La saga dei Pierini

Per Pierino, che già si prepara al ritorno tra i banchi nei prossimi giorni, la scuola italiana non è esattamente come a giugno l’ha lasciata. Speriamo che il nostro caro studente, nei caldi giorni di polemica che hanno preceduto la riapertura delle scuole, si sia tenuto informato sulle novità introdotte in quello che è il suo habitat quotidiano. Ma ammesso che Pierino abbia sostenuto questo sforzo di “studio” extrascolastico, è inevitabile che gli sia sfuggito qualche aggiornamento, data l’incredibile velocità del procedere di questo Ministro che ad ogni passaggio del dl 137/2008 aggiunge sempre un pezzo. Proprio questo è l’aspetto più inquietante, perché certamente metodo e contenuto non possono andare alla lunga ciascuno per proprio conto. Provvedimenti che il 1 agosto erano stati presentati dal Ministro Gelmini nella formulazione di disegno di legge, il 28 agosto diventavano decreto. Ma già durante la discussione in Consiglio dei Ministri e perfino poco prima di essere sottoposto alla firma del Presidente Napolitano, il dl 137 non ha smesso di gonfiarsi. Articoli aggiuntivi, comma bis, postille che hanno cambiato la faccia alla scuola italiana, è proprio il caso di dirlo. E sembra questa solo l’ouverture di un progetto di “ristrutturazione” molto più ampio. Almeno, ci auguriamo che lo sia, ovvero che dietro a questi provvedimenti così urgenti e che già entro fine settembre si vorrebbe spinge il Parlamento a convertire in legge, ci sia un’idea pedagogica di fondo, una “filosofia di riforma” a più lunga durata. E più largo impatto.

Ma riprendiamo il filo di questi giorni e seguiamo Pierino all’ingresso nella propria scuola. Se il nostro ragazzo è un alunno della scuola primaria, questo è l’anno in cui dovrà salutare il suo team di maestre/maestri. Dall’anno prossimo infatti avrà un solo insegnante per la sua classe, com’era la scuola elementare prima del ‘90. Ventiquattr’ore settimanali, per alunni e, a questo punto, soprattutto per i singoli insegnanti. Un’offerta formativa estendibile facoltativamente a 27 ore, con attività integrative che non devono richiedere però un aumento di organico. E a questo punto c’è solo da incrociare le dita perché le vere ragioni di questo provvedimento siano prettamente pedagogiche, e non meramente rispondenti a criteri di “razionalizzazione”. Degli stipendi, soprattutto. Solo alla scuola primaria, sono previsti nei tre anni 30mila cattedre in meno. Ai sindacati, con un dl che continua ad accelerare i tempi e che tra poche settimane potrebbe già essere legge, resta ben poco da contrattare. A noi invece il dubbio e la speranza che dopo 18 anni di cattedre modulari, gli insegnanti così abituati alla “specializzazione” siano preparati a tornare a ricoprire il cruciale ruolo educativo del maestro unico.

Se Pierino invece fosse uno studente delle medie, almeno per il momento niente di nuovo sotto al sole. Niente, a parte l’introduzione della materia “Cittadinanza e Costituzione”, obbligatoria per tutti i cicli, segno della buona volontà da parte del Ministro di rilanciare l’insegnamento dell’educazione civica, già presente nelle scuole, ma ahimè disastrato soprattutto nei licei. Solo che la “nuova” materia godrebbe, in termini curriculari, dello stesso spazio occupato dalla precedente, non essendo più previsto, come inizialmente indicato dal ddl del 1 agosto, un monte orario autonomo. Sembrerebbe allora proprio il caso di concordare con Qoelet… niente di nuovo sotto al sole, appunto

Pierino però potrebbe obiettarci, a ragione, che una novità c’è ed anche più importante, dal suo punto di vista, anche se nel dibattito di questi giorni è forse passata in secondo piano. Un “pallino” personale che il Ministro Tremonti ha voluto a tutti i costi inserito nel dl, all’ultimo momento. Si tratta, sia per le elementari che per le medie, della reintroduzione dei voti in decimi a fianco dei giudizi, ma al posto di quelli sintetici. “Reintroduzione” appunto. Il “ritorno” sembrerebbe la cifra sintetica di questo disegno di legge. Il ritorno all’antico e, dichiaratamente, al riparare i danni della “vuota pedagogia” post-sessantottina. Peccato che in quarant’anni il dibattito pedagogico forse avrà fatto notevoli passi avanti. Ad ogni modo, tutto ripristinato. Ritornando a Pierino, per lui che si torni ai 7 e agli 8 al posto dei “buono” e “distinto” non è indifferente. Ogni buon insegnante sa che non è facile bollare i ragazzi con dei voti, specie se numeri, anche perché i numeri, lo stesso Ministro Tremonti l’ha detto, alludono ad una eventuale classifica. E che non è facile convincere un ragazzo a non identificarsi col voto che riceve, specie se in cifre, perché non è il “risultato” che si valuta, ma il processo di apprendimento, i progressi fatti… e in questo caso non valgono i criteri aritmetici delle medie matematiche.

