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IL MSAC SUL DIRITTO ALLO STUDIO

Qui di seguito il testo del parere, sul Diritto allo studio, che il Msac ha inviato al MIUR. Cosa ne pensate? è il frutto del lavoro della Mo.Ca. della primavera 2009!!!!!!

IL TESTO DEL PARERE

«I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi,

hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi»

Costituzione Italiana, Art. 34.3

1. Cos’è questo documento

Questa riflessione è l’elaborazione delle idee e delle attenzioni emerse durante i lavori di uno dei “cantieri” sui quali il Movimento Studenti di Azione Cattolica (MSAC) ha riflettuto in occasione del suo convegno nazionale della scorsa primavera, la “Mo.Ca” (sigla per “Movimento in Cantiere”). La Mo.Ca. è l’ormai tradizionale appuntamento triennale in cui il movimento entra in “cantiere”, chiamando a raccolta tutti i segretari ed i responsabili diocesani per riflettere insieme e confrontarsi sulle tematiche che riguardano le politiche scolastiche L’obiettivo è quello di offrire ai segretari diocesani l’occasione di approfondire i temi “caldi” del momento nel dibattito sulla scuola, con l’opportunità di un confronto diretto con esponenti politici e delle istituzioni, al fine di elaborare insieme le riflessioni e le proposte del MSAC per la politica scolastica. Quest’anno il MSAC ha messo “a cantiere” tre temi: Organi Collegiali, Diritto allo Studio e riforma dei Saperi. Continua a leggere

Partono a Gennaio gli sms “spioni”

Se avete intenzione di marinare la scuola, eccovi in aggiunta al senso di colpa un ulteriore aiuto a frenare le bramose voglie di vacanza. Constatata la clamorosa solitudine del vostro banchetto vuoto, un sms  invato dalla segreteria amministrativa avvertirà immediatamente mamma e papà. Se siete accucciati sotto le coperte per un’improvvisa febbre, niente di grave, i vostri genitors potranno rispondere “tutto ok, ha 1 po’ di febbr, ma torna prox”. Se invece vi credevano ligi al dovere chini sui libri sarà un bel problema.

E con l’annuncio del ministro Brunetta di questa novità che pare debba partire a gennaio è cominciato il dibattito tra pedagogisti, studenti e genitori arrabbiati. Tra i molti “finalmente” che osannano un provvedimento che a parer loro frenerà il lassismo studentesco, qualche voce fuori dal coro grida nel deserto: occhio a non deresponsabilizzare gli studenti, ma soprattutto a non dare loro FIDUCIA.

Potrebbe non essere istruttivo nè educativo delegare la responsabilità di andare tutti i giorni a scuola al freno naturale imposto dalla SANZIONE. Siamo proprio sicuri che fare il proprio dovere per paura sia educativo? senza contare che, con un approccio in questi termini, appena trovato il modo di aggirare il rischio, o al primo cedimento (ritardo, dimenticanza, tolleranza) della scuola nell’invio degli sms, lo studente potrebbe tornare alla carica. E allora?

Coraggio, msacchini, tocca a noi esprimerci. Noi che a scuola ci abitiamo tutti i giorni, che ne pensiamo? gli sms sono la manna dal cielo o ci deresponsabilizzano? e ricordate che a gennaio verranno introdotti solo dagli istituti che lo vorranno… sarà un bel dibattito nelle vostre scuole. damose da fà!

Qui Forum!

il dott. Bruschi

il dott. Bruschi

Si è riunito ieri pomeriggio (15 dicembre, ndr), presso il Salone dei Ministri del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Forum delle associazioni studentesche maggiormente rappresentative alla presenza del consigliere del Ministro Gelmini, il dott. Max Bruschi.

Presenti alla riunione del Forum Alternativa Studentesca, Azione Studentesca (entrambe vicine al PdL), la Rete degli Studenti medi, l’Unione degli Studenti (entrambe vicine alla sinistra italiana), il Movimento Studenti Cattolici (scuole paritarie) e noi del Movimento Studenti di AC. Il MSAC era rappresentato da Marco Maccolini e da Michele Azzoni.

L’aggiornamento da parte del coordinatore della “cabina di regia”, il dott. Bruschi, sul riordino e la revisione dei Licei, degli Istituti Tecnici e professionali, era il tema all’ordine del giorno del Forum.

