Stati generali della conoscenza: un piano per la scuola, un progetto per il Paese

tuttoscuola.com

L’appuntamento degli “Stati generali della conoscenza”, promosso da un ampio schieramento di organizzazioni sociali e di associazioni degli insegnanti e degli studenti, è per il 17-18 maggio 2011. L’obiettivo è di individuare un’agenda di impegni per la scuola da onorare in modo realistico senza propagandismi. Forse la parola può apparire pomposa, ma dopo tante proposte unilaterali, appare opportuno un incontro congiunto per stabilire dove e come intervenire per mettere in cima alle priorità la qualità del sistema scolastico. Tuttoscuolaha da tempo fatto la sua parte in questo senso, offrendo in particolare tutti i dati nel “Rapporto sulla qualità nella scuola” (2007), di cui è in preparazione la seconda edizione, e analisi e suggerimenti nel dossier “Risparmi e Qualità. La sfida sella scuola”.

La formula degli “Stati generali della conoscenza” – che non ha niente di magico – necessita di una condizione preliminare: mobilitare le migliori energie a sostegno del sistema educativo, del popolo della scuola, delle famiglie e dei giovani.

La scuola italiana ha bisogno di discussioni serie e pacate che affrontino i problemi reali partendo dai dati di fatto per cambiare strada e portarsi allo stesso livello degli altri paesi con azioni finalizzate alla rimozione delle principali criticità.

Le 24 organizzazioni promotrici, convinte che potrebbero fare molto di più di quanto è consentito loro dall’attuale Governo, hanno elaborato un documento strategico di sviluppo della scuola che dovrebbe fare da traino a tutte le forze politiche. Il piano individua i valori della “democrazia, partecipazione, del rispetto della persona, delle differenze e comprensione dell’altro” quali elementi costitutivi di futuri progetti concreti per assicurare a tutti il diritto allo studio e l’accesso ai saperi.

Va sottolineato – come ha dichiarato anche Giuseppe Desideri, presidente nazionale dell’Associazione dei maestri cattolici (AIMC)  – che  “… l’elemento fortemente innovativo che assicura un valore aggiunto all’iniziativa degli ‘Stati generali’ è costituito dal percorso di condivisione e corresponsabilità che ha portato soggetti professionali e sociali con proprie specificità e con storie e appartenenze molto diverse a trovare un’intesa comune sui valori di fondo della proposta”.

Questo conferma che la vera sfida per il sistema scolastico non è perciò tra scuola pubblica o paritaria, come strumentalmente si vuole far credere, perché le strategie di entrambe coincidono e sono rivolte a premiare il merito e il rigore negli studi, ad assicurare un livello soddisfacente di istruzione a tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro origine sociale o geografica.

[Il MSAC è tra le associazioni promotrici degli Stati Generali. Per vedere comunicato e documento di indizione, clicca qui]

Difendere l’istruzione pubblica

Noi nella pubblica istruzione ci crediamo. Punto.

“La scuola di Stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non crea né cattolici, né protestanti, né marxisti”. (Piero Calamandrei)

Le parole del Presidente del Consiglio pronunciate sabato scorso al congresso dei cristiano riformisti contro la scuola pubblica sono gravi. Gravi innanzitutto perché, sottointendendo una pretesa rivalità tra scuola statale e paritaria, mandano al diavolo  dieci anni di storia del Paese, da quando la legge del 10 marzo 2000 n. 62 sulla parità scolastica ha riconosciuto il contributo delle scuole private paritarie al sistema pubblico integrato di istruzione. Sono gravi, ancora, perché, se è pur vero che la libertà di scelta educativa da parte delle famiglie è un tema caro tra le istanze dei cattolici, non è affatto vero che questi odino o non siano pronti a difendere con convinzione il diritto costituzionale alla scuola pubblica. E se a qualcuno fosse venuto il dubbio, bastano a dissiparlo le parole del presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco, che proprio ieri ha ricordato che “la Chiesa, come sempre, ha molta stima e fiducia nella scuola perché è un luogo privilegiato dell’educazione, tanto più che siamo nell’ambito del decennio sulla sfida educativa, che la Cei ha scelto. Quindi ci sta a cuore l’educazione integrale anche attraverso la scuola e in qualunque sede, statale o non statale, l’importante è che ci sia questa istruzione ma anche questa formazione della persona che è scopo della scuola a tutti i livelli”

