ciascuno di noi lo accoglie in modo positivo e con buoni propositi, anche se poi facciamo un po’ di fatica a rendere tutto questo concreto e a viverli nella vita quotidiana… addirittura, ci rendiamo conto che le giornate, invece di prendere dei ritmi più lenti, fatti anche di silenzio e preghiera, in questo periodo aumentano perché ci sono sempre troppe cose da fare e, in questo momento, anche la scuola chiede ai suoi alunni, e a quelli che vogliono viverla sul serio, di metterci maggiore impegno.

Sembra proprio che non ci sia il tempo e il modo di fermarsi veramente e ci vengono tanti dubbi su come vivere queste settimane: cosa è più giusto fare? Cosa ci fa stare bene e ci può dare modo di trascorrere con intensità e senso questi giorni?

Puntiamo il nostro sguardo verso la tradizione del Natale… ci accorgiamo che, provvidenzialmente, la nostra vita è molto simile a quella dell’asinello, uno dei tanti personaggi che abita i presepi delle nostre case, e questo per due motivi.

Il primo motivo, che mi sembra anche molto simpatico, fa sempre riferimento alla tradizione, perché il compito dell’asinello è quello di tenere al caldo il Bambino e i suoi genitori. L’asino deve lavorare, scaldare, non può concedersi pause perché Maria e Giuseppe hanno bisogno di lui e l’asino è lì con attenzione a fare il proprio dovere, senza lamentarsi o decidere di fare altro, è protagonista della scena della natività, è essenziale la sua presenza, ma è lì “in silenzio” e fiero.

Il secondo motivo è perché all’asino viene chiesto qualcosa di molto grande e impegnativo: mentre tutti sono in attesa di qualcosa o qualcuno, lui continua a fare il suo lavoro e addirittura gli straordinari e, nonostante tutto, è sempre pronto. Nella stalla, dove nasce il figlio di Dio, non ci sono persone raffinate e ricche, ma “è di casa” un umile animale come l’asino.

Anche la notte della fuga in Egitto chissà cosa avrà pensato quando Giuseppe, in modo frettoloso e affannato si è avvicinato per slegarlo perché dovevano partire: l’asino senza fare capricci, si è messo a disposizione con quello che sapeva fare meglio e cioè caricare su di sé Maria e il Bambino e camminare senza lamentarsi.

Silenzioso, umile, disponibile e sempre presente in tutti i momenti particolari della vita di Gesù. Maria, Giuseppe e poi Gesù, da adulto, hanno accanto l’immagine di un asino perché per loro nulla è troppo poco; ognuno può fare qualcosa, anche nella sua piccolezza e nella sua umiltà, ciascuno ha un posto, un compito e un ruolo importante.

Ecco allora che proprio l’asino, il nostro amico e la nostra “mascotte”, ci suggerisce un modo nuovo e intenso di vivere l’avvento, ma anche di chiederci in quale posizione siamo dentro o fuori la grotta, nella vita di Gesù? Siamo lontani e distratti? Siamo vicini e in contemplazione? Siamo accanto? Che ruolo abbiamo?

Questo tempo forte dell’avvento ci deve aiutare ad avere in mente e nel cuore, la figura dell’asino, e questo non deve sembrarci insolito e infantile, perché anche noi siamo chiamati a vivere la nostra vita e ogni impegno della giornata, con umiltà e pazienza, anche sotto i colpi più duri, andando controcorrente rispetto alla massa e a camminare su sentieri difficili.

Questo cammino di avvento, ci aiuti ad arrivare fino alla grotta e a occupare il posto dell’asino, accanto a Maria e Giuseppe, per contemplare la meraviglia della nascita del Figlio di Dio con la certezza che, pur con le nostre povertà, Gesù è nato e nasce per me, per voi e per ciascuno… perché ci ama.

