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Deleghe Buona Scuola, la Ministra Fedeli incontra gli studenti

La Ministra Fedeli, per la seconda volta dall’inizio del suo mandato, ha scelto di incontrare oggi  le associazioni studentesche. E noi,  alle ore 13 in punto, a nome delle msacchine e degli msacchini d’Italia, siamo entrati nel salone dei Ministri di viale Trastevere con in mano le nostre proposte e i testi delle deleghe.

L’incontro si è prolungato per ore, insieme ai rappresentati delle associazioni studentesche c’erano anche i coordinatori regionali delle Consulte Provinciali. I temi trattati sono stati molti e  la Ministra ha rinnovato l’intenzione di portare avanti diversi nuovi gruppi di lavoro insieme alla componente studentesca. Poi sono seguiti gli aggiornamenti sui testi delle deleghe:

  1. DIRITTO ALLO STUDIO. Con piacere abbiamo appreso che il fondo per le borse di studio per libri, trasporti e mobilità, servizi culturali è triplicato rispetto alla prima versione del testo della delega: da 10 a 30 milioni, che a regime diventeranno quasi 40. Inoltre ci sarà un’esenzione dalle tasse scolastiche statali degli ultimi due anni di scuola in base all’ISEE. Anche la carta Io Studio sarà potenziata e diventerà un “borsellino elettronico”, con la possibilità di accedere con la carta ai finanziamenti stanziati per la borsa di studio. Verrà istituita un Conferenza nazionale per stabilire i criteri per accedere alle borse di studio, a cui parteciperà una rappresentanza di studentesse e studenti.
  2. VALUTAZIONE ED ESAME DI STATO. Sono state accolte diverse richieste delle studentesse e degli studenti: svolgere la prova INVALSI diventerà necessario per poter accedere all’esame, ma il punteggio non entrerà nel voto della maturità e non potrà essere usato come criterio di ammissione per l’università. Rimane la tesina per come la conosciamo e solo in parte verrà esposto un resoconto dell’esperienza di alternanza.

E finalmente, dopo anni che come forum delle associazioni studentesche lavoriamo sula Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti in alternanza, questa proposta sta per essere realtà per tutte le scuole d’Italia.

Insomma, possiamo dire che le idee delle msacchine e degli msacchini hanno contribuito a migliorare i testi delle deleghe, per esempio sull’aumento dei fondi per il diritto allo studio, la formazione della Conferenza nazionale per il diritto allo studio, l’esame di maturità. Questo ci spinge ancora di più a dialogare, a riflettere, a sognare la nostra scuola con quella passione a cui papà Francesco ci invita.Schermata 2017-05-06 alle 18.41.53

COMUNICATO STAMPA (Delega diritto allo studio – Legge 107/2015)

