SCARICA IL REGOLAMENTO CONGRESSUALE
SCARICA LA SCHEDA DI ISCRIZIONE
SCARICA IL MODULO PER L’ACCREDITO DEL VOTO (VERIFICA POTERI) NUOVO!!!!
Quale sarà il titolo del prossimo congresso MSAC?… in attesa della grafica definitiva ecco alcune anticipazioni…
riguardo al titolo su Facebook sono già stati dati numerosi indizi… quindi msacchini, dateci dentro col vostro fiuto!
a breve poi manderemo la bozza definitiva del documento congressuale pronta per il voto e le schede dei candidati…
cari, il congresso inizia alle ore 15 al Palazzo della Consulta di Roma!!!
ecco il programma aggiornato:
L’Unione italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (Unioncamere), volendo promuovere, sviluppare e coltivare nei giovani delle scuole medie superiori una propensione al pensiero creativo e all’innovatività e sensibilizzare il mondo della scuola sulla rilevanza, per la crescita sociale ed economica dei territori, di un percorso educativo che tenga conto di temi quali appunto la creatività, l’innovazione, il design e la tutela della proprietà industriale e intellettuale, ha bandito un concorso per stimolare gli studenti a presentare proposte progettuali innovative riferite a prodotti/servizi e design nell’ambito delle seguenti tematiche:
– energia e ambiente
– beni culturali e territorio
– salute e sicurezza
Il concorso è aperto a tutti gli studenti che nell’anno scolastico 2010-11 frequentano gli Istituti di scuola media superiore con sede in Italia o all’estero (ossia Scuole italiane statali all’estero) e i corsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS). Scadenza per l’invio dei progetti: 29 aprile
CLICCA QUI PER APRIRE IL SITO DELL’INIZIATIVA
L’Azione Cattolica Italiana accoglie positivamente la sentenza della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo che rigetta l’ipotesi per cui il crocifisso sia un simbolo lesivo della libertà religiosa dei non cristiani e dei diritti di laicità dei non credenti. La sentenza della corte è un passo molto importante perché riconosce nel crocifisso un valore che unisce non soltanto i credenti in Cristo ma tutti i popoli d’Europa.
Questo messaggio è stato consegnato stamattina dal Forum Nazionale dei Giovani, la piattaforma che riunisce tutte le associazioni giovanili italiane, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo una staffetta di giovani che partendo da Siena, Assisi e Teano si è passata di mano in mano un testimone tricolore convergendo infine a Roma sul Gianicolo.
Scarica qui il pdf del messaggio
Signor Presidente,
Le affidiamo oggi queste parole, giunte qui a Roma da ogni parte dʼItalia, e nel farlo sappiamo di affidarle allʼintero popolo italiano che Lei rappresenta.
Centocinquanta anni fa i giovani italiani gioivano poiché il sogno di tante generazioni si era finalmente compiuto: il sogno di unità cui essi avevano contribuito da protagonisti, per il quale avevano vissuto, studiato e rischiato la vita e che da quel lontano 17 marzo 1861 erano chiamati a custodire e proiettare verso il futuro. Siamo certi che in quei giorni essi avranno pensato a come noi giovani italiani avremmo coltivato questa conquista di unità e libertà.
Signor Presidente, non abbiamo scelto di nascere in questo Paese e ogni giorno ci chiediamo, dinanzi alle incertezze sul nostro futuro, se seguire le opportunità che spesso ci sono offerte altrove. Per molti di noi questa non è purtroppo una scelta, bensì una via obbligata per non abbandonare gli studi e le competenze acquisite al prezzo di grandi sacrifici.
Una parola che ha accompagnato la nostra vita fino ad oggi, quasi come un amaro viatico cui rassegnarsi è “crisi”: economica, dei valori, della politica, dellʼunità nazionale. Di queste crisi ci è stato detto che noi giovani siamo i figli, il frutto, il segno. Non lo siamo Presidente. Non sentiamo di esserlo. Esse sono lʼeredità che le generazioni passate ci hanno ingiustamente trasferito, ma che vogliamo superare.
Crediamo nel valore del lavoro. Continuiamo a crederci anche in un Paese dove un giovane su quattro – al sud uno su tre – è disoccupato. Chiediamo che le nostre capacità siano premiate per quello che valgono, che la scuola e lʼuniversità siano accessibili davvero a tutti e che per questo non debbano rinunciare alla qualità e ad un giusta e lungimirante valorizzazione del merito. Cerchiamo il lavoro sul quale questa nostra Repubblica è fondata e senza il quale non vi è alcun futuro, per noi come per lʼintero Paese.
