Tesine d’Esame: quando la tesina ha “uno sfondo solidale”

Oggi leggendo il Corriere della Sera ho notato questo articolo che mi ha molto incuriosito… Ve lo segnalo perchè possa far riflettere pure voi…

Ovviamente come sempre ogni vostra riflessione è ben accetta!!!!

da Corriere della Sera

Invenzione Studente del liceo di Carpi

Un braccio bionico come tesina all’esame «Servirà a un’amica»

DAL NOSTRO INVIATO

CARPI (Modena) – Il primo braccio bionico lo ideò e lo co­struì in casa, tutto da solo, tra un compito e l’altro, sotto gli sguardi sempre più attoniti dei genitori, quando aveva poco me­no di 10 anni: «Facevo le scuole elementari e un giorno successe una cosa che mi impressionò moltissimo: una mia amichetta perse in un incidente l’uso di una mano. Mi fece una grande tristezza e decisi che si doveva fa­re qualcosa…». Cominciò allora, Francesco Morselli da Carpi, pro­vincia di Modena, 19 anni e una testa, un talento, un ingegno che sprecare sarebbe un delitto, a co­struire bracci bionici. Uno dopo l’altro. «Prototipi» li chiama lui. L’ultimo, ma solo in ordine di tempo, lo ha portato due giorni fa davanti ai commissari d’esa­me della maturità al liceo scienti­fico Fanti di Carpi. Avrebbe do­vuto essere la sua «tesina».

È stato un trionfo, ovviamen­te. Gli insegnanti non credevano ai propri occhi. Il presidente di commissione si è alzato, gli ha stretto la mano: «Mi congratulo con il candidato che, oltre ad ave­re ampie competenze nel campo dell’informatica e dell’elet­tromeccanica, ha evidenziato un’abilità e un ingegno applicati­vo non comuni». Eppure, per di­re il tipo, poco ci è mancato che Francesco si scusasse: «Ma sì, perché il braccio bionico che ho portato a scuola non è del tutto funzionante: non ho avuto il tempo di completare il sistema di controllo. Però è pur sempre un passo avanti, un’evoluzione, dei precedenti prototipi».

Il primo braccio bionico, quel­lo costruito alle elementari quan­do i coetanei ancora giocavano con il Lego, «era una mano che salutava». Ciao, ciao: pratica­mente un omaggio a quella ami­chetta del banco vicino, «immo­bile al suo posto, impossibilitata a scrivere e a giocare…». Poi, con gli anni, Francesco ha affinato tecniche e competenza: «Merito del mio professore di fisica» rico­nosce. E anche di alcuni periodi di lavoro trascorsi in un’officina meccanica: «Dove ho rubato qualche segreto…». E infine i li­bri di informatica, la sua passio­ne: «Li divoro». I risultati si so­no visti, un crescendo: «Dopo la mano che salutava, ne ho costru­ita una in grado di suonare il pia­noforte e un’altra che afferrava il bicchiere: insomma, mi diver­to… ».

Massì, si diverte. Giocherel­lando con la sua genialità. Hob­by economico, tra l’altro, così al­meno assicura: «Ho sempre usa­to materiali di riciclo, soprattut­to giocattoli che avevo da bambi­no. La struttura dell’arto è in pla­stica e legno, mentre per i mu­scoli utilizzo tubolari in nylon». Nella sua tesina, Francesco ha il­lustrato ai commissari il funzio­namento del braccio bionico: «Il movimento è reso possibile da un’interfaccia elettronica che preleva gli impulsi elettrici dal cervello, mentre una serie di ca­vi pneumatici controllano i mo­vimenti dell’arto». Dai commis­sari nessuna obiezione, ci man­cherebbe. «Il voto? Ancora non lo so, ma so che mi iscriverò a Bologna ad ingegneria dell’auto­mazione…».

Francesco Alberti
15 luglio 2009