Archivio mensile:Settembre 2008

Il saluto di Napolitano alla Scuola Italiana

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
IN OCCASIONE DELLA CERIMONIA DI APERTURA DELL’ANNO SCOLASTICO 2008-2009

Palazzo del Quirinale, 29 settembre 2008

Saluto cordialmente i rappresentanti del governo e del Parlamento, insieme con le altre autorità presenti. Saluto e ringrazio tutti quanti hanno reso possibile questo evento, la RAI, i suoi autori e i suoi tecnici, il regista, il conduttore, gli artisti, e quanti hanno collaborato alla cerimonia di oggi con la loro simbolica presenza come i campioni delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi. Ma con particolare affettuosità saluto voi studenti e studentesse perché questa è la vostra giornata, è la vostra festa, come lo è degli insegnanti e di tutti coloro che operano nella scuola.
L’anno scolastico è appena iniziato, e io mi auguro che si accingano a percorrerlo con serietà e serenità sia quanti hanno la responsabilità di apprendere e di formarsi, sia quanti hanno la responsabilità di guidare le ragazze e i ragazzi nello studio e nella preparazione alla vita, di dirigere e gestire l’organizzazione scolastica.
Spero che il programma di questo pomeriggio piaccia a voi tutti, e non risulti troppo noioso nemmeno per i più giovani. E’ comunque l’occasione che ogni anno cogliamo per valorizzare esperienze e iniziative che si stanno realizzando nella nostra scuola e che ci richiamano a problemi importanti da affrontare tutti insieme.
Sentiremo così quello che si è inventato e si sta facendo, a Matera o a Chiavari, per far conoscere la Costituzione della nostra Repubblica ; quel che si vive in scuole come un istituto di Roma nel contrasto del fenomeno del “bullismo” ; quel che significa per i ragazzi di Napoli o di Catania l’impegno a lottare contro la camorra e la mafia ; quel che può garantire una buona formazione scolastica e professionale per trovare lavoro, magari nell’azienda che produce le mitiche auto Ferrari ; quel che bisogna prepararsi a fare, a Torino come altrove, perché ci sia più sicurezza sul luogo di lavoro, perché non si debba in troppi casi rischiare la vita per lavorare.
E poi festeggeremo dei ragazzi che si sono particolarmente distinti negli studi, e quelli del progetto di una scuola di Milano per apprendisti ricercatori.
Tutto questo può servire per dirci concretamente che la scuola non deve separarsi dalla società e deve far crescere le giovani generazioni nella passione dello studio e della conoscenza, nella capacità di costruirsi un futuro di lavoro e di vita famigliare, e al tempo stesso deve farle crescere nel senso civico, nella coscienza dei diritti e dei doveri scolpiti nella nostra Costituzione, nell’attaccamento alla Patria, alla nazione italiana e nella volontà di partecipazione democratica nel quadro delle istituzioni repubblicane. Mi conforta il fatto che tanti studenti in occasione degli ultimi esami di maturità abbiano scelto temi di valore civile come i 60 anni della Costituzione, la percezione dello straniero o gli infortuni sul lavoro.
E considero positiva e importante la decisione annunciata dal ministro Gelmini di avviare – nel primo e nel secondo ciclo di istruzione – la sperimentazione di una nuova disciplina dedicata ai temi “Cittadinanza e Costituzione”. Mi auguro che si consolidi una concreta e impegnativa scelta in questo senso.
Perché, cari ragazze e ragazzi, e cari insegnanti, la Costituzione costituisce la base del nostro stare insieme, come italiani, nel rispetto di tutte le diversità, le esigenze e le opinioni, ma nel comune rispetto di principi e regole fondamentali. Lo stesso senso della Patria che ci unisce, che ci deve unire, trova il suo ancoraggio, nel presente storico che viviamo, negli indirizzi e nelle istituzioni della solenne Carta entrata in vigore sessant’anni orsono.
Ad essa possiamo attingere, al suo spirito e alle sue norme – così come ai grandi valori dell’europeismo – per migliorare l’Italia, per liberarla da degenerazioni e da minacce come quelle della criminalità, della violenza e dell’intolleranza, in tutte le loro espressioni, per rendere la nostra Italia più prospera e più giusta socialmente, per metterla in grado di non rimanere indietro nella competizione mondiale, di non perdere posizioni nel confronto con i paesi più progrediti, innanzitutto in Europa.
E da tutti questi punti di vista decisivo è il contributo della scuola, della formazione culturale e civile, scolastica e professionale delle nuove generazioni. Per avere un’Italia migliore abbiamo bisogno di una scuola migliore ; e a tal fine possiamo contare su risorse e competenze da mettere ancora meglio a frutto. Le condizioni del nostro sistema scolastico richiedono scelte coraggiose di rinnovamento : non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente. Esprimo l’augurio che questo sia il clima nel quale possa svilupparsi il confronto politico, nelle sedi istituzionali, sui problemi della scuola.
