Archivio mensile:Ottobre 2008

“Classi di inserimento” per gli studenti stranieri

La sera di martedì 14 ottobre è stata approvata alla Camera (265 voti contro 246) una mozione presentata dal deputato della Lega Roberto Cota che riguarda “l’accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo”.

Ora la mozione impegna il governo a sviluppare una legislazione che preveda test e prove di valutazione da somministrare agli studenti stranieri per l’iscrizione alle classi ordinarie, classi di inserimento da frequentare per coloro che non supereranno il test, e l’attivazione, all’interno di queste classi, di percorsi formativi relativi sia alla conoscenze e alla comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente) sia al “rispetto per la diversità morale e la cultura religiosa del paese accogliente”.

A seguire il testo completo della mozione.

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Nuova audizione alla Camera dei Deputati

Carissimi! Giorno 21 ottobre il MSAC sarà chiamato ancora una volta a riferire in Parlamento riguardo alle attuali riforme alla scuola. Tema dell’audizione sarà il piano programmatico previsto dall’art. 64 della legge finanziaria 133. Su questo tema già ci siamo espressi nel corso dell’ultima audizione in Senato, il 14 ottobre 2008. Trovate qui il testo del parere presentato.

In occasione della prossima audizione prevista per la Camera dei Deputati abbiamo quindi per la prima volta  quasi un’intera settimana per preparare il testo della memoria da presentare! Possiamo dunque trasformare questo blog, come da più parti richiesto, come luogo di confronto per l’espressione dei pareri msacchini.

Partendo dunque dal testo dell’ultima audizione in Senato, fateci avere i vostri commenti e le vostre proposte di modifica. Inviatele in commento a questo post o speditele a msac@azionecattolica.it, oggetto “PROPOSTA AUDIZIONE CAMERA”

Mettiamoci in Movimento!!!

Il MSAC in senato

Stamattina il MSAC è tornato in Parlamento. Questa volta ad ascoltare la segretaria nazionale del MSACc’erano i senatori della VII commissione sull’Istruzione. I temi all’odg: decreto 137 e piano programmatico sulla scuola. Ecco il testo dell’intervento:

AUDIZIONE PARLAMENTARE – 14 OTTOBRE 2008
SENATO DELLA REPUBBLICA– VII COMMISSIONE PERMANENTE

MEMORIA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL
MOVIMENTO STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA

Onorevoli Senatori di questa commissione, desideriamo innanzitutto ringraziarvi per l’opportunità accordataci di rendere manifeste le nostre posizioni e proposte in riferimento ancora una volta alla legge di conversione del D.l. 137 e soprattutto al piano programmatico della scuola, su cui molto si concentrano le nostre apprensioni. L’attenzione che le massime istituzioni democratiche del paese mostrano nei confronti delle istanze che in questi giorni sono emerse dalle diverse componenti del mondo della scuola ci conforta e ci incentiva nel nostro impegno associativo tra gli studenti, nella contestuale speranza che un pari livello di cura sia adottato nell’ascolto e nella ricezione delle sollecitazioni da tutti noi provenienti.

Riguardo al fatto che l’iter di approvazione alla camera si sia concluso con un voto di fiducia, non possiamo non dire che, pur comprendendo come tale esito si sia reso necessario, insieme alla proposta di un unico maxi-emendamento, al fine di concludere il dibattito tra i deputati entro i tempi di scadenza del decreto, proprio le difficoltà nella gestione dei tempi di confronto ed il gran numero di emendamenti presentati non fa che confermare i dubbi e le preoccupazioni da più parti sollevate circa il metodo di elaborazione di tale provvedimento, che senz’altro ha molto sacrificato il dibattito parlamentare e la concertazione con le varie rappresentanze del mondo della scuola. Ribadiamo che la decretazione d’urgenza non ci sembra la formula migliore perché qualsiasi riforma di rilievo del sistema scolastico possa essere frutto della più ampia condivisione possibile

