Deleghe Buona Scuola, la Ministra Fedeli incontra gli studenti

La Ministra Fedeli, per la seconda volta dall’inizio del suo mandato, ha scelto di incontrare oggi  le associazioni studentesche. E noi,  alle ore 13 in punto, a nome delle msacchine e degli msacchini d’Italia, siamo entrati nel salone dei Ministri di viale Trastevere con in mano le nostre proposte e i testi delle deleghe.

L’incontro si è prolungato per ore, insieme ai rappresentati delle associazioni studentesche c’erano anche i coordinatori regionali delle Consulte Provinciali. I temi trattati sono stati molti e  la Ministra ha rinnovato l’intenzione di portare avanti diversi nuovi gruppi di lavoro insieme alla componente studentesca. Poi sono seguiti gli aggiornamenti sui testi delle deleghe:

  1. DIRITTO ALLO STUDIO. Con piacere abbiamo appreso che il fondo per le borse di studio per libri, trasporti e mobilità, servizi culturali è triplicato rispetto alla prima versione del testo della delega: da 10 a 30 milioni, che a regime diventeranno quasi 40. Inoltre ci sarà un’esenzione dalle tasse scolastiche statali degli ultimi due anni di scuola in base all’ISEE. Anche la carta Io Studio sarà potenziata e diventerà un “borsellino elettronico”, con la possibilità di accedere con la carta ai finanziamenti stanziati per la borsa di studio. Verrà istituita un Conferenza nazionale per stabilire i criteri per accedere alle borse di studio, a cui parteciperà una rappresentanza di studentesse e studenti.
  2. VALUTAZIONE ED ESAME DI STATO. Sono state accolte diverse richieste delle studentesse e degli studenti: svolgere la prova INVALSI diventerà necessario per poter accedere all’esame, ma il punteggio non entrerà nel voto della maturità e non potrà essere usato come criterio di ammissione per l’università. Rimane la tesina per come la conosciamo e solo in parte verrà esposto un resoconto dell’esperienza di alternanza.

E finalmente, dopo anni che come forum delle associazioni studentesche lavoriamo sula Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti in alternanza, questa proposta sta per essere realtà per tutte le scuole d’Italia.

Insomma, possiamo dire che le idee delle msacchine e degli msacchini hanno contribuito a migliorare i testi delle deleghe, per esempio sull’aumento dei fondi per il diritto allo studio, la formazione della Conferenza nazionale per il diritto allo studio, l’esame di maturità. Questo ci spinge ancora di più a dialogare, a riflettere, a sognare la nostra scuola con quella passione a cui papà Francesco ci invita.Schermata 2017-05-06 alle 18.41.53

Gli studenti italiani, l’ansia e l’amicizia

In questi giorni è stato presentato il nuovo rapporto OCSE sul “benessere degli studenti” (per chi, amante dell’inglese e di grafici e report, volesse leggere il rapporto integrale lo trova qui) che restituisce un quadro in chiaro scuro della situazione degli studenti del nostro Paese.

Hypnosis-For-Test-AnxietySe l’OCSE dovesse descrivere con quattro caratteristiche noi studenti italiani darebbe queste coordinate:

  • sufficientemente soddisfatti della nostra scuola;
  • caratterizzati da un’ansia di prestazione superiore alla media;
  • forti consumatori di internet;
  • abili nello stringere amicizie.

Un altro dato che emerge é però anche quello di un significativo sostegno da parte delle famiglie agli studenti impegnati nel loro percorso scolastico, anche se ciò, secondo diversi prof. non sempre porta a risvolti positivi.
Questo quadro non molto confortante riporta l’attenzione su tematiche come la Valutazione e  la cura dello Studente che abbiamo affrontato nel nostro Documento Congressuale nazionale e che abbiamo discusso con i responsabili di tutti i circoli msacchini qualche settimana fa a Calenzano:

