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Souvenir dalla scuola di giornalismo

Dal 19 al 21 novembre la nostra “Domus Mariae” ha ospitato i 60 ragazzi che hanno dato vita alla scuola di giornalismo studentesco “Linkiostro: sulle tracce di Prometeo.” Un’esperienza straordinaria che don Nicolò Tempesta, il nostro assistente nazionale, ha dedicato idealmente a don Lorenzo Milani.

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Caro don Lorenzo, sono stato nella chiesa di sant’Andrea a Barbiana: una piccolissima parrocchia sul monte Giovi, nel territorio del comune di Vicchio del Mugello. La chiesa del 1300 e la canonica, situate a 475 metri di altitudine sopra il vasto paesaggio della valle della Sieve, sono ancora, circondate da poche case e dal minuscolo cimitero. Eppure Barbiana, grazie alla tua “esperienza pastorale” di priore iniziata l’8 dicembre 1954, è diventata una sorta di cattedra della parola.
In questo fine settimana, mi è piaciuto associare la nostra ‘Domus Mariae’ proprio alla tua scuola e i circa 60 ragazzi che hanno dato vita alla scuola di giornalismo studentesco, ai tuoi ragazzi di Barbiana. Hai proprio ragione caro don Lorenzo quando già nel 1950 avevi sostenuto che: «Ciò che manca è il dominio sulla parola. Sulla parola altrui per afferrarne l’intima essenza e i confini precisi, sulla propria perché esprima senza sforzo e senza tradimenti le infinite ricchezze che la mente racchiude».
Riscoprire e rilanciare il giornalismo studentesco significa per noi rendere una redazione giornalistica un’autentica forma di educazione per fare della parola uno spazio d’amore. Solo così l’informazione può far lievitare la verità della vita, del mondo, della politica, della comunicazione.
Non esiste, caro don Lorenzo, verità senza amore per coloro cui si annuncia la parola. Sei un prete come me e sono sicuro che non ti dispiacerebbe se il sostantivo parola avesse la P maiuscola: segno di un parola più grande che diventa nella nostra vita carne e quindi amore. Ci siamo confrontati con professionisti del mondo stampato dando vita a dei veri e propri laboratori di inchiostro che fanno trasparire la verità della storia e della geografia che viviamo. Siamo partiti da come i fatti diventano notizie e ci si è resi conto che: «Il desiderio di esprimere il nostro pensiero e il pensiero altrui è l’amore. È il tentativo di esprimere le verità che solo s’intuiscono le fa trovare a noi e agli altri», così come avevi scritto al signor Lovato. L’amore è la radice in cui innestare l’informazione che oggi sempre più sembra non appartenere al bene di tutti ma esclusivamente nelle mani di pochi.
Abbiamo voluto, proprio come a Barbiana, offrire una tribuna per discutere le proprie idee, riscoprire la capacità di ascolto e di discussione, l’audacia di indurre alla riflessione, capaci di rendere la parola davvero patrimonio di tutti e non solo proprietà privata di una determinata oligarchia di persone. Per questo per la scelta dei temi (persino del nome) da mettere su questi giornali serve un po’ di … pensiero!
Sai una cosa? Abbiamo chiamato questa esperienzaLinkiostro: sulle tracce di Prometeo! Modernità e cultura libresca si incontrano in questo titolo, un po’ a dire le sfide degli studenti di oggi. “Linkiostro” perché i luoghi della partecipazione non sono fatti ormai solo di carta, ma possono assumere le forme di blog, siti, newsletter, facebook… “Prometeo” perché questo personaggio un po’ dimenticato della mitologia classica ci piace. Prometeo è il titano che regala il fuoco agli uomini. È colui che “vede prima”, previene. Prometeo mette al servizio degli uomini la sua forza e la sua conoscenza per donare all’umanità ciò di cui ha bisogno e che da sola non può raggiungere, proprio perché non riesce a vedere così lontano. Ci sembra la metafora giusta per indicare il lavoro del giornalista, chi, cioè, dovrebbe sempre essere al servizio della gente, pronto a “vedere prima”, a scovare ciò che è importante e “invisibile agli occhi” (o se preferite, ai media) per porlo all’attenzione dell’opinione pubblica. È anche un compito educativo, il suo, non di poco conto. Ma è soprattutto una responsabilità di cittadinanza, alla quale ci piacerebbe poterci appassionare.
La tua passione fu insegnare parole, promuovere umanamente i ragazzi, aiutarli a essere cittadini e credenti seri. Il tuo fu un amore concreto e fattivo, per questo ti diciamo grazie! L’informazione dovrebbe servirci proprio a questo: renderci educatori attenti e non superficiali che vivono la complessità consapevoli che “le parole non le portano le cicogne” per questo rimandano ai fatti. Quando siamo capaci di andare in profondità, allora diamo alle parole il profumo della profezia. Siamo sicuri che sei d’accordo con noi: i docenti, gli educatori, noi preti “non dovremmo preoccuparci di cosa bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola”.
Caro don Lorenzo, questi giorni romani, ci hanno permesso di fare della parola uno spazio di educazione, un luogo educativo dove si impara per primi ad ascoltare per fare delle parole creatività e dell’informazione la casa della verità. Sono sicuro che ogni qualvolta ci viene nostalgia di una parola buona, seria, limpida, pulita, non contaminata, vera, creativa, efficace…ritorneremo, se non fisicamente, almeno col cuore a Barbiana, cattedra della parola che si fa serva perché sa educare.