Entrando nel merito dei provvedimenti oggi in esame, ci pare che la scuola italiana abbia ancora bisogno di una riforma organica, che non sia la miscellànea venuta fuori dalla somma di singoli provvedimenti che incidono solo sugli effetti più visibili del problema, una riforma condivisa, da maggioranza e opposizione, perché non si debba ricominciare da capo ad ogni cambio di governo, studiata, cioè che sia frutto di una riflessione pedagogica ed educativa ad ampio respiro, mettendo in rete le competenze degli esperti, al di là degli schieramenti politici. Non ci pare purtroppo che il dl 137 risponda a tali esigenze e ci rammarica soprattutto il fatto che a tal proposito molto più incisivo del decreto di iniziativa ministeriale sia il piano programmatico per la scuola, inserito in un più ampio contesto di legislazione finanziaria e non in un progetto di legge specificatamente dedicato all’istruzione

Proprio da quest’ultimo provvedimento vorremmo partire per sottoporre all’attenzione di questa commissione parlamentare le nostre perplessità in merito ad alcuni punti problematici a nostro parere meritevoli di ulteriore analisi.

• Il piano programmatico per la scuola di cui all’art. 64 della legge 133 del 2008 prevede interventi nell’ambito di tre macro-aree: la revisione degli ordinamenti, la riorganizzazione della rete scolastica e la razionalizzazione delle “risorse umane”. Riguardo al primo punto la riduzione dell’orario settimanale, con conseguente riorganizzazione dei curricula, per scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, fino all’istruzione per adulti, desta in noi notevoli perplessità. A Barbiana i ragazzi di don Lorenzo Milani amavano ripetere che agli studenti va offerta la scuola a tempo pieno. è il primo rimedio per adempiere quell’art. 3 della Costituzione della Repubblica che prevede la rimozione di tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la piena formazione di “cittadini sovrani”. La qualità dell’insegnamento è anche una questione di quantità e in ciò non si può prescindere dall’assegnazione di un monte ore adeguato per lo svolgimento dell’attività didattica. In questo senso ci preoccupa soprattutto la riorganizzazione dei piani di studio degli istituti tecnici e professionali, di cui si prevede l’accorpamento in un minor numero di indirizzi e la considerevole riduzione dell’orario settimanale ad un massimo di 32 ore, comprese le ore laboratoriali. Auspichiamo che ciò non avvenga a scapito dell’offerta agli allievi di strumenti culturali e professionali idonei ad un loro proficuo inserimento nel mercato del lavoro, anche attraverso una attività didattica centrata sulla circolarità tra teoria e pratica, tra attività in aula ed attività in laboratorio.

· Riguardo al dimensionamento degli istituti, pur comprendendo le esigenze di riorganizzazione e razionalizzazione della rete scolastica, non possiamo non porre all’attenzione di questa Commissione la varietà delle situazioni presenti sul territorio italiano, per cui la soglia “agevolata” dei 300 alunni per le zone montane e le piccole isole potrebbe rivelarsi comunque troppo alta a fronte dei numerosi casi in cui la mobilità degli studenti è fortemente limitata, soprattutto nella stagione invernale. Sottolineiamo inoltre le implicazioni che l’aggravio dei costi di trasporto comporterebbe sul diritto allo studio, nonché l’impreparazione di molte strutture edilizie ad accogliere comunità scolastiche tra i 500 e i 900 studenti, come previsto dal piano programmatico. La soppressione degli istituti nei piccoli comuni, poi, verrebbe a privare certi territori di un fondamentale presidio pubblico e culturale, luogo di educazione, di identità, di futuro. Chiediamo dunque che la razionalizzazione della rete scolastica possa essere avviata sulla base di criteri non generalizzati, ad esempio operando prevalentemente nelle aree urbane o in rapporto al numero di studenti per numero di abitanti, vagliando ove possibile l’opportunità caso per caso.

