Partecipazione vs apatia (parte 2)

L’articolo del sottosegretario Faraone sulle occupazioni continua a far discutere. Questa è la volta di Chiara e dei segretari di Ragusa, Stefania e Salvo.

Se volete partecipare al confronto mandate una mail a msac@azionecattolica.it, e verrà pubblicato anche il vostro pensiero!

 

Chiara, diocesi di Ragusa

Ciao sono una msacchina della diocesi di Ragusa,la mia scuola è occupata.. Io non condivido questa protesta,e come me anche altri ragazzi, la maggioranza però ha deciso per tutti di procedere all’occupazione! Nella mia scuola non vedo studenti interessati a trovare soluzioni, e ingegnarsi nel trovare una buona idea (io stessa ho difficoltà!), vedo solo studenti che si lamentano di continuo per le cose che non vanno…Sono d’accordo sul fatto che in Italia le cose non stanno andando bene, però quest’anno ho visto più voglia di collaborare da parte del governo! È stato bello avere l’opportunità di proporre! Purtroppo non tutti ne hanno approfittato ,alcuni hanno preferito manifestare,protestare,senza pensare a fare una piccola prova dando la propria proposta! C’è chi dice che nessuno considererà le nostre proposte,beh io spero e credo che in realtà vogliono ascoltarci!
Il sottosegretario dice che un’occupazione è un’esperienza ottima per “abitare” le nostre scuole;beh io penso che un sottosegretario invece di incitare gli studenti alla protesta dovrebbe incitarli alla proposta… Dovrebbe fermarsi e capire perché si vuole tanto protestare e trovare una soluzione,perché se si protesta significa che i problemi ci sono! In più, facendo l’esempio della mia scuola, quella che si fa non è  una vera e propria occupazione,alcuni la chiamano occupazione bianca… In sostanza ognuno fa quel che vuole,chi fa regolarmente lezione, chi vagabonda per i corridoi,chi partecipa a corsi autogestiti , chi entra ed esce dalla scuola di continuo; insomma non si capisce più niente… Questo rappresenta secondo me un po’ la confusione che abbiamo in testa noi ragazzi,che non riusciamo più nemmeno ad organizzare  Un’occupazione! Forse perché non ci troviamo un scopo valido? Forse perché  non sappiamo a cosa credere? Forse perché non crediamo che siamo ascoltati in questo modo? Secondo me perché forse non abbiamo il coraggio di trovare un modo innovativo per farci sentire e allora facciamo finta di accontentarci di questi mezzi già passati!
Prima di ogni cosa però dovremmo chiederci perché la stiamo facendo, vogliamo occupare? Per quale causa? A quale scopo? Ne vale la pena?

Nessuno ha una buona idea?!

 

Stefania e Salvo, segretari Msac Ragusa 

Crediamo che ci siano metodi più efficaci ed eticamente migliori per far sentire la propria voce all’interno di un istituto.

Occupando viene meno quel diritto per cui molte persone in passato hanno lottato e, in alcuni Paesi, ancora lottano, cioè il diritto allo studio di cui ogni studente deve avere consapevolezza. Chi non ha questa consapevolezza è uno studente passivo che reputa lo studio solo come un dovere.

La scuola serve per formare quello spirito cittadino, quella consapevolezza, quell’essere un uomo che pensa con la propria testa; noi diremmo che ha la “testa ben formata”, capace di comprendere ed usufruire al meglio del diritto che lo Stato ha il dovere di fornirgli.
 La democrazia si crea in classe, la classe dirigente si mostra nella scuola, in quell’ambiente in cui hai veramente il futuro nelle tue mani, e scegli tu come manipolarlo.

Quello che un sottosegretario dovrebbe aspettarsi è la collaborazione e l’interesse degli studenti nei confronti della scuola, e il poter dire la propria opinione attraverso delle associazioni studentesche dovrebbe essere uno stimolo per ogni studente presente nel territorio italiano.

Fare parte di un’associazione studentesca è, infatti, uno dei tanti modi più efficaci per fare sentire concretamente la propria opinione, per passare dalla protesta alla proposta. Siamo ormai ben lontani dalle occupazioni del ’68, che erano cariche di fervore e passione per giungere all’unico obiettivo di salvaguardare il diritto allo studio. Sprecare, oggi, questo diritto non andando a scuola e commettendo anche un’illegalità come quella di occupare, è da persone che non riflettono al reale danno che stanno provocando, è da persone che si limitano a fare la cosa più semplice per fare sentire la propria: occupare e protestare non andando a scuola. E se invece si riuscissero a trovare altri metodi per fare arrivare la voce degli studenti fino alla poltrone dello Stato? Sì, richiederebbe più fatica, maggiore spreco di forze e soprattutto richiederebbe di abbandonare il solito pacchetto pronto e facile da utilizzare dello sciopero o dell’occupazione, ma sarebbe sicuramente più credibile e concreto delle ormai numerose manifestazioni.

Lo Stato dovrebbe educare alla legalità, non al contrario; riteniamo che i ministri dovrebbero occuparsi di rimediare e fin quanto possibile, evitare che certe manifestazioni abbiano luogo invece di approvarle bonariamente come mezzi per contrastare l’apatia.