Dicevamo, quelle di sabato sono parole gravi soprattutto perché sminuiscono una delle istituzioni fondamentali di questa Repubblica e spiace che siano state pronunciate proprio una delle maggiori cariche dello Stato. Nel 1967 quel meraviglioso appello che è Lettera ad una professoressa, scritto dai ragazzi della scuola di Barbiana, rivendicava l’istruzione e la scuola pubblica come il principale strumento di uguaglianza sociale e luogo strategico di formazione dei “cittadini sovrani”. Chiedendo l’attuazione del diritto allo studio per tutti, compresi i cosiddetti “cretini e gli svogliati”, i ragazzi di Barbiana, più volte rimandati agli esami, ricordavano: “è esattamente quello che dice la Costituzione quando parla di Gianni: Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di razza, lingua, condizioni personali e sociali. è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. (…) Per il babbo di Gianni l’articolo 3 suona così: “è compito della professoressa Spadolini rimuovere gli ostacoli…”

E parliamo adesso di loro, i professori, ma anche i dirigenti scolastici, gli operatori ATA e tutte le persone che con professionalità ed impegno abitano ogni giorno la scuola e hanno per santa missione, ogni anno scolastico, nonostante tutto, di farne un posto migliore. Parliamo anche degli studenti, che di coraggio ne hanno da vendere e che invece di fiducia ne abbisognano tanta e proprio nei loro docenti trovano gli educatori, i maestri, gli accompagnatori per la loro crescita di uomini e cittadini. “Ci sono tantissimi insegnanti e operatori  – le parole sono sempre di Bagnasco – che sappiamo che si dedicano al proprio lavoro con grande generosità, impegno e competenza, sia nella scuola statale che non statale. Quindi il merito va a loro”. Voce del verbo educare che nulla ha a che vedere con quell’altro, “inculcare”.

Svalutare il lavoro di questi prof e il percorso di studi degli studenti è grave. Affermare che la scuola statale, diritto e dovere costituzionale, sia una istituzione educativa di parte è altrettanto grave. Ma è ancora più grave che, ancora una volta, in pochi alzino la voce a difendere la scuola ed è grave che nelle file di questi non figuri l’attuale Ministro dell’Istruzione.

Ma per questo Paese centocinquantenario c’è ancora speranza se alla fin della giostra studenti e professori, uniti, insieme come solo sanno fare per le cose che contano, a dispetto di tutti i cliché che li vedono in eterno antagonismo, ricorderanno, ancora una volta e sempre con la stessa passione, che la scuola, la scuola di tutti, serve.

Saretta Marotta

segretaria nazionale MSAC

La CEI risponde a Berlusconi e difende la scuola pubblica

da avvenire.it

“La Chiesa, come sempre, ha molta stima e fiducia nella scuola perché è un luogo privilegiato dell’educazione, tanto più che siamo nell’ambito del decennio sulla sfida educativa, che la Cei ha scelto. Quindi ci sta a cuore l’educazione integrale anche attraverso la scuola e in qualunque sede, statale o non statale, l’importante è che ci sia questa istruzione ma anche questa formazione della persona che è scopo della scuola a tutti i livelli”: ad affermarlo l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, a margine dell’incontro “La formazione della coscienza nel Beato John Henry Newman”.

“Ci sono tantissimi insegnanti e operatori che sappiamo che si dedicano al proprio lavoro con grande generosità, impegno e competenza, sia nella scuola statale che non statale. Quindi il merito va a loro”. “Tutti quanti – ha aggiunto – ci auguriamo che anche la libertà di scelta dei genitori nell’educazione dei figli possa essere concretizzata sempre più e meglio ma questo riguarda un altro aspetto della scuola non statale”. “In generale – ha concluso – sicuramente tutti auspichiamo che la scuola, a tutti i livelli e in tutte le sedi, possa veramente rispondere ai desideri dei genitori per i loro figli”.

La scuola e l’Unità

“La scuola di Stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non crea né cattolici, né protestanti, né marxisti. La scuola è l’espressione di un altro articolo della Costituzione: dell’art. 3: “Tutti i cittadini hanno parità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali e sociali”. E l’art. 151: “Tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”. Di questi due articoli deve essere strumento la scuola di Stato, strumento di questa eguaglianza civica, di questo rispetto per le libertà di tutte le fedi e di tutte le opinioni.”

Piero Calamandrei

La Berluscuola


Per la rubrica “dico la mia”, ospitiamo qui un articolo postato sul suo blog da Pierluigi Vito, già collaboratore centrale MSAC e direttore della rivista msacchina “Presenza & Dialogo studenti”.