La valutazione serve per aiutare a migliorre
Il sistema della valutazione non può ridursi alla semplice assegnazione di un giudizio numerico, ma deve porre l’accento sul processo di apprendimento del singolo studente e sulle competenze che acquisisce nell’arco della sua carriera scolastica. Questo perché ci sta a cuore il percorso di formazione e non il semplice risultato. Invece la deriva a cui assistiamo è di un’ossessione valutativa e dell’uso improprio della parola “meritocrazia”, che sempre più tende a porre un divario tra le eccellenze e il resto degli studenti. Vogliamo una scuola che riesca a cogliere nella valutazione le effettive potenzialità del singolo studente e renda merito alle abilità conseguite. In questo modo si valorizza il piacere stesso di conoscere, si riduce l’ansia da prestazione, e anche il fallimento diventa parte fondamentale nel processo di formazione, senza essere demonizzato o non contemplato nel percorso di ciascuno studente.

Cura dello studente come persona
Lo studente è una persona che si trova a vivere un periodo evolutivo delicato ed estremamente
difficile, contrassegnato da un percorso di crescita pieno di cambiamenti. La difficoltà principale negli anni della scuola sta nell’essere se stessi, nel capire chi si è e realizzarsi seguendo le proprie aspirazioni. Nei nostri istituti accadono di frequente episodi che manifestano situazioni di disagio e fragilità. Spesso le cronache parlano di fenomeni di bullismo e cyberbullismo, di omofobia, di razzismo, di utilizzo di droghe e sostanze stupefacenti all’interno delle scuole o comunque da parte di studenti. Di fronte a questi eventi, come studenti di Azione cattolica siamo spinti a interrogarci. Guardiamo a tutte queste situazioni senza giudicare, ma con l’interesse sincero di farci prossimi a chi soffre. Sappiamo che il mondo non è diviso tra buoni e cattivi. Come diceva il pensatore scozzese Ian McLaren: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre”. Ci avviciniamo con rispetto e in punta di piedi alle situazioni di malessere, che riguardano chi è vittima di violenze o prevaricazioni, ma spesso anche chi ne è autore. A tutti gli studenti, specialmente a chi vive un momento di fatica nella vita, desideriamo testimoniare quella gioia di vivere che è il dono più profondo della nostra fede: non vogliamo imporre il nostro stile e il nostro credo, ma camminare a fianco di tutti i fratelli che incontriamo a scuola.

Leggere il rapporto OCSE ci fa correre con la mente all’esperienza impegnativa, ma sopratutto edificante, che gli studenti di don Lorenzo Milani ci hanno raccontato durante la visita a Barbiana al termine del nostro XVI Congresso nazionale.
La scuola di Barbiana ci ha costretto, e ci costringe tutti i giorni, a riflettere sulle nostre scuole. Magari partendo proprio da quel dato positivo sulla facilità con cui riusciamo noi studenti italiani a stringere amicizie e a creare legami.
Eleanor Roosevelt una volta ha detto “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” e noi a Barbiana si può dire che abbiamo visto una scuola da sogno, in cui studiare non era una fatica, non creava ansia ma era un piacere e generava stupore.
Oggi probabilmente occorre che, continuando a sognare la scuola di don Lorenzo, ci facciamo promotori di una piccola rivoluzione silenziosa, che parta da noi stessi (tanti di noi si riconosceranno in tutto o in parte nell’opinione degli studenti intervistati) e punti a riscoprire il vero senso della scuola: conoscere, appassionarsi, scoprire se stessi e i propri doni, scoprire il nostro posto speciale nel mondo… e fare tutto questo nella gioia di essere insieme in un classe di amici, non di competitori a cui importa solo ricevere un numero svuotato di significato.