·A proposito infine della “razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane”, ci pare che, come già lucidamente individuato dal Ministro Gelmini, il miglioramento del sistema scolastico non possa non passare necessariamente dalla formazione degli insegnanti. Le nostre analisi però differiscono alquanto in merito al metodo attraverso cui potenziare l’apporto dei docenti al sistema di istruzione e formazione scolastica. Non ci pare tanto questione di incentivi economici, quanto piuttosto di competenze valorizzate e riteniamo che sia necessario un serio ripensamento del sistema di reclutamento degli insegnanti basato senz’altro sul merito. Il progetto di accorpare le classi di concorso per l’accesso all’insegnamento, ovvero le cattedre, come strumento per una maggiore “flessibilità didattica” purtroppo non ci vede convinti così come allo stesso modo ci preoccupa l’innalzamento del rapporto studenti/docenti, che non ci sembra garanzia per un regolare svolgimento dell’attività formativa, consapevoli che nelle realtà delle nostre scuole già allo stato attuale spesso il poco tempo curriculare a disposizione, da dividere tra spiegazioni e verifiche individuali e di gruppo, non consente spazi distesi per l’approfondimento del programma, tantomeno per un accompagnamento personalizzato nel percorso formativo. Riguardo alla riorganizzazione del personale sottolineiamo infine come la riduzione del personale ATA possa gravemente inficiare il corretto svolgimento delle attività scolastiche, specie per i servizi amministrativi, ma anche per l’ordinaria manutenzione delle scuole. Pur essendo consapevoli della necessità di ridurre la spesa pubblica, non crediamo che si possa continuare a far fare sempre alla scuola italiana la fine di Cenerentola. L’istruzione non può essere considerata, come è stato fatto finora, come un capitolo di spesa tra gli altri. E’ invece una importante leva di cambiamento sociale, premessa indispensabile alla costruzione di una società democratica, in cui i cittadini si riconoscano nella comune partecipazione al bene comune, purché il prezioso dono dell’educazione venga offerto davvero a tutti.

In ultima analisi, riguardo la legge di conversione del dl 137, ribadiamo le perplessità già avanzate presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati durante l’audizione informale del 16 settembre 2008 e che a questo testo alleghiamo. Integriamo quelle osservazioni accogliendo positivamente l’introduzione degli articoli riguardo i libri di testo ed i provvedimenti per la sicurezza e l’edilizia scolastica, auspicando inoltre che al più presto si affronti con determinazione la predisposizione di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio che, di concerto con le normative regionali, garantisca un livello minimo di prestazione agli studenti di tutto il Paese.

Roma, 14 ottobre 2008

Editoriale Ernesto Galli della Loggia

Riportiamo l’editoriale di Ernesto Galli della Loggia pubblicato sul Corriere della Sera del 13 ottobre. Buona lettura!!

Scuola, i riformisti del no

 di Ernesto Galli Della Loggia 

Che cosa realmente sanno della scuola, della causa per cui protestavano, gli studenti che l’altro giorno hanno affollato le vie e le piazze d’Italia? Probabilmente solo che il potere, cattivo per definizione (figuriamoci poi se è di destra!), vuole fare dei «tagli», termine altrettanto sgradevole per definizione, e imporre regole limitatrici della precedente libertà (grembiule, valore del voto di condotta), dunque sgradevoli anch’esse. Sapevano, sanno solo questo, non per colpa loro ma perché ormai da tempo in Italia, nel dibattito tra maggioranza e minoranza, e di conseguenza nel discorso pubblico, la realtà, i dati, non riescono ad avere alcun peso, dal momento che su di essi sembra lecito dire tutto e il contrario di tutto. Nulla è vero e nulla è falso, contano solo le opinioni e i fatti meno di zero.

Esemplare di questo disprezzo per la realtà continua a essere il dibattito sulla scuola. C’è un ministro, Mariastella Gelmini, che dice che la scuola italiana non funziona. Porta delle cifre: sul numero eccessivo d’insegnanti, sull’eccessiva percentuale assorbita dagli stipendi rispetto al bilancio complessivo, sui risultati modesti degli studenti, sulla discutibile organizzazione della scuola nel Mezzogiorno; evoca poi fenomeni sotto gli occhi di tutti: l’allentamento della disciplina, gli episodi di vero e proprio teppismo nelle aule scolastiche. E alla fine fa delle proposte. Discutibilissime naturalmente, ma la caratteristica singolare dell’Italia è che nessuno, e men che meno l’opposizione, men che meno il sindacato della scuola che pure si prepara a uno sciopero generale di protesta, sembra interessato a discutere di niente. Né dell’analisi né di possibili rimedi alternativi a quelli proposti.