Libro + Film di settembre

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di Luisa Bellomo

nel mare

Fabio Geda, Nel mare ci sono i coccodrilli

prima neve

 

 

 

 

 

 

La prima neve (2013)

Quando parte da una piccola cittadina dell’Afghanistan, Enaiat ha dieci anni, forse. Dove vive, a Nava, non c’è l’anagrafe, quindi non sa con certezza la sua età. Non c’è neanche la scuola, perché l’hanno chiusa i talebani. A detta sua, comunque, è il posto più bello del mondo. Non è abbastanza sicuro per lui, però, quindi un giorno parte, accompagnato dalla sua mamma e da un uomo, per andare in Pakistan. Non sa ancora che lo aspetta un viaggio lungo otto anni, per paesi di cui non conosce neanche l’esistenza.

Il sottotitolo di questo libro è “Storia vera di Enaiatollah Akbari”. Più di dieci anni dopo l’inizio del suo viaggio, l’ha potuto raccontare a un giornalista, Fabio Geda, che ci ha scritto un libro. Mentre Enaiat parla delle sue avventure, dei luoghi, delle persone che ha visto e incontrato, ho continuato a chiedermi se si rendesse conto dei rischi che correva e di quante volte abbia evitato la morte per un soffio.

A volte la narrazione si interrompe, e troviamo qualche frase in corsivo: è Fabio Geda che fa domande al giovane protagonista. In queste righe, sparse tra le pagine, ho trovato le parole più belle e le riflessioni più illuminanti, quelle che mi hanno fatto sentire piccola e inesperta.

Ho letto il libro in treno, andando all’università, e diverse volte mi sono trovata ad asciugare una lacrima di nascosto, con i vicini di posto che mi guardavano male. Siamo assuefatti dalle tante immagini di sofferenza che vediamo in tv e in internet, tanto che ormai non ci fanno più effetto. Questa storia invece colpisce direttamente al cuore, e tante volte anche alla pancia. Non è la storia di un ragazzo afgano che arriva in Italia clandestinamente, è la storia di Enaiat, che perde tutto ma non la speranza, che sa cogliere le occasioni che gli si presentano per caso, che soffre dolori che io non riesco neanche a immaginare ma va avanti lo stesso, anche grazie a tante persone buone.

Fa lo stesso effetto anche La prima neve, il film di Andrea Segre ambientato tra le montagne del Trentino. Segre è un regista di documentari, quindi è particolarmente bravo a raccontare storie vere. Questa è inventata, ma è fatta di tantissime storie reali e attuali: quelle dei giovani migranti africani che si ritrovano a vivere nei piccoli paesi trentini, lavorando come taglialegna per mettere da parte qualche soldo e poter andare in Francia. Questo però non è un film sui migranti. È un film su alcune persone, su padri, figli, mamme, amici, mogli e mariti, e ognuno ha la propria storia e i propri dolori. Mentre lo guardi non puoi fare a meno di pensare che a volte siamo più simili a chi viene da lontano che a chi vive con noi.

Per la visione vi do due consigli: munitevi di schermo grande, perché i paesaggi sono incredibili e meritano di essere ammirati come si deve, e attivate i sottotitoli, perché i ragazzi africani parlano in francese, ma i ragazzini parlano in dialetto trentino, e se non lo conoscete potrebbe diventare un problema!

Spero che amiate anche voi queste storie, ma soprattutto che vi aiutino a vedere gli altri, soprattutto i migranti, come persone con una storia da ascoltare.

«Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre». Carlo Mazzacurati

Migranti e migrazioni, conoscerli per capirli

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a cura dell’ACS (Azione Cattolica Studenti), Movimento Studenti di Milano

Come ogni anno, a fine agosto si è svolto a Monza il campo di volontariato organizzato dall’ACS. “Tanti studenti, uno sporco lavoro da portare a termine, un progetto di solidarietà da sostenere… Aggratis!” dice l’invito all’esperienza. Proprio così: una settimana tra imbiancature, manutenzione del verde, banchetti, animazione in una casa di riposo e in una cooperativa di disabili.

