DISCORSO DEL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA
MARIASTELLA GELMINI
Roma, 25 settembre 2009
Signor Presidente della Repubblica,
autorità, insegnanti, genitori, care ragazze e cari ragazzi,
tutti noi abbiamo negli occhi e nel cuore l’immagine di un bambino. Si chiama Martin Fortunato e lunedì scorso, di fronte a un Paese che piangeva i suoi soldati morti in missione di pace, correva verso la bara del padre e si fermava ad accarezzarla piangente.
Quel bambino il giorno dopo è tornato fra i banchi della sua scuola, nel senese. Quel bambino, il giorno dopo, ha trovato nella scuola l’occasione per tentare di tornare a una vita normale, circondato dal calore degli insegnanti e dei compagni.
Anche i ragazzi dell’Aquila, colpiti dal terribile terremoto dell’aprile scorso, hanno iniziato il loro anno scolastico il 21 settembre scorso. Grazie alla generosità, allo spirito di abnegazione e alla passione di dirigenti e insegnanti, che ringrazio, e all’impegno di tutto il Paese, lì la scuola ha dato il meglio di sé e circa diecimila ragazzi sfollati hanno potuto ricominciare le lezioni.
Tornando anche loro a sperare nel futuro. Sei mesi fa sembrava un obiettivo impossibile.
Questa è la scuola, questo deve essere: un luogo accogliente, dove crescere serenamente. Un luogo che educhi alla libertà, alla valorizzazione del talento di ciascuno, al rispetto delle differenze, un luogo che vi renda curiosi di apprendere.
E’ stato un anno duro, difficile. Certamente la situazione economica e la crisi internazionale ci hanno posti davanti ad una sfida: quella di usare meglio le risorse. Nonostante le difficoltà ci stiamo riuscendo: abbiamo varato provvedimenti importanti, riformato la scuola primaria, approvato nuove modalità per diventare insegnante, investito nell’edilizia scolastica.
Abbiamo lavorato sodo, per affrontare l’emergenza educativa che stiamo vivendo in questi anni. E voglio ringraziare quelle scuole che, nella loro autonomia, hanno promosso progetti contro il bullismo, la droga, la disfunzioni alimentari.
Noi sentiamo il dovere di offrire ai ragazzi un accompagnamento solido e responsabile dei loro percorsi di crescita. Abbiamo stretto con i genitori un patto di corresponsabilità affinché ciascuno faccia la propria parte Occorre, come ha sottolineato anche la Cei nel suo rapporto sull’educazione presentato nei giorni scorsi, un’alleanza per l’educazione, un’alleanza che veda partecipi tutti: scuola, famiglia, imprese, mass media. La comunità nel suo complesso.
C’è un detto africano secondo cui “per educare un bambino serve un villaggio”. Noi dobbiamo costruire. Ed è per questo che ci siamo impegnati anche per rafforzare, non solo nella scuola, ma nel paese, il ruolo degli educatori-formatori che negli ultimi tempi è stato troppe volte banalizzato e svilito.
Occorre ripristinare la comunità educante.
Nessuno diventa adulto da solo. Senza punti di riferimento i giovani avvertono il peso della solitudine, dell’inesperienza e dell’incertezza.
I ragazzi hanno invece bisogno di buoni maestri e di una scuola che sappia coniugare rigore e apertura verso l’altro, educazione e tolleranza, serietà negli studi e creatività.
Una scuola che educhi alla libertà e che faccia comprendere agli studenti che sono titolari di diritti ma anche di doveri.
Ed è per questo che, grazie anche alla sensibilità e all’attenzione del presidente Napolitano, ho voluto che sui banchi si tornasse a studiare la nostra Carta Costituzionale: la “mappa” dei nostri valori. Valori fondanti, come la libertà, la pace, il rispetto della dignità umana, della vita, delle differenze, ma anche la solidarietà e il rispetto dell’ambiente, torneranno sui banchi delle scuole italiane, grazie a una nuova materia, “Cittadinanza e costituzione”.
Mi sembra inoltre doveroso oggi ricordare, in questo alto contesto istituzionale, che il 5 dicembre prossimo sarà la giornata nazionale del volontariato.
Anche qui la scuola farà la sua parte. Aprire la scuola al volontariato significa riconoscere le esperienze associative come luoghi di crescita di relazioni umane, improntate alla cura e alla solidarietà, favorendo una reale esperienza di partecipazione alla vita sociale.