10)I careDa questo processo che riguarda ognuno di noi nascono e vengono portate avanti anche proposte e richieste per cambiare l’impianto Normativo e i metodi di valutazione/di accompagnamento dello studente nella nostra scuola che il MSAC, ormai da diversi anni, propone al MIUR e alle commissioni parlamentari.
Tutte queste proposte però trovano pochi risconti nella vita quotidiana se non siamo noi studenti a lavorare su noi stessi e con i nostri professori, genitori e compagni.
La pubblicazione del rapporto OCSE ha anche avuto il merito di riportare all’attenzione della pubblica opinione queste tematiche e anche tra noi msacchini hanno arricchito il dibattito, già innescato dalle proposte contenute nel Documento Congressuale; ecco quindi alcuni interventi di msacchini delle diverse diocesi italiane


Cosa penso dell’ansia a scuola?
Ogni giorno molti studenti entrando in aula non sono sereni, hanno paura. La scuola ci mettein condizione di essere costantemente giudicati dai professori che hanno pieno potere e possono cambiare, con un solo voto, molto nell’interiorità di un ragazzo.
Io, in qualità di studente, non posso più crescere in un clima mite e libero perché l’attenzione scolastica principale è stata spostata dalla mia crescita e dalla mia cura, a un risultato numerico che determina chi io sia per la scuola e a volte anche per me stesso. Questo provoca gravi sentimenti di inadeguatezza e ansia nei ragazzi che si sentono obbligati sempre a fare il massimo e a non poter sbagliare per non essere puniti con un brutto voto che potrebbe tradursi in un debito formativo a fine anno e, nel peggiore dei casi, nella bocciatura.
Il sistema di valutazione e l’ambiente scolastico dovrebbero essere completamente diversi: vorrei che percepissimo il professore come un adulto presente per aiutarci a soddisfare la nostra curiosità e per  sostenerci con la sua esperienza nel nostro percorso formativo. Invece oggi, spesso, i ragazzi hanno paura dei docenti o li vedono come figure distaccate che non hanno a cuore i nostri bisogni e le nostre debolezze. Se ci fosse più consapevolezza di avere un fine comune nella scuola, ossia quello di formarsi insieme e quindi di accettare i fallimenti come stimolo per fare meglio, non come punizione per non essere riusciti, allora noi studenti non avremmo più tutta questa ansia. Ci sentiremmo apprezzati e compresi da professori con i quali potremmo instaurare un dialogo costruttivo, creando così una scuola più umana e propositiva, che tenga conto della particolare bellezza di ogni studente oltre che del suo voto.

Nicolò Cefalo, Segretario diocesano Msac di Albano

Il problema dell’ansia tra gli studenti, oltre sicuramente al fatto che alcuni prof tendano più a volerli intimorire che non ad appassionarli, sta anche in come alcuni (anche se, stando all’Ocse, non pochi) vivono lo studio: non come crescita umana e come cittadini, ma come sistema per essere giudicati in base a un voto. Il fine del nostro studio deve andare oltre la caccia a un voto, ma deve portare a uno scopo più alto. Il sapere serve solo per donarlo, come scrivevano gli studenti di Barbiana 50 anni fa.

Gianluca Nunziante, Incaricato regionale Msac Campania

Noi studenti siamo tendenzialmente portati ad avere una percentuale di ansia prima di compiti in classe ed interrogazioni che ci spinge a fare sempre meglio. Ma, per ciò che vivo ogni giorno, questo tipo di sentimento diventa quasi un simbolo che marchia lo studente e si riflette infine nei modi di fare, non solo a scuola. Guardando la mia classe mi chiedo quanto l’essere “i migliori” soddisfi sempre un ragazzo. Delle mie amiche non dormono sui libri la notte e stanno male prima di un compito o di una interrogazione molto importante, solo perché quest’ansia le logora e le condiziona così tanto da non farle dimenticare che lo studio non è solo imparare mille formule o cent’anni di storia; la scuola è il luogo dove noi studenti possiamo dare sfogo alla nostra persona! Ma in questo i professori non ci aiutano, anzi, spesso sono i primi a non congratularsi mai con noi studenti, anche quando i risultati parlano.
Ma alla fine quanto può davvero contare un numero quando si perde il valore di un ragazzo?