Quali siano i problemi da affrontare, quali siano i punti di forza, di maggior rendimento del nostro sistema scolastico, e quali siano i suoi punti più critici, e le sue più gravi insufficienze, lo hanno detto elaborazioni, dibattiti e proposte, anche degli anni più recenti. E mi si permetta di dire che anche in questo campo, non si tratta di ripartire da zero ogni volta che con le elezioni cambi il quadro politico. Venne un anno fa presentata – con il titolo “Quaderno bianco sulla scuola” – una delle analisi più approfondite e più ricche di suggerimenti e proposte, che siano state prodotte in questa complessa e delicatissima materia.
Naturalmente, chi ha avuto dagli elettori e dal Parlamento il mandato di governare, può esprimere tutte le idee e le esigenze nuove cui ritiene di dover ispirare la propria azione. Ma un’analisi oggettiva, compiuta su basi rigorosamente tecniche, come quella del “Quaderno bianco”, rappresenta la migliore premessa e il migliore quadro di riferimento per una discussione più costruttiva sul da farsi per la scuola.
Si parta dunque, con uno sforzo di maggiore serenità – nel confronto tra maggioranza e opposizione in Parlamento, e tra governo e parti sociali – dai problemi che nessuno può negare ; e si discutano con spirito aperto tutte le diverse soluzioni che ciascuna parte ha il diritto di proporre e ha il dovere di prospettare in termini positivi e coerenti.
Compiano tutti uno sforzo per evitare contrapposizioni pericolose. Mostrino tutti senso della misura e realismo nell’affrontare anche le questioni più spinose. Tra le quali vi è certamente quella delle risorse finanziarie. L’Italia – per gli impegni assunti in sede europea, e nel suo stesso vitale interesse – deve ridurre a zero nei prossimi anni il suo deficit pubblico per incidere sempre di più sul debito accumulato nel passato. Nessuna parte sociale e politica può sfuggire a questo imperativo ; ed esso comporta anche – inutile negarlo – un contenimento della spesa per la scuola. Questa va collocata tra le priorità per l’avvenire del paese, e merita dunque – per la sua alta funzione pubblica – una speciale considerazione anche quando si affronta il problema complessivo della riduzione della spesa pubblica corrente. Per quel che riguarda la scuola l’obbiettivo di una minore spesa non può prevalere su tutti gli altri, e va formulato, punto per punto, con grande attenzione ai contenuti e ai tempi, in un clima di dialogo. Ma ciò non può risolversi nel rifiuto di ogni revisione necessaria a fini di risparmio ; deve invece tradursi nel massimo sforzo sul piano della razionalizzazione e del maggior rendimento della spesa per la scuola, sul piano del sostanziale miglioramento della sua qualità.
Per concludere, una parola agli insegnanti. Gravano su di voi le maggiori responsabilità per far funzionare e rendere migliore la scuola italiana, per aprirla a nuove esigenze, e anche a presenze nuove come quelle delle ragazze e dei ragazzi immigrati, provenienti da culture e formazioni diverse. E’ in primo luogo a voi insegnanti che si deve tutto quel che si realizza di positivo nella scuola, anche nelle condizioni più difficili e disagiate, specie nel Mezzogiorno – come ha potuto constatare in questi giorni il ministro Gelmini recandosi nel quartiere di Scampia a Napoli. Bisogna affrontare le esigenze che in modo serio e motivato voi prospettate, e impegnarsi anche – come una settimana fa il Parlamento europeo, con un’ampia risoluzione, ci ha chiesto di fare in tutti i nostri paesi – a migliorare la qualità della formazione degli insegnanti e a garantire loro livelli adeguati “di riconoscimento sociale” e “di status”.
Nello stesso tempo, cari insegnanti, vi invitiamo a dare il vostro contributo al superamento di tutte le difficoltà che in questa fase la scuola italiana è chiamata a fronteggiare aprendosi al cambiamento.
E infine, una parola alle famiglie. Non può esserci dubbio sul fatto che le famiglie e la scuola sono impegnate nella stessa missione educativa ; anche, voglio dire, nello stesso dovere di esempio morale e di severità. E tengano sempre ben presente, governo e Parlamento, che la politica per la scuola è parte essenziale della politica per la famiglia.
Mi è sembrato giusto, in questa giornata per l’apertura dell’anno scolastico, toccare alcuni temi scottanti, anche a costo di essere un po’ lungo e serioso. Buon proseguimento della cerimonia, e buon anno di studio e di lavoro a tutti.

