mi chiedo in percentuale per quanti studenti sia stato vero… e se non si stia gridando troppo all’allarme. Secondo la vostra esperienza, voi che la maturità l’avete fatta o avete amici e conoscenti che stanno attraversando questa prova, confermate quanto si afferma in questo articolo tratto da “La tecnica della scuola”? io personalmente ci credo poco (cioè non penso che la maggioranza degli studenti abbia fatto ricorso a questi mezzucci), ma la parola sta a chi la maturità la vive davvero… Se anche voi pensate che non sia così, per favore, diamo inizio alla riscossa studentesca, perchè non ci stiamo ad essere etichettati così. e se invece anche voi siete indignati da questi comportamenti perchè li avete vissuti, ecco lo spazio del vostro sfogo. commentate!
Gli Esami dei “furbi”: soluzioni via web in tempo reale |
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di A.G. | ||
Durante gli scritti i siti e blog studenteschi riempiti di richieste d’aiuto: “vi prego latino”, “matematica al più presto per favore”. Tracce e risposte on line in pochi minuti. Per il Miur tutto regolare. Ma gli esperti dicono che così non può andare avanti: si danneggiano i ragazzi. | ||
Nel 2009 essere provetti informatici e ed esperti di tecnologie interattive è sicuramente un punto a favore: per riuscire nella vita come nel lavoro. Ma anche agli Esami di Stato. Dopo le avvisaglie riscontrate nelle ultime sessioni, quest’anno le prime due prove scritte cui hanno partecipato i 470.000 candidati al diploma secondario superiore hanno infatti avuto come protagonista la pubblicazione su internet di tracce e soluzioni. Fin qui nulla di strano: peccato che sia avvenuto a distanza di pochi minuti, o meglio solo pochi secondi, dall’apertura delle buste sempre rigorosamente sigillate in cera lacca.
Così per gli studenti più scaltri è stato un gioco da ragazzi reperire via sms da amici o familiari le informazioni più importanti ed ottenere un voto positivo. Certo, viale Trastevere anche quest’anno ha dettato le condizioni: durante le prove, come anche le lezioni, niente telefonini, né computer o ‘palmari’. Lo stesso vale per internet: tutte le aule informatiche delle scuole che ospitano le prove d’esame sarebbero dovute infatti essere rigorosamente chiuse a chiave. Di fatto però, almeno in alcune delle 13.000 Commissioni, le cose devono essere andate diversamente. Come è certo che una parte dei maturandi abbiano avuto accesso alla comunicazione a distanza, attraverso strumentazioni tecnologiche nascoste, approfittando evidentemente di una sorveglianza a maglie troppo larghe.
Per rendersi conto della situazione, che secondo qualcuno metterebbe anche a repentaglio la regolarità degli esami, bastava recarsi i giorni dei primi due scritti sui vari social network e i portali studenteschi e leggere le richieste di sostegno pratico: “vi prego latino”, “matematica al più presto per favore”, “aiuto non so fare niente, spero che la prof mi passi il compito”, sono solo alcune delle miriadi di richieste formulate dai candidati durante la realizzazione dei compiti. E come hanno inviato messaggi è praticamente scontato che buona parte degli stessi studenti abbiano ricevuto le risposte. La conclusione è che a molti di questi studenti internet, almeno per la formulazione delle prime due prove, abbia dato una mano indifferente.
La macchina organizzativa dei candidati più “furbastri” ha funzionato al meglio in occasione del secondo scritto. Appena otto minuti dopo l’apertura delle buste, avvenuta alle 8,30, i siti on line come skuola.net, e a seguire i social network, come Facebook, o i blog, come Tuttomatura, hanno proposto delle tracce perfettamente uguali (evidentemente fotografate o scannerizzate) a quelle proposte dagli esperti di viale Trastevere. Attorno alle 8,45, per gli studenti del Classico arrivava già la prima soluzione esatta: la traduzione di latino di un brano tratto dal De Officiis di Cicerone. Da lì a poco blog e portali giovanili si sarebbero “scatenati” anche per le altre tracce mettendo a disposizione di tutti le non facili soluzioni ai problemi di geometria e trigonometria proposte al liceo scientifico; e poi, man mano, temi rispondenti ai quesiti proposti a seconda dei diversi indirizzi.