Cosa pensa ad esempio dei dati presentati dal ministro Gelmini il ministro ombra dell’istruzione del Pd, la senatrice Garavaglia? Sono veri? Sono falsi? E cosa indicano a suo giudizio? Che la scuola italiana funziona bene o che funziona male? E se è così, lei e il suo partito che cosa propongono? 
Non lo sappiamo, e bisogna ammettere che per delle forze politiche e sindacali che si richiamano con forza al riformismo si tratta di un atteggiamento non poco contraddittorio. Riformismo, infatti, dovrebbe significare prima di tutto la consapevolezza di che cosa va cambiato, e poi, di conseguenza, la capacità di indicare i cambiamenti del caso: le riforme appunto. Non significa dire solo no alle riforme altrui, e basta.
Infatti, alla fine, dato il silenzio circa qualsiasi misura nel merito, l’unica proposta che rimane sul tappeto da parte del Partito democratico e del sindacato appare essere virtualmente solo quella di lasciare le cose come stanno. Naturalmente nessuno si prende la responsabilità di dirlo esplicitamente, ma ancor meno nessuno osa esprimere il minimo suggerimento concreto.

In realtà, a proposito della scuola una proposta precisa è stata ed è avanzata di continuo dall’opposizione politico-sindacale. Alla scuola — ci viene detto — servono più soldi (nel discorso pubblico italiano, di qualsiasi cosa si tratti, servono sempre o «ben altro» o «più soldi»). Insomma, la colpa del malfunzionamento della scuola starebbe nelle poche risorse di cui essa dispone: ciò che almeno serve politicamente a rendere ancor più deplorevole la recente decisione del ministro del Tesoro di togliergliene delle altre. Peccato però che pure in questo caso, per dirla con le parole di uno studioso che non milita certo nel campo della destra, Carlo Trigilia, sul Sole-24 ore di martedì scorso, dall’opposizione «non è stata elaborata alcuna proposta di manovra finanziaria che spiegasse se e come era possibile coniugare rigore finanziario e scelte concrete diverse da quelle del governo». Dunque neppure sul come e dove trovare quei benedetti soldi l’opinione pubblica ha la minima indicazione su cui discutere, su cui fare confronti e alla fine farsi un’idea.

Questo non tenere conto dei fatti, dei dati concreti, questo continuo scansare la realtà, finiscono così per diventare uno dei principali alimenti della diffusa ineducazione politica degli italiani. Nel caso della scuola contribuiscono a far credere a tanti, a tanti insegnanti, a tanti studenti, di vivere in un Paese governato da ministri sadici, nemici dell’istruzione, che chissà perché rifiutano di distribuire risorse che invece ci sono; contribuisce a far credere a tante scuole, a tante Università, che i problemi possono risolversi con la messa in scena spettrale — più o meno per il quarantesimo anno consecutivo! — dell’ennesimo corteo, dell’ennesima «okkupazione».

Corriere della Sera, 13 ottobre 2008

Voto di fiducia per il decreto 137

A fronte dei numerosissimi emendamenti proposti dai deputati (ne sono stati depositati alla Camera 250!) nell’ambito del dibattito parlamentare per la conversione in legge del dl 137, ormai noto come “decreto Gelmini”, il Governo ha deciso di porre il voto di fiducia per abbreviare l’iter e fare in modo che tutto il percorso, comprensivo del passaggio in Senato, possa concludersi entro il termine previsto del 31 ottobre (i decreti legislativi sono provvedimenti provvisori che devono essere convertiti in legge entro 60 giorni, pena la nullità, anche retroattiva). Il decreto va al voto con un maxi-emendamento proposto dal Governo che riassume parte degli emendamenti già discussi nei giorni precedenti. Tra le novità inserite, le norme per gli abilitati SSIS del IX ciclo che entreranno in graduatoria senza le paventate penalizzazioni e un intero articolo aggiuntivo riguardo l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli edifici.

di seguito tutto il testo del maxi-emendamento (Dis 1.1) . qui invece il testo del dl 137 del 1 settembre che il Dis 1.1 emenderebbe

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