La Berluscuola

di Pierluigi Vito

“Poter educare i figli liberamente e liberamente vuol dire di non essere costretto a mandarli a scuola in una scuola di stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell’ambito della loro famiglia” (Silvio Berlusconi, 26 febbraio 2010)

È questo uno dei diritti fondamentali dell’individuo secondo le parole di Silvio Berlusconi ai Cristiano Riformisti, in occasione del loro Congresso Nazionale, il secondo per l’esattezza (cavolo, ci siamo persi il primo!). Il nostro sedicente primo ministro prosegue quindi a denigrare e delegittimare le istituzioni della nostra Repubblica. Stavolta tocca alla scuola, luogo di produzione culturale, di formazione del pensiero, di inclusione nella cittadinanza.

Cultura, pensiero, cittadinanza: tutti temi chiaramente irritanti per l’autocrate dal telecomando d’oro. Il quale è o profondamente ingenuo o irredimibilmente ignorante o perniciosamente cinico nelle sue sparate: delegittimare la scuola pubblica in sé, vuol dire svuotarla dell’autorevolezza che ha mantenuto nel corso della storia italiana e -proprio nell’anno del 150° – rinnegarla come punto di riferimento unitario: ragazzi del sud e del nord, ricchi e poveri, chiamati a confrontarsi su una lingua, su testi, su programmi comuni, portando le loro diversità. Come bene ha detto stamattina su Radio3 Adolfo Scotto Di Luzio, (docente di Storia della scuola all’Università di Bergamo) la scuola pubblica italiana – con tutti i suoi limiti – è stata comunque per tante generazioni l’incontro con “l’estraneo culturale”.

Ovvero è stato il luogo in cui ragazzi abituati a sfogliare i libri delle librerie domestiche dei genitori si sono incontrati con chi non ne aveva mai visti in casa; il luogo in cui estrazioni, storie e visioni del mondo diverse si incontravano, si scontravano, crescevano. Il luogo in cui (almeno sulla carta, spesso nei fatti) il figlio dell’operaio e il figlio del professionista erano sullo stesso piano. Cosa detestabile per il nostro premier come egli stesso ha candidamente ammesso nel 2006, in uno dei faccia a faccia con Romano Prodi.

E proprio davanti a una platea cristiana, questo corruttore di avvocati e di costumi, in epoca di emergenza educativa, secondo le parole del Papa, decide di affondare il coltello nel corpo e nella dignità della maggiore agenzia educativa che qualunque Stato civile metterebbe al centro delle sue politiche. Il nostro non lo è.

Ma a questo punto occorre anche chiedersi che razza di Chiesa sia la nostra se accetta tutto ciò senza dire nulla, accontentandosi delle lenticchie che questo gerarca del bunga bunga è disposto a concedere. Un attacco del genere alla scuola pubblica, la scuola degli Italiani, De Gasperi, Dossetti, Moro e tanti altri politici democristiani che si batterono perl’art.33 della Costituzione non l’avrebbero mai tollerato. E noi quanto siamo disposti a tollerare?

IL MSAC promuove gli STATI GENERALI DELLA CONOSCENZA

COMUNICATO STAMPA

Il 17 e 18 maggio prossimi si terranno a Roma gli Stati generali della conoscenza, promossi da un ampio schieramento di organizzazioni sociali e di associazioni degli insegnanti, degli studenti e dei precari della conoscenza.

Si concretizza il tal modo l’Appello sottoscritto da personalità del mondo della cultura e delle associazioni, nonché da due premi Nobel, lanciato a novembre scorso.

Sulla base del documento di base degli Stati Generali, aperto a ulteriori adesioni, i promotori si impegnano a realizzare un percorso condiviso, con l’obiettivo di definire proposte di rilancio e di innovazione dei sistemi di istruzione, formazione e ricerca.

E’ un appuntamento importante realizzato da soggetti sociali che, nella complessità e ricchezza delle differenze, si uniscono per chiedere ai decisori politici di interrompere la lunga stagione di tagli sui settori della conoscenza, di riconoscere la centralità della conoscenza per garantire partecipazione e democrazia e promuovere un modello di sviluppo equo e sostenibile.

Rimettere al centro delle scelte del paese il diritto al sapere ed al lavoro è prioritario per restituire fiducia e costruire un paese migliore di quello che abbiamo trovato.