Dal ministero dell’Istruzione si limitano a difendere il sistema tradizionale basato sulle prove cartacee (“la trasmissione delle tracce via internet alle scuole, quella sì che sarebbe un pericolo”) e a sottolineare che dopo l’apertura delle buste “la responsabilità è delle commissioni perché sono loro che vigilano in classe”. Del resto, fanno sapere sempre da viale Trastevere, “è impossibile blindare tutto e impedire totalmente che dalle scuole emerga qualche contenuto”. Di diverso parere gli esperti. Secondo il pedagogista Benedetto Vertecchi “ormai questo esame è una farsa che peraltro serve a poco visto che chi vuole andare all’Università tra poco dovrà sostenere un altro test dove il voto della maturità non conta”. Delusa per la piega che hanno preso le prove conclusive della secondaria anche Marisa D’Alessio, psicologa dell’età evolutiva e docente alla Sapienza di Roma: “ormai in questo Paese – spiega D’Alessio – c’è la cultura dello spionaggio: del resto la società insegna ai giovani che chi vince è furbo. Ma chi ha messo su internet le tracce non ha fatto un buon servizio ai ragazzi, non li ha rispettati: i protagonisti dell’esame devono essere loro, non la Rete”. L’ultima bacchettata è per i genitori che si sono prestati ad inviare le riposte del web sui cellulari dei figli impegnati nelle prove: “devono lasciare in pace i figli – sostiene la psicologa – e responsabilizzarli invece di giustificare la ricerca dell’aiutino”. |
Archivio mensile:Giugno 2009
Una giornata sulla scuola per i campi giovanissimi diocesani
Il MSAC propone per l’estate 2009 un piccolo sussidio che potrebbe aiutare le equipes diocesane del settore giovani (e del msac!) a preparare nelle proprie realtà un momento (una giornata, un pomeriggio) dedicato al tema della scuola e del protagonismo studentesco all’interno della proposta del campo giovanissimi diocesano. Nell’opuscolo tante idee per vari percorsi, ciascuno centrato su un aspetto particolare dell’esperienza studentesca. Per vivere un’estate un MSACcco in movimento e invitare i propri giovanissimi ad uno stile di consapevolezza più attivo tra i banchi di scuola, in attesa della ripresa delle attività a settembre. E..state in movimento!!!!Buon lavoro a tutti
La CEI fiera di “Occhio allo studente!”
Al convegno presidenze AC di maggio 2009, Settore Giovani dell’Azione Cattolica Italiana, MSAC e FUCI hanno presentato insieme un testo, “Occhio allo studente”, dedicato al tema della spiritualità dello studio, dell’orientamento e della missione negli ambienti di vita. L’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della CEI, diretto da don Bruno Stenco, che alla vigilia del suo ritorno in diocesi ringraziamo di cuore per il suo generoso servizio agli studenti e alla scuola italiana, ha pubblicato tra le pagine del suo sito il sussidio elaborato dalla collaburazione fucino-msacchina, assumendolo come attività esemplare per l’anno sociale che sta volgendo al termine. Qui il link della pagina cei con il sussidio in pdf
PS. Buona la seconda! Adesso in bocca al lupo per la terza prova!
Calcio d’inizio alla maturità!
Sono iniziati gli esami di Stato per i nostri maturandi… e tra le sette tracce a disposizione, una sorpresa che speriamo possa aver aiutato i nostri msacchini (per cui continuiamo ad incrociare le dita e fare il tifo)!
