Polemica sulla Resistenza. Dove sta la cattiva fede?

In questi giorni assistiamo a voci discordanti riguardo alla presunta dimenticanza della voce “Resistenza” nella bozza delle linee guida per i nuovi licei. Le accuse di omissione volontaria sono state pesanti e c’è chi ha denunciato la censura della memoria, mentre al Ministero tentano la difesa scusandosi per la mancata esplicitazione. C’è anche chi sottolinea che la stessa presunta dimenticanza esiste pure nei programmi della scuola media, operativi già da molti anni dopo la riforma Moratti, eppure nessuno o se ne è mai accorto o ha mai denunciato la cosa.

Cari msacchini, desideriamo sapere quale sia il vostro pensiero al riguardo.

La storia è una cosa preziosissima (ne parlo con qualche cognizione di causa) ma si presta spesso da un lato a banalizzazioni e facili dimenticanze e dall’altro a forti strumentalizzazioni.

La Resistenza è uno di quei temi “tabù” per il quale c’è sempre una parte pronta ad appropriarsene, dichiarandosi sua unica o perlomeno privilegiata erede, e a dar battaglia a tutto il resto. Questa è una pericolosissima deriva anche per la memoria stessa, perchè la Resistenza non è roba degli uni o degli altri, ma pilastro su cui si è fondata la ricostruzione del nostro Paese ed il processo costituzionale. La Resistenza ha coinvolto tanti e tante parti politiche. é stupido a mio parere farne roba solo di alcuni e per questo sia cassarla colpevolmente mascherandosi dietro la dimenticanza sia farne un pretesto per violenti attacchi. Dove sta tra le due accuse la cattiva fede? Speriamo in nessuna, perchè la colpa della zizzania sarebbe un più grave delitto in un momento, come quello presente, in cui c’è un intero Paese che ha bisogno della collaborazione di tutti e, questo sì, possiamo dirlo, c’è la scuola italiana che va a pezzi a causa dei tagli finanziari e di affrettati riordini strutturali. Scervellarsi per capire se la Resistenza sia capitolo esplicito o implicito o volutamente cassato (cosa gravissima se fosse vera, ma sarà vera?) non ha molto senso quando nessuno si preoccupa del fatto che quello stesso periodo storico dovrebbe essere approfondito nell’ambito dei quadri orari di una materia, la Storia, che al liceo scientifico, musicale e linguistico “va in onda” solo tre ore a settimana, da dividere tra l’altro con la forzatamente collega geografia e la “sottointesa” educazione civica. Un’ora e mezza in totale, meno delle ore di ginnastica, o un po’ di più della religione cattolica se preferite: questo è di sicuro il modo migliore non solo per disonorare la memoria, ma per fallire in uno degli obiettivi fondamentali del sistema pubblico di istruzione e formazione, cioè l’educazione alla cittadinanza e ai valori della Repubblica!

Resistenza dimenticata… colpevoli? assolti? strumentalizzazioni? Preferiamo credere alla buona fede di ciascuno, per questa volta. Ma non ci saranno scuse se nessuno  farà molto di più di quello che ha fatto finora, anche nel proprio piccolo di scuola o associazione studentesca, per accompagnare la scuola italiana in questo difficilissimo periodo di transizione in cui studenti e professori stiamo rischiando molto, moltissimo. Nessuno avrà giustificazioni se la partita andrà persa. Noi compresi

C’è da scrivere il capitolo di storia odierna della scuola italiana. E c’è da salvarla. Tutti.