III edizione Festival Uguali≉Diversi

Dal 10 al 12 settembre Correggio e Novellara (RE) saranno il cuore pulsante della terza edizione del Festival Uguali_Diversi, un appuntamento culturale di crescente interesse, che nel 2009 ha richiamato oltre 4.100 persone.

Quest’anno il programma si è sviluppato sul tema “giovani.con_futuro cercasi”. I 45 protagonisti convocati per le lezioni magistrali, i workshop, gli spettacoli teatrali, concerti e laboratori del gusto offriranno tre giorni intensi ad un pubblico che desidera approfondire tematiche strategiche e di estrema attualità.

I giovani con passioni, creatività e spinta imprenditoriale, nelle loro tribù – reali e virtuali – alle prese con fragilità, conflitti generazionali e crisi d’identità costituiscono quel segmento di società tanto importante quanto ambiguo, che rischia di vedere nel futuro più minacce che promesse.  Filosofi, pedagogisti, docenti, biblisti, artisti e scrittori da tutt’Italia ci accompagneranno in un viaggio nel loro mondo per intravedere qualcosa di presente che prepari al futuro…
Tra gli amici targati AC che parteciperanno, anche la Segretaria nazionale MSAC Saretta Marotta e l’assistente nazionale FUCI don Armando Matteo.
guarda qui il PROGRAMMA

Dichiarazione finale dell’incontro mondiale dei cappellani

SCARICA LA DICHIARAZIONE FINALE

Si è concluso un mese fa l’incontro mondiale degli assistenti nazionali dei movimenti degli studenti cattolici aderenti alla JECI-IYCS (di cui anche il MSAC fa parte). Un’esperienza di Grazia, durante la quale sacerdoti provenienti da tutti i continenti si sono incontrati per quattro giorni a Roma, città che tanti di loro hanno visto per la prima volta, ospiti della Domus Pacis, la “casa” dell’Azione Cattolica Italiana. La Segretaria nazionale, Saretta Marotta, l’assistente nazionale, don Nicolò Tempesta, e la delegata  MSAC ai rapporti internazionali, Laura La Placa della diocesi di Cefalù, hanno partecipato ai lavori organizzati dal Team internazionale, con il segretario mondiale Edouard Koutsawa, l’assistente Fr. Paul Tiga, Loucille Alcala, fr. Mike Debb e Karine Bonchretien. Un’esperienza di largo respiro ecclesiale che anche l’Equipe nazionale, riunitasi alla Domus Pacis negli stessi giorni, ha potuto condividere, scambiando gioia, convivialità e doni con i “colorati” ospiti provenienti da tutto il mondo.

W il movimento…

continua a leggere per vedere la dichiarazione finale. Continua a leggere

L’importante è partecipare

Pubblicato sulla rivista “Enrico Medi”

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di Saretta Marotta -Segretaria nazionale MSAC
e Andrea Iurato – Segretario nazionale FUCI