Cerimonia d’apertura/2. Il saluto del ministro

Apertura dell’anno scolastico 2008/2009

Discorso del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Mariastella Gelmini

Buon pomeriggio a tutti, alle autorità, agli studenti e a tutte le famiglie che ci seguono da casa; grazie di essere così numerosi e così pieni di entusiasmo.

Saluto e ringrazio il Presidente Napolitano che, come ogni anno, ci ospita in questo scenario così denso di senso e significato per ogni italiano, simbolo della nostra Repubblica e della nostra identità.

È una gioia e un onore per me, in qualità di Ministro, ma soprattutto in qualità di italiana, partecipare a una manifestazione che celebra la scuola e coinvolge tutti protagonisti.

Partecipare a questa giornata è partecipare attivamente alla vita della Repubblica perché è proprio la scuola uno dei principali pilastri della Repubblica, un’officina di sapere e cultura che ogni giorno trasforma i giovani di oggi nei cittadini di domani. È la coscienza individuale e collettiva, infatti, che la scuola con i suoi insegnanti ha il compito di risvegliare in ciascun cittadino per renderlo consapevole delle proprie capacità e della realtà in cui vive.

Partecipare alla vita della Repubblica significa essere consapevoli della nostra storia, del nostro presente e della nostra comunità, significa conoscere le regole di convivenza civile che sono e che devono essere la base del vivere associato nel rispetto e nella tolleranza. La Costituzione è il fondamento della nostra convivenza ed è proprio la scuola ad avere il compito, il dovere di renderla bussola della vita per ciascun cittadino del domani. Va proprio in questa direzione l’idea di introdurre tra le materie di studio “Cittadinanza e Costituzione” e mi auguro che i nostri ragazzi sappiano trarre il giusto frutto da questa opportunità di conoscenza che la scuola italiana offre loro.

La nostra scuola oggi vive un momento delicato: alti livelli di dispersione scolastica e casi di bullismo sono solo alcune delle patologie che stiamo affrontando con rapidità e decisione.

La scuola italiana non è solo questo. E’ un mondo ricco di esperienze di eccellenza, di dedizione, di impegno duro e quotidiano, esperienze che vogliamo siano da sprone per tutto.

È indispensabile che ciascuno di noi si interroghi sul senso stesso della scuola, è opportuno che si lavori insieme, studenti, famiglie, docenti e istituzioni, per realizzare un progetto condiviso e duraturo: lo meritano bimbi, ragazzi, genitori, lo merita l’intera società, lo merita l’Italia.

Io credo nell’impegno degli studenti e penso che la scuola debba essere in grado di stimolare continuamente la loro curiosità e creatività e debba fornire loro uno zaino di conoscenze, strumenti pratici ed esperienze che possano tornare utili in ogni circostanza della vita.
Io credo in una scuola che sia strumento di riscatto per tutti i ragazzi cui non deve essere negata, mai e in nessun luogo, l’adolescenza e la possibilità di costruirsi un futuro giusto e libero.

Io credo negli insegnanti e nella loro valorizzazione, nella dignità, nel rispetto e nella considerazione che vanno loro riconosciuti.
Io credo nelle famiglie che invito a partecipare sempre più attivamente nel dibattito sulla scuola, perché sono loro il punto di partenza per la crescita di ogni persona.

Io credo nelle istituzioni, nel Ministero che ho l’onore di guidare; solo da una grande alleanza può nascere una scuola nuova, d’eccellenza e al tempo stesso inclusiva, una scuola di qualità per tutti.

Io credo nella scuola italiana, che in ogni città, in ogni comune, a Nord come a Sud, offra ai ragazzi le stesse opportunità.

I progetti che questi studenti hanno realizzato nel corso dello scorso anno scolastico, che ci verranno presentati oggi e che, come è giusto che sia, avranno visibilità a livello nazionale, sono segni tangibili che la voglia di crescere e di imparare c’è e ce n’è tanta.