di Gioele Anni – Segretario Nazionale MSAC

Adelaide Iacobelli – Vicesegretaria nazionale MSAC

Andrea Facciolo – Delegato per il MSAC ai rapporti con il Miur

Apprendiamo da fonti di stampa che domani le Commissioni istruzione di Camera e Senato licenzieranno i pareri sulla delega relativa al diritto allo studio prevista nella legge 107/2015. Nell’attesa di leggere i testi definitivi approvati dalle Commissioni, basandoci sulle proposte di parere formulate sinora da deputati e senatori, consideriamo positiva l’ipotesi di incremento dei fondi (da 10 a 30 Mln) destinati alle borse di studio contro la dispersione scolastica ottenuti dalla revisione della proposta di eliminazione delle tasse scolastiche.
Nello stesso ambito, ci sembra però negativa la proposta che siano gli enti locali a erogare, in collaborazione con le scuole, le borse di studio anti-dispersione. Tale disposizione, infatti, non sarebbe congruente sia con le disposizioni relative alla Carta dello studente, sia con la vigente normativa regionale che prevede l’erogazione di borse di studio per libri e trasporto da parte delle Regioni (per la parte di competenza delle amministrazioni regionali). Sarebbe invece auspicabile un’integrazione degli interventi statali con quelli regionali.
Un’ulteriore criticità che riscontriamo è rappresentata dal fatto che non s’introducono livelli minimi essenziali di prestazioni comuni a tutte le Regioni in materia di diritto allo studio. Il Forum nazionale delle associazioni studentesche richiede da anni questo intervento, e questa legge delega rappresenta un’occasione non più rinviabile per raggiungere l’obiettivo. Ci auguriamo quindi che, nei prossimi passaggi del percorso legislativo, le istituzioni competenti possano farsi carico di questa necessità segnalata dagli studenti.
Riteniamo infine positiva la previsione di un raccordo con le regioni per il potenziamento della tessera dello studente che, estesa a una platea più ampia, potrà rappresentare un importante strumento per tutti gli studenti delle scuole pubbliche, delle agenzie regionali e universitari; e positiva sarebbe anche anche l’istituzione della Conferenza nazionale sul diritto allo studio.
Restiamo in attesa del testo definitivo del parere con la speranza che, anche nell’ultima fase dell’iter di adozione del decreto legislativo, possa proseguire il positivo e proficuo confronto tra studenti e Ministero. Ringraziamo le Commissioni parlamentari per il partecipato processo di consultazione, su questi temi, negli scorsi mesi.

Non serve un bonus cultura, se la scuola non educa alla cultura!

18appAlcuni giorni fa Alex Corlazzoli, maestro, giornalista e amico del Msac, ha scritto sul bonus cultura per i diciottenni definendolo un flop, e riportando anche una dichiarazione di Gioele in merito. Riccardo Luna, direttore di AGI, ha ripreso l’articolo di Corlazzoli, chiedendosi perché il bonus cultura non funzioni. Ecco la risposta che gli ha scritto il Segretario nazionale, a nome del Movimento.

Gentile Riccardo Luna,

la ringrazio per il suo articolo sul bonus cultura, che permette di aprire un dibattito costruttivo. Con questa lettera colgo l’occasione per sviluppare in modo più approfondito le idee del Movimento Studenti di Azione Cattolica, rispetto alla rapida intervista da lei citata.

Nella sua riflessione, lei si chiedeva: “Perché gli studenti non spendono in cultura anche quando è gratis?”. A nostro parere, il bonus cultura non funziona perché non è lo strumento giusto per rispondere ai bisogni attuali degli studenti. Ci sembra evidente che esiste un problema culturale profondo, un disinteresse diffuso verso tutto ciò che è cultura (arte, musica, lettura, teatro…). Ma la cultura si educa a scuola, e la scuola italiana oggi – dopo anni di tagli nel settore dell’istruzione – non è all’altezza di questo compito. Non si può contare solo sulla buona volontà dei pur tanti innovatori e “pionieri”, che con grande impegno riescono a lavorare bene anche in contesti difficili: c’è bisogno di una visione sistematica e condivisa.

La legge 107 ha segnato un’inversione di tendenza negli investimenti, ma ha speso male troppe risorse. Ci riferiamo proprio ai “bonus” che puntano al consumo da parte dei singoli senza curare il processo formativo nel suo insieme. Bonus che creano competizione tra docenti, invece di stimolare la cooperazione (pensiamo al premio per gli insegnanti meritevoli); e bonus che vengono attribuiti a studenti (la “18app”, appunto) e docenti (la “Carta del docente”) senza rinforzare la scuola come istituzione. Prendiamo i 500 Euro dati agli insegnanti: vengono davvero spesi per attività formative? Non era meglio irrobustire i corsi sulle nuove metodologie didattiche?

Siamo arrivati al punto. Si educa alla cultura con insegnanti preparati, che sappiano interessare gli studenti con modalità didattiche nuove e attrattive. Si educa alla cultura dando ai ragazzi la possibilità di vivere nel bello, a partire dagli ambienti in cui si fa scuola. Si educa alla cultura liberandoci una volta per tutte del nozionismo e mettendo le ali alla curiosità, alla creatività, alla condivisione del sapere. Invece la nostra scuola è ancora ferma a modalità per lo più frontali, a valutazioni che giudicano invece di accompagnare. Non è la scuola del piacere, spesso invece è la scuola dell’ansia.