A pensare agli ingredienti della formazione di un giovane viene in mente la fila di ampolline sulla mensola di Gargamella: letture, incontri, la scelta del gruppo da frequentare, la formazione religiosa, tutto in boccettine ciascuna con la propria etichetta sopra, da dosare con cura onde evitare che qualche sapore prevalga sugli altri, pena l’avere il giovane topo da biblioteca, o quello iper-relazionale, quello da sagrestia e quello secchione. La formazione dei giovani in realtà “campa” invece prevalentemente di luoghi. Sono i luoghi fisici, concreti, quelli che informano di sé la vita di ciascuno. Quei luoghi così radicalmente integrati nella nostra vita che, pur essendo sempre sotto il nostro naso, raramente ci accorgiamo di quanto ci trasformino. La nostra casa, ovvero la nostra famiglia, il lavoro che svolgiamo, l’attività che non solo occupa gran parte della nostra giornata e di tutti i nostri pensieri, ma costituisce praticamente la nostra identità. Essere studenti allora, dall’adolescenza al quarto di secolo, non significa semplicemente passare il tempo sui libri, ma abitare un luogo, una condizione. È una questione di identità, di vocazione, di consapevolezza del compito assegnato alla nostra vita per quel frammento di tempo, per quegli anni. È la scommessa che l’Azione Cattolica sogna per tutti i propri studenti, armandoli di una consapevolezza che li spinga a guardare il loro tempo e il loro “luogo” con occhi sapienziali, che sappiano discernere la differenza cristiana da portare tra i banchi di scuola. La sfida è lanciata già agli studenti delle scuole superiori, perché a 15, 16, 17 anni si può essere capaci di responsabilità e partecipazione. Responsabilità per i mille volti che a scuola incontriamo: i banchi sono laboratorio di relazione, tra compagni, coi professori, sono il ring su cui ci giochiamo i primi amori e pure gli scontri più duri; sono anche l’occasione per lasciare sul campo i compagni dei banchi dietro, quelli che abbiamo fatto “fuori” dalla nostra vita con i fendenti dell’indifferenza, del disinteresse, del “non è compito mio”, rimettendoci in bocca le parole di Caino “sono forse io custode di mio fratello?”. La “convivenza civile” di cui tanto ci parlano i programmi di educazione civica è allora incarnata in qualcosa di molto concreto, inesorabilmente tangibile e che interpella tutti. Come tutti ci coinvolge quella domanda di partecipazione di cui tante volte proprio sui banchi troviamo le tracce, magari graffiate sulla superficie con uniposca colorati a lasciare impronte di nomi, date, “segni” del nostro passaggio, Continua a leggere

Diritto allo Studio: al via ieri il confronto

Si è svolto ieri (2 dicembre) presso la sede del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca il primo incontro del tavolo sul Diritto allo Studio. Al tavolo hanno preso parte i ministri Mariastella Gelmini (Istruzione) e Giorgia Meloni (Gioventù), le associazioni dei genitori e le associazioni studentesche che fanno parte del Forum delle associazioni studentesche. A seguito di questo incontro i due ministri con alcuni tecnici del MIUR hanno preso parte anche ad un confronto con gli Enti locali ed in particolare con la conferenza Stato-Regioni. Per il MSAC hanno preso parte Marco Maccolini, collaboratore centrale, e Michele Azzoni, incaricato MSAC per il Triveneto.

L’incontro aveva lo scopo, secondo quanto preannunciato dalla Gelmini, di conoscere le proposte e le istanze delle associazioni studentesche e dei genitori. Tutte le associazioni si sono dette molto soddisfatte dell’idea del governo di intervenire sul tema del diritto allo studio elaborando un testo condiviso dalle associazioni e dalle Regioni da presentare alle Camere che, come sottolineato dall’On. Giorgia Meloni, manterranno il loro potere legislativo e quindi potranno apportare tutte le modifiche che riterranno opportune.

Tutte le associazioni, sia quelle degli studenti sia quelle dei genitori, hanno però fatto emergere la necessità di un confronto diretto da parte delle associazioni con la conferenza Stato-Regioni per capire anche le loro disponibilità ma soprattutto la necessità di garantire risorse finanziarie per poter elaborare qualcosa di nuovo sul diritto allo studio. I ministri hanno assicurato il loro impegno in prima persona su questi punti anche se il ministro Meloni ha sottolineato che le risorse finanziarie disponibili, in un periodo di crisi, non sono illimitate e che quindi è necessario uno studio dei costi-benefici delle varie proposte avanzate.

Molti sono stati gli ambiti del diritto allo studio trattati durante il confronto. Il MSAC ha evidenziato la necessità (urgente!!) di una legge quadro sul diritto allo studio che garantisca livelli essenziali di prestazioni erogabili in modo che, in Italia, non ci siano più troppe disparità fra le regioni pur consapevoli del fatto che la scuola superiore, secondo quanto stabilito dall’articolo 117 comma 3 della nostra Carta Costituzionale, è di competenza concorrente fra Stato e Regioni. Questa legge quadro dovrebbe quindi garantire alle famiglie un sostegno economico per far fronte al problema del caro libri (pensando magari anche alla possibilità dell’introduzione del servizio prestito libri come già avviato da alcuni comuni italiani, fra i quali quello di Roma), la possibilità di usufruire dei trasporti pubblici a prezzi agevolati, di usufruire di borse di studio, come stabilito dall’articolo 34 della nostra Costituzione, dovrebbe incentivare la diffusione della Carta dello Studente “Io Studio”, rendendo possibili convenzioni locali. Insomma una legge che punti a garantire davvero una scuola “aperta a tutti” e che eviti il più possibile la dispersione scolastica. La necessità di una legge quadro sul diritto allo studio è stata condivisa anche dalle altre associazioni degli studenti e dai genitori e in particolare dai ministri che hanno spiegato che proprio su questo vorrebbero puntare.