Il dott. Bruschi ha voluto fornire alle associazioni studentesche qualche aggiornamento procedurale sull’iter dei nuovi regolamenti. In particolare il dott. Bruschi ha voluto chiarire che il Consiglio di Stato non ha stoppato i regolamenti ma ha “chiesto soltanto alcuni chiarimenti di tipo normativo”. Il Miur ha già provveduto a trasmettere le risposte ai chiarimenti chiesti dal Consiglio di Stato e che, di conseguenza, entro il 21 dicembre dovrebbe esprimersi. In questo modo – ha spiegato Bruschi – nel mese di gennaio ci sarebbe il tempo necessario per ottenere la seconda approvazione da parte delle Commissioni Cultura ed Istruzione di Camera e Senato e il via definitivo, in seconda lettura, da parte del Consiglio dei Ministri.

Bruschi ha inoltre spiegato che in questi mesi il MIUR ha raccolto i pareri formali e informali di molte associazioni e organi istituzionali (fra i quali anche quello del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione) e ha provveduto ad organizzare 6 seminari e 20 conferenze in tutte le regioni d’Italia in modo da poter raccogliere eventuali suggerimenti da parte dei Dirigenti Scolastici e dei docenti. In contemporanea erano stati attivati dei siti (http://nuovilicei.indire.it/ et http://nuovitecnici.indire.it/ et http://nuoviprofessionali.indire.it/) nei quali gli studenti potevano chiedere chiarimenti, dare la loro impressione e fornire suggerimenti sui testi dei regolamenti.

Ora però, a seguito di questo iter procedurale, sono emerse alcune necessità e sono state aperte alcune questioni sulle quali, a breve, la “cabina di regia” dovrà esprimersi. Per esempio è emersa la volontà di elaborare delle indicazioni nazionali sui piani di studio delle materie “pilastro” delle nuove scuole secondarie di II grado. Una sorta di elaborazione di programmi fattibili ed essenziali, pur garantendo l’autonomia dei docenti. Altre questioni aperte sono l’eventuale soppressione, per il Liceo scientifico, dell’opzione scientifico-tecnologico (proposta avanzata dalla Commissione Cultura del Senato) e l’eventuale introduzione della terza lingua straniera, per i Licei Linguistici, dal biennio o dal triennio.

Molte sono state, successivamente, le domande poste dalle associazioni studentesche al dott. Bruschi, il quale ha risposto meticolosamente a tutte. Il MSAC ha chiesto chiarimenti in merito alla data di avvio di questo riordino, visti i tempi ristretti: nel concreto volevamo capire se, da parte del Ministero, c’è l’intenzione di far partire il tutto dall’anno prossimo – come attualmente previsto – o se si rinvierà di un ulteriore anno l’avvio e se è vera la possibile soluzione, apparsa nei giorni scorsi sulla stampa italiana, di rinviare ulteriormente al 31 marzo 2010 il termine per le iscrizioni alla scuole superiori. In merito a questo quesito il dott. Bruschi ha  spiegato che “il riordino partirà sicuramente dal prossimo anno e che, probabilmente, ci sarà un rinvio del termine per le iscrizioni al nuovo anno”. Inoltre è stata data la notizia che, quasi sicuramente, la riforma partirà solo per gli studenti che inizieranno la scuola secondaria dal prossimo anno e non, come precedentemente previsto, per gli studenti attualmente iscritti al primo anno.  Il MSAC ha poi voluto avere alcune delucidazioni sulla situazione del liceo musicale e coreutico e ha chiesto che venga messa in atto una massiccia campagna di informazione per gli studenti e per le famiglie, in stretta collaborazione con le scuole, in modo che gli studenti possano avere la consapevolezza del tipo di percorso di studi che intraprenderanno. Tutte le associazioni hanno chiesto di essere coinvolte nella stesura delle indicazioni nazionali sui piani di studio. Il dott. Bruschi ha garantito che il MIUR sta studiando una campagna d’informazione per la diffusione delle novità che verranno introdotte con i nuovi regolamenti e che è intenzione del Ministro Gelmini coinvolgere le associazioni nella stesura delle indicazioni nazionali sui piani di studio.

