Il saluto di Napolitano alla Scuola Italiana

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
IN OCCASIONE DELLA CERIMONIA DI APERTURA DELL’ANNO SCOLASTICO 2008-2009

Palazzo del Quirinale, 29 settembre 2008

Saluto cordialmente i rappresentanti del governo e del Parlamento, insieme con le altre autorità presenti. Saluto e ringrazio tutti quanti hanno reso possibile questo evento, la RAI, i suoi autori e i suoi tecnici, il regista, il conduttore, gli artisti, e quanti hanno collaborato alla cerimonia di oggi con la loro simbolica presenza come i campioni delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi. Ma con particolare affettuosità saluto voi studenti e studentesse perché questa è la vostra giornata, è la vostra festa, come lo è degli insegnanti e di tutti coloro che operano nella scuola.
L’anno scolastico è appena iniziato, e io mi auguro che si accingano a percorrerlo con serietà e serenità sia quanti hanno la responsabilità di apprendere e di formarsi, sia quanti hanno la responsabilità di guidare le ragazze e i ragazzi nello studio e nella preparazione alla vita, di dirigere e gestire l’organizzazione scolastica.
Spero che il programma di questo pomeriggio piaccia a voi tutti, e non risulti troppo noioso nemmeno per i più giovani. E’ comunque l’occasione che ogni anno cogliamo per valorizzare esperienze e iniziative che si stanno realizzando nella nostra scuola e che ci richiamano a problemi importanti da affrontare tutti insieme.
Sentiremo così quello che si è inventato e si sta facendo, a Matera o a Chiavari, per far conoscere la Costituzione della nostra Repubblica ; quel che si vive in scuole come un istituto di Roma nel contrasto del fenomeno del “bullismo” ; quel che significa per i ragazzi di Napoli o di Catania l’impegno a lottare contro la camorra e la mafia ; quel che può garantire una buona formazione scolastica e professionale per trovare lavoro, magari nell’azienda che produce le mitiche auto Ferrari ; quel che bisogna prepararsi a fare, a Torino come altrove, perché ci sia più sicurezza sul luogo di lavoro, perché non si debba in troppi casi rischiare la vita per lavorare.
E poi festeggeremo dei ragazzi che si sono particolarmente distinti negli studi, e quelli del progetto di una scuola di Milano per apprendisti ricercatori.
Tutto questo può servire per dirci concretamente che la scuola non deve separarsi dalla società e deve far crescere le giovani generazioni nella passione dello studio e della conoscenza, nella capacità di costruirsi un futuro di lavoro e di vita famigliare, e al tempo stesso deve farle crescere nel senso civico, nella coscienza dei diritti e dei doveri scolpiti nella nostra Costituzione, nell’attaccamento alla Patria, alla nazione italiana e nella volontà di partecipazione democratica nel quadro delle istituzioni repubblicane. Mi conforta il fatto che tanti studenti in occasione degli ultimi esami di maturità abbiano scelto temi di valore civile come i 60 anni della Costituzione, la percezione dello straniero o gli infortuni sul lavoro.
E considero positiva e importante la decisione annunciata dal ministro Gelmini di avviare – nel primo e nel secondo ciclo di istruzione – la sperimentazione di una nuova disciplina dedicata ai temi “Cittadinanza e Costituzione”. Mi auguro che si consolidi una concreta e impegnativa scelta in questo senso.
Perché, cari ragazze e ragazzi, e cari insegnanti, la Costituzione costituisce la base del nostro stare insieme, come italiani, nel rispetto di tutte le diversità, le esigenze e le opinioni, ma nel comune rispetto di principi e regole fondamentali. Lo stesso senso della Patria che ci unisce, che ci deve unire, trova il suo ancoraggio, nel presente storico che viviamo, negli indirizzi e nelle istituzioni della solenne Carta entrata in vigore sessant’anni orsono.
Ad essa possiamo attingere, al suo spirito e alle sue norme – così come ai grandi valori dell’europeismo – per migliorare l’Italia, per liberarla da degenerazioni e da minacce come quelle della criminalità, della violenza e dell’intolleranza, in tutte le loro espressioni, per rendere la nostra Italia più prospera e più giusta socialmente, per metterla in grado di non rimanere indietro nella competizione mondiale, di non perdere posizioni nel confronto con i paesi più progrediti, innanzitutto in Europa.
E da tutti questi punti di vista decisivo è il contributo della scuola, della formazione culturale e civile, scolastica e professionale delle nuove generazioni. Per avere un’Italia migliore abbiamo bisogno di una scuola migliore ; e a tal fine possiamo contare su risorse e competenze da mettere ancora meglio a frutto. Le condizioni del nostro sistema scolastico richiedono scelte coraggiose di rinnovamento : non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente. Esprimo l’augurio che questo sia il clima nel quale possa svilupparsi il confronto politico, nelle sedi istituzionali, sui problemi della scuola.
