Messaggio dei giovani italiani al Presidente della Repubblica

Questo messaggio è stato consegnato stamattina dal Forum Nazionale dei Giovani, la piattaforma che riunisce tutte le associazioni giovanili italiane, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo una staffetta di giovani che partendo da Siena, Assisi e Teano si è passata di mano in mano un testimone tricolore convergendo infine a Roma sul Gianicolo.

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Signor Presidente,

Le affidiamo oggi queste parole, giunte qui a Roma da ogni parte dʼItalia, e nel farlo sappiamo di affidarle allʼintero popolo italiano che Lei rappresenta.

Centocinquanta anni fa i giovani italiani gioivano poiché il sogno di tante generazioni si era finalmente compiuto: il sogno di unità cui essi avevano contribuito da protagonisti, per il quale avevano vissuto, studiato e rischiato la vita e che da quel lontano 17 marzo 1861 erano chiamati a custodire e proiettare verso il futuro. Siamo certi che in quei giorni essi avranno pensato a come noi giovani italiani avremmo coltivato questa conquista di unità e libertà.
Signor Presidente, non abbiamo scelto di nascere in questo Paese e ogni giorno ci chiediamo, dinanzi alle incertezze sul nostro futuro, se seguire le opportunità che spesso ci sono offerte altrove. Per molti di noi questa non è purtroppo una scelta, bensì una via obbligata per non abbandonare gli studi e le competenze acquisite al prezzo di grandi sacrifici.

Una parola che ha accompagnato la nostra vita fino ad oggi, quasi come un amaro viatico cui rassegnarsi è “crisi”: economica, dei valori, della politica, dellʼunità nazionale. Di queste crisi ci è stato detto che noi giovani siamo i figli, il frutto, il segno. Non lo siamo Presidente. Non sentiamo di esserlo. Esse sono lʼeredità che le generazioni passate ci hanno ingiustamente trasferito, ma che vogliamo superare.

Crediamo nel valore del lavoro. Continuiamo a crederci anche in un Paese dove un giovane su quattro – al sud uno su tre – è disoccupato. Chiediamo che le nostre capacità siano premiate per quello che valgono, che la scuola e lʼuniversità siano accessibili davvero a tutti e che per questo non debbano rinunciare alla qualità e ad un giusta e lungimirante valorizzazione del merito. Cerchiamo il lavoro sul quale questa nostra Repubblica è fondata e senza il quale non vi è alcun futuro, per noi come per lʼintero Paese.

Crediamo nellʼimportanza della famiglia. Sogniamo di acquistare una casa dove costruire la nostra vita, amare, crescere i nostri figli. Desideriamo una condizione economica che ci dia questa possibilità, investimenti immobiliari che sappiano coniugare la tutela del diritto fondamentale alla casa col giusto profitto, un sistema di credito che incentivi i giovani a osare, una riforma radicale del sistema fiscale e delle pensioni che alle parole faccia finalmente corrispondere i fatti.

Siamo nati in una società che ha da tempo aperto le proprie frontiere alla ricchezza dellʼintera umanità. Molti di noi hanno non hanno origini italiane, eppure sono nati qui. Parlano italiano, studiano e lavorano per un futuro migliore in questa terra, ma spesso viene loro negato il riconoscimento della cittadinanza.

Crediamo in unʼItalia unita che sappia essere promotrice dellʼunità europea come di un futuro di sviluppo sociale, politico ed economico per lʼintero Mediterraneo.

Non bisogna, signor Presidente, che ci si mostri lʼorrore della criminalità per scegliere la via della legalità. Chiediamo però che istituzioni ed operatori economici dimostrino una volontà ancora più forte nel costruire e proporre strade alternative, che non mostrino ai nostri occhi lʼillegalità come la via più conveniente. Chiediamo che in nessuna regione dʼItalia ci vengano negati i diritti così da indurci a scegliere i privilegi. LʼItalia che amiamo ha già ripudiato le mafie.

Conosciamo bene lʼindignazione del vedere alcune nostre città invase dai rifiuti, nel respirare per strada polveri assassine, nel vedere soffocare boschi, coste, campagne che il mondo intero ci invidia sotto lʼignobile peso del cemento abusivo, nello scoprire che interi paesi sono costruiti sui rifiuti tossici e che i nostri mari custodiscono silenziosi veleni. Facciamo la raccolta differenziata nelle nostre case, la chiediamo nelle scuole, utilizziamo i mezzi pubblici e andiamo in bici, ci appassionano le energie rinnovabili. Crediamo nella politica del negawatt e non del megawatt, dellʼefficienza rispetto allʼaumento della produzione, convinti che questa sia la strada che ci debba unire.
Anche i giovani del Risorgimento, del secondo dopoguerra e della Costituzione erano indignati come noi a causa degli errori del passato, dellʼincapacità di progettare un futuro migliore per lʼItalia. Loro hanno scelto di cambiare e noi oggi siamo qui rendere giustizia a quella scelta di libertà.

Ci siamo chiesti quanto ci appartenga questa festa, cosa possa dire alle nostre vite, ai nostri timori e alle nostre speranze. Molti fra noi rischiano di sentire questo anniversario come un ricordo nostalgico che appartiene alle istituzioni, agli storici e ai musei. Sappiamo però che la bellezza della storia è data dal fatto che nessuno ha scelto di farne parte, ma ciascuno ha la libertà di cambiarla, di mutare ciò che non è frutto di libera scelta in libertà di appartenenza, in cittadinanza consapevole ed orgogliosa.

Oggi scegliamo di continuare a studiare, a lavorare, ad amare, a costruirci un futuro in Italia. Scegliamo anche oggi, 17 marzo 2011, qui a Roma, di essere cittadini di questo Paese e chiediamo ad esso, con profonda responsabilità di avere fiducia in noi, nella nostra scelta di cittadinanza e di unità.

Crediamo nella politica come supremo strumento che è dato agli uomini per costruire libertà per sé stessi e per gli altri. Non crediamo nella politica dellʼinteresse personale, del clientelismo, della corruzione, dellʼimmobilismo generazionale. È questa la politica da cui ci si accusa di essere lontani. Non siamo lontani, stiamo bensì cercando, con passione spesso silenziosa, di costruire una nuova politica che sappia ascoltare il suo popolo e servirlo con competenza e rigore morale.

Per noi chiediamo allʼItalia due sole cose: fiducia e maestri. La fiducia nella sincerità del nostro impegno, che sostenga e accolga il nostro lavoro e i nostri sogni. Chiediamo maestri che ci indichino la via con saggezza e lungimiranza dʼanimo, ma nella viva speranza che le nuove generazioni superino le precedenti e sappiano costruire un futuro migliore.

Abbiamo preso in mano le nostre vite e vogliamo renderci protagonisti di una nuova rinascita. Siamo pronti a ricevere il testimone da coloro che hanno costruito, mantenuto e rafforzato questa unità durante questi lunghi anni, cosicché un giorno possiamo passarlo a chi verrà dopo di noi, con la fiducia e la speranza con la quale queste parole hanno viaggiato e, passando di mano in mano, sono giunte qui oggi.

La ringraziamo Presidente e abbiamo fiducia in Lei, perché ha saputo e sa rappresentare, lʼunità dʼItalia per la quale oggi facciamo festa.

Accolga queste nostre parole e il nostro impegno, le consegniamo a lei e simbolicamente a tutto il popolo italiano unito.

Buon 17 marzo, buona Festa dellʼUnità dʼItalia Presidente, Il Forum Nazionale dei Giovani