Tutte le associazioni studentesche, a partire dal MSAC, hanno chiesto però di garantire, all’interno di questa legge sul diritto allo studio, iniziative per l’edilizia scolastica con lo scopo di intervenire ALMENO nelle zone a rischio sismico e in quelle scuole a rischio crollo, trovando il favore del ministro Gelmini che ha ricordato che ad oggi, con l’anagrafe degli istituti scolastici, si è giunti a monitorare più del 70% degli istituti.

Sul problema del caro libri, i ministri hanno garantito che in finanziaria saranno previste le risorse economiche necessarie per finanziare l’acquisto dei libri di testo per la Scuola Primaria, a seguito di un chiarimento chiesto dalla Rete degli Studenti, e il ministro Meloni ha illustrato brevemente l’iniziativa approvata dal suo ministero di introdurre nelle scuole italiane degli e-book. Su questo punto tutte le associazioni hanno sottolineato che questa innovazione tecnologica è molto apprezzata ma che bisogna tener conto che non tutte le famiglie italiane sono dotate di un computer.

Cosa ne facciamo della scuola italiana?

intervista apparsa su

Cosa ne facciamo della scuola italiana?

La scuola resta una delle priorità irrinunciabili per la vita e per il futuro del nostro Paese, ma troppo spesso il dibattito politico dimentica il vero cuore del problema, cioè la questione educativa e riduce ogni tentativo di riforma del sistema dell’istruzione a una mera questione economica e ai tagli di spesa. Alcune riflessioni sulla direzione da prendere.

ALLE PAGINE 6-7

Aria di novità per la scuola superiore italiana. Dopo gli interventi sulla scuola primaria e secondaria di primo grado, con l’arrivo dell’autunno sono alle porte anche interventi sull’assetto della scuola superiore di secondo grado. Per chiarire i termini esatti delle proposte, ci siamo rivolti a Saretta Marotta, segretaria nazionale del Movimento studenti di Azione Cattolica.

Che clima si respira nelle scuole superiori alla ripresa dell’anno scolastico?

Ristrutturazione. Come quando sei a casa tua, ma in un alloggio in affitto, e il padrone di casa decide di dare una “rinfrescata”. A te tocca subire cocci, polvere e lo stato perenne di lavori in corso, mentre cerchi di condurre l’ordinarietà della tua vita quotidiana. Già, perché ci troviamo nel bel mezzo di questi lavori. Da una parte gli ormai lontani annunci di riforma dell’estate 2008. Dall’altra, è ancora lontano l’assetto definitivo che la nostra scuola italiana dovrebbe assumere entro il triennio di “razionalizzazione finanziaria”, che termina con il 2012.

In concreto, cosa è cambiato?

C’è la nuova valutazione, con la risoluzione delle questioni sull’ammissione agli esami di Stato (in caso di insufficienze, i docenti voteranno a maggioranza). E c’è anche l’aumento di alunni per classe, nonché il taglio dei docenti, obbligati tra l’altro a cattedre “complete” di 18 ore, inducendo così gli istituti a complicazioni dell’orario. Molti decreti non sono invece ancora operativi. Molti studenti, tra l’altro, sanno già che l’istituto che stanno frequentando cambierà faccia e persino nome l’anno prossimo. Ci saranno infatti sei licei (artistico, classico, scientifico, musicale e coreutico, delle scienze umane, linguistico), due indirizzi di istituti tecnici (economico e tecnologico) e due per gli istituti professionali (area dei servizi e indirizzo industriale). E gli studenti che faranno? Si adegueranno o continueranno col vecchio curricolo e i vecchi piani orari? Il ministero si è affrettato ad assicurare che “in qualche modo si farà”.