Martina Zagaria, Segretaria Msac diocesi di Andria

I dati OCSE evidenziano come gli studenti italiani siano i più ansiosi in Europa. Credo che questo sia vero solo in alcuni casi: se infatti ci sono studenti che vogliono eccellere, ma non riescono a sostenere il peso della competizione, c’è anche chi fa poco e alla fine dell’anno decide di darsi da fare per evitare i debiti.
Purtroppo i voti non sono l’unico motivo di ansia negli studenti. Continuando a leggere i dati OCSE si scopre che in Italia troviamo le famiglie che si interessano di più in Europa all’attività scolastica dei loro figli. Ciò si direbbe un bene, se i genitori, come spesso accade, non avessero troppe aspettative nei risultati dei figli, tanto da spronarli a dare sempre il massimo, senza tener conto che certi risultati potrebbero non essere nelle loro capacità. Ci sono genitori che davanti alle insufficienze dei figli vanno direttamente dal dirigente, protestando perché, a loro dire, “è colpa dei prof”. Aiuterebbe invece di più il dialogo diretto.
Tornando a guardare i dati OCSE troviamo un altro dato positivo: gli studenti italiani pur essendo i più ansiosi sono quelli che socializzano più facilmente tra i banchi di scuola. Del resto Leopardi già ce lo anticipava: nelle avversità e nel dolore gli uomini per natura sono portati a unirsi formando una “social catena” per sopportare meglio i mali della vita. E quale male più grande per uno studente di trovarsi a scuola? Scherzi a parte, per alcuni studenti, la scuola è quasi una condanna. Per quanto magari capiscano l’importanza dello studio, o per quanto una materia piaccia o meno, andare a scuola per molti è un peso, e tra le poche cose che riescono ad alleggerire questo peso sono, appunto, le amicizie tra banchi.
Infine l’OCSE sottolinea come gli italiani siano tra gli studenti che navigano di più in Europa. Potrebbe sembrare il massimo. Il problema però non è tanto il tempo utilizzato sugli apparecchi digitali, ma il modo. Infatti sempre più assorbiti dai contenuti dei social, i ragazzi non riescono a sfruttare appieno le potenzialità delle macchine  utilizzate.

Edoardo Sinigaglia, Incaricato regionale Msac Triveneto 

Vogliamo sapere i pareri di tutti gli studenti d’Italia: vi riconoscete nei dati emersi? La pensate diversamente? Lasciate il vostro commento #iopartecipo #ansiaeamicizia #ditelavostra

COMUNICATO STAMPA (Delega diritto allo studio – Legge 107/2015)

di Gioele Anni – Segretario Nazionale MSAC

Adelaide Iacobelli – Vicesegretaria nazionale MSAC

Andrea Facciolo – Delegato per il MSAC ai rapporti con il Miur

Apprendiamo da fonti di stampa che domani le Commissioni istruzione di Camera e Senato licenzieranno i pareri sulla delega relativa al diritto allo studio prevista nella legge 107/2015. Nell’attesa di leggere i testi definitivi approvati dalle Commissioni, basandoci sulle proposte di parere formulate sinora da deputati e senatori, consideriamo positiva l’ipotesi di incremento dei fondi (da 10 a 30 Mln) destinati alle borse di studio contro la dispersione scolastica ottenuti dalla revisione della proposta di eliminazione delle tasse scolastiche.
Nello stesso ambito, ci sembra però negativa la proposta che siano gli enti locali a erogare, in collaborazione con le scuole, le borse di studio anti-dispersione. Tale disposizione, infatti, non sarebbe congruente sia con le disposizioni relative alla Carta dello studente, sia con la vigente normativa regionale che prevede l’erogazione di borse di studio per libri e trasporto da parte delle Regioni (per la parte di competenza delle amministrazioni regionali). Sarebbe invece auspicabile un’integrazione degli interventi statali con quelli regionali.
Un’ulteriore criticità che riscontriamo è rappresentata dal fatto che non s’introducono livelli minimi essenziali di prestazioni comuni a tutte le Regioni in materia di diritto allo studio. Il Forum nazionale delle associazioni studentesche richiede da anni questo intervento, e questa legge delega rappresenta un’occasione non più rinviabile per raggiungere l’obiettivo. Ci auguriamo quindi che, nei prossimi passaggi del percorso legislativo, le istituzioni competenti possano farsi carico di questa necessità segnalata dagli studenti.
Riteniamo infine positiva la previsione di un raccordo con le regioni per il potenziamento della tessera dello studente che, estesa a una platea più ampia, potrà rappresentare un importante strumento per tutti gli studenti delle scuole pubbliche, delle agenzie regionali e universitari; e positiva sarebbe anche anche l’istituzione della Conferenza nazionale sul diritto allo studio.
Restiamo in attesa del testo definitivo del parere con la speranza che, anche nell’ultima fase dell’iter di adozione del decreto legislativo, possa proseguire il positivo e proficuo confronto tra studenti e Ministero. Ringraziamo le Commissioni parlamentari per il partecipato processo di consultazione, su questi temi, negli scorsi mesi.