Oggi tengo particolarmente a ringraziare tutte le autorità che hanno collaborato alla nascita della “carta dello studente”, un’iniziativa rivolta ai ragazzi delle scuole secondarie di II grado, una carta che da quest’anno scolastico accompagnerà i nostri ragazzi nel loro percorso formativo.

Il progetto, nato dall’intesa tra Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero dei Trasporti, l’UNESCO, l’AGIS, l’Anica, il supporto di Anci, Upi, Conferenza Stato-Regioni, insieme a tanti altri enti e associazioni, si propone di agevolare gli studenti nell’accesso a strutture e servizi culturali e di fornire loro un documento ufficiale che attesti il loro status di “studente”. È un’idea cui hanno lavorato in tanti e a loro va tutta la mia stima e gratitudine per un’iniziativa che mette davvero al centro lo studente, come è giusto e doveroso che sia.

Cari ragazzi, vi auguro un anno scolastico carico di esperienze ed emozioni. Fate di ogni giorno di scuola un’occasione preziosa per crescere e diventare migliori, siate pronti a cogliere gli stimoli che i vostri educatori sapranno lanciarvi e sempre più partecipi della vita del vostro Paese. La scuola è la vostra buona occasione, è la vera occasione per diventare uomini e donne del domani.

Inaugurazione dell’anno scolastico

Anche quest’anno il Capo dello Stato indirizzerà il suo augurio di buon lavoro al mondo della scuola.
La Cerimonia di Apertura dell’Anno Scolastico si svolgerà il 29 settembre 2008 a Roma, nel Cortile d’Onore del Quirinale. Alla manifestazione parteciperà anche il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Stella Gelmini, insieme alle massime autorità dello Stato.
L’evento è seguito in diretta da Rai1, a partire dalle 17.15, nel corso della trasmissione TUTTI A SCUOLA condotta, come negli anni passati, da Fabrizio Frizzi.

Filo conduttore della Cerimonia è quello dell’educazione civica, intesa come responsabilità solidale e partecipata, e quello della cultura della sicurezza verso se stessi, verso gli altri e verso l’ambiente che ci circonda. Si affiancano a questi temi quelli che caratterizzano da sempre la manifestazione e cioè l’identità nazionale e i valori della Carta costituzionale

In quest’ottica, durante la manifestazione verranno presentati progetti di significativo rilievo concernenti l’impegno civile e sociale, la solidarietà, il volontariato, la pratica sportiva, la cittadinanza attiva e consapevole.

Alcuni studenti sono stati invitati a presentare i risultati dei lavori realizzati nel corso dello scorso anno scolastico su tematiche concernenti l’impegno civile e sociale, la solidarietà, il volontariato, la pratica sportiva e la cittadinanza attiva e consapevole. Le performance dei ragazzi, riprese anche da Rai Educational, saranno trasmesse attraverso i canali Rai EDU nella prima settimana del mese di ottobre.
La festa continua la mattina del 30 settembre, presso il Centro di Preparazione Olimpica del CONI di Formia.

Parteciperanno anche i rappresentanti delle associazioni studentesche del Forum ASR presso il MIUR. Per il MSAC sarà presente Francesco Del Viscio, della diocesi di Chieti-Vasto. Vai Francesco, sei tutti noi!

Il Msac in Parlamento: Audizione sul D.L. 137

Gli studenti di Azione Cattolica sono stati ricevuti dalla VII Commissione parlamentare, quella che si occupa di Cultura e Istruzione, in merito alla conversione in legge del decreto 137 (quello del voto in condotta e del maestro unico, per intenderci). Qui di seguito il testo del nostro intervento, alla presenza dei deputati della commissione e delle associazioni degli studenti e dei genitori

