Archivi categoria: Dico la mia!

Il racconto della protesta

Da giorni e giorni si susseguono manifestazioni, proteste, occupazioni, autogestioni… Sui giornali si legge di tutto, ma noi come stiamo vivendo questi giorni di agitazione? Proviamo a raccontarci quello che sta succedendo nelle nostre scuole e come lo stiamo vivendo.

Incominciamo da Emanuela di Messina che in occasione dello sciopero di sabato ha scritto su Facebook:

“Lo sciopero di domani deve avere un senso. Prima di protestare contro le istituzioni, dobbiamo essere noi l’Istituzione con la i maiuscola. Prima di protestare dobbiamo renderci conto di quello che abbiamo fatto. Il motto di domani dovrà essere “ago ergo protesto”. Nel nostro piccolo, cos’abbiamo fatto? Se la risposta è positiva il senso vero della manifestazione sarà valido: nessuno ci può negare il futuro e gli strumenti per raggiungerlo. Nel caso in cui la risposta è negativa, domani deve essere il giorno dell’impegno. Ognuno può fare qualcosa. Perché siamo noi la scuola. Quella del Ministero è solo una forma, disastrata, questo è certo. Ma il cambiamento lo dobbiamo fare noi. E non si cambia qualcosa urlando contro dei muri, ma il cambiamento vero parte dai nostri banchi. Muniamoci di forza e coraggio!

Poi c’è Sofia di Lodi che scrive:

In questi giorni si è sentito parlare fin troppo di proteste organizzate da noi studenti, soprattutto per gli scontri violenti e inutili in cui sono sfociate. Sabato 24 novembre anche nella mia scuola, il liceo scientifico Giovanni Gandini con la sezione classica Pietro Verri, e in altre scuole di Lodi è stata organizzata una protesta, ma in giro per la città non si sono visti striscioni né cortei.

Ci siamo, invece, trovati nel cortile della nostra scuola per un’assemblea d’istituto autogestita, con l’approvazione del preside,  ma tenuta interamente da studenti. Il fine era quello  di informare sulle nuove riforme, di dare qualche idea sul perché si protesti e perché si debba farlo o meno, ma anche di discutere della nostra scuola, di cosa funzioni e di cosa no. Il microfono è passato nelle mani dei rappresentanti d’istituto e della consulta, di ragazzi che si erano appositamente informati e di chi, tra il pubblico, aveva qualcosa da dire.

Sicuramente non è stata perfetta, il preavviso era stato breve, ci sarebbe dovuta essere una maggiore preparazione da parte di chi ha parlato e un’organizzazione migliore del tempo (considerando che dopo due ore non si vedeva più nessuno al microfono e abbiamo dovuto aspettare la fine della mattinata).

Però credo sia un segno importante. Prima di tutto si è partiti dalla scuola vera e propria per parlare della scuola generale, di quello che sta cambiando. Poi perché non è stato un semplice momento di protesta in cui si urla contro tutto e tutti senza trovare un vero obiettivo, ma è stato almeno un tentativo di informazione vera.

Perché gli studenti stessi si sono accorti che andare in giro con uno striscione senza idee formate e personali che lo sostengano non porta a nulla.

“Cari prof, non date mai meno di 4 agli studenti”

Alla MoCa di Aprile ne avevamo iniziato a parlare perchè è un tema caldo con cui a volte ci si scotta. Ci stiamo riferendo alla valutazione, anzi la cultura della valutazione! Avevamo iniziato una riflessione che è sicuramente da portare ancora avanti e da approfondire. Ecco allora che vi proponiamo la lettura di quest’articolo, apparso oggi su Repubblica e firmato dalla scrittrice ed insegnante Mariapia Veladiano. Aspettiamo i vostri commenti!