Crediamo nellʼimportanza della famiglia. Sogniamo di acquistare una casa dove costruire la nostra vita, amare, crescere i nostri figli. Desideriamo una condizione economica che ci dia questa possibilità, investimenti immobiliari che sappiano coniugare la tutela del diritto fondamentale alla casa col giusto profitto, un sistema di credito che incentivi i giovani a osare, una riforma radicale del sistema fiscale e delle pensioni che alle parole faccia finalmente corrispondere i fatti.
Siamo nati in una società che ha da tempo aperto le proprie frontiere alla ricchezza dellʼintera umanità. Molti di noi hanno non hanno origini italiane, eppure sono nati qui. Parlano italiano, studiano e lavorano per un futuro migliore in questa terra, ma spesso viene loro negato il riconoscimento della cittadinanza.
Crediamo in unʼItalia unita che sappia essere promotrice dellʼunità europea come di un futuro di sviluppo sociale, politico ed economico per lʼintero Mediterraneo.
Non bisogna, signor Presidente, che ci si mostri lʼorrore della criminalità per scegliere la via della legalità. Chiediamo però che istituzioni ed operatori economici dimostrino una volontà ancora più forte nel costruire e proporre strade alternative, che non mostrino ai nostri occhi lʼillegalità come la via più conveniente. Chiediamo che in nessuna regione dʼItalia ci vengano negati i diritti così da indurci a scegliere i privilegi. LʼItalia che amiamo ha già ripudiato le mafie.
Conosciamo bene lʼindignazione del vedere alcune nostre città invase dai rifiuti, nel respirare per strada polveri assassine, nel vedere soffocare boschi, coste, campagne che il mondo intero ci invidia sotto lʼignobile peso del cemento abusivo, nello scoprire che interi paesi sono costruiti sui rifiuti tossici e che i nostri mari custodiscono silenziosi veleni. Facciamo la raccolta differenziata nelle nostre case, la chiediamo nelle scuole, utilizziamo i mezzi pubblici e andiamo in bici, ci appassionano le energie rinnovabili. Crediamo nella politica del negawatt e non del megawatt, dellʼefficienza rispetto allʼaumento della produzione, convinti che questa sia la strada che ci debba unire.
Anche i giovani del Risorgimento, del secondo dopoguerra e della Costituzione erano indignati come noi a causa degli errori del passato, dellʼincapacità di progettare un futuro migliore per lʼItalia. Loro hanno scelto di cambiare e noi oggi siamo qui rendere giustizia a quella scelta di libertà.
Ci siamo chiesti quanto ci appartenga questa festa, cosa possa dire alle nostre vite, ai nostri timori e alle nostre speranze. Molti fra noi rischiano di sentire questo anniversario come un ricordo nostalgico che appartiene alle istituzioni, agli storici e ai musei. Sappiamo però che la bellezza della storia è data dal fatto che nessuno ha scelto di farne parte, ma ciascuno ha la libertà di cambiarla, di mutare ciò che non è frutto di libera scelta in libertà di appartenenza, in cittadinanza consapevole ed orgogliosa.
Oggi scegliamo di continuare a studiare, a lavorare, ad amare, a costruirci un futuro in Italia. Scegliamo anche oggi, 17 marzo 2011, qui a Roma, di essere cittadini di questo Paese e chiediamo ad esso, con profonda responsabilità di avere fiducia in noi, nella nostra scelta di cittadinanza e di unità.
Crediamo nella politica come supremo strumento che è dato agli uomini per costruire libertà per sé stessi e per gli altri. Non crediamo nella politica dellʼinteresse personale, del clientelismo, della corruzione, dellʼimmobilismo generazionale. È questa la politica da cui ci si accusa di essere lontani. Non siamo lontani, stiamo bensì cercando, con passione spesso silenziosa, di costruire una nuova politica che sappia ascoltare il suo popolo e servirlo con competenza e rigore morale.
Per noi chiediamo allʼItalia due sole cose: fiducia e maestri. La fiducia nella sincerità del nostro impegno, che sostenga e accolga il nostro lavoro e i nostri sogni. Chiediamo maestri che ci indichino la via con saggezza e lungimiranza dʼanimo, ma nella viva speranza che le nuove generazioni superino le precedenti e sappiano costruire un futuro migliore.