La traccia due della tipologia B (saggio giornalistico) chiedeva infatti di approfondire il tema dell’anno europeo 2009, dedicato all’innovazione e alla creatività, cioè lo stesso tema a cui quest’anno il MSAC ha dedicato il suo tradizionale European Day. Speriamo che alle centinaia di ragazzi che tra maggio e giugno hanno partecipato ai nostri European Day nelle regioni e nelle diocesi e ai tanti responsabili diocesani che hanno avuto fra le mani il dossier di approfondimento sul tema dell‘innovazione e creatività l’esperienza msacchina abbia dato qualche piccola illuminazione, per un tema che, lo confessiamo, forse per una preparazione di base di scuola superiore sarebbe stato abbastanza difficile da risolvere, ma che sicuramente dimostra una crescente attenzione per i temi dell’Europa
E mentre esultiamo per aver reso un piccolo servizio ai msacchini (fateci sapere chi di voi ha scelto di sperimentarsi in questo arduo tema!!!), elenchiamo qui le altre tracce d’esame. Da segnalare, oltre appunto all’attenzione ai temi europei, un bell’argomento trasversale di storia contemporanea, la proposta di tracce per i saggi di attualità su amore, internet e cultura giovanile, e poi l’ampio tema (non solo storico) della libertà e della democrazia, oggi ancora più d’attualità dopo i fatti dell’Iran
Tipologia A, Analisi del Testo: l’inizio della Coscienza di Zeno di Italo Svevo
Tipologia B, Saggio Breve o Articolo di Giornale:
- Ambito artistico-letterario: Innamoramento e amore. Documenti (anche visivi!!!) di Magritte, Chagall, Canova, Catullo, Alberoni, Dante, Gozzano, Leopardi e Cardarelli.
- Ambito socio-economico: l’anno europeo 2009 per la creatività e l’innovazione
- Ambito storico-politico: Origine e sviluppi della cultura giovanile. Tra Secolo breve di Hobsbawm e immagini del nostro secolo
- Ambito tecnico-scientifico: Social Network, Internet, New Media. tema internettiano, insomma, ma occhio a tenersi sull’ambito tecnico scientifico!!!
Tipologia C, Tema di argomento storico: (quello che personalmente io avrei preferito! ^___^) Nel 2011 si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia. La storia dello stato nazionale italiano si caratterizza per la successione di tre tipi di regime. Il candidato si soffermi sul passaggio dal regime liberale monarchico a quello fascista e da quello fascista a quello democratico repubblicano”
Tipologia D, tema di ordine generale: “Con legge 61 del 15 aprile 2005 ,il 9 novembre è stato dichiarato “giorno della libertà”, quale ricorrenza dell’abbattimento del Muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di paesi oppressi e auspicio per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo. A 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, il candidato rifletta sul valore simbolico di quell’evento ed esprima la propria opinione sul significato di libertà e democrazia”
Giovani x l’Iran
Il MSAC ieri, insieme ai giovani dell’Azione Cattolica, della Fuci, alle associazioni studentesche del Forum ASR presso il Ministero dell’Istruzione e altre 56 sigle di associazioni giovanili ha partecipato alla manifestazione promossa dal Forum Nazionale dei Giovani presso il Ministero della Gioventù e svoltasi ieri pomeriggio a Roma, piazza San Lorenzo in Lucina. Insieme ad esponenti delle istituzioni, ma soprattutto giovani, specie i giovani dell’Iran ospiti a Roma, per insegna un’unica bandiera (niente bandiere di partito o sindacato, solo quella dell’Iran, quella antica, naturalmente, prima della rivoluzione del 1979, la bandiera col leone ed il sole), dal palco niente diatriba politica, solo unanime voce per la difesa dei diritti umani
Eccovi il testo del comunicato:
— FORUM NAZIONALE DEI GIOVANI: MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA’ PER GIOVANI IRANIANI
In piazza e su internet per mostrare solidarietà ai giovani di Teheran. Il Forum Nazionale dei Giovani invita i ragazzi italiani alla solidarietà nei confronti dei giovani iraniani che in queste ore manifestano in piazza per chiedere democrazia, libertà, il rispetto dei diritti umani e dei diritti civili.