Da questa crisi culturale usciremo solo se scommettiamo sulla scuola nel suo insieme. E il diritto allo studio, per noi, è proprio questo: mettere tutti i ragazzi in condizione di vivere pienamente l’esperienza scolastica, aiutando chi è in difficoltà a sostenere i costi dell’istruzione (in una società con 4 milioni e mezzo di persone in povertà assoluta, non sono pochi i ragazzi in queste condizioni). Serve dunque lavorare sui servizi essenziali della comunità scolastica, prima che offrire potere d’acquisto ai singoli individui. Noi del Movimento Studenti di Azione Cattolica ci crediamo ancora. Sappiamo di non essere i soli. Ma la politica da che parte sta?

Gioele Anni, Segretario nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica (Msac)

Palermo chiama Italia – MSAC risponde: Presente!

* di Antonella Saracino, incaricata regionale Msac Puglia

Il 23 maggio 2016 è stato commemorato il XXIV Anniversario delle stragi di Capaci e via d’Amelio, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e i loro agenti di scorta.

La Fondazione Falcone, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha voluto ricordare tutte le vittime innocenti di mafia che hanno dato con sacrificio la loro vita, per costruire una società migliore fondata sulla legalità, sulla giustizia e sul bene comune, promuovendo la ricostruzione del Maxiprocesso attraverso il racconto e le testimonianze di chi quei momenti li ha vissuti.

Il MSAC, insieme a Federazione degli Studenti, Unione degli Studenti, Movimento Studenti Cattolici e Studi Centro, ha preso parte all’evento “Palermo chiama Italia”, per dare voce all’energia e all’impegno di tutti gli studenti d’Italia che hanno raggiunto Palermo e hanno camminato per le vie del coraggio e della memoria sulle note di “Pensa” di Fabrizio Moro. Studenti che hanno rinnovato il proprio impegno a conoscere, a ragionare e pensare con la propria testa, per essere ogni giorno testimoni di legalità.

Tantissimi sono stati gli ospiti, dal Presidente del Senato, Pietro Grasso al Ministro della giustizia, Andrea Orlando, che hanno piantato un seme di speranza nell’Aula Bunker dell’Ucciardone di Palermo, luogo simbolo di tutta la società che ieri come oggi vuole dire “no” alle mafie.

La scuola ha da sempre un compito centrale nel contrasto delle mafie, educando i ragazzi al rispetto delle leggi e delle regole sociali. Un compito che non va assolutamente trascurato, messo da parte o dimenticato.

È importante inoltre che il ricordo non sia fine a se stesso, ma che sia ogni giorno stimolo alla riflessione, a partire dai semplici contesti di vita quotidiana, verso la legalità, perché “ognuno può fare la sua parte, per grande o piccola che sia” (Giovanni Falcone). Siamo convinti, come associazione studentesca e come cittadini di un’unica comunità, che oggi, solo attraverso l’educazione alla legalità e ai diritti umani si possano diffondere i valori dell’etica morale, della libertà, della partecipazione attiva e responsabile e della democrazia nelle generazioni future.

A voi, studenti di ogni ordine e grado, vogliamo lasciare un prezioso messaggio che viene dal giudice Antonio Caponnetto durante un importante convegno: “Ragazzi, godetevi la vita, innamoratevi, siate felici e diventate partigiani di questa nuova Resistenza, la Resistenza dei valori, la Resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli. State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi! L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatelo sempre!”.

Il ruolo degli studenti nella valutazione dei prof

*a cura della Task Force Rappresentanza del Msac

In questo anno scolastico, con l’attuazione della legge 107 del 2015 (la famosa “Buona scuola”), all’interno delle nostre scuole entra in gioco un nuovo organo collegiale: il Comitato per la valutazione dei docenti.