Abbiamo preso in mano le nostre vite e vogliamo renderci protagonisti di una nuova rinascita. Siamo pronti a ricevere il testimone da coloro che hanno costruito, mantenuto e rafforzato questa unità durante questi lunghi anni, cosicché un giorno possiamo passarlo a chi verrà dopo di noi, con la fiducia e la speranza con la quale queste parole hanno viaggiato e, passando di mano in mano, sono giunte qui oggi.
La ringraziamo Presidente e abbiamo fiducia in Lei, perché ha saputo e sa rappresentare, lʼunità dʼItalia per la quale oggi facciamo festa.
Accolga queste nostre parole e il nostro impegno, le consegniamo a lei e simbolicamente a tutto il popolo italiano unito.
Buon 17 marzo, buona Festa dellʼUnità dʼItalia Presidente, Il Forum Nazionale dei Giovani
L’Italia compie tra qualche giorno 150 anni. E’ un compleanno importante, denso di significato, il cui festeggiamento è doveroso, intenso, appassionato.
Vogliamo lanciarvi un’idea (gratuita) per farlo!
La notte del 16-17 marzo, nelle piazze dei vostri comuni (interessate i vostri sindaci), nelle sale dei cinema, nelle aule magne delle scuole, a costo zero, sfogliate l’album dei ricordi di questa Italia che il 17 marzo non festeggerà soltanto il momento della sua unificazione, ma tutti questi 150 anni.
Immaginate le strade, le piazze, le sale della vostra città addobbate con le immagini, i suoni, le parole di questa nostra storia.
Vi proponiamo un rullo, da poter quindi proiettare all’infinito, a ripetizione. 6 episodi che raccontano questa Italia e che non potranno non strappare ai passanti, ai cittadini, agli italiani, insomma, qualche minuto di celebrazione della nostra memoria.
Qui sopra trovate proposto il video. Le istruzioni per fare inviare invece gratuitamente alla vostra amministrazione comunale il dvd con le immagini ad alta risoluzione sono qui: http://www.fscire.it/150/
Un modo semplice e sobrio per dire che a questa Italia centocinquantenaria ci teniamo e che la sua storia è anche la nostra, quella delle nostre famiglie, dei nostri nonni a padri, di noi e i nostri fratelli, dei nostri nipoti.
Buon compleanno italiani!
tuttoscuola.com
L’appuntamento degli “Stati generali della conoscenza”, promosso da un ampio schieramento di organizzazioni sociali e di associazioni degli insegnanti e degli studenti, è per il 17-18 maggio 2011. L’obiettivo è di individuare un’agenda di impegni per la scuola da onorare in modo realistico senza propagandismi. Forse la parola può apparire pomposa, ma dopo tante proposte unilaterali, appare opportuno un incontro congiunto per stabilire dove e come intervenire per mettere in cima alle priorità la qualità del sistema scolastico. Tuttoscuolaha da tempo fatto la sua parte in questo senso, offrendo in particolare tutti i dati nel “Rapporto sulla qualità nella scuola” (2007), di cui è in preparazione la seconda edizione, e analisi e suggerimenti nel dossier “Risparmi e Qualità. La sfida sella scuola”.
La formula degli “Stati generali della conoscenza” – che non ha niente di magico – necessita di una condizione preliminare: mobilitare le migliori energie a sostegno del sistema educativo, del popolo della scuola, delle famiglie e dei giovani.
La scuola italiana ha bisogno di discussioni serie e pacate che affrontino i problemi reali partendo dai dati di fatto per cambiare strada e portarsi allo stesso livello degli altri paesi con azioni finalizzate alla rimozione delle principali criticità.
Le 24 organizzazioni promotrici, convinte che potrebbero fare molto di più di quanto è consentito loro dall’attuale Governo, hanno elaborato un documento strategico di sviluppo della scuola che dovrebbe fare da traino a tutte le forze politiche. Il piano individua i valori della “democrazia, partecipazione, del rispetto della persona, delle differenze e comprensione dell’altro” quali elementi costitutivi di futuri progetti concreti per assicurare a tutti il diritto allo studio e l’accesso ai saperi.
Va sottolineato – come ha dichiarato anche Giuseppe Desideri, presidente nazionale dell’Associazione dei maestri cattolici (AIMC) – che “… l’elemento fortemente innovativo che assicura un valore aggiunto all’iniziativa degli ‘Stati generali’ è costituito dal percorso di condivisione e corresponsabilità che ha portato soggetti professionali e sociali con proprie specificità e con storie e appartenenze molto diverse a trovare un’intesa comune sui valori di fondo della proposta”.