Non serve un bonus cultura, se la scuola non educa alla cultura!

18appAlcuni giorni fa Alex Corlazzoli, maestro, giornalista e amico del Msac, ha scritto sul bonus cultura per i diciottenni definendolo un flop, e riportando anche una dichiarazione di Gioele in merito. Riccardo Luna, direttore di AGI, ha ripreso l’articolo di Corlazzoli, chiedendosi perché il bonus cultura non funzioni. Ecco la risposta che gli ha scritto il Segretario nazionale, a nome del Movimento.

Gentile Riccardo Luna,

la ringrazio per il suo articolo sul bonus cultura, che permette di aprire un dibattito costruttivo. Con questa lettera colgo l’occasione per sviluppare in modo più approfondito le idee del Movimento Studenti di Azione Cattolica, rispetto alla rapida intervista da lei citata.

Nella sua riflessione, lei si chiedeva: “Perché gli studenti non spendono in cultura anche quando è gratis?”. A nostro parere, il bonus cultura non funziona perché non è lo strumento giusto per rispondere ai bisogni attuali degli studenti. Ci sembra evidente che esiste un problema culturale profondo, un disinteresse diffuso verso tutto ciò che è cultura (arte, musica, lettura, teatro…). Ma la cultura si educa a scuola, e la scuola italiana oggi – dopo anni di tagli nel settore dell’istruzione – non è all’altezza di questo compito. Non si può contare solo sulla buona volontà dei pur tanti innovatori e “pionieri”, che con grande impegno riescono a lavorare bene anche in contesti difficili: c’è bisogno di una visione sistematica e condivisa.

La legge 107 ha segnato un’inversione di tendenza negli investimenti, ma ha speso male troppe risorse. Ci riferiamo proprio ai “bonus” che puntano al consumo da parte dei singoli senza curare il processo formativo nel suo insieme. Bonus che creano competizione tra docenti, invece di stimolare la cooperazione (pensiamo al premio per gli insegnanti meritevoli); e bonus che vengono attribuiti a studenti (la “18app”, appunto) e docenti (la “Carta del docente”) senza rinforzare la scuola come istituzione. Prendiamo i 500 Euro dati agli insegnanti: vengono davvero spesi per attività formative? Non era meglio irrobustire i corsi sulle nuove metodologie didattiche?

Siamo arrivati al punto. Si educa alla cultura con insegnanti preparati, che sappiano interessare gli studenti con modalità didattiche nuove e attrattive. Si educa alla cultura dando ai ragazzi la possibilità di vivere nel bello, a partire dagli ambienti in cui si fa scuola. Si educa alla cultura liberandoci una volta per tutte del nozionismo e mettendo le ali alla curiosità, alla creatività, alla condivisione del sapere. Invece la nostra scuola è ancora ferma a modalità per lo più frontali, a valutazioni che giudicano invece di accompagnare. Non è la scuola del piacere, spesso invece è la scuola dell’ansia.

Da questa crisi culturale usciremo solo se scommettiamo sulla scuola nel suo insieme. E il diritto allo studio, per noi, è proprio questo: mettere tutti i ragazzi in condizione di vivere pienamente l’esperienza scolastica, aiutando chi è in difficoltà a sostenere i costi dell’istruzione (in una società con 4 milioni e mezzo di persone in povertà assoluta, non sono pochi i ragazzi in queste condizioni). Serve dunque lavorare sui servizi essenziali della comunità scolastica, prima che offrire potere d’acquisto ai singoli individui. Noi del Movimento Studenti di Azione Cattolica ci crediamo ancora. Sappiamo di non essere i soli. Ma la politica da che parte sta?