Stoppata la riforma Gelmini di licei e tecnici

I tre regolamenti sul secondo ciclo dell’istruzione (uno per i licei, uno per i tecnici e uno per i professionali) sono stati ancora una volta stoppati. La prima battuta d’arresto l’avevano avuta per l’introduzione della legge sui decreti legislativi che prevede almeno un passaggio per le commissioni parlamentari prima della loro trasformazione in legge. Un’iter prolungato che ha quindi richiesto più tempo, ma ad oggi sembra che, nonostante fossero stati previsti entro la fine di novembre, tali pareri proprio delle commissioni parlamentari non siano ancora pervenuti

Il 9 dicembre la notizia del secondo alt: il Consiglio di Stato  ha temporaneamente stoppato i tre dpr perchè vuole vederci chiaro:  “Sui punti segnalati occorre che il Ministero dell’istruzione fornisca i chiarimenti richiesti”.

Il Ministero infatti deve chiarire:1) LE MODALITA’ di attuazione dei regolamenti che prevedono, lo ricordiamo, la ristrutturazione dei piani orari e degli indirizzi di studi. Il ministero deve appunto prima fornire le nuove indicazioni nazionali riguardo gli Obiettivi Specifici di Apprendimento (i nuovi “OSA”). sono previste poi cattedre riarticolate, ma la cui riforma ancora non si vede, e nuovi criteri di valutazione

Bisogna poi verificare 2)che i dpr non confliggano con la legge sull’AUTONOMIA DIDATTICA. non solo per le porzioni orarie lasciate all’autodeterminazione delle scuole, ma anche per quella costituzione di consigli scientifici di docenti con ospiti esterni, dipartimenti, ecc che a parte del consiglio di stato andrebbero lasciate, per il principio dell’autonomia, all’autodeterminazione degli istituti. Anche perchè per la costituzione di tali organi non sono previsti finanziamenti

Da chiarire poi, è del il passaggio più controvero, 3)le modalità del PASSAGGIO AL NUOVO ORDINAMENTI, una confusione che ha lasciato le scuole in balia del caos e dell’incertezza: “E’ opportuno che il Ministero dell’istruzione illustri la graduazione di tale passaggio, anche con riguardo alla tutela dell’affidamento degli studenti che, trovandosi nelle situazioni di transito, subiranno una modificazione dell’iter formativo prescelto”.

Stando così le cose, è assodato che i tempi si allungano ed è improbabile che la riforma sia operativa dal prossimo anno.

Cosa ne facciamo della scuola italiana?

intervista apparsa su

Cosa ne facciamo della scuola italiana?

La scuola resta una delle priorità irrinunciabili per la vita e per il futuro del nostro Paese, ma troppo spesso il dibattito politico dimentica il vero cuore del problema, cioè la questione educativa e riduce ogni tentativo di riforma del sistema dell’istruzione a una mera questione economica e ai tagli di spesa. Alcune riflessioni sulla direzione da prendere.

ALLE PAGINE 6-7

Aria di novità per la scuola superiore italiana. Dopo gli interventi sulla scuola primaria e secondaria di primo grado, con l’arrivo dell’autunno sono alle porte anche interventi sull’assetto della scuola superiore di secondo grado. Per chiarire i termini esatti delle proposte, ci siamo rivolti a Saretta Marotta, segretaria nazionale del Movimento studenti di Azione Cattolica.

Che clima si respira nelle scuole superiori alla ripresa dell’anno scolastico?

Ristrutturazione. Come quando sei a casa tua, ma in un alloggio in affitto, e il padrone di casa decide di dare una “rinfrescata”. A te tocca subire cocci, polvere e lo stato perenne di lavori in corso, mentre cerchi di condurre l’ordinarietà della tua vita quotidiana. Già, perché ci troviamo nel bel mezzo di questi lavori. Da una parte gli ormai lontani annunci di riforma dell’estate 2008. Dall’altra, è ancora lontano l’assetto definitivo che la nostra scuola italiana dovrebbe assumere entro il triennio di “razionalizzazione finanziaria”, che termina con il 2012.

In concreto, cosa è cambiato?

