Il TuttoGelmini

date le numerose mail di chiarimento che stanno pervenendo a msac@azionecattolica.it (scriveteci!!!) che tirano in ballo fantomatiche “4 settimane estive”, cambiamenti all’esame di maturità e paure dei professori, ripubblichiamo questo articolo che sintetizza le novità Gelmini attive da quest’anno (e ciò che non riscontrate in quest’articolo probabilmente è voce di corridoio). salutocchi!!!

Ai valorosi che non si sono ancora persi d’animo in questo continuo rincorrersi di regolamenti, dichiarazioni, circolari e dpr che si modificano a vicenda nel mondo della scuola italiana vogliamo offrire un piccolo abbecedario delle cosiddette “riforme Gelmini” operative da questo anno scolastico 2009/2010. Partiamo dalle origini.

Era l’estate 2008 quando l’art.64 di quella che è diventata legge 133 (finanziaria) prevedeva un “piano programmatico” per la razionalizzazione de: a)l’organico del personale docente e ATA b)i piani di studio e relativi quadri orari c)rete scolastica. Una vera rivoluzione nella scuola di ogni ordine e grado, che però restava una “riforma” prevista in un provvedimento di natura economica più che in una legge pensata specificatamente per l’istruzione. In aggiunta a ciò, quindi, il ministro Gelmini a settembre 2008 ha fatto varare un proprio decreto, poi divenuto legge 169, tutto di iniziativa ministeriale. Prevedeva: 1)l’insegnamento di “cittadinanza e costituzione” 2)l’introduzione del voto di condotta 3)la valutazione in decimali anche alla scuola primaria 4)il maestro unico 5)il vincolo per le case editoriali di produrre nuove edizioni dei testi scolastici almeno dopo cinque anni.

Da queste due leggi madri (l’art. 64 della 133 e la 169) è discesa un’intera famiglia di dpr, regolamenti e decreti-legge, una babele che speriamo nelle prossime righe di districare per capire che fine hanno fatto tutti quei propositi di riforma annunciati.

Innanzitutto ecco cosa cambia alla scuola primaria: libera scelta del monte ore settimanale tra tre diverse opzioni: 27, 30 o 40 ore. Il tempo pieno dunque “resta”, secondo le scelte delle famiglie e la disponibilità delle scuole. Il maestro unico è operativo, ma per compensare i “surplus” orari delle varie opzioni gli verranno comunque affiancati altri insegnanti: almeno quello di inglese, se il maestro prevalente non basta, e quello di religione. Eliminate le compresenze, le classi successive alla prima continuano a funzionare secondo i vecchi modelli orari.

Qualche novità anche nella riorganizzazione dei quadri orari delle medie e soprattutto delle scuole superiori, per le quali i vari indirizzi di studio sono stati raggruppati in 6 licei (artistico, classico, scientifico, musicale e coreutico, delle scienze umane, linguistico), 2 istituti tecnici (settore economico con 2 indirizzi, amministrativo e turismo, e settore tecnologico, con 9 curricula) e 2 aree professionali (settore dei servizi con 5 indirizzi al proprio interno e settore dell’industria e dell’artigianato). Scompaiono così i licei delle scienze sociali e socio-psico-pedagogico, che confluiscono nel liceo delle “scienze umane”, e il liceo tecnologico, che diventa sperimentazione dello scientifico.

Novità poi nell’ambito della valutazione. Come ormai noto a tutti, sono in vigore i decimali per tutti i cicli. Il meccanismo di promozione, dopo la grande confusione a conclusione dello scorso anno, è stato invece chiarito: necessario il 6 in ciascuna materia (niente promozione col 6 di “media”, dunque), ma in caso di qualche insufficienza, i docenti saranno chiamati a votare a maggioranza per l’ammissione agli esami e all’anno successivo.

Le tabelle della legge 133 imponevano poi la riorganizzazione della rete scolastica, dei criteri di aggregazione delle classi e la razionalizzazione dell’organico, prevedendo 45.000 tagli nel settore ATA (bidelli, segreterie, ecc) e 130.000 docenti in meno. Oltre a classi più numerose, la novità, è il caso di dirlo, più clamorosa è il fatto che le cattedre da quest’anno sono obbligatoriamente di 18 ore nello stesso istituto. Non esistono dunque cattedre a metà, tipicamente “precariali”. I soprannumerari verranno trasferiti “d’ufficio”. Il che spiega l’agitazione che è in corso in questi giorni nel mondo dei precari della scuola. Riguardo infine al meccanismo di “arruolamento” dei docenti, nulla di definito per il momento, se non un piano ministeriale che è più di una semplice dichiarazione d’intenti. Messo da parte il progetto Aprea, il nuovo meccanismo dovrebbe prevedere per l’insegnamento nel secondo ciclo (superiori e medie) un anno di Tirocinio Formativo Attivo (a numero chiuso) di 475 ore prima dell’immissione in ruolo dei nuovi docenti, per una didattica che non sia solo teoria, oltre all’attivazione di nuovi corsi di laurea magistrali abilitanti (a numero chiuso). Il numero di docenti sarà determinato dal fabbisogno, il che equivale nelle previsioni alla “fine del precariato”. Per insegnare alla scuola primaria invece rimane abilitante la laurea in scienze della formazione (a numero chiuso, naturalmente!) seguita da tirocinio.