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La saga dei Pierini

Per Pierino, che già si prepara al ritorno tra i banchi nei prossimi giorni, la scuola italiana non è esattamente come a giugno l’ha lasciata. Speriamo che il nostro caro studente, nei caldi giorni di polemica che hanno preceduto la riapertura delle scuole, si sia tenuto informato sulle novità introdotte in quello che è il suo habitat quotidiano. Ma ammesso che Pierino abbia sostenuto questo sforzo di “studio” extrascolastico, è inevitabile che gli sia sfuggito qualche aggiornamento, data l’incredibile velocità del procedere di questo Ministro che ad ogni passaggio del dl 137/2008 aggiunge sempre un pezzo. Proprio questo è l’aspetto più inquietante, perché certamente metodo e contenuto non possono andare alla lunga ciascuno per proprio conto. Provvedimenti che il 1 agosto erano stati presentati dal Ministro Gelmini nella formulazione di disegno di legge, il 28 agosto diventavano decreto. Ma già durante la discussione in Consiglio dei Ministri e perfino poco prima di essere sottoposto alla firma del Presidente Napolitano, il dl 137 non ha smesso di gonfiarsi. Articoli aggiuntivi, comma bis, postille che hanno cambiato la faccia alla scuola italiana, è proprio il caso di dirlo. E sembra questa solo l’ouverture di un progetto di “ristrutturazione” molto più ampio. Almeno, ci auguriamo che lo sia, ovvero che dietro a questi provvedimenti così urgenti e che già entro fine settembre si vorrebbe spinge il Parlamento a convertire in legge, ci sia un’idea pedagogica di fondo, una “filosofia di riforma” a più lunga durata. E più largo impatto.

Ma riprendiamo il filo di questi giorni e seguiamo Pierino all’ingresso nella propria scuola. Se il nostro ragazzo è un alunno della scuola primaria, questo è l’anno in cui dovrà salutare il suo team di maestre/maestri. Dall’anno prossimo infatti avrà un solo insegnante per la sua classe, com’era la scuola elementare prima del ‘90. Ventiquattr’ore settimanali, per alunni e, a questo punto, soprattutto per i singoli insegnanti. Un’offerta formativa estendibile facoltativamente a 27 ore, con attività integrative che non devono richiedere però un aumento di organico. E a questo punto c’è solo da incrociare le dita perché le vere ragioni di questo provvedimento siano prettamente pedagogiche, e non meramente rispondenti a criteri di “razionalizzazione”. Degli stipendi, soprattutto. Solo alla scuola primaria, sono previsti nei tre anni 30mila cattedre in meno. Ai sindacati, con un dl che continua ad accelerare i tempi e che tra poche settimane potrebbe già essere legge, resta ben poco da contrattare. A noi invece il dubbio e la speranza che dopo 18 anni di cattedre modulari, gli insegnanti così abituati alla “specializzazione” siano preparati a tornare a ricoprire il cruciale ruolo educativo del maestro unico.

Se Pierino invece fosse uno studente delle medie, almeno per il momento niente di nuovo sotto al sole. Niente, a parte l’introduzione della materia “Cittadinanza e Costituzione”, obbligatoria per tutti i cicli, segno della buona volontà da parte del Ministro di rilanciare l’insegnamento dell’educazione civica, già presente nelle scuole, ma ahimè disastrato soprattutto nei licei. Solo che la “nuova” materia godrebbe, in termini curriculari, dello stesso spazio occupato dalla precedente, non essendo più previsto, come inizialmente indicato dal ddl del 1 agosto, un monte orario autonomo. Sembrerebbe allora proprio il caso di concordare con Qoelet… niente di nuovo sotto al sole, appunto

Pierino però potrebbe obiettarci, a ragione, che una novità c’è ed anche più importante, dal suo punto di vista, anche se nel dibattito di questi giorni è forse passata in secondo piano. Un “pallino” personale che il Ministro Tremonti ha voluto a tutti i costi inserito nel dl, all’ultimo momento. Si tratta, sia per le elementari che per le medie, della reintroduzione dei voti in decimi a fianco dei giudizi, ma al posto di quelli sintetici. “Reintroduzione” appunto. Il “ritorno” sembrerebbe la cifra sintetica di questo disegno di legge. Il ritorno all’antico e, dichiaratamente, al riparare i danni della “vuota pedagogia” post-sessantottina. Peccato che in quarant’anni il dibattito pedagogico forse avrà fatto notevoli passi avanti. Ad ogni modo, tutto ripristinato. Ritornando a Pierino, per lui che si torni ai 7 e agli 8 al posto dei “buono” e “distinto” non è indifferente. Ogni buon insegnante sa che non è facile bollare i ragazzi con dei voti, specie se numeri, anche perché i numeri, lo stesso Ministro Tremonti l’ha detto, alludono ad una eventuale classifica. E che non è facile convincere un ragazzo a non identificarsi col voto che riceve, specie se in cifre, perché non è il “risultato” che si valuta, ma il processo di apprendimento, i progressi fatti… e in questo caso non valgono i criteri aritmetici delle medie matematiche.