Ma il nostro Pierino è invece uno studente delle superiori. Ci piace immaginarcelo msacchino. Magari con fatica ha cercato un po’ di orientarsi nella babele opinionistica venuta fuori come dal vaso di Pandora a seguito di queste innovazioni normative. Di certo sarà stato fortemente impressionato dalla reintroduzione del voto in condotta. Reintroduzione che in realtà non è. Perché il voto di condotta c’è sempre stato, “solo” da 10 anni non influiva più sulla valutazione complessiva dello studente. Una quisquilia di non poco conto. Essere bocciati con 5 in condotta non sarà un problema per Gianni, il compagno al banco davanti a quello di Pierino, Gianni che va sempre bene a scuola, carattere irrequieto certo, ma che finalmente gli insegnanti avranno uno strumento per disciplinare. I genitori di Gianni avranno forse anche accolto con favore la maggiore severità nella valutazione della condotta, perché al nostro Gianni serviva un buono stimolo per studiare e la disciplina che c’era ai tempi loro non è più quella di oggi.

Pierino invece avrà un po’ più difficoltà. Se la cava non male a scuola, mica no. Se vuole fa progressi, se s’impegna. Ma è appunto l’impegno quello che a Pierino manca e quello che i suoi prof penalizzeranno tramite la casellina della “condotta”. Perché Pierino è un “ragazzo difficile”, che ha bisogno di un surplus di attenzione, di impegno, un surplus educativo. Invece con un 5 in quella dannata casellina i prof avranno un pretesto per toglierselo di torno, per scaricare la responsabilità della sua educazione a qualcun altro.

Ma non si dica che Pierino protesta per il voto in condotta. In effetti c’è il rischio che gli studenti come lui credano che è tutto qui ciò in cui si esauriscono i progetti di riforma del ministero. O potrebbero crederlo i suoi genitori, accusandolo, quando racconterà a casa di uno sciopero, soltanto di non voler tornare a ficcarsi lo stramaledetto grembiule. Ma c’è molto di più alla radice di questo decreto legge, tanto reclamato dalla Gelmini per poter così giustificare le pesanti ripercussioni avute sulla scuola dalla legge finanziaria e poter dire che oltre ai tagli non è che questo Ministero non intervenga sulla scuola. Dopo il decreto fiscale che ha dato una bella sforbiciata al personale ATA (meno 15%, cioè 43mila posti di lavoro), il tanto atteso piano di “razionalizzazione” dell’istituzione scolastica previsto dalla legge finanziaria prevederà, secondo le stime, 35mila cattedre in meno solo agli istituti superiori, con conseguente riduzione del monte orario dalle scuole professionali ai licei e probabile accorpamento delle classi. A questo si somma la sospensione delle SSIS, cioè le Scuole di abilitazione per l’Insegnamento Secondario, cosa che di fatto ha confermato il blocco delle graduatorie già deciso dal Ministero Fioroni per smaltire i precari “storici”, che erano diventati permanenti così come le graduatorie. Ne risulta che tra tagli e blocchi i neolaureati di oggi e del futuro non potranno arrivare in cattedra prima dei prossimi 5 anni come minimo, perché al momento non c’è né modo di abilitarsi, né mezzo per inserirsi in lista. Significa che il nostro Pierino, che con trepidazione sta attendendo il suo “nuovo” insegnante e magari sta sperando che gliene capiti uno particolarmente “motivato”, in realtà si ritroverà in classe un prof già “vecchio”, con alle spalle anni di stazionamento nelle lunghe liste regionali, magari mentre era in cerca di altra occupazione. Certamente chiudere le graduatorie è un gesto di giustizia nei confronti di chi da anni attende un inserimento in ruolo, ma quando il ministro parla di “premiare il merito” Pierino potrebbe chiedersi cosa c’entri questo con l’arruolamento degli insegnanti secondo criteri di anzianità.

Alla fine, in questo vertiginoso settembre, la scuola (finalmente) sta per cominciare e forse con il suo inizio terminano anche i valzer legislativi intorno al decreto 137. Pierino può inforcare lo zaino, che da quest’anno magari è anche più leggero, grazie ai vari provvedimenti ministeriali riguardo il caro-libri e l’obbligo per l’editoria di non “aggiornare” i testi prima di 5 anni. Almeno ai genitori di Pierino costerà molto meno l’annuale tassa sullo zaino e sul suo contenuto. Ma è meglio che non si facciano troppe domande sul futuro. Con gli atenei trasformati in fondazioni, è meglio che non si chiedano che ne sarà del Pierino universitario.

Ma tu, caro, al momento non ci pensare. Coraggio, Pierino! Fa’ il tuo cammino e ricordati di onorare la tua intelligenza. Studia per essere promosso (e ricordati di fare il bravo, anche!), ma studia soprattutto per te, per la tua vita, per gli altri, perché “il sapere serve per darlo”. Abita le mura scolastiche con partecipazione ed impegno, portando a spasso quello che sei. Ricordati di fare della scuola un’esperienza fondamentale della tua vita. Buon anno!

(scritto per “Il Fatto del Giorno”)

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