Per le strade di Teheran, a rischio della vita, una moltitudine di giovani chiede con coraggio democrazia. Le poche immagini che la censura non riesce a fermare raccontano il sacrificio di giovanissime vittime. Come Neda, uccisa a 16 anni, mentre manifestava accanto a suo padre e diventata subito il simbolo della protesta. Ai giovani come Neda e al loro desiderio di mettere le basi per la costruzione di un Iran libero e democratico, il Forum Nazionale dei Giovani vuole dimostrare solidarietà generazionale in modo concreto. Per questa ragione lanciamo l’appello a tutte le organizzazioni giovanili, indipendentemente dalla loro estrazione culturale, politica o religiosa, a aderire a questo appello
Notte prima degli esami
SShhh….c’è una notte dell’anno, agli ultimi di giugno, in cui ritualmente centinaia di migliaia di giovani studenti si sottopongono al batticuore pre esame di stato. Ognuno ricorda “la sua notte” con tutta la trepidazione che l’ha abitata, i “ce la farò?”, le ansie di una prova “seria” per la prima volta…
Quest’anno sono 470.000 gli studenti maturandi che domani affronteranno la prima prova d’esame. Tra loro, quanti msacchini! E loro, e agli altri, va stanotte la nostre preghiera ed il nostro sostegno. Maturandi di oggi e di ieri, stanotte, questa più delle altre, ci teniamo tutti stretti nel cuore
…Buonanotte cari msacchini
e fateli tutti neri domani!
C’è bisogno di una scuola…
di don Nicolò Tempesta
C’è bisogno di una scuola…
È ormai da giorni suonata la campanella che segna la fine delle lezioni (almeno per quest’anno scolastico) e per la scuola è tempo di bilanci. Il punto è proprio questo: la qualità della scuola costruisce una società di qualità domani. Essere uomini e donne di qualità. Ciò che la scuola insegna e trasmette oggi, sappiate che la società lo ritroverà germogliato dopo. Se la scuola semina con larghezza, senza calcolo, ciò che è vero, giusto, amabile, puro, alto e profondo e che può durare anche per il domani, significa che ha a cuore il bene di tutti. Si riscopre ancora una volta primaria nel suo ruolo educativo: la scuola quando educa è sempre “scuola primaria”, una scuola di qualità.
La triste e desolante vicenda di questi giorni nella provincia di Roma che ha votato una interpellanza per dotare le scuole medie superiori di distributori di preservativi, collocati tra le bibite e le merendine, ci deve indurre a chiedere: cara scuola, che ne è del tuo ruolo educativo? Siamo tuttavia convinti che, a dispetto degli scenari catastrofici e di una politica di restrizione finanziaria che ha toccato i settori del servizio pubblico, in particolare la scuola, la fatica e la bellezza di educare, ci permette di guardare ancora una volta al nostro sistema di istruzione come ad un punto di riferimento importante per ragazzi, giovani e famiglie.
C’è bisogno di una scuola che non solo insegni a fare, ma ancor di più educhi a essere. La scuola, nel suo ruolo educativo si riscopra una comunità educante che aiuti a fare unità nella persona. Una scuola che giorno per giorno, prenda per mano i ragazzi aiutandoli a scoprire la bellezza di una vita che diventa dono. Innanzitutto lo sviluppo e la crescita (anche culturale) dei nostri studenti, non potrebbe realizzarsi senza il previo riconoscimento di quei bisogni fondamentali che speso incrociano la vita di relazione dei nostri ragazzi. Primo fra tutti il bisogno di appartenenza e di amore che viene a spezzare l’isolamento e la sensazione di vuoto interiore dei giovani studenti.