Ma il nostro Pierino è invece uno studente delle superiori. Ci piace immaginarcelo msacchino. Magari con fatica ha cercato un po’ di orientarsi nella babele opinionistica venuta fuori come dal vaso di Pandora a seguito di queste innovazioni normative. Di certo sarà stato fortemente impressionato dalla reintroduzione del voto in condotta. Reintroduzione che in realtà non è. Perché il voto di condotta c’è sempre stato, “solo” da 10 anni non influiva più sulla valutazione complessiva dello studente. Una quisquilia di non poco conto. Essere bocciati con 5 in condotta non sarà un problema per Gianni, il compagno al banco davanti a quello di Pierino, Gianni che va sempre bene a scuola, carattere irrequieto certo, ma che finalmente gli insegnanti avranno uno strumento per disciplinare. I genitori di Gianni avranno forse anche accolto con favore la maggiore severità nella valutazione della condotta, perché al nostro Gianni serviva un buono stimolo per studiare e la disciplina che c’era ai tempi loro non è più quella di oggi.

Pierino invece avrà un po’ più difficoltà. Se la cava non male a scuola, mica no. Se vuole fa progressi, se s’impegna. Ma è appunto l’impegno quello che a Pierino manca e quello che i suoi prof penalizzeranno tramite la casellina della “condotta”. Perché Pierino è un “ragazzo difficile”, che ha bisogno di un surplus di attenzione, di impegno, un surplus educativo. Invece con un 5 in quella dannata casellina i prof avranno un pretesto per toglierselo di torno, per scaricare la responsabilità della sua educazione a qualcun altro.

Ma non si dica che Pierino protesta per il voto in condotta. In effetti c’è il rischio che gli studenti come lui credano che è tutto qui ciò in cui si esauriscono i progetti di riforma del ministero. O potrebbero crederlo i suoi genitori, accusandolo, quando racconterà a casa di uno sciopero, soltanto di non voler tornare a ficcarsi lo stramaledetto grembiule. Ma c’è molto di più alla radice di questo decreto legge, tanto reclamato dalla Gelmini per poter così giustificare le pesanti ripercussioni avute sulla scuola dalla legge finanziaria e poter dire che oltre ai tagli non è che questo Ministero non intervenga sulla scuola. Dopo il decreto fiscale che ha dato una bella sforbiciata al personale ATA (meno 15%, cioè 43mila posti di lavoro), il tanto atteso piano di “razionalizzazione” dell’istituzione scolastica previsto dalla legge finanziaria prevederà, secondo le stime, 35mila cattedre in meno solo agli istituti superiori, con conseguente riduzione del monte orario dalle scuole professionali ai licei e probabile accorpamento delle classi. A questo si somma la sospensione delle SSIS, cioè le Scuole di abilitazione per l’Insegnamento Secondario, cosa che di fatto ha confermato il blocco delle graduatorie già deciso dal Ministero Fioroni per smaltire i precari “storici”, che erano diventati permanenti così come le graduatorie. Ne risulta che tra tagli e blocchi i neolaureati di oggi e del futuro non potranno arrivare in cattedra prima dei prossimi 5 anni come minimo, perché al momento non c’è né modo di abilitarsi, né mezzo per inserirsi in lista. Significa che il nostro Pierino, che con trepidazione sta attendendo il suo “nuovo” insegnante e magari sta sperando che gliene capiti uno particolarmente “motivato”, in realtà si ritroverà in classe un prof già “vecchio”, con alle spalle anni di stazionamento nelle lunghe liste regionali, magari mentre era in cerca di altra occupazione. Certamente chiudere le graduatorie è un gesto di giustizia nei confronti di chi da anni attende un inserimento in ruolo, ma quando il ministro parla di “premiare il merito” Pierino potrebbe chiedersi cosa c’entri questo con l’arruolamento degli insegnanti secondo criteri di anzianità.

Alla fine, in questo vertiginoso settembre, la scuola (finalmente) sta per cominciare e forse con il suo inizio terminano anche i valzer legislativi intorno al decreto 137. Pierino può inforcare lo zaino, che da quest’anno magari è anche più leggero, grazie ai vari provvedimenti ministeriali riguardo il caro-libri e l’obbligo per l’editoria di non “aggiornare” i testi prima di 5 anni. Almeno ai genitori di Pierino costerà molto meno l’annuale tassa sullo zaino e sul suo contenuto. Ma è meglio che non si facciano troppe domande sul futuro. Con gli atenei trasformati in fondazioni, è meglio che non si chiedano che ne sarà del Pierino universitario.