Ma da quest’anno la scuola si prepara anche alle celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia, un appuntamento che ha un alto valore simbolico. Proprio mentre si approva il federalismo e ci si avvia alla valorizzazione delle differenze, la ricorrenza dei 150 anni ci aiuta a riflettere sul sistema Paese e a non disperdere l’identità nazionale in una cornice unitaria.
Una ricorrenza storica di altissima importanza, che offrirà possibilità di approfondimenti e spunti di riflessione a tutti voi e che sarà occasione di lavorare in gruppo per rimarcare i valori fondanti della nostra Patria e riscoprire l’orgoglio di essere italiani.
Perché la nostra sfida è anche questa: essere consapevoli della nostra identità, per essere pronti ad accogliere chi è diverso da noi.
Noi vogliamo una scuola inclusiva che accolga gli stranieri ma perché avvenga l’integrazione è indispensabile insegnare la nostra lingua, la nostra cultura, la nostra religione e la nostra storia. Perché la scuola deve assolvere al compito di integrare, ma senza disperdere il patrimonio di valori occidentali.
Vogliamo una scuola che abbia cittadinanza nei luoghi di sofferenza, che offra pari opportunità a tutti, che non lasci indietro nessuno.
Il mio pensiero va agli studenti diversamente abili, agli studenti costretti a studiare in un letto d’ospedale, agli studenti in carcere, ai ragazzi che vivono nelle aree degradate e agli insegnanti che quotidianamente si occupano della crescita culturale e civile di ciascuno di voi, creando opportunità di futuro anche nei contesti sociali più difficili. Vogliamo una scuola che educhi alla legalità.
A questo proposito, particolarmente caro ed emozionante per me è il ricordo dei due giorni passati sulla Nave della legalità da Napoli a Palermo il 23 maggio scorso, anniversario della strage di Capaci, manifestazione che ha avuto l’onore di ospitare il Presidente della Repubblica e il procuratore Grasso.
In quell’occasione, fortemente voluta dalla Fondazione Falcone e da questo ministero, le scuole hanno dimostrato una passione ed una capacità educativa straordinari, che rappresentano una risorsa unica per tutti noi.
E’ questa la scuola alla quale dobbiamo lavorare tutti insieme, la scuola che vogliamo offrire a voi ragazzi: una scuola dell’inclusione che funga da “ascensore sociale” e che crei mobilità sociale nel Paese, in particolare al Sud. Una scuola meritocratica. Perché il merito è la più alta forma di democrazia poiché consente a tutti, a prescindere dai mezzi economici e dalla provenienza sociale, di realizzarsi nella vita.
Ci impegneremo per garantire a tutti il diritto allo studio, perché i più bravi siano riconosciuti come tali e possano perciò accedere gratuitamente all’Università.
In un momento di crisi la scuola deve porsi il problema dell’occupazione dei giovani. Non può essere una fabbrica di disoccupati intellettuali, ma una istituzione volta a preparare figure professionali competenti e attive.
Con l’anno scolastico 2010-11 sarà dato avvio al nuovo ordinamento dell’istruzione secondaria superiore: un cambiamento epocale, che metterà in collegamento scuole e mondo del lavoro, come abbiamo raccontato nei giorni scorsi presentando il progetto per l’occupabilità dei giovani attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro.
L’istruzione tecnica e professionale favorirà la formazione, ad alto livello, di tecnici e professionisti operanti nel mondo del lavoro.
Ma anche l’istruzione liceale, pur rispettando, la tradizione italiana sarà proiettata anche verso l’innovazione nei diversi settori della cultura umanistica, scientifica e artistica. Lo studente troverà nel liceo, in qualsiasi percorso liceale, anche in quello musicale, che abbiamo rilanciato. la possibilità di esprimere le sue vocazioni.
Questa la scuola che vogliamo offrirvi. Una scuola che vi renda protagonisti del vostro futuro. Una scuola degna di un Paese non rassegnato, ma aperto alle nuove sfide.
Un Paese che ripone in voi le sue speranze. Un Paese che deve investire sui suoi giovani.
Se è vero che la scuola è palestra di vita, noi, per voi, siamo in continuo allenamento.
Da parte mia c’è tutto l’impegno. Spero che anche voi, durante i prossimi mesi, vi impegnerete altrettanto.
Non mancherà la fatica, qualche delusione, ma vi auguro che quest’anno sia un pilastro importante della vostra crescita, e che anche da adulti lo ricordiate con emozione.
Buon anno scolastico.