A settembre del prossimo anno i nostri Pierini si ritroveranno una novità tra le materie del proprio curriculum scolastico. Si chiama Cittadinanza e Costituzione e sarà studiata dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria, dalle medie alle superiori. Annunciata già a fine ottobre 2008 con la legge 169 che l’ha introdotta nei programmi di tutte le scuole di ogni ordine e grado, da ieri mattina (4 marzo) la nuova materia scolastica ha “linee d’indirizzo” ben delimitate per ciascun percorso scolastico, linee che, pur nel rispetto del principio dell’autonomia didattica delle scuole, ne determinano dettagliatamente i contenuti e gli obiettivi di apprendimento. Presentandola a Palazzo Chigi, alla presenza del Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, ed don Luigi Ciotti, presidente di “Libera”, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha assicurato: “non sarà la vecchia ora di Educazione civica, ma un’ora di educazione alla cittadinanza, per insegnare ai ragazzi i valori e i principi contenuti nella nostra Costituzione“.
Una dichiarazione d’intenti che suona più come un buon auspicio piuttosto che come esauriente spiegazione, ma per orientarsi meglio viene in soccorso l’atteso documento d’indirizzo, presentato per l’appunto il 4 marzo.
Innanzitutto “verrà utilizzato il monte ore dell’orario scolastico, senza aggiunte” – ha detto la Gelmini – “quello che si chiede agli insegnanti è uno sforzo congiunto, una sinergia per offrire l’educazione ai principi costituzionali”. 33 ore annuali dunque, un’ora a settimana, che saranno ricavate dall’attuale orario delle aree storico-geografica per il primo ciclo e storico-sociale per medie e superiori. Il fatto che non si tratti di una riedizione spolverata dalla vecchia educazione civica o dell’interdisciplinare e trasversale “educazione alla convivenza civile” introdotta tra gli OSA (obiettivi scolastici di apprendimento) della Moratti, dovrebbe assicurarlo il fatto che la nuova materia avrà anche una valutazione autonoma e specifica.
Il che vuol dire, da parte degli studenti, che Citt. e Cost. fa media e va studiata al pari delle altre materie, mentre da parte dei docenti il suo insegnamento non è più lasciato alla loro discrezionalità. Una buona differenza rispetto al passato, dunque, che può in qualche modo farci ben sperare.
Per Luciano Corradini, pedagogista e presidente della commissione che ha elaborato le linee guida della nuova materia, è proprio perché la vecchia educazione civica era ininfluente sul profitto degli studenti, che essa era rapidamente scivolata nella marginalità: “Finalmente viene previsto uno specifico tempo scuola per consentire ad un docente, sia egli di storia, di filosofia o di diritto, di sviluppare con perizia didattica l’insegnamento e l’apprendimento della costituzione come disciplina autonoma e di trovare intese con i colleghi, perché ciascuno concorra, come educatore e come titolare della sua disciplina, a quell’educazione civica, che abbiamo chiamato ‘educazione alla cittadinanza e cultura costituzionale’”. Attraverso insomma lo strumento del tempo dedicato e della valutazione distinta, così come perseguito in altri paesi come la Spagna, si dà rilevanza sociale a questo specifico sapere culturale. E gli effetti saranno valutabili alla fine del prossimo anno scolastico.
Il secondo sostantivo che denomina la nuova materia di studio determina la vera innovazione del provvedimento. Raccogliendo gli innumerevoli appelli del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo studio della Costituzione entra nelle scuole dal portone principale, saltando l’iter delle tradizionali finestre tra un buco e l’altro nel programma di tal o tal altra disciplina. Quest’ingresso lo compie anche attraverso l’apertura delle scuole a “testimoni”: dalle forze di polizia ai carabinieri, alle associazioni ambientaliste e antimafia, perché ci sarà spazio anche per l’educazione ambientale, ai sani stili di vita e ad una corretta alimentazione.
Dal decreto Moro del 1958 che introdusse per la prima volta l’insegnamento dell’educazione civica, siamo forse ad un punto di svolta che non può non farci che ben sperare per i nostri studenti, i nostri Pierini. In ultima analisi, anche i decreti delegati del ’74, quelli che introdussero forme di partecipazione democratica alla vita delle scuole (gli Organi collegiali, per intenderci), così come lo Statuto delle studentesse e degli studenti, sono da inserire in questa storia di nobili tentativi e buoni propositi, e la nuova disciplina tende a rilanciare, tra le altre cose, quali la valutazione del comportamento non solo in chiave sanzionatoria, ma anche come mezzo per premiare l’apprendimento del “convivere civile”, proprio questo strumento partecipativo, come pure il ruolo delle associazioni studentesche, mettendo in evidenza come la scuola non possa vivere senza la partecipazione attiva e propositiva di tutti i soggetti che la compongono, compresa la componente degli studenti. “L’esercizio della democrazia, infatti, – recita il documento d’indirizzo preparato dalla commissione Corradini – è un diritto-dovere che va appreso e praticato giorno per giorno fin dalla più giovane età”. “La scuola – continua il documento – è la palestra ideale di questa pratica, quando sviluppa nella persona che apprende la consapevolezza dei propri percorsi formativi e favorisce e sostiene un processo relazionale finalizzato alla crescita globale, nella convinzione che le ragazze e i ragazzi, attraverso l’assunzione di responsabilità partecipative, si educhino al confronto ed imparino le regole fondamentali del vivere sociale.”
Ai posteri, ovvero gli studenti del prossimo anno, di ogni ordine di studi, valutare se si è fatto onore alle buone intenzioni e se la scommessa sarà stata finalmente vinta.