Il giorno di arrivo al campo ci è stata proposta un’attività legata al tema dei migranti: partendo dalla risposta ad alcune domande generali sull’argomento (es. Qual è il numero di immigrati in Europa? Quali sono gli Stati del mondo con il maggior numero di immigrati? Cos’è il trattato di Dublino?), siamo passati ad una analisi approfondita sull’immigrazione nel mondo, passando in rassegna tutti gli Stati dove il fenomeno è presente. La maggior parte degli immigrati proviene da Paesi che stanno vivendo situazioni politiche molto difficoltose (a causa di guerre civili, Isis), soprattutto in Africa Settentrionale e Asia, ma anche America Meridionale. Abbiamo concluso con un gioco di ruolo*, nel quale abbiamo impersonato diverse famiglie africane, che facendo scelte e prendendo decisioni, tentano di arrivare in Europa via mare, via terra, a seconda della disposizione economica. Molti sono quelli che ci provano, pochi o nessuno quelli che arrivano alla meta. Il gioco era tratto da storie vere. L’attività è stata, oltre che interessante, anche molto stimolante: il tema suscita in noi ragazzi il desiderio di conoscere più a fondo questa realtà che ci tocca da molto vicino e della quale, molto spesso, non abbiamo la possibilità di parlare, costruendo un dialogo ricco di confronti costruttivi. Questa attività, insieme all’animazione nel centro di prima accoglienza per profughi di Monza, mi ha sensibilizzato sull’argomento: ho capito l’importanza del documentarsi quotidianamente per scoprire quanto accade intorno a noi e quanta è la forza e la volontà con la quale giovani come noi, con i nostri stessi sogni, affrontano la vita.

*ispirato a quello trattato in questo articolo: http://www.huffingtonpost.it/2015/04/07/syrian-journey-videogioco-bbc-utenti-rifugiati-siriani_n_7016036.html

Lucia

 

Anche io come lo scorso anno ho partecipato al Campo di Volontariato di Monza, organizzato dall’ACS. Quest’anno, in particolare, abbiamo affrontato il tema delle migrazioni: oltre ai lavori degli altri anni (imbiancare, fare la manutenzione del verde al Parco, sistemare l’oratorio in cui dormivamo…) ci hanno comunicato che alcuni di noi sarebbero andati in un “centro di prima accoglienza”. Nel nostro caso era occupato da ragazzi, dai venti ai trent’anni. Il primo giorno di campo abbiamo partecipato ad una attività sulle migrazioni, che ci ha permesso di capire qualcosa in più su questo tema complicato. Poi ci hanno posto delle domande: quasi nessuno sapeva la risposta, e da questo è stato possibile comprendere quanto poco sappiamo della “vita da migranti”. Quando ho saputo che sarei andato al Centro ero contentissimo, ma ero anche preoccupato, perché avevo dei forti dubbi su come comportarmi. Il giorno dopo, appena siamo arrivati, i ragazzi con il loro sorriso e la loro allegria hanno spazzato via i nostri dubbi e le nostre preoccupazioni. Abbiamo fatto una piccola lezione di Italiano, che molti di loro non conoscevano, essendo appena arrivati, e abbiamo chiacchierato un po’ con loro: erano molto felici e curiosi di conoscerci. In particolare sono rimasto colpito dal loro sorriso e dal fatto che molti di loro volevano condividere con noi persino quel poco che avevano. Andando avanti le domande sono aumentate: c’era chi ci chiedeva qualcosa sull’Italia, chi domandava qualche frase in Italiano, chi ci raccontava la sua storia, parlavamo di calcio, leggevamo la Gazzetta insieme… Il quarto giorno, dopo una partita a calcio e una merenda insieme, ci siamo dovuti salutare. Come ricordo abbiamo regalato a ognuno di loro un braccialetto, ricavato dalla maglietta dell’acs. Non ho parole per descrivervi quanto erano (ed eravamo) tristi, quanto dispiaceva loro che noi dovessimo andare via. Questo ci ha fatto capire quanto tenevano a noi; ci sembrava una cosa da niente quello che avevamo fatto, eppure per loro significava molto. Noi pensavamo di andare lì e donare qualcosa a loro, e invece alla fine della giornata passata insieme mi sentivo più ricco di prima. È come se avessi lasciato lì qualcosa, per raccogliere molto di più. Sicuramente mi hanno insegnato che anche le piccole cose possono fare tanto, e che anche solo un sorriso, in tutta la sua semplicità, arricchisce molto chi lo riceve.