C’è bisogno quindi di una scuola che si riappropri essenzialmente della sua dimensione educativa. Potrebbe significare oggi, educare la coscienza a scegliere il bene per sé e per la comunità dando all’educazione valenza etica; qui vengono chiamate in causa – concretamente – tutte le agenzie educative che dovrebbero parlare tra di loro lo stesso linguaggio e intendersi; penso innanzitutto alla famiglia e alla parrocchia.
C’è bisogno di una scuola che educhi la coscienza, sempre più oggi “scatola vuota”, frutto di quel relativismo etico dominante, che ci priva di quei contenuti veritativi che aiutano i nostri ragazzi a crescere. Il deficit educativo qui è deficit di verità morale e espressioni come “mi regolo in coscienza”, “faccio ciò che mi dice la mia coscienza” – soprattutto in campo di educazione sessuale – divengono segno dell’autoreferenzialità di un soggetto che ha come punto di riferimento solo se stesso. In un acuto e recente saggio di Umberto Galimberti leggo che i giovani stanno male “perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui” (L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani, Milano 2007, p.11). Tutti auspichiamo a scola un ritorno a quella che i greci chiamavano “l’arte del vivere“ che, fondamentalmente, consiste nel riconoscere le proprie capacità – e sui banchi se ne scoprono tante! – per vederle fiorire secondo misura.
C’è bisogno di una scuola che domandi agli insegnanti di essere bravi formatori, capaci di intessere un proficuo rapporto di dialogo e reciproca fiducia che, essenzialmente, è una relazione tra persone caratterizzate da dono e rispetto reciproco. E se l’educazione è offrire alle giovani generazioni il bene più prezioso, quello che corrisponde alla loro autentica realizzazione, la scuola, realizzerà compiutamente la sua funzione educante se aiuterà i nostri giovani a “fare discernimento” (cf. Ts 5,21-22) per cogliere il bene nella vita e della vita.
C’è bisogno di una scuola che inizi a educare all’amore responsabile, che tenga conto non tanto “di vasi da riempire – ricordava già Quintiliano (35-95 d.C.) – ma di fiaccole da accendere”. Una scuola che educhi anche al sacrificio ma che faccia innamorare i nostri ragazzi di ideali alti per i quali vale la pena spendersi e che non installi semplicemente distributori di preservativi e pensare così di risolvere il “problema” dell’educazione sessuale deresponsabilizzando famiglie, studenti e docenti e lasciando soli i ragazzi nel far west delle scelte facili, appaganti e banali.
Desidero ricordare lo scrittore Daniel Pennac che nel “Diario di scuola”, alla fine del percorso di riflessione sulla sua esperienza scolastica a chi gli chiede il segreto per rinnovare l’insegnamento e rivitalizzare la relazione educativa e quali siano le strategie didattiche da intraprendere, dietro l’insistenza dell’interlocutore dice, che lo strumento fondamentale attraverso cui possiamo rinnovare l’educazione è semplicemente l’amore. L’amore per le persone concrete – i volti, le storie, i nomi che incontriamo a scuola – può “tirare fuori il meglio” che ognuno di noi si porta dentro. Non è forse questa l’origine etimologica del verbo “e-ducare”?
Commissione Caro libri del Comune di Roma termina il suo mandato
Al termine la commissione sul “caro-libri” convocata dall’assessorato alle Politiche scolastiche del comune di Roma e a cui ha partecipato come delegato MSAC Michele Azzoni di Venezia. Ecco il testo definitivo elaborato:
Assessorato alle Politiche Educative Scolastiche,
della Famiglia e della Gioventù
Il Gruppo di lavoro sulle tematiche dell’istruzione istituito dall’Assessorato alle Politiche educative- scolastiche del Comune di Roma,
in relazione al tema dei libri di testo scolastici
ed in particolare al problema dell’eccessivo costo a carico delle famiglie
per l’acquisto della dotazione libraria nelle scuole superiori di 1° e 2° grado
è pervenuta alle seguenti conclusioni.