Insomma, ci aspettano nuovi correttivi…

Qualcosa di simile è successo a proposito del “maestro unico”: davanti alle proteste e alle diffidenze generalizzate, si è deciso di lasciare ai genitori la scelta tra tre diversi “carnet” di orario per i propri figli, con diverse combinazioni tra “maestri prevalenti” e altri docenti. Tutte queste eccezioni, però, vanno nella direzione opposta a quella della tanto invocata razionalizzazione, che sembra essere la finalità complessiva della riforma. La scuola italiana ha certamente bisogno di usare meglio le risorse, ma non si è però riflettuto abbastanza sulle conseguenze pedagogiche di tanti provvedimenti. Sono state approntate commissioni ministeriali di esperti, ma esse sono state costrette a lavorare tra fretta e incertezza.

Quali sono le conseguenze per chi vive nella scuola ogni giorno?

C’è da chiedersi innanzitutto se questa riforma “durerà” o se sarà presto demolita dalla prossima maggioranza di governo. Questo genera incertezza, soprattutto negli insegnanti (molti dei quali sono andati in prepensionamento). Non è possibile sentir propria una scuola così, sentirla come casa. A lungo andare cresce la disaffezione. Lo vediamo soprattutto per il mestiere di insegnante, talmente svalutato da essere considerato di “ripiego”. È ormai raro trovare dei veri “appassionati”: molti, tra sbarramento di graduatorie e complicate procedure di arruolamento, rinunciano per necessità. Fenomeni come il bullismo o lo scarso rendimento scolastico, poi, dicono la disillusione dei giovani, che non vedono più nella scuola un punto di riferimento formativo, ma solo una macchina che produce voti e promozioni, in cui devi correre verso la conquista del diploma come fosse una patente.

Quale riforma serve davvero alla scuola italiana?

Deve essere una riforma “organica”, ben pensata trasversalmente da maggioranza e opposizione (proprio per durare). Può guardare alle necessità di razionalizzazione, ma deve mettere al centro l’educazione dei suoi studenti, non quantificabile col parametro del “successo formativo” o del voto in decimali. Finché la scuola italiana non intraprenderà un ripensamento globale della sua missione formativa, procederemo sempre a tentoni. A questo proposito i nostri vescovi hanno proprio colto nel segno indicendo un decennio avente per tema l’educazione: un vero segnale, per tutti.

L’Azione Cattolica cos’ha da dire al riguardo?

All’interno dell’associazione, il Movimento studenti di Ac è stato interpellato da parte di Parlamento e ministero a pronunciarsi sulle riforme in atto. E lo fa molto criticamente, in senso costruttivo. Ma la nostra prospettiva non può bastare. A scuola non ci sono solo gli studenti: vi gravitano docenti, ma soprattutto (e tante volte li sottovalutiamo) i genitori e le famiglie. La nostra associazione ci regala l’occasione di mettere insieme queste forze. In questo senso, dividersi fa male. Non può esserci una “manifestazione degli studenti” o uno “sciopero dei docenti” senza che le altre parti in siano partecipi.

Manifestare insieme, e poi?

Le manifestazioni sono il luogo dell’urlo, non del dialogo. Hanno un valore simbolico, ma la prassi costruttiva comincia su altri tavoli, su altri terreni di confronto. Bisogna alzare la voce per farsi sentire, ma poi avere propositività da raccontare. Nel concreto delle nostre scuole, significa che studenti, docenti e genitori devono mettersi insieme, acquistare insieme consapevolezza dei cambiamenti in atto e collaborare perché le cose siano meno difficili e venga garantita la qualità dell’offerta formativa. È questo il senso vero della “comunità educante” che troviamo a scuola. Da questa storia nessuno si senta escluso.

a cura di Giacomo Cossa

Voci di Oktober Fest

Ascoltate l’intervista rilasciata alla radio CEI “Inblu”

hanno parlato per il MSAC la segretaria nazionale Saretta Marotta

e il segretario diocesano msac di Andria Vincenzo La Rosa

intervista a cura di Ada Serra

Apertura anno scolastico al Quirinale

Come ogni anno, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano accoglierà nel cortile del Palazzo del Quirinale gli studenti delle scuole d’Italia, accorsi in rappresentanza degli istituti di ogni ordine e grado di tutta la penisola. La cerimonia, che si svolgerà oggi pomeriggio alle 17.00 (è prevista la diretta su RAIUNO), è stata aperta anche ai rappresentanti delle associazioni studentesche. Anche il MSAC, tramite la Segretaria Nazionale, è stato invitato all’evento.

La Gelmini riferisce al Senato

La Commissione Istruzione del Senato ha in programma, per mercoledì 23 settembre alle ore 14,30, l’audizione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca che riferirà sull’avvio dell’anno scolastico 2009/2010