Quali siano i problemi da affrontare, quali siano i punti di forza, di maggior rendimento del nostro sistema scolastico, e quali siano i suoi punti più critici, e le sue più gravi insufficienze, lo hanno detto elaborazioni, dibattiti e proposte, anche degli anni più recenti. E mi si permetta di dire che anche in questo campo, non si tratta di ripartire da zero ogni volta che con le elezioni cambi il quadro politico. Venne un anno fa presentata – con il titolo “Quaderno bianco sulla scuola” – una delle analisi più approfondite e più ricche di suggerimenti e proposte, che siano state prodotte in questa complessa e delicatissima materia.
Naturalmente, chi ha avuto dagli elettori e dal Parlamento il mandato di governare, può esprimere tutte le idee e le esigenze nuove cui ritiene di dover ispirare la propria azione. Ma un’analisi oggettiva, compiuta su basi rigorosamente tecniche, come quella del “Quaderno bianco”, rappresenta la migliore premessa e il migliore quadro di riferimento per una discussione più costruttiva sul da farsi per la scuola.
Si parta dunque, con uno sforzo di maggiore serenità – nel confronto tra maggioranza e opposizione in Parlamento, e tra governo e parti sociali – dai problemi che nessuno può negare ; e si discutano con spirito aperto tutte le diverse soluzioni che ciascuna parte ha il diritto di proporre e ha il dovere di prospettare in termini positivi e coerenti.
Compiano tutti uno sforzo per evitare contrapposizioni pericolose. Mostrino tutti senso della misura e realismo nell’affrontare anche le questioni più spinose. Tra le quali vi è certamente quella delle risorse finanziarie. L’Italia – per gli impegni assunti in sede europea, e nel suo stesso vitale interesse – deve ridurre a zero nei prossimi anni il suo deficit pubblico per incidere sempre di più sul debito accumulato nel passato. Nessuna parte sociale e politica può sfuggire a questo imperativo ; ed esso comporta anche – inutile negarlo – un contenimento della spesa per la scuola. Questa va collocata tra le priorità per l’avvenire del paese, e merita dunque – per la sua alta funzione pubblica – una speciale considerazione anche quando si affronta il problema complessivo della riduzione della spesa pubblica corrente. Per quel che riguarda la scuola l’obbiettivo di una minore spesa non può prevalere su tutti gli altri, e va formulato, punto per punto, con grande attenzione ai contenuti e ai tempi, in un clima di dialogo. Ma ciò non può risolversi nel rifiuto di ogni revisione necessaria a fini di risparmio ; deve invece tradursi nel massimo sforzo sul piano della razionalizzazione e del maggior rendimento della spesa per la scuola, sul piano del sostanziale miglioramento della sua qualità.
Per concludere, una parola agli insegnanti. Gravano su di voi le maggiori responsabilità per far funzionare e rendere migliore la scuola italiana, per aprirla a nuove esigenze, e anche a presenze nuove come quelle delle ragazze e dei ragazzi immigrati, provenienti da culture e formazioni diverse. E’ in primo luogo a voi insegnanti che si deve tutto quel che si realizza di positivo nella scuola, anche nelle condizioni più difficili e disagiate, specie nel Mezzogiorno – come ha potuto constatare in questi giorni il ministro Gelmini recandosi nel quartiere di Scampia a Napoli. Bisogna affrontare le esigenze che in modo serio e motivato voi prospettate, e impegnarsi anche – come una settimana fa il Parlamento europeo, con un’ampia risoluzione, ci ha chiesto di fare in tutti i nostri paesi – a migliorare la qualità della formazione degli insegnanti e a garantire loro livelli adeguati “di riconoscimento sociale” e “di status”.
Nello stesso tempo, cari insegnanti, vi invitiamo a dare il vostro contributo al superamento di tutte le difficoltà che in questa fase la scuola italiana è chiamata a fronteggiare aprendosi al cambiamento.
E infine, una parola alle famiglie. Non può esserci dubbio sul fatto che le famiglie e la scuola sono impegnate nella stessa missione educativa ; anche, voglio dire, nello stesso dovere di esempio morale e di severità. E tengano sempre ben presente, governo e Parlamento, che la politica per la scuola è parte essenziale della politica per la famiglia.
Mi è sembrato giusto, in questa giornata per l’apertura dell’anno scolastico, toccare alcuni temi scottanti, anche a costo di essere un po’ lungo e serioso. Buon proseguimento della cerimonia, e buon anno di studio e di lavoro a tutti.

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