In attesa del reseconto dell’evento che si è svolto questo pomeriggio al quirinale, pubblichiamo l’intervento di Napolitano che, nel presiedere la sua ultima cerimonia di apertura dell’anno scolastico da Presidente della Repubblica, ha voluto fare il punto su quanto fatto in materia di istruzione negli ultimi 7 anni.
“Saluto tutti i partecipanti a questa bella cerimonia e meritano un saluto e un augurio speciale le scuole delle zone colpite dal terremoto perché sono riuscite con grande impegno a iniziare comunque questo anno scolastico”. Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha aperto il suo messaggio di apertura dell’anno scolastico nella cerimonia svoltasi nel Cortile d’onore del Palazzo del Quirinale.
“Questa è la settima volta – ha continuato il Capo dello Stato – che ho il piacere di prendere parte alla festa per l’inaugurazione dell’anno scolastico e colgo quindi l’occasione per ringraziare a mia volta tutto il mondo dell’istruzione per le molte iniziative che abbiamo costruito insieme in diverse occasioni, sempre con calore e convinzione”.
“Il fatto che questo sia l’incontro con il mondo della scuola che precede di pochi mesi la conclusione del mio mandato di Presidente della Repubblica mi suggerisce qualche riflessione di fondo. Non ci si può abbandonare alla sfiducia nelle nostre possibilità, sottovalutando i progressi compiuti dall’Italia. Progressi straordinari anche nel campo dell’istruzione, se penso alle condizioni in cui eravamo quando cominciavo ad andare a scuola. Guardando ai cambiamenti nel corso degli ultimi anni, da quando sono diventato Presidente, vedo che l’istruzione italiana ha continuato a fare progressi in senso quantitativo e anche qualitativo. I progressi compiuti dimostrano come l’Italia possa farcela, possa migliorare quando si impegna con sforzi collettivi e condivisi. E tuttavia limiti e problemi persistono, ed è lungo il cammino da compiere per annullare alcune distanze rispetto ad altri paesi avanzati. Cosa è dunque necessario per far progredire ulteriormente la scuola italiana?” Richiamando l’intervento del Ministro Profumo il Presidente della Repubblica ha aggiunto che è essenziale rafforzare il rapporto tra “insegnanti, studenti e famiglie nella scuola”. Ma è anche necessaria al benessere dell’istruzione “una società che creda e pratichi la superiorità dell’istruirsi bene rispetto al contare sulla raccomandazione, un mondo del lavoro che contribuisca alla formazione dei giovani e premi le loro competenze, un’azione pubblica che riconosca il ruolo cardine dell’istruzione e in essa investa idee e risorse”.
“Ho potuto tuttavia rilevare – ha continuato il Capo dello Stato – con favore una certa costanza negli obiettivi perseguiti dai governi che si sono succeduti durante la mia presidenza. Penso, ad esempio, alla comune volontà di incentivare la qualità e il merito anche attraverso meccanismi sempre più estesi di valutazione. Riscontro una costante riaffermazione dell’obbiettivo di modernizzare la didattica rendendola più attraente per i giovani. Un’attenzione crescente delle politiche dell’istruzione è stata inoltre rivolta a ridurre i troppi squilibri fra le diverse parti del Paese, soprattutto fra Nord e Sud. La ridistribuzione di competenze e di capacità a favore delle zone più povere di mezzi e di saperi può rivelarsi sui tempi lunghi una strategia più ricca di risultati per il Mezzogiorno : molto meglio che distribuire sussidi, come si è per tanto tempo continuato a fare! Ma occorre anche che le competenze acquisite in queste aree rimaste indietro trovino rispondenza in una reale richiesta di lavoro qualificato. Dobbiamo costruire opportunità, dobbiamo farlo, perché questo è l’assillo di tutte le famiglie. Dobbiamo farlo se vogliamo limitare l’emigrazione dei giovani, in particolare dei giovani più ricchi di istruzione. In questi anni si è tentato di incentivare il ritorno dei cervelli emigrati e si è cercato di costruire per i ricercatori un ambiente più favorevole in patria. Mi auguro che si prosegua con decisione su questa strada, che non si facciano inversioni di marcia neanche in tempo di crisi. Un paese non può trascurare il suo capitale più importante : la conoscenza”.
“Nello stesso tempo – ha sottolineato il Presidente Napolitano – la scuola è anche, e molto, un’istituzione che educa alla cittadinanza, promuovendo la condivisione di quei valori sociali e civili che tengono unite le comunità vitali, le società democratiche”.
Il Capo dello Stato ha quindi ricordato che “tra i valori che la scuola ha cercato di promuovere con costanza e impegno in questi anni spicca il valore della legalità. Purtroppo, anche di recente la cronaca ci ha rivelato come nel disprezzo per la legalità si moltiplichino malversazioni e fenomeni di corruzione inimmaginabili, vergognosi. Non è questo un contesto accettabile per persone sensibili al bene comune, per cittadini onesti, né per chi voglia avviare un’impresa. Chi si preoccupa oggi giustamente per l’antipolitica deve sapere risanare in profondità la politica. E risanare la politica, far vincere la legalità si può! Così come si può far vincere la legge contro la mafia. Ce l’hanno dimostrato venti anni fa e li abbiamo ricordati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma la legalità si deve praticare a tutti i livelli, e dunque anche nel nostro piccolo mondo quotidiano. E nella vita scolastica legalità vuole dire rispetto delle sue regole, rispetto dei compagni, specie di quelli più deboli, e soprattutto, vorrei sottolinearlo, rispetto degli insegnanti che sono il cuore pulsante della scuola, e guai a indebolirlo. In questo grave momento di crisi per le famiglie italiane è importante che la scuola promuova e pratichi un altro fondamentale valore : quello della solidarietà, mostrandosi capace di stare al fianco di chi ha maggiori difficoltà, e anche di sollecitare gli interventi necessari sia al livello pubblico, sia al livello di privato sociale, di fondazioni ed enti privati”.
Il Presidente della Repubblica ha concluso il suo intervento ricordando che “in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità di Italia, la scuola italiana ha compiuto un’opera magnifica. Ha dato un contributo fondamentale per consolidare l’identità nazionale e incardinarla sui valori democratici della nostra Costituzione. Grazie ancora a tutti coloro che hanno reso possibile questa straordinaria impresa. Quelle nostre celebrazioni hanno coinciso col radicarsi di una grave crisi finanziaria e economica internazionale che ha colpito con durezza il nostro Paese. Ebbene, dobbiamo mettere a frutto il rinnovato sentimento di unità nazionale, scaturito da quel vasto movimento per il 150°. E insieme dobbiamo essere fino in fondo consapevoli di come le sorti dell’Italia siano legate a quelle dell’Europa. Anche nel mondo della scuola c’è bisogno di rafforzare la fiducia nell’Europa e nell’impegno comune per renderla più democratica e più forte. Al nuovo Presidente che verrà auguro, invece, di poter provare la stessa emozione e lo stesso piacere che ho avuto io a stare con voi in questi anni, e alla scuola italiana auguro tutto il bene di cui ha bisogno e che merita, assicurandovi che le resterò vicino”.