Riccardo

 

TFR? A rapporto!

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a cura della TFR

“È un’estate bellissima, è finita di già”, canta Jovanotti… Un’estate “piena di vita”, quella che abbiamo vissuto tra mare, montagna, sole e campi estivi in tutte le salse. Gli msacchini presenti al campo nazionale di quest’anno ricorderanno sicuramente le afose giornate pugliesi passate in compagnia dei vari ospiti (i più avranno un ricordo affettuoso di Luciano Corradini con la sua armonica…); in quei giorni gli occhi e il cuore si sono riempiti di un Msac che vuole andare “Diritto al Futuro”, partendo dalla riflessione sulla nostra presenza tra i banchi di scuola.

Se ci guardiamo intorno è evidente un sentimento generale di sfiducia nei confronti della classe politica, che ha avuto come prima conseguenza quella del disimpegno e della diffidenza nel cambiamento possibile, anche nelle nostre aule. Noi del Msac però sappiamo bene come volare tenendo i piedi ancorati a terra e crediamo che cambiare sia possibile solo se iniziamo ad agire nel nostro piccolo. Proprio a Molfetta, tra una sventolata e l’altra, è stato annunciato l’inizio dell’anno della partecipazione, che coinvolgerà tutti i circoli d’Italia e che avrà il suo culmine nella Scuola di Formazione Studenti del prossimo aprile (yeeeeah!). Per far sì che la “macchina della partecipazione” abbia avvio, è necessario che ognuno si rimbocchi le maniche; e allora, quale sfida migliore poteva essere lanciata se non quella di candidarsi nelle proprie scuole?! Quest’anno più che mai ogni msacchino è chiamato a prendersi cura dei propri compagni di scuola attraverso il servizio negli organi collegiali.

Sappiamo però quanto sia difficile rendere concreta l’idea di candidarsi, dal momento che quello degli OO.CC. è un mondo per alcuni inesplorato ed è proprio per questo motivo che il Msac ha pensato di costituire una Task Force Rappresentanza (per gli amici TFR) che dia sostegno a tutti coloro i quali abbiano voglia di incominciare l’avventura bellissima dell’essere rappresentanti. Gli obiettivi della commissione saranno quelli di fare rete tra circoli e rappresentanti msacchini di tutta Italia, accompagnare chiunque voglia intraprendere un percorso di rappresentanza e stimolare la candidatura; è importante essere guidati in una scelta di questo tipo, che necessita di tanta competenza, pazienza, lungimiranza, ma soprattutto tanta voglia di mettersi in gioco. Pertanto, la commissione sarà così divisa: ci saranno Francesco Caputo e Marianna Occhipinti per i rappresentanti di classe, per quelli d’istituto Lorenzo Zardi e Francesco, il quale guiderà anche quelli degli organi di garanzia e di valutazione, Emanuela Gitto e Andrea Facciolo per la Consulta Provinciale; questa suddivisione consentirà alla TFR di seguire passo passo tutti coloro che avranno voglia di candidarsi, prima e dopo la candidatura (anche in caso di mancata elezione), sia fisicamente (saremo a vostra disposizione per incontrarvi) che virtualmente (gruppi Whatsapp, email, videochiamate, ecc..)

La prima tappa di quest’avventura sarà la pubblicazione dell’AB OO.CC.. Questo strumento proporrà un punto d’incontro nelle scuole per approfondire il tema degli OO.CC., attraverso diverse modalità (assemblee, giochi di ruolo, ecc.) che ogni circolo adatterà alle necessità della propria diocesi. Il fascicolo, infatti, fornirà degli spunti utili per conoscere e approfondire il ruolo degli organi collegiali, e per questo sarebbe bello coinvolgere più studenti possibile, chiunque voglia tenersi informato su ciò che accade nel proprio Istituto.