Ma tu, caro, al momento non ci pensare. Coraggio, Pierino! Fa’ il tuo cammino e ricordati di onorare la tua intelligenza. Studia per essere promosso (e ricordati di fare il bravo, anche!), ma studia soprattutto per te, per la tua vita, per gli altri, perché “il sapere serve per darlo”. Abita le mura scolastiche con partecipazione ed impegno, portando a spasso quello che sei. Ricordati di fare della scuola un’esperienza fondamentale della tua vita. Buon anno!

(scritto per “Il Fatto del Giorno”)

Un agosto caldo e afoso. Per la scuola però

Inauguriamo con questo post una nuova rubrica del blog “Io Partecipo”. DICO LA MIA sarà la rubrica a firma degli stessi msacchini, provenienti dalle diverse diocesi di Italia. Su “Dico la Mia!” potrete provare voi stessi a commentare i fatti di cronaca riguardanti la scuola, oppure farci conoscere ciò che accade nelle vostre realtà. Per contribuire con i vostri articoli al nostro blog, inviate i file a msac@azionecattolica.it, oggetto “DICO LA MIA”. Li pubblicheremo a breve sul sito. Essendo ovviamente frutto della libera espressione dei singoli msacchini, la Segreteria Nazionale non si assume la responsabilità di quanto scritto negli articoli.

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Un agosto caldo e afoso. Per la scuola però…

di Michele Azzoni (Venezia)

governo

Si sa che il mese che precede il ritorno sui banchi di milioni di studenti italiani è sempre caratterizzato da qualche evento o novità. L’anno scorso c’era il ministro Fioroni che minacciava quello che da tutti è stato considerato il ritorno agli esami di riparazione. Quest’anno anche con la Gelmini novità e polemiche non sono mancate. A dire il vero, le novità non sono venute solo dalla nuova inquilina di Viale Trastevere, ma anche da esponenti del mondo politico che hanno fatto sentire la loro voce da altri palazzi romani.

E il primo a interessarsi di scuola, anche se un po’ in anticipo, è stato il ministro Umberto Bossi. Il Senatùr, durante uno dei suoi comizi estivi, ha parlato di scuola: ha detto che questa non deve essere un’azienda erogatrice di soldi (di stipendi in particolare) e che, a suo parere, nella scuola italiana ci sono troppi insegnanti. Subito botta e risposta tra i vari esponenti di maggioranza e opposizione, ma poi nulla: tutto a posto o quasi… Eppure il leader leghista non ha aspettato molto per tornare a parlare di scuola: poco dopo, infatti, è uscita la polemica sugli insegnanti meridionali. È stato lui, infatti, a dire che “gli alunni padani sono martoriati da professori forestieri” (riferendosi ai professori del Sud Italia). Affermazione che però non ha trovato molto spazio sui media, che nella stessa occasione hanno preferito commentare il gesto volgare (il dito medio alzato) compiuto da Bossi durante l’inno di Mameli.

Poi, ancora, silenzio.

Peccato che a quattro settimane dal ritorno sui banchi la scuola sia tornata al centro delle discussioni. Stavolta è scesa in campo direttamente la titolare del dicastero dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.

A inizio estate la ministra ha annunciato di voler tornare al grembiule obbligatorio a scuola, poi ha cominciato ad anticipare di voler reintrodurre la bocciatura per il voto di condotta(che farebbe media con gli altri voti) e l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica.

Ma non era ancora tutto…Malauguratamente sembrerebbe incappata anche lei nel pericoloso scivolone riguardo gli insegnanti meridionali che a parer di tutti, a quanto sembra, sarebbero meno preparati e a cui servirebbero corsi intensivi…

Subito dopo, ovviamente, è seguita la smentita. La giustificazione: il ministro si riferiva ad alcuni istituti, non ai professori. E si è premurata di dedicare un commosso ricordo alla bravissima professoressa siciliana che nell’inospitale bresciano l’aveva educata per ben tre anni della sua vita… Come essere ingrata alla sua memoria? Proprio non poteva…

Ormai però la bomba era stata lanciata e disinnescarla non è stato così semplice! Subito dopo questa sua dichiarazione, infatti, il governatore della Sicilia, Lombardo, è saltato in piedi. Poteva la ministra di Forza Italia (ora Pdl), partito di cui il Movimento per l’Autonomia di Lombardo è alleato, criticare il Meridione? Guai!

