Audizione alla Camera del 21-23 ottobre

AUDIZIONE PARLAMENTARE – 21-23 OTTOBRE 2008
CAMERA DEI DEPUTATI– VII COMMISSIONE PERMANENTE

MEMORIA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL
MOVIMENTO STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA

Onorevoli Deputati di questa commissione, vi ringraziamo innanzitutto per averci dato ancora una volta l’opportunità di rendere manifeste le nostre posizioni e proposte, soprattutto in riferimento al piano programmatico della scuola, su cui si concentrano gran parte delle nostre apprensioni. Ci pare infatti che quest’ultimo sia abbondantemente più incisivo del decreto 137 di iniziativa ministeriale, ma notiamo con rammarico come esso sia inserito però in un più ampio contesto di legislazione finanziaria, l’art. 64 della legge 133, e non in un progetto di legge specificatamente dedicato all’istruzione. Tale attenzione delle massime istituzioni democratiche del Paese al tema dell’educazione ci conforta, ma invitiamo ad una riflessione sui temi dell’istruzione che sia più organica e soprattutto condivisa. Non si può infatti ulteriormente dar seguito alla prassi per cui la scuola è riformata ad ogni cambio di maggioranza, o sommando singoli provvedimenti, delimitati agli effetti più visibili del problema. Da troppi anni la scuola è rimasta un cantiere aperto. Studenti e docenti che quotidianamente continuano a viverci dentro attendono da voi una concreta risposta in questo senso.

Ma con criterio. L’iter di approvazione alla camera del dl 137 si è concluso infatti con un voto di fiducia. Comprendiamo come un simile esito si sia reso necessario, insieme all’unico maxi-emendamento, al fine di concludere il dibattito tra i deputati entro i tempi di scadenza del decreto, ma proprio le difficoltà nella gestione dei tempi di confronto ed il gran numero di emendamenti presentati a nostro parere non fa che confermare i dubbi e le preoccupazioni da più parti sollevate circa il metodo di elaborazione del provvedimento, che senz’altro ha molto sacrificato il dibattito parlamentare e la concertazione con le varie rappresentanze del mondo della scuola. Ribadiamo che la decretazione d’urgenza non ci sembra la formula migliore perché qualsiasi riforma di rilievo del sistema scolastico possa essere frutto della più ampia condivisione possibile

L’attualità del dibattito politico e legislativo intorno alla scuola non può poi farci tacere le preoccupazioni nutrite in merito alla mozione recentemente approvata dalla Camera dei Deputati, che sollecita il governo a “rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado”. La previsione di “prove di valutazione e test” il cui mancato superamento comporterebbe l’inserimento degli studenti stranieri in “classi” speciali, ci lascia fortemente perplessi. Ci rendiamo conto che la conoscenza della lingua italiana è fondamentale per un adeguato svolgimento dell’attività didattica, riteniamo però che per ovviare a tale problema le classi di “separazione” non siano l’unica alternativa. Un accompagnamento mirato, quale sarebbe possibile attraverso le compresenze, insegnanti di sostegno e specifici corsi aggiuntivi di lingua italiana, a nostro parere potrebbe arrecare risultati anche migliori. Ciò che in definitiva ci fa dubitare della ratio motivatrice di tale provvedimento è soprattutto la sollecitudine ad offrire a tali studenti specifici corsi di “educazione alla legalità e alla cittadinanza”, con particolare attenzione alla “comprensione dei diritti e dei doveri”, al “rispetto per gli altri”, alla tolleranza, al “rispetto della legge, della diversità morale e religiosa, delle tradizioni territoriali e regionali del paese accogliente”. Non vediamo infatti perché del privilegio di ricevere tali specifici corsi dovrebbero essere privati anche gli studenti rimasti nelle classi ordinarie. Vogliamo una scuola che ci educhi all’inclusività già attraverso il modo con cui accoglie i suoi studenti con un differente background culturale, linguistico e sociale.

Vorremmo sottoporre infine all’attenzione di questa commissione parlamentare le nostre perplessità in merito ad alcuni punti a nostro parere problematici del provvedimento all’ordine del giorno di questa audizione, ovvero il piano programmatico per la scuola, di cui all’art. 64 della legge 133 del 2008, che prevede interventi nell’ambito di tre macro-aree: la revisione degli ordinamenti, la riorganizzazione della rete scolastica e la razionalizzazione delle “risorse umane”.