Molti studenti eletti hanno difficoltà a portare avanti attività concrete nella propria scuola, svalutando così il proprio ruolo al suo interno; la riflessione su ciò ha portato la TFR a pensare ad un ulteriore punto di riferimento per i futuri rappresentanti, ossia “Professione rappresentante”, un vero e proprio vademecum nel quale essi potranno vedere un valido compagno di avventura per l’intero periodo di servizio di rappresentanza. Al suo interno troverete consigli, esempi di progetti che altri rappresentanti hanno realizzato, dritte sulla legislazione in merito e molto, molto altro…

Prima dell’uscita di Professione rappresentante (Aprile prossimo), la TFR provvederà ad un canovaccio di assemblea sulla partecipazione: abbiamo infatti notato come spesso oggi le assemblee siano dei tempi morti, pur essendo nate dalla straripante passione che alcuni studenti hanno messo nella scuola in cui credevano. Il Msac sente di dover riaccendere quella passione del passato, e proiettarla in quel futuro che altro non è che il presente in cui ci impegniamo.

Per futuri aggiornamenti e contatti, tenete sott’occhio il sito www.msac.aziocattolica.it

Inizia un nuovo viaggio, un nuovo anno scolastico è alle porte, e tu, sei pronto?

Diritto al futuro: adesso arriva il bello

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a cura del Msac Trieste

“Descrivi il campo msac in 4000 battute”. Ma come posso concentrare tanta gioia, tante emozioni, tanta forza in 4000 battute?

L’unico modo che ci viene in mente è riportare quelle parole, quei sogni e quei pensieri che ci hanno accompagnate in quel lungo viaggio verso casa, verso la nostra quotidianità.

E la cosa più stupenda è che ci siamo rese conto che il vero CAMPO MSAC cominciava proprio allora: nel nostro circolo, nella nostra città, nella nostra scuola.

 

“E’ la prima volta, il primo campo in assoluto che mi dispiace lasciare” “Certo, capisco” “Sto parlando sul serio babbea” “Si.. Quindi, chi ami?” “…il MSAC” “Tipo?? Ma davvero? Racconta!”

“Non so bene perché, non so come sia successo, mi ha presa e mi ha trasportata. Fino ad adesso ero ancora approdata al porto, quando vedevo invece gli altri msacchini partire per un viaggio fatto di cuori che palpitano all’impazzata all’incontro di altri ragazzi, carichissimi, pronti per avventurarsi a dormire poco o niente, ma tener duro agli incontri perché suscitano mille pensieri, mille domande, perché semplicemente piacciono, e se piacciono sono per forza belli e se sono belli, come dice qualcuno, sono anche buoni.

Questo campo mi ha cambiata, mi avete staccata da riva e ho iniziato a prendere il vostro passo. Ora sono pronta, sono una msacchina, e la cosa più bella di tutto è che non sono sola!”

ROBERTA

 

Come descrivere il campo nazionale? Forse la definizione adeguata è “incontro – scontro”! Stupisce infatti come lo stile msacchino, interpretato e vissuto durante l’anno in maniera così poliedrica dai diversi circoli, in quest’ occasione ci accomuna eliminando le differenze geografiche e culturali permettendoci  così di riflettere e “scontrarci”  su tematiche e problematiche di interesse collettivo.

Personalmente sfuggire alla monotonia estiva per partecipare al campo nazionale mi rendeva scettica ma ripensandoci è stata una privazione vantaggiosa, poiché solo ora posso affermare di appartenere veramente al movimento e di conoscere un gran numero di studenti interessati a migliorare l’ambiente e la partecipazione scolastica; insomma desiderosi di dire “I CARE”!

LUCIA

 

Quest’estate ho avuto la splendida occasione di partecipare al campo nazionale. La settimana è stata molto intensa di emozioni, allegria e gioia. Essendo stata la mia prima volta, non conoscevo nessuno oltre alle ragazze con cui sono arrivata da Trieste. Appena arrivate però sono stata circondata da tante persone entusiaste di fare conoscenza e dopo qualche ora sentivo di aver già fatto nuove amicizie. Durante la settimana si è creato uno spirito di gruppo e complicità e ciò mi ha davvero sorpresa. Le giornate erano piene di incontri in cui abbiamo riflettuto sul diritto del nostro futuro e attività di gruppo molto belle. È stata una settimana davvero speciale, molto intensa, durante la quale ho pensato molto, ho conosciuto tante belle persone, e mi sono davvero divertita. Spero di riavere presto l’occasione di partecipare ad un evento così bello.