Gioele Anni, Segretario nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica (Msac)

Buona scuola, al via il secondo tempo

Carissime msacchine e carissimi msacchini di tutta Italia,
torniamo in campo con aggiornamenti più che urgenti e interessanti per le nostre scuole!
Il 14 gennaio il Consiglio dei Ministri ha approvato le prime bozze di testi delle deleghe della Buona Scuola, che ora vanno in Parlamento per il parere delle commissioni Istruzione di Camera e Senato e per gli altri passaggi prima dell’approvazione definitiva in Consiglio dei Ministri, prevista per fine marzo.Nel frattempo la Ministra Fedeli sta per avviare un giro di incontri con tutti i rappresentanti del mondo della scuola (genitori, insegnanti, dirigenti e studenti.. tra cui le Consulte Provinciali e il Forum delle associazioni studentesche di cui il MSAC fa parte) per raccogliere pareri e proposte per migliorare i decreti legislativi. E noi vogliamo esserci per portare il pensiero elaborato dal MSAC in questi anni, per arricchire i testi delle deleghe con il frutto delle assemblee scolastiche, degli incontri pomeridiani e del pensiero sulla scuola che caratterizza i nostri incontri nazionali.
Delle otto deleghe in discussione:

– accesso alla professione docente

– scuole all’estero

– promozione dell cultura umanistica

– sistema 0-6 anni

inclusione dei disabili

valutazione

diritto allo studio

istruzione professionale

abbiamo scelto le ultime quattro, che sono quelle che ci riguardano più da vicino, per preparare 4 veloci schede di lettura che pubblichiamo in questa pagina! Le schede possono essere utili per capire le novità delle deleghe e per poterci confrontare con i nostri compagni di classe!

Che cosa ne pensate della nuova maturità? Sarebbe meglio mantenere la tesina? E i nuovi istituti professionali vi sembrano interessanti? Quali spese vorreste che fossero coperte dalla Carta dello Studente? Su questi e tanti altri temi, aspettiamo  di sapere cosa ne pensate!

Non sono in realtà tematiche nuove per le associazioni studentesche, infatti ci siamo già espressi più volte per esempio sul tema del diritto allo studio, chiedendo di sopperire al più presto alle disuguaglianze tra le regioni d’Italia, con un fondo perequativo nazionale che potesse garantire delle prestazioni minime adeguate alle esigenze delle studentesse e degli studenti. Abbiamo anche più volte espresso il parere delle msacchine e degli msacchini sull’esame di maturità chiedendo un peso maggiore al percorso di studi precedente all’esame e che la prova INVALSI non venisse utilizzata per valutare i singoli studenti. Queste e molte altre proposte sono riassunte, in un’ulteriore breve scheda a vostra disposizione sul sito.
Ma in vista dell’incontro con la Ministra ancora di più siamo desiderosi di sapere cosa ne pensate sui testi approvati in Consiglio dei Ministri. Quindi lasciateci pure qualche commento o inviateci le vostre impressioni, così che la prossima settimana al MIUR porteremo anche il vostro parere!

Nei prossimi giorni sapremmo darvi delle tempistiche più precise per gli incontri al Ministero e con le commissioni parlamentari, quindi stay tuned!Intanto per ogni suggerimento o chiarimento potete scrivere al nostro Andrea, delegato al MIUR, ( mail andreafacciolo3@gmail.com) e soprattutto potete lasciarci un commento!
W il Movimento!

 

Lezioni sospese per neve

neve

* di Luigi Gisolfi, msacchino di San Severo e Rappresentante di Consulta

La foto parla da sé: il mercurio sale poco nei termometri delle scuole italiane.
Gli studenti, vuoi che siano al bar, vuoi che siano lì per cercare un dialogo con le istituzioni, vuoi che rimangano a casa nei loro letti, lasciano i banchi vuoti.
È la situazione di un’Italia che non sa far fronte al problema del “freddo”.
Freddo, sì.
Perché, se in un edificio pubblico, nel nostro caso la scuola, non si raggiunge la benedetta soglia stabilita dall’articolo 4 del DPR 412/93, tutti gli studenti hanno il diritto di dire che fa freddo.