ADI (Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani), AGENQUADRI (Associazione di rappresentanza di quadri, professionisti ed alte professionalità), AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici), ARCI, ARCI RAGAZZI, AUSER, CGD (Coordinamento Genitori Democratici), CGIL, CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti), Conpass (Coordinamento nazionale dei professori associati), CIP (Comitato Insegnanti Precari), EDAFORUM (Forum permanente per l’educazione degli adulti), FLC CGIL, FNISM (Federazione nazionale degli Insegnanti), Fondazione Di Vittorio, LEGAMBIENTE, LEGAMBIENTE Scuola e Formazione, LEND (Lingua e Nuova Didattica), LIBERA, LINK Coordinamento Universitario, MCE (Movimento di Cooperazione Educativa), MIEAC (Movimento di impegno educativo di azione cattolica), MSAC (Movimento Studenti di Azione Cattolica), PROTEO Fare Sapere, RETE DEGLI STUDENTI, RETE DELLA CONOSCENZA, RETE 29 APRILE, TAVOLA DELLA PACE, SPI CGIL (Sindacato Pensionati Italiani CGIL), UNIONE DEGLI STUDENTI, UDU (Unione Degli Universitari), Vol.un.t.a.s. (Volontari Under 18-Transumanze Attive e Solidali)

Scarica il documento di apertura degli Stati Generali della Conoscenza in pdf

la carica delle 900 tracce d’esame…

da Tuttoscuola.com

Maturità 2011: sono più di 900 le diverse tipologie d’esame

La riforma del ministro Gelmini per la scuola secondaria di II grado ha drasticamente ridotto il numero delle diverse tipologie di scuola esistenti, portandolo, attraverso la complessa operazione delle confluenze, a “soli” 46 tra indirizzi e corsi normali.

Occorreranno però cinque anni perché questo numero ridotto arrivi all’esame finale di Stato. Nel frattempo continueranno a funzionare i percorsi e gli indirizzi del vecchio ordinamento e dei corsi sperimentali che hanno funzionato in questi ultimi vent’anni.

Per l’esame di Stato 2011 (e per i prossimi anni) vi saranno ancora queste tipologie di scuola per le quali il Miur dovrà continuare a sfornare centinaia e centinaia di prove ad hoc.

Esattamente, per quanto riguarda le classi che andranno all’esame secondo l’ordinamento, è di 182 il numero delle scuole (e delle prove) interessate.

Per quanto riguarda, invece, i vecchi corsi sperimentali, saranno ben 720 le diverse tipologie che andranno ad esame.

Tra ordinamento e sperimentale, dunque, il numero complessivo delle tipologie arriva a 902.

Scelte le materie per la maturità

Come ormai tradizione per il ministro Gelmini, sono state annunciate, con un video pubblicato su YouTube, le materie oggetto della seconda prova all’esame di maturità e quelle affidate ai commissari esterni.

Per la seconda prova scritta sono state selezionate, per i licei:

liceo classico: Latino;

liceo scientifico: Matematica;

liceo linguistico: Lingua straniera;

liceo pedagogico: Pedagogia;

liceo artistico: Disegno geometrico, prospettiva e architettura.

Per gli istituti tecnici e professionali sono state scelte materie che, oltre a caratterizzare i diversi indirizzi di studio, hanno una dimensione tecnico-pratico-laboratoriale. Per questa ragione la seconda prova può essere svolta, come per il passato, in forma scritta o grafica o scritto-grafica o scritto-pratica, utilizzando, eventualmente, anche i laboratori dell’istituto.

Per il settore artistico (licei e istituti d’arte) la materia di seconda prova ha carattere progettuale e laboratoriale (architettura, ceramica, mosaico, marmo, oreficeria ecc.) e si svolge in tre giorni.

Le materie scelte per alcuni indirizzi sono:

per l’istituto tecnico commerciale (ragionieri): Economia aziendale;

per l’istituto tecnico per geometri: Costruzioni;

per l’istituto tecnico per il turismo: Tecnica turistica;

per l’istituto professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione: Alimenti e alimentazione;

per l’istituto professionale per i servizi sociali: Tecnica amministrativa;

per l’istituto professionale per Tecnico delle industrie meccaniche: Macchine a fluido.


Inoltre è stato fissato il calendario che prevede che le prove scritte dell’esame di maturità si terranno il 22 giugno (prima prova) e il 23 giugno (seconda prova).

All’indirizzo internet riportato (http://www.istruzione.it/web/istruzione/dm6_11) potete trovare il testo del decreto ministeriale n.6 del 2011 e gli allegati dove sono riportate le materie affidate ai commissari esterni.