ELENA

 

Il campo nazionale di quest’ anno non è stato solo il mio primo campo nazionale, ma è stata anche la mia prima vera settimana piena di vita, di gioia, di verità e di serenità. È stata una settimana di formazione che mi ha cambiata e cresciuta e che mi ha convinto ancora di più a portare avanti questo movimento con infinita gioia! Parlare del nostro futuro da sotto tutti i punti di vista, mi ha aperto gli occhi mi ha fatto capire quanta strada c’è ancora da fare e con quanta forza e fede devo affrontarla e viverla nel migliore dei modi. Sono cresciuta dopo questo campo, sono più viva, più carica. Sono una msacchina! Grazie anche a tutti i #legamibelli che sono nati o che si sono rafforzati e che nonostante la distanza sono veri e forti ma soprattutto sono FAMIGLIA! Tutti erano a braccia aperte pronti ad accogliere ogni msacchino e ad aiutare con una spalla, una mano o un sorriso. Non c’è dono più grande di andare diritto al futuro insieme a questa sorprendente, immensa, gioiosa, straordinaria, forte seconda famiglia che è il MSAC. È difficile trovare un solo aggettivo con quale descrivere questa settimana, ma di sicuro è stata una settimana piena di gioia.

ROSARIA

Diritto al futuro: un punto di partenza

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di Ettore Gravina, Msac Benevento

Anche quest’anno come ogni anno si è svolto il campo nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC), dal 4 al 9 agosto a Molfetta (BR), dal titolo “DIRITTO AL FUTURO”.

Il tema, come ci ha spiegato il segretario nazionale Gioele Anni, è stato estrapolato dal discorso di insediamento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, snodato in vari punti e ovviamente rivolto al mondo a noi più vicino, la SCUOLA.

Le giornate sono state intense, frenetiche e piene di ricordi; le tematiche trattate nei vari giorni e nei gruppi di lavoro ci hanno formato su ciò che costituisce la nostra scuola italiana e il rapporto che noi studenti dobbiamo avere con essa. Il nostro futuro… i nostri sogni… le nostre preoccupazioni… calate e confrontate con studenti venuti da ogni parte d’Italia.

L’esperienza vissuta è stata piena di emozioni, l’ansia di non sapere cosa ti aspettava o chi avresti trovato ha preso il sopravvento fin quando non siamo entrati nella struttura e l’impatto è stato altamente positivo, trovarsi di fronte centinaia di ragazzi dai cui occhi traspariva gioia, entusiasmo, vogli di sapere, di capire, tutti uniti da un unico scopo quello di confrontarsi.

Per noi della diocesi di Benevento l’esperienza è stata ancora più forte in quanto abbiamo potuto confrontarci con circoli un po’ più “maturi” e capire come muoverci in questa nuova esperienza e come raggiungere il nostro obbiettivo: far sentire la voce di ogni singolo studente.

E’ stata questa l’emozione più forte… sì perché è confrontandosi che si cresce e si riesce a capire come mettersi in movimento, e come agire nel concreto nelle proprie realtà territoriali.

Altra emozione è stata la “conoscenza”. Conoscere nuove persone, nuovi studenti con le stesse ideologie con lo stesso obiettivo: quello di creare una scuola a forma di studente… avendo sempre presente il motto di Don Lorenzo Milani che accomuna tutti noi msacchini:” I CARE” … mi interessa, mi sta a cuore.

Certo, il tutto parte da questo motto, che in due battute esplica ciò che un msacchino ma dapprima un cristiano aderente ad una associazione debba avere.

L’impegno sarà grande, come sarà grande la mole di lavoro che bisognerà affrontare per far sì che il MSAC prenda il volo nella mia realtà diocesana, ma tutto ciò non ci spaventa… La forza, la gioia e l’entusiasmo che il campo e tutti gli msacchini partecipanti hanno destato è stata tanta, come forte è stata l’emozione nell’essere stato preso in considerazione per effettuare quest’articolo.

Auguro a tutti un proficuo anno associativo nell’amore in Cristo.