E poi bisogna anche parlare dei voti. Perché se i test non hanno vita felice qui da noi in Italia, e il perché lo ha raccontato per bene Stefano Bartezzaghi domenica, poi però tutti i test, proprio tutti, diventano numeri che danno idoneità, promozioni, accessi all’università o a selezioni. Sì e no ai nostri progetti di vita. Un test è un bivio: di qua o di là. Per questo non può essere sbagliato, sciatto, ambiguo. E anche quando è perfetto, è solo un puntino nello scorrere dei giorni e delle esperienze di una persona. Niente di più. Dovrebbe. Soprattutto a scuola, dove i test dilagano, importati all’ingrosso dal mito dell’oggettività del valutare. E diventano voto.
E allora parliamo del voto. E quindi della valutazione, della scuola che vogliamo, del mondo in cui viviamo. Tutto si tiene quando si parla di scuola e di ragazzi.
Dopo decenni ormai di letteratura sulla valutazione, il voto incendia sempre ancora le discussioni più scomposte. È così sovraccarico d’altro che quando è negativo per legge sparisce dai tabelloni finali, quasi che l’insufficienza a scuola sia stigma di insufficienza personale e umana di fronte all’universo mondo. E a volte, lo sappiamo, capita qualcosa che non può nemmeno essere nominato. Eppure i giornali devono scriverne. C’è chi, giovanissimo, prende un brutto, bruttissimo (troppo brutto?) voto a scuola e poi ci lascia. Lascia la sua vita.
Sotto quale cielo può capitare questo? Se la vita è altrove – sta scritto nei diari di scuola pieni di tutto: foto, ritagli, lettere, poesie, canzoni, fiocchi di regali, che sporgono colorati, di tutto tranne cose di scuola – allora perché il voto cattivo può per un momento magari, solo un momento, diventare il mondo che si rovescia addosso?
Dei ragazzi spesso non sappiamo nulla. Ostentano quel che non sono per nascondere meglio quel che vorrebbero essere. Dopo la tragedia si dice: ma come si fa? La scuola non può farsi carico di tutto. Ed è così.
Ma valutare è uno dei suoi compiti, serve a capire se il passo di chi insegna è giusto, se chi apprende lo sta facendo, a certificare al mondo che un percorso è compiuto davvero, che ci si può fidare, che quel diploma racconta ciò che i ragazzi sanno e sanno fare e che anche grazie a questo sapranno diventare quel che desiderano.
A scuola la valutazione incrocia tutto intero il tempo in cui i ragazzi esplorano ancora intatte tutte le loro possibilità, cercano conferme del loro valore, hanno paura di non trovarle. È la formazione del sé. Un momento benedetto. In cui ci vuole tempo, spazio per l’errore, e per rimediare all’errore. La valutazione degli apprendimenti, e oggi delle competenze, accompagna questo periodo e pur in una cornice che deve essere definita, chiara, rigorosa e comune, la scuola deve sempre sapere che la vita sorprende, che tutto può accadere, nel bene e nel male. Il voto è solo lo strumento che ci siamo dati per comunicare fra professori, ragazzi, famiglie, mondo. Non è nemmeno così necessario, almeno all’inizio. La scuola trentina prevede che nei primi quattro anni delle elementari i bambini siano valutati per aree di apprendimento.
Non ci sono voti per le singole discipline. A dire che il processo che porta un bambino ad avere gli strumenti per valorizzare le proprie attitudini è meravigliosamente unitario. E non ci sono i voti fino alla terza media. Ci sono giudizi. Articolati ma non bizantini, poche voci che dicono come e cosa è accaduto. Vien così meno la tentazione di quella contabilità lineare della valutazione che i ragazzi delle superiori consegnano a volte all’ultima pagina (il valore simbolico degli spazi!) dei loro diari: cinque più, sei e mezzo, quattro, sei = 5,44. Sarà sufficiente o no? Versione artigianale di certi fogli di excel che invece capita siano i professori a compilare. Ma lo sappiamo che questo non è valutare. Nella didattica modulare, se la verifica mostra che i contenuti del modulo sono stati fatti propri, il voto va a sostituire quello eventualmente negativo nella verifica precedente. Il modulo è appreso. Il brutto voto è rimediato. La recente riflessione sulla valutazione autentica chiede verifiche che mettono in gioco la scuola e la vita, e portano lo studente a misurarsi con quesiti di realtà.
Lo sappiamo ormai che la valutazione è un processo di osservazione, interazione, che chiede tempo e trasparenza e tanta tanta fiducia. Reciproca. Lo studente che si fida, perché ha visto già molte volte che tutto è equo e chiaro: richieste, criteri, modalità di recupero. L’insegnante che si fida dello studente, gli dà credito: di poter migliorare, poco a poco, perché la fiducia dell’altro attiva la fiducia in se stessi. Ai ragazzi la scuola importa, eccome. Nelle aule costruiscono la rete di fiducia in se stessi e negli altri che permetterà loro di resistere anche alle sconfitte.
Certo, poi alla fine c’è un voto. Una sintesi, un punto in cui si concentra tutto il processo. E allora, alla fine, si può parlare del voto. Al riparo dalla carica emotiva perché il voto è anche potere: quanta letteratura e quanta esperienza ce lo hanno raccontato? Al riparo dalla carica ideologica perché la scuola è oggi luogo di battaglia politica e nella furia del dibattere si vorrebbe far credere che i voti bassi aiutino la qualità e il merito.
Non è così. Il Trentino registra l’eccellenza nei test Invalsi e nelle indagini internazionali Ocse-Pisa. Eppure il Regolamento di valutazione della scuola trentina non permette voti sotto il 4 nelle pagelle delle superiori. Dietro c’è una riflessione pedagogica precisa: allo studente si dà un messaggio chiaro, sufficiente a bocciarlo se serve, niente di più.
E infatti poi il Regolamento impedisce quella finzione iniqua che è data dai sei necessari a essere ammessi all’esame di stato come invece capita nel resto dell’Italia. I 4 restano e fanno media vera. Trasparenza, anche qui. Perché la valutazione ha assoluto bisogno di avvenire in un contesto di giustizia. E allora i voti minuscoli, tre due- uno ( zero meno, in una fulminante battuta dei Peanuts) non sono necessari, non fanno bene e possono invece fare male. Inutile lasciarli visto che l’autonomia delle scuole permette altre strade condivise.
Questa è la scuola. Poi c’è il mondo. Se noi consegniamo ai ragazzi un mondo in cui la violenza delle parole, dei rapporti, dell’ingiustizia sociale è normale, accettata e inevitabile, in cui nei film, nei libri, nella realtà la violenza fisica è una strada possibile, quasi ordinaria di risposta all’offesa vera o presunta, o solo equivocata, allora certo un ragazzo può pensare che anche la frustrazione di un voto negativo può essere risolta con la violenza. Contro di sé. Anche il mondo c’entra, eccome. E così certamente no, la vita dei ragazzi non è mai altrove.