Questo conferma che la vera sfida per il sistema scolastico non è perciò tra scuola pubblica o paritaria, come strumentalmente si vuole far credere, perché le strategie di entrambe coincidono e sono rivolte a premiare il merito e il rigore negli studi, ad assicurare un livello soddisfacente di istruzione a tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro origine sociale o geografica.
Noi nella pubblica istruzione ci crediamo. Punto.
“La scuola di Stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non crea né cattolici, né protestanti, né marxisti”. (Piero Calamandrei)
Le parole del Presidente del Consiglio pronunciate sabato scorso al congresso dei cristiano riformisti contro la scuola pubblica sono gravi. Gravi innanzitutto perché, sottointendendo una pretesa rivalità tra scuola statale e paritaria, mandano al diavolo dieci anni di storia del Paese, da quando la legge del 10 marzo 2000 n. 62 sulla parità scolastica ha riconosciuto il contributo delle scuole private paritarie al sistema pubblico integrato di istruzione. Sono gravi, ancora, perché, se è pur vero che la libertà di scelta educativa da parte delle famiglie è un tema caro tra le istanze dei cattolici, non è affatto vero che questi odino o non siano pronti a difendere con convinzione il diritto costituzionale alla scuola pubblica. E se a qualcuno fosse venuto il dubbio, bastano a dissiparlo le parole del presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco, che proprio ieri ha ricordato che “la Chiesa, come sempre, ha molta stima e fiducia nella scuola perché è un luogo privilegiato dell’educazione, tanto più che siamo nell’ambito del decennio sulla sfida educativa, che la Cei ha scelto. Quindi ci sta a cuore l’educazione integrale anche attraverso la scuola e in qualunque sede, statale o non statale, l’importante è che ci sia questa istruzione ma anche questa formazione della persona che è scopo della scuola a tutti i livelli”
Dicevamo, quelle di sabato sono parole gravi soprattutto perché sminuiscono una delle istituzioni fondamentali di questa Repubblica e spiace che siano state pronunciate proprio una delle maggiori cariche dello Stato. Nel 1967 quel meraviglioso appello che è Lettera ad una professoressa, scritto dai ragazzi della scuola di Barbiana, rivendicava l’istruzione e la scuola pubblica come il principale strumento di uguaglianza sociale e luogo strategico di formazione dei “cittadini sovrani”. Chiedendo l’attuazione del diritto allo studio per tutti, compresi i cosiddetti “cretini e gli svogliati”, i ragazzi di Barbiana, più volte rimandati agli esami, ricordavano: “è esattamente quello che dice la Costituzione quando parla di Gianni: Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza, lingua, condizioni personali e sociali. è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. (…) Per il babbo di Gianni l’articolo 3 suona così: “è compito della professoressa Spadolini rimuovere gli ostacoli…”
E parliamo adesso di loro, i professori, ma anche i dirigenti scolastici, gli operatori ATA e tutte le persone che con professionalità ed impegno abitano ogni giorno la scuola e hanno per santa missione, ogni anno scolastico, nonostante tutto, di farne un posto migliore. Parliamo anche degli studenti, che di coraggio ne hanno da vendere e che invece di fiducia ne abbisognano tanta e proprio nei loro docenti trovano gli educatori, i maestri, gli accompagnatori per la loro crescita di uomini e cittadini. “Ci sono tantissimi insegnanti e operatori – le parole sono sempre di Bagnasco – che sappiamo che si dedicano al proprio lavoro con grande generosità, impegno e competenza, sia nella scuola statale che non statale. Quindi il merito va a loro”. Voce del verbo educare che nulla ha a che vedere con quell’altro, “inculcare”.
Svalutare il lavoro di questi prof e il percorso di studi degli studenti è grave. Affermare che la scuola statale, diritto e dovere costituzionale, sia una istituzione educativa di parte è altrettanto grave. Ma è ancora più grave che, ancora una volta, in pochi alzino la voce a difendere la scuola ed è grave che nelle file di questi non figuri l’attuale Ministro dell’Istruzione.
Ma per questo Paese centocinquantenario c’è ancora speranza se alla fin della giostra studenti e professori, uniti, insieme come solo sanno fare per le cose che contano, a dispetto di tutti i cliché che li vedono in eterno antagonismo, ricorderanno, ancora una volta e sempre con la stessa passione, che la scuola, la scuola di tutti, serve.
Saretta Marotta
segretaria nazionale MSAC