1) Nel rispetto dei principi enunciati nella Carta costituzionale, lo Stato e gli Enti Locali – ciascuno secondo le proprie competenze ed in sinergia tra loro – devono adoperarsi affinché sia pienamente riconosciuto ed attuato, per tutti gli alunni e studenti, il diritto alla gratuità dell’istruzione durante l’obbligo scolastico.
A tal fine, dovranno essere promossi interventi legislativi in materia di diritto allo studio, a carattere nazionale e regionale, tesi ad estendere progressivamente a tutto l’obbligo scolastico, con adeguati finanziamenti, la gratuità dei libri di testo, per ora prevista – salvo eccezioni in alcune regioni d’Italia – solo per la scuola primaria.
Ritenendo che la normativa nazionale vada parimenti adeguata in tal senso, in sintonia con il dettato costituzionale, su proposta del Gruppo di lavoro l’Assessorato invierà analoga proposta di modifica al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con preghiera di farsi parte attiva nell’iter legislativo di modifica delle leggi nazionali in materia di diritto allo studio.
Ove le attuali esigenze di bilancio rendessero impraticabile l’ipotesi di un aumento dei fondi per il diritto allo studio con l’obiettivo dell’estensione della gratuità dei libri di testo anche nelle scuole superiori, si propone, in subordine, che nella scuola primaria la fornitura gratuita dei libri sia legata a criteri di reddito, sempre previa modifica delle normative nazionali e regionali. Le economie così ottenute potranno essere utilizzate per incrementare i sussidi a favore delle famiglie meno abbienti, con figli iscritti nelle scuole superiori di 1° e 2° grado.
2) Per quanto concerne gli attuali finanziamenti erogati a favore del diritto allo studio, è parere unanime della Commissione che essi debbano essere commisurati non solo al reddito – come oggi avviene – bensì anche al merito.
È sempre la Carta costituzionale ad indicare tali principi.
Infatti, nello stesso art. 34, ove è sancito che «l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita», è anche scritto che «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.» e che «La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.»
Peraltro, le attuali procedure di assegnazione, oltre ad escludere il merito dal novero dei criteri fondamentali, si fondano su parametri desueti e inadatti dal punto di vista sociale. Non viene infatti adeguatamente considerato il cosiddetto ‘quoziente familiare’ ossia il rapporto tra il reddito complessivo ed il numero effettivo dei componenti del nucleo familiare.
Il piano di riparto dei fondi alle Regioni viene elaborato sulla base della percentuale delle famiglie con reddito disponibile netto inferiore ad € 15.493,71 e non secondo i criteri ISEE. Tale criterio va assolutamente rivisto, basandosi non su un dato percentuale ma su dato certo.
Si propone quindi di rivedere parametri e criteri utilizzati in fase di riparto delle risorse dal livello centrale a quello regionale (Legge 62/2000 e Legge 448/1998) e di prescrivere che in fase di assegnazione diretta alle famiglie interessate venga affiancato al criterio del reddito quello del merito.
Su proposta del Gruppo di lavoro l’Assessorato si farà parte promotore di una proposta di modifica della normativa.
3) In sintonia con quanto già affermato dal Ministero dell’Istruzione, occorrerà progressivamente introdurre i libri di testo in versione on line, scaricabile da internet, o mista. A fianco all’E-book potrà essere sviluppato il testo scolastico in versione digitale, commercializzabile su schede di memoria e leggibile su appositi lettori già presenti sul mercato italiano.