 

Buone vacanze dal Ministro Francesco Profumo

No, non è un errore. Il Ministro Profumo non ci sta facendo gli auguri di buone vacanze con 2 mesi di ritardo. E’ solo che quest’anno le vacanze saranno davvero brevi per i Ministri della nostra Repubblica!

Ieri dunque sul sito del MIUR è apparsa questa lettera del Ministro che, alla vigilia dell’inizio delle sue vacanze (prossimo consiglio dei Ministri già convocato per il 24 Agosto), cerca di fare brevemente il punto sulle cose fatte finora. Certo sono segnalate solo le misure andate a buon fine e non quelle che si sono arenate strada facendo e che stanno incontrando alcune difficoltà, ma il genere epistolare scelto dal Ministro per queste sue comunicazioni sottolinea ancora una volta il desiderio di una comunicazione schietta, sincera e in cerca di condivisione.

Nel riproporla qui di seguito auguriamo davvero buone (brevi) vacanze al Ministro Profumo!

 

Roma, 10 Agosto 2012

Cari studenti, cari insegnanti e professori, cari ricercatori, cari genitori, cari impiegati del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, cari dirigenti.

Prima della breve pausa estiva desidero condividere con voi alcune riflessioni su questi mesi passati, così densi di impegno e di duro lavoro quotidiano per la salute e l’ammodernamento del nostro sistema formativo e della ricerca, così come su quelli che ci aspettano alla ripresa autunnale, che saranno senz’altro intensi ma che possono nondimeno, se tutto il nostro sforzo sarà collettivo, rivelarsi perfino entusiasmanti.