· Il dimensionamento degli istituti è certamente la questione più urgente, dopo la presentazione in questi giorni del dl 154 che propone di emendare l’art. 64 della legge 133 prevedendo il termine del 30 novembre per regioni ed enti locali per allestire i rispettivi piani di dimensionamento per l’anno scolastico 2009/2010. Ci auguriamo che tale dimensionamento riguardi esclusivamente l’organizzazione amministrativa e che non si traduca in una concreta chiusura e accorpamento logistico anche delle sedi. Pur comprendendo infatti le esigenze di riorganizzazione e razionalizzazione della rete scolastica, non possiamo non porre all’attenzione di questa Commissione la varietà delle situazioni presenti sul territorio italiano, per cui la soglia “agevolata” dei 300 alunni prevista per le zone montane e le piccole isole potrebbe rivelarsi comunque troppo alta a fronte dei numerosi casi in cui la mobilità degli studenti è fortemente limitata, soprattutto nella stagione invernale. Sottolineiamo inoltre le implicazioni che l’aggravio dei costi di trasporto comporterebbe sul diritto allo studio, nonché l’impreparazione di molte strutture edilizie ad accogliere comunità scolastiche tra i 500 e i 900 studenti, come previsto dal piano programmatico. La soppressione degli istituti nei piccoli comuni, poi, verrebbe a privare certi territori di un fondamentale presidio pubblico e culturale, luogo in cui è possibile ai cittadini incontrare uno Stato che si fa prossimo e promuove la legalità non solo nella forma di forza pubblica, ma incoraggiando lo sviluppo sociale e culturale, aprendo le scuole ad essere dono per la comunità, luogo di educazione, identità, futuro.

Chiediamo quindi che l’eventuale razionalizzazione edilizia della rete scolastica possa essere avviata sulla base di criteri oggettivi, ma non generalizzati, che non siano soltanto economici, che tengano conto di concerto con le regioni le esigenze di sviluppo sociale e culturale dei territori interessati. Suggeriamo quindi di operare la razionalizzazione prevalentemente nelle aree urbane o in rapporto al numero di studenti per numero di abitanti, vagliando ove possibile l’opportunità caso per caso. Auspichiamo inoltre che al più presto si affronti con determinazione la predisposizione di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio che, di concerto con le normative regionali, garantisca un livello minimo di prestazione agli studenti di tutto il Paese.

· La riduzione dell’orario settimanale, con conseguente riorganizzazione dei curricula, per scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, fino all’istruzione per adulti, desta in noi notevoli perplessità. A Barbiana i ragazzi di don Lorenzo Milani amavano ripetere che agli studenti va offerta la scuola a tempo pieno. è il primo rimedio per adempiere quell’art. 3 della Costituzione della Repubblica che prevede la rimozione di tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la piena formazione di “cittadini sovrani”. La qualità dell’insegnamento è anche una questione di quantità e in ciò non si può prescindere dall’assegnazione di un monte ore adeguato per lo svolgimento dell’attività didattica. In questo senso ci preoccupa soprattutto la riorganizzazione dei piani di studio degli istituti tecnici e professionali, di cui si prevede l’accorpamento in un minor numero di indirizzi e la considerevole riduzione dell’orario settimanale ad un massimo di 32 ore, comprese le ore laboratoriali. Auspichiamo che ciò non avvenga a scapito dell’offerta agli allievi di strumenti culturali e professionali idonei ad un loro proficuo inserimento nel mercato del lavoro, anche attraverso una attività didattica centrata sulla circolarità tra teoria e pratica, tra attività in aula ed attività in laboratorio.

· A proposito infine della “razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane”, ci pare che, come già lucidamente individuato dal Ministro Gelmini, il miglioramento del sistema scolastico non possa non passare necessariamente dalla formazione degli insegnanti. Le nostre analisi però differiscono alquanto in merito al metodo attraverso cui potenziare l’apporto dei docenti al sistema di istruzione e formazione scolastica. Non ci pare solo questione di incentivi economici, quanto piuttosto di competenze valorizzate e riteniamo che sia necessario un serio ripensamento del sistema di reclutamento degli insegnanti basato senz’altro sul merito. Il progetto di accorpare le classi di concorso per l’accesso all’insegnamento, ovvero le cattedre, come strumento per una maggiore “flessibilità didattica” purtroppo non ci vede convinti così come allo stesso modo ci preoccupa l’innalzamento del rapporto studenti/docenti, che non ci sembra garanzia per un regolare svolgimento dell’attività formativa, consapevoli che nelle realtà delle nostre scuole già allo stato attuale spesso il poco tempo curriculare a disposizione, da dividere tra spiegazioni e verifiche individuali e di gruppo, non consente spazi distesi per l’approfondimento, tantomeno per un accompagnamento personalizzato nel percorso formativo. Riguardo alla riorganizzazione del personale sottolineiamo infine come la riduzione del personale ATA possa gravemente inficiare il corretto svolgimento delle attività scolastiche, specie per i servizi amministrativi, ma anche per l’ordinaria manutenzione delle scuole. Pur essendo consapevoli della necessità di ridurre la spesa pubblica, non crediamo che si possa continuare a considerare i problemi dell’istruzione e dell’educazione come un capitolo finanziario tra gli altri, pena un ulteriore impoverimento culturale, sociale ed economico del Paese. E’ urgente conferire nuovamente priorità alla scuola, come importante leva di cambiamento sociale, premessa indispensabile alla costruzione di una società democratica, in cui i cittadini si riconoscano nella comune partecipazione al bene comune, purché il prezioso dono dell’educazione venga offerto davvero a tutti.

Roma, 21 ottobre 2008

La Segretaria Nazionale

Dott.sa Saretta Marotta

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