Tale innovazione tecnologica – già molto diffusa in altri Paesi Europei e del Nord America – ha un impatto estremamente positivo in termini ambientali ed economici. Infatti, oltre al risparmio delle materie prime (carta – cioè cellulosa / alberi – e inchiostro) vengono assolutamente eliminati i costi di stampa e distribuzione. I nuovi lettori di E-book usano una tecnologia differente dagli schermi a cristalli liquidi retroilluminati, con resa visiva identica a quella della carta stampata. Un dispositivo che ha la grandezza di un quaderno e consente di conservare una biblioteca di oltre 500 volumi.
Si dovranno prevedere contributi a favore degli studenti per l’acquisto dei lettori E-book, in analogia a quanto previsto per l’acquisto del personal computer.
4) Si concorda sulla opportunità di incrementare il comodato d’uso dei libri scolastici e non, potenziando le biblioteche di classe e d’istituto e, contemporaneamente, di sensibilizzare alunni e studenti sul miglior uso dei beni comuni e al loro rispetto. A tal fine, potranno essere stipulate apposite convenzioni con le case editrici.
5) In relazione allo sforamento da parte delle scuole dei tetti di spesa fissati dal Ministero, il Gruppo di lavoro ha verificato, con un’indagine presso gli istituti di istruzione cittadini, che in molti casi l’aumento dei costi è causato dalla richiesta di acquisto di testi facoltativi i quali, poi, si rivelano obbligatori. Si chiede che vengano posti in essere interventi tesi a far rispettare i limiti imposti ed a vigilare sulla loro osservanza. Particolare attenzione dovrà essere posta alla pratica dei libri facoltativi / consigliati, che determinano in maniera rilevante lo sforamento dei tetti di spesa. In tale contesto l’Assessorato si impegna a promuovere il Comodato d’uso e a finanziare a tal fine le biblioteche delle scuole per dotarle dei c.d. libri facoltativi.
6) Per quanto riguarda le competenze specifiche del Comune di Roma, ci si adopererà per informatizzare le procedure di acquisizione dati e di assegnazione dei buoni libro e delle borse di studio, in modo tale da poter elaborare in tempo reale i dati ed introdurre, nella determinazione delle graduatorie, anche il criterio del merito.
7) E’ di particolare importanza che le famiglie vengano coinvolte direttamente nella scelta dei libri di testo, come già previsto dalla normativa vigente. Tale adempimento dovrà assumere sempre più un carattere sostanziale.
Roma, 17 maggio 2009
Nuove classi di concorso per i docenti
Le classi di concorso, come sappiamo, fanno parte del percorso che introduce il neolaureato che ha scelto la professione docente nell’ambito dell’insegnamento stesso.
Il DM 30 gennaio 1998 n. 39 (Ministro Berlinguer) stabiliva la corrispondenza tra materie di insegnamento e classi di concorso secondo determinati criteri. Erano fissati gli insegnamenti compresi nelle classi di concorso stesse e, inoltre, per ciascuna classe di concorso, i titoli di studio validi per l’ammissione ai concorsi a cattedre.
In sostanza, nell’ordinamento vigente fino ad ora, una laurea consente l’accesso a più classi di concorso e la classe di concorso indica un insieme di materie che possono essere insegnate da un docente.
Quindi la classe di concorso ha fin qui definito una particolare cattedra di insegnamento, in quanto un docente insegna più materie, ma tutte appartenenti alla stessa classe di insegnamento.
Ancora, la classe di concorso ha indicato una particolare graduatoria, in quanto tutte le graduatorie sono state divise in base alle classi di concorso.
Il Ministro Gelmini con il D.M n. 37 del 26 marzo 2009 ha composto l’ultimo tassello previsto dalla riforma del I ciclo decretando che, relativamente alla scuola secondaria di primo grado, dal 2009/2010 le classi di concorso a cattedre di cui al D.M. n. 39/1998 siano trasformate in nuove classi di abilitazione.