In questi mesi ho infatti potuto toccare con mano la forza di questa grande comunità, il suo grande giacimento di risorse interiori fatte di generose disponibilità e di grandi slanci, la sua capacità di contribuire in modo determinante alla formazione dell’identità nazionale. Ricordo in particolare due momenti tra i tanti importanti: il centocinquantenario dell’unità nazionale, dove la scuola italiana ha mostrato la sua centralità anche nelle celebrazioni, e i tragici fatti dell’attentato alla scuola Falcone-Morvillo di Brindisi, dove la giovane vita di Melissa è stata innaturalmente stroncata e altre fra le sue compagne hanno sofferto e stanno ancora soffrendo. L’unità che il Paese ha potuto sperimentare in quei momenti costituisce al contempo un monito per i suoi detrattori e una ricchezza per tutti noi, anche se il mio pensiero non cessa di andare a chi ha visto la sua vita sconvolta in un luogo che dovrebbe essere di serenità e di impegno verso il futuro.

Ed è al futuro che voglio dunque invitarvi a guardare, oggi nel momento del riposo come domani in quello della ripresa. Tutto il ministero, a cominciare dai direttori e dai dirigenti impegnati negli uffici centrali e periferici, così come con eguale convinzione e sforzo tutti i funzionari e i lavoratori che collaborano con la nostra azione, è infatti dentro questo sforzo da molti mesi. Lo dimostra il successo avuto per esempio dalla modernizzazione delle procedure per la maturità, che per un momento hanno unito nell’orgoglio di essere italiani e parte del mondo della scuola centinaia di migliaia di persone. A tutti voi va la mia personale gratitudine ed un augurio di serene festività, oltre che il ringraziamento dell’Italia.

La ripresa autunnale non sarà del resto priva di sfide. Il nostro programma di azione nei prossimi mesi è quasi temerario, se si pensa alle fragilità del nostro Paese. Eppure sono certo che esso è alla nostra portata. Troppo spesso infatti le fragilità italiane sono invocate come alibi e non, invece, usate come stimolo a fare di più e con maggior impegno. E’ nella storia del nostro Paese sia la prima sia la seconda possibilità. Noi scegliamo la seconda!

Del resto, non partiamo da zero. Alcune azioni sono state già impostate. Per esempio, il nuovo sito Universitaly, che mette a disposizione le informazioni sempre aggiornate su tutti i percorsi di studio in Italia. Così come il sito Scuola in chiaro arricchito di nuove informazioni. Saranno anche disponibili dati sul mercato del lavoro ed in particolare sulla domanda delle aziende in modo da collegare meglio formazione e lavoro. Una accelerazione importante avrà anche il piano di innovazione digitale nella scuola, che vedrà anche un primo passo verso la costruzione di un ambiente assai ambizioso e innovativo: una “nuvola della scuola”. Un ambiente non solo di contenuti digitali ma anche di spazi personali e sociali.

Il processo di innovazione vedrà poi un deciso impulso alla “dematerializzazione” dei processi, eliminando progressivamente la carta e facilitando in questo modo le iscrizioni, che dal prossimo anno si faranno solo online, così come tutti i processi amministrativi, l’archiviazione e la gestione documentale delle scuole e di tutto il Ministero. Lo possiamo progettare e fare perché i lavoratori pubblici sono una risorsa preziosa del paese e non certo un ramo secco da tagliare, capace – spesso in condizioni di lavoro assai difficili – di grande spirito di servizio e perfino di sacrificio. Per questo ho deciso di programmare molto presto un nuovo concorso per insegnanti: perché è giusto ed anzi necessario per la salute di tutto il sistema formativo che anche le generazioni più giovani possano dare il loro insostituibile ed originale apporto alla formazione dei futuri italiani. Una scelta che ha molto pesato nella mia decisione di sbloccare il sistema di reclutamento anche nel sistema universitario, con il varo qualche settimana fa dell’abilitazione nazionale. Insomma, stiamo lavorando ad una scuola e ad un sistema di formazione e di ricerca al passo con i tempi e capace di primeggiare in Europa e nel mondo, non solo come già accade per casi individuali ma anche