C’è la nuova valutazione, con la risoluzione delle questioni sull’ammissione agli esami di Stato (in caso di insufficienze, i docenti voteranno a maggioranza). E c’è anche l’aumento di alunni per classe, nonché il taglio dei docenti, obbligati tra l’altro a cattedre “complete” di 18 ore, inducendo così gli istituti a complicazioni dell’orario. Molti decreti non sono invece ancora operativi. Molti studenti, tra l’altro, sanno già che l’istituto che stanno frequentando cambierà faccia e persino nome l’anno prossimo. Ci saranno infatti sei licei (artistico, classico, scientifico, musicale e coreutico, delle scienze umane, linguistico), due indirizzi di istituti tecnici (economico e tecnologico) e due per gli istituti professionali (area dei servizi e indirizzo industriale). E gli studenti che faranno? Si adegueranno o continueranno col vecchio curricolo e i vecchi piani orari? Il ministero si è affrettato ad assicurare che “in qualche modo si farà”.

Insomma, ci aspettano nuovi correttivi…

Qualcosa di simile è successo a proposito del “maestro unico”: davanti alle proteste e alle diffidenze generalizzate, si è deciso di lasciare ai genitori la scelta tra tre diversi “carnet” di orario per i propri figli, con diverse combinazioni tra “maestri prevalenti” e altri docenti. Tutte queste eccezioni, però, vanno nella direzione opposta a quella della tanto invocata razionalizzazione, che sembra essere la finalità complessiva della riforma. La scuola italiana ha certamente bisogno di usare meglio le risorse, ma non si è però riflettuto abbastanza sulle conseguenze pedagogiche di tanti provvedimenti. Sono state approntate commissioni ministeriali di esperti, ma esse sono state costrette a lavorare tra fretta e incertezza.

Quali sono le conseguenze per chi vive nella scuola ogni giorno?

C’è da chiedersi innanzitutto se questa riforma “durerà” o se sarà presto demolita dalla prossima maggioranza di governo. Questo genera incertezza, soprattutto negli insegnanti (molti dei quali sono andati in prepensionamento). Non è possibile sentir propria una scuola così, sentirla come casa. A lungo andare cresce la disaffezione. Lo vediamo soprattutto per il mestiere di insegnante, talmente svalutato da essere considerato di “ripiego”. È ormai raro trovare dei veri “appassionati”: molti, tra sbarramento di graduatorie e complicate procedure di arruolamento, rinunciano per necessità. Fenomeni come il bullismo o lo scarso rendimento scolastico, poi, dicono la disillusione dei giovani, che non vedono più nella scuola un punto di riferimento formativo, ma solo una macchina che produce voti e promozioni, in cui devi correre verso la conquista del diploma come fosse una patente.

Quale riforma serve davvero alla scuola italiana?

Deve essere una riforma “organica”, ben pensata trasversalmente da maggioranza e opposizione (proprio per durare). Può guardare alle necessità di razionalizzazione, ma deve mettere al centro l’educazione dei suoi studenti, non quantificabile col parametro del “successo formativo” o del voto in decimali. Finché la scuola italiana non intraprenderà un ripensamento globale della sua missione formativa, procederemo sempre a tentoni. A questo proposito i nostri vescovi hanno proprio colto nel segno indicendo un decennio avente per tema l’educazione: un vero segnale, per tutti.

L’Azione Cattolica cos’ha da dire al riguardo?

All’interno dell’associazione, il Movimento studenti di Ac è stato interpellato da parte di Parlamento e ministero a pronunciarsi sulle riforme in atto. E lo fa molto criticamente, in senso costruttivo. Ma la nostra prospettiva non può bastare. A scuola non ci sono solo gli studenti: vi gravitano docenti, ma soprattutto (e tante volte li sottovalutiamo) i genitori e le famiglie. La nostra associazione ci regala l’occasione di mettere insieme queste forze. In questo senso, dividersi fa male. Non può esserci una “manifestazione degli studenti” o uno “sciopero dei docenti” senza che le altre parti in siano partecipi.

Manifestare insieme, e poi?

Le manifestazioni sono il luogo dell’urlo, non del dialogo. Hanno un valore simbolico, ma la prassi costruttiva comincia su altri tavoli, su altri terreni di confronto. Bisogna alzare la voce per farsi sentire, ma poi avere propositività da raccontare. Nel concreto delle nostre scuole, significa che studenti, docenti e genitori devono mettersi insieme, acquistare insieme consapevolezza dei cambiamenti in atto e collaborare perché le cose siano meno difficili e venga garantita la qualità dell’offerta formativa. È questo il senso vero della “comunità educante” che troviamo a scuola. Da questa storia nessuno si senta escluso.

a cura di Giacomo Cossa