I presidi e gli insegnanti si schierano da tutte le parti: la spaccatura è evidente, la soluzione no.
Il problema persiste anche tra i sindaci: la situazione sta sfuggendo di mano.
Alcune scuole chiudono, altre lasciano i battenti aperti.

Tutti si domandano cosa farà l’Italia.
Molto probabilmente non lo sa neanche lo Stato.
È interessante, a questo proposito, dare un’occhiata a due situazioni verificatesi: la prima, di qualche giorno fa, andata in onda a Striscia la Notizia; la seconda, di circa un anno fa, su “La Repubblica” riguardante l’Emilia Romagna.

A questo punto ci sarà chi leggerà l’evento drasticamente, descrivendolo come l’inevitabile conseguenza del male che l’uomo sta causando al pianeta.
Ci sarà chi non farà altro che pensare agli sprechi dei due casi sopracitati.
Ci sarà chi si affiderà al “buon senso” e deciderà arbitrariamente se chiudere o meno questo o quell’altro edificio pubblico.
Ci sarà chi si informerà, e cercherà una soluzione che probabilmente non arriverà mai.
Noi, nel frattempo, ci impegniamo a guardare con oggettività la situazione di queste prime settimane del 2017 e ci chiediamo: cosa servirebbe? Degli emendamenti, in modo che le leggi si adeguino alla situazione italiana? Oppure basterebbero solo più controlli, manutenzioni, insistenza e coerenza?
Questo non siamo ancora riusciti a capirlo bene.
E il perché lo sappiamo tutti: questo non è il quadro di una scuola, ma il grande affresco italiano, la foto chiaramente sfocata di un’Italia che risulta troppo flessibile, troppo attaccata al “buon senso”;
un’Italia che possiede leggi e che non sa metterle in pratica;
un’Italia che non sa cosa fare al minimo stravolgimento dell’ordinario.
A noi tutti, ed in primis ai giovani, serve un’Italia che si spenda.
Un’Italia che non faccia utopiche le leggi e non spacci irregolarità per buon senso.

Anche questa volta ha perso la bella Italia.
Anche oggi abbiamo perso.
Anche oggi ha vinto la legge, ma trasgredendo se stessa.
Anche questa volta, in Italia, non ha vinto nessuno.

Però noi continuiamo a giocare.
Si sa mai.

Noi continuiamo a giocare, sì, continuiamo… perché quando nelle nostre scuole, nelle nostre università si formano studenti e giovani che non si fermano all’apparenza dei problemi ma sono capaci di capirne le cause e le possibili soluzioni (che tante volte passano dalle piccole azioni quotidiane), allora significa che ha vinto la bella Italia e che le cose possono ancora cambiare. Sta a noi conoscere le leggi, applicarle e combattere, con i mezzi che abbiamo a disposizione, quelli previsti dal nostro Ordinamento, perché esse siano realmente efficaci o vengano migliorate. Le prime armi a nostra disposizione: informarsi, partecipare ed essere propositivi.

Cos’è una “crisi di governo”?

*di Andrea Facciolo

Cosa succede quando si verifica una “crisi di governo”?

Ecco un elenco dei vari passaggi che il nostro Paese sta vivendo in questi giorni delicati.

Una lettura semplice, per capire meglio e magari correggere chi, senza rendersi conto, dice qualche inesattezza…

1

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La valutazione dei Dirigenti scolastici

Novità in arrivo per i Dirigenti scolastici, ovvero i “Presidi” delle nostre scuole.
Dal prossimo anno scolastico è introdotto un nuovo processo di valutazione che li riguarda.
Di che cosa si tratta? Ce lo spiega il nostro referente al MIUR Andrea, con le sue utilissime infografiche!
[PS: clicca sulle slide per vederle ingrandite]