Ma il presidente della regione siciliana non è stato l’unico: i parlamentari dell’opposizione (tanto per cambiare) si sono infuriati chiedendo che la ministra, dopo la pausa estiva, riferisse in parlamento.

Ma questa volta per difendere le parole della Gelmini sono scesi in campo il presidente dell’Invalsi, il prof.  Piero Cipollone e l’ex ministro dell’Istruzione on. Tullio De Mauro.

Il primo l’ha fatto con dati alla mano. I dati Ocse-Pisa, del 2007 per la precisione, dimostrano che un problema “scuola meridionale” ci sarebbe eccome! Al Nord, infatti, il punteggio Ocse-Pisa per la lettura è intorno a 560 punti (al Sud è circa 490), per la matematica intorno a 540 (mentre al Sud circa 465) e infine per le scienze intorno ai 560 al Nord (480, invece, al Sud).

De Mauro, invece, ha difeso la Gelmini affermando che le scuole del Sud Italia (e dunque la relativa preparazione degli studenti) sono indietro non di anni ma di secoli.

Ne avete abbastanza? non è ancora finita…

Durante i giorni della “bomba- Gelmini”sui giornali sono finiti anche altri episodi legati alla scuola. Per esempio la polemica scoppiata a Mestre (Venezia) a causa del ritiro di massa di studenti italiani da una scuola media per la presenza di un numero troppo elevato, secondo i genitori, di ragazzi stranieri.

Questa volta è intervenuta l’assessore all’istruzione della regione Veneto, Elena Donazzan (Pdl-An), chiedendo al ministero di fissare una quota massima di alunni stranieri per classe. La Gelmini non ha fatto attendere per la risposta: durante il meeting di Cl, a Rimini, ha detto che non intende fissare alcuna quota e alcun tetto massimo.

Ancora una… Ha fatto molto discutere, in questo caldo Agosto, anche un editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera (21 Agosto), nel quale l’opinionista chiedeva una scuola di qualità per l’Italia, criticando in particolare alcune scelte dell’ultimo periodo e mettendone in risalto altre. Tra le critiche,il taglio di fondi, nella Finanziaria, alla scuola (se c’era ancora qualcosa da tagliare… Ormai siamo abituati a pagarci anche le fotocopie per le verifiche…)

Ma una critica così forte non poteva che far alzare gli scudi del ministro dell’Economia. Il giorno dopo, infatti, sempre sul Corriere, c’era una lettera di Giulio Tremonti, oltre a una della Gelmini…

I due hanno criticato ed elogiato allo stesso tempo Galli della Loggia. Criticato per le ingenerose accuse fatte nei confronti del governo e in particolare nei confronti del responsabile dei bilanci del nostro Paese e elogiato per l’idea che all’Italia serva una scuola di qualità. Curioso che entrambi, nel rispondere, abbiano trovato tutte le colpe della deriva della scuola italiana nel ’68 e nei quarant’anni che l’hanno seguito…

La Gelmini, nel suo intervento, parlava anche della necessità nella scuola di autorevolezza, di autorità, di gerarchia, di studio, di fatica e di merito. Solo così, secondo la ministra, si avrà una scuola che funzioni.

Tremonti, invece, da una parte viaggiava con la mente in Inghilterra dove, nelle classi, vengono stilate delle vere e proprie classifiche degli studenti e, dall’altra, rimpiangeva gli anni in cui si davano le valutazioni con i numeri, proponendo l’abolizione, fin dalle elementari, del voto con giudizio per ritornare ai tanto amati “voti numerici” (vi ricorda qualcosa? Già! La proposta è stata subito accolta dalla Gelmini che l’ha introdotta nel decreto legge approvato nei giorni scorsi).

Il giorno dopo nuova lettera: questa volta però del ministro ombra per l’Istruzione del Pd, MariapiaGaravaglia. Anche quest’ultima, pur affermando alcune cose condivisibili, non ci risparmia una dichiarazione davvero sconcertante: “E’ compito della scuola e degli insegnanti fare che il web non costituisca un confuso contenitore all’interno del quale è possibile per ogni giovane trovare tutto e il suo contrario”. Ci mancava pure il web controllato… !

E ora è finita? Parrebbe di sì, anche se attendiamo a breve la polemica sui rimandati… Questa volta chi si pronuncerà? Si accettano scommesse.