 

Il Comitato è composto da tre insegnanti (uno nominato dal Consiglio di Istituto e due dal collegio dei docenti); da uno studente e da un genitore (entrambi nominati dal Consiglio di Istituto); e da un componente esterno appartenente all’Ufficio scolastico regionale, oltre che naturalmente dal Dirigente scolastico (che presiede il Comitato).

 

Il Comitato ha l’onore e l’onere di stabilire con quali criteri il preside dovrà attribuire un premio ai docenti che si sono distinti all’interno della scuola. Ovvero:

  • il Comitato per la valutazione stabilisce dei criteri di valutazione dei prof.
  • il preside, in base a quei criteri, decide quali prof. premiare.

La decisione finale sui premi, insomma, spetta al preside. Nonostante ciò, il Comitato ha un ruolo molto importante, dovendo stabilire i criteri; esso ha altresì il compito di esprimere un parere riguardo al superamento del periodo di prova dei docenti neo-immessi; ma la componente studentesca non partecipa ai lavori del Comitato su questa tematica.

 

Per quanto riguarda la vera e propria valutazione dei docenti, comunque, gli studenti sono veri protagonisti e tali dobbiamo ritenerci! Si tratta di una responsabilità importante. Non solo perché, in base a questa valutazione, qualche prof. riceverà un premio (e dunque guadagnerà qualche soldino in più). È in gioco una domanda semplice ma fondamentale: quando un prof. si distingue, ed è abbastanza “bravo” da meritarsi un premio? Insomma, che cosa vuol dire essere un “bravo” insegnante?

 

Proponiamo alcune riflessioni, su cui ci piacerebbe discutere con tutti gli studenti e anche con i nostri insegnanti!

 

  1. Il lavoro di una classe non dipende da un solo insegnante, e non possono neanche esser presi in considerazione solo i risultati degli studenti (i nostri voti) per capire la qualità del processo educativo. Per questo crediamo che i risultati di una classe dovrebbe esser valutati in relazione al lavoro dell’intero consiglio di classe, ovvero la comunità dei docenti che vivono le loro giornate di fronte ma soprattutto in mezzo a ciascuno di noi studenti, cercando di donarci ciò che di più caro loro hanno, la loro conoscenza, senza chiederci niente in cambio, in completa gratuità.

 

  1. All’interno del Comitato per la valutazione dei docenti vi è uno studente nominato dal consiglio di istituto, incaricato a rappresentare i propri studenti. Questa espressione è di per se già un po’ contraddittoria perché non si può esser “nominati” o “incaricati” a “rappresentare” un gruppo di persone; ma per rappresentare è necessaria una azione democratica della parte rappresentata, in questo caso noi studenti!

Le elezione del rappresentante degli studenti al comitato per la valutazione ci sembra l’idea più giusta, l’idea sulla quale si deve basare ogni tipo di rappresentanza, e questo non solo per quanto riguarda la componente studentesca ma anche quella dei genitori e dei docenti.

  1. Per quanto riguarda i criteri da tenere in considerazione per la valutazione dei docenti, la legge 107 del 2015 definisce alcuni parametri generali, ma non è molto chiara su come effettivamente e realmente valutare i docenti. Nelle indicazioni fornite sono segnalate:

 

  1. a) la qualità dell’insegnamento;
  2. b) il contributo per il miglioramento dell’istituzione scolastica;
  3. c) il successo formativo e scolastico degli studenti;
  4. d) i risultati ottenuti dal docente in relazione al potenziamento delle tecnologie e metodologie,
  5. e) la collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche;
  6. f) le responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale

 

In virtù della partecipazione studentesca viene chiaro pensare che una delle cose migliori da fare sia chiedere un parere agli studenti che quotidianamente vivono, ascoltano e seguono i loro docenti e che conosco alla fine il valore di ogni docente. L’idea di un questionario consultivo sui docenti completamente anonimo da far compilare ai ragazzi può esser un importante modo e strumento che il Comitato può utilizzare riguardo a diversi ambiti: la didattica, la relazione docente–studente, l’interesse nel discutere di attualità e anche altri parametri che crediamo siano fondamentali per la valutazione di un docente e che è importante non sottovalutare.