Il risultato ottenuto è che le nuove appaiono in qualche modo più comprensive delle “vecchie” classi di concorso: per esempio, la 45/A Lingua straniera diviene 45/A – Lingua inglese e seconda lingua straniera; la 33/A Educazione tecnica nella scuola media diviene 33/A – Tecnologia. Un altro esempio ancora: la 59/A Scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali nella scuola media diventa 59/A – Matematica e scienze nella scuola secondaria di I grado.
La conseguenza, come avveniva con il vecchio sistema, è che alla luce delle nuove classi di abilitazione all’insegnamento viene ridefinita la composizione delle cattedre che a sua volta è funzionale ad una razionalizzazione dei piani di studio e dei quadri orario. Stando alle anticipazioni che si hanno, analoga operazione pare stia avvenendo nell’avviata ridefinizione delle classi di concorso delle superiori.
Insomma, sembrerebbe essere stata avviata una trasformazione strisciante del rapporto tra competenze disciplinari del docente e insegnamenti che a nostro parere dovrebbe essere valutato attentamente e portato il più possibile allo stato di riflessione pubblica e consapevole.
Quello che intendiamo sostenere, come contributo alla discussione su questo punto e nell’ottica di una ridefinizione di tutto il sistema delle classi di concorso, è che la comprensibile necessità di utilizzazione più razionale del personale docente qualificato, anche nel senso della maggiore mobilità professionale, deve essere ancorata alle esigenze della scuola e non solo a quelle dell’economia.
In altri termini, è inevitabile supporre che piani di studio e percorsi formativi più essenziali (e questo vale per tutti gli ordini di scuola) conducano ad un accorpamento delle vecchie classi di concorso in nuove classi di concorso e di abilitazione.
Il problema sarà poi quello di decidere come all’accorpamento delle abilitazioni debba corrispondere una eguale quantità di competenze (non generiche) nella persona del docente, che non potrà essere pensato come tuttologo.
Si aprono in tal senso prospettive che attengono alla figura professionale del docente, alla sua soggettività culturale e allo sviluppo della carriera. Infatti, non solo la preparazione disciplinare che precede l’abilitazione dovrà essere messa alla prova nella esperienza di contatto diretto con la scuola (tirocinio), ma la stessa azione di riconversione da una classe di abilitazione ad un’altra nuova e più comprensiva, ove avvenisse, dovrà tenere conto del portfolio maturato dal docente e non essere una semplice operazione burocratica.
L’illusione dei distributori
L’ultima novità sulle pagine di cronaca scolastica di giornali e homepage giornalistiche è stata determinata dalla questione della delibera del consiglio provinciale di Roma di installare dei distributori automatici di preservativi nelle scuole. Mentre i paladini del liberismo hanno esultato “per un nuovo passo avanti” nella prassi scolastica, lo scandalo si è levato nelle opposizioni politiche. Qualcuno ha detto che “in media stat virtus” e che forse i dubbi che sollevati dal Movimento Studenti di Azione Cattolica sono forse tra quelli che più danno da pensare.
Intervistati dall’ANSA nella giornata del 18 giugno, abbiamo riaffermato quanto sia necessario un ripensamento della strategia di educazione sessuale nelle scuole, spesso schiacciato a mettere in guardia da rischi e pericoli, ma del tutto sorvolante il più complicato problema della dimensione affettiva. Finchè si continuerà ad approcciarsi alla sessualità con approccio sanzionatorio e non educativo (ad una sfera più grande relazionale, donativa, affettiva) la scuola è inadempiente nei confronti dei suoi obblighi educativi. Così un provvedimento come quello dei distributori automatici di preservativi nelle scuole di Roma, se vuole ovviare al rischio che molti ragazzi, per l’imbarazzo di andare in farmacia, non si muniscono di preservativo, conferma una deresponsabilizzazione dell’istituzione scolastica che, se non affianca a provvedimenti del genere un globale progetto educativo, rischia di “lavarsene le mani” rispetto al problema della crescita umana ed affettiva dei giovani.Se è vero che a ciascuno sta il suo, alla scuola sta ben altro.