 

In conclusione, un’ultima considerazione. Con la legge 107, la valutazione nella scuola non è più solo univoca, ma è diventata biunivoca: è certamente un inizio e c’è molto su cui possiamo migliorare ma abbiamo il diritto e il dovere di non sottovalutare questa nuova realtà, volta a creare processi che possano portare a un miglioramento della nostra scuola, affinché ciascun abitante di questa realtà possa prendere a cuore ogni persona che ci è vicino e partecipare alla sua vita avendo uno scambio reciproco in piena gratuità e con la piena voglia di donarsi e di crescere insieme.

 

Ricapitolando quando detto le nostre proposte riguardanti il comitato di valutazione per docenti sono le seguenti:

 

  • preferire una valutazione di gruppo dei docenti, piuttosto che una valutazione del singolo;

 

  • far sì che i rappresentanti delle componenti scolastiche siano frutto di azioni democratiche come il voto

 

  • promuovere questionari anonimi compilati dagli studenti, che possano esser utilizzati dal Comitato per la valutazione come strumenti.

 

Non è un gioco da ragazzi

Perché contrastare la cultura dell’azzardo

*Di Margherita Pirazzini, membro dell’equipe MSAC della diocesi di Imola

Prima di leggere queste righe, voglio che tu faccia un piccolo sforzo: richiama alla mente la tua città e immagina di passeggiare per il centro storico. A te la scelta se fischiettare o meno. Da bravo e onesto cittadino guardati intorno, presta attenzione ai dettagli, fai scivolare gli occhi su quei negozi, su quelle vetrine, su quei monumenti così familiari da essertene quasi dimenticato. Prova a sentire il legame affettivo che ti lega a quei luoghi che ti hanno visto crescere e chiediti se ti senti coinvolto nel destino della tua città. Mentre pensi a cosa puoi fare per il tuo paese, fermati a leggere le locandine dei quotidiani locali esposte fuori dalla solita tabaccheria. Il bravo cittadino, quello che fischietta mentre passeggia e che raccoglie la bottiglia di plastica caduta a un bambino un po’ distratto, quel cittadino che ora ha la tua faccia, conosce e ama la propria città. Avrà notato sicuramente, quindi, che spesso tra le notizie locali e gli annunci sulle pareti dei bar spicca la frase “gioca la schedina e vince 3 miliardi di euro”: quale onore per il locale e per l’intera città aver ospitato una tanto copiosa e meritata vittoria! Indiscutibile motivo di vanto, da accompagnare rigorosamente all’intervista del fortunato. Dimentica per un attimo l’invidia per la vincita o l’indifferenza verso questo fatto, fermati prima di tentare la sorte a tua volta: ti sei mai chiesto dopo quanti tentativi il fortunato signore ha ottenuto la vittoria? Quanti soldi ha speso? Magari lo ha dichiarato nell’intervista. Chissà se nell’articolo troverai scritto anche quanti milioni di persone giocano d’azzardo in Italia ogni giorno senza vincere un euro. Chissà se troverai questo dato – il numero delle persone affette da dipendenza patologica – e non il valore della cifra che hanno giocato. Ci dimentichiamo in fretta che il gioco d’azzardo non è solo una questione di numeri o di fortuna; di fronte alle slot machines, al gratta e vinci, alle scommesse ci sono uomini e donne che perdono ogni giorno non un gioco ma, lentamente, la propria vita. Può essere definito tale un gioco che non diverte e non unisce? Un gioco che non ha un vero spazio per la persona e le sue abilità, anzi ne sfrutta le debolezze. Il guadagno statale dal gioco d’azzardo non compensa il danno (e il costo) umano e sociale alla persona. Allora ci si deve chiedere: cosa posso fare io? Per prima cosa posso prediligere gli esercizi commerciali che non incentivano nessuna forma d’azzardo e sostenerli nella loro scelta etica e sconveniente. In linea con questi propositi sabato 30 aprile eravamo in piazza Matteotti a Imola, in veste di msacchini e soprattutto di cittadini, alla campagna Slotmob insieme al suo economista Luigino Bruni per fare festa e riscoprire e promuovere il gioco come bene relazionale. Tantissime associazioni imolesi – Libera, Officina Immagina, Movimento Focolari, Agesci, Azione Cattolica, Acli, CSI… – hanno sostenuto l’iniziativa che si colloca in un progetto contro il gioco d’azzardo di Caritas, Sert e Comune di Imola il cui primo promotore è stato il gruppo dei Giocatori Anonimi. Lo Slot Mob si ripeterà in diverse città d’Italia per “premiare le virtù civili e soprattutto fare cultura e opinione”; uno degli obiettivi della mobilitazione è “richiedere una legge che limiti e regolamenti seriamente il gioco d’azzardo nell’interesse non delle lobby ma dei cittadini, soprattutto i più vulnerabili. Ci si sta attivando inoltre per mappare le città e stilare un elenco di esercizi commerciali che sono già slot-free e di quelli che lo vorrebbero diventare”. Scegliere in quale bar fare colazione o prendere un aperitivo spetta a voi: fate il vostro gioco!

La “buona scuola” è legge. Che cosa c’è, che cosa manca?

Il 9 luglio, la Camera dei Deputati ha approvato la “buona scuola”. Che cosa comprende il provvedimento che dall’anno prossimo cambierà alcuni aspetti nella vita delle nostre scuole? Il nostro delegato al MIUR, Andrea, ce lo spiega con un grafico…
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…e qualche parola di spiegazione.

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Che ne pensa il Msac della riforma? Il nostro segretario, Gioele, ne ha parlato con il quotidiano Avvenire:

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Secondo noi, insomma, si poteva fare di più, e lo abbiamo sostenuto durante tutto il percorso di discussione. Quel che è certo è che ora si apre una nuova fase: la “buona scuola” dovrà essere attuata, dentro le scuole, e per questo saranno protagonisti gli studenti, gli insegnanti, i genitori, i dirigenti scolastici.

Una petizione per l’Anagrafe nazionale dell’Edilizia Scolastica

di Andrea Facciolo

Poco più di un mese fa il MIUR annunciava per il 22 di aprile la pubblicazione dei dati dell’Anagrafe nazionale dell’Edilizia Scolastica, come già spiegavamo in questo post.

La pubblicazione di questi dati è attesa da molti anni ed è stata più volte rinviata. Anche questa volta ci siamo trovati di fronte a un rinvio da parte del Ministero, perché mancano i dati di molte regioni.

Nel nostro paese la competenza in materia di istruzione è, come stabilito dalla Costituzione, concorrente, cioè dipende sia dallo Stato, che detta tutte le norme generali e gli ordinamenti, che dalle Regioni, che hanno alcune specifiche competenze, come appunto quella di tenere l’anagrafe dell’edilizia scolastica, ovvero i dati aggiornati sullo stato dei circa 40.000 edifici scolastici italiani, ovviamente ogni ente per il suo territorio, comunicando poi al Ministero i dati complessivi per ottenere il quadro nazionale.

Conoscere questi dati è fondamentale per poter programmare gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria (le ristrutturazioni), che per le superiori verranno poi realizzati dalle Province, che gestiscono gli edifici delle superiori, e per stanziare i fondi necessari affinché si possano davvero realizzare tali interventi, anche quelli annunciati e programmati in questi mesi.

Proprio per la pubblicazione dell’Anagrafe dell’Edilizia si sono attivate molte associazioni ed enti che chiedono al Ministero di rendere noti i dati, anche solo quelli parziali finché non arriveranno quelli di tutte le regioni.

In particolare gli amici di CittadinanzAttiva, che già si sono molto battuti per la pubblicazione dell’anagrafe, promuovono una raccolta firme per chiedere al Ministero di pubblicare i dati dell’Anagrafe già presenti, che siano completi o parziali, entro il 30 giugno.

Anche noi possiamo sottoscrivere e far conoscere questa petizione, così da spronare il Ministero a pubblicare i dati e le Regioni a completare la mappatura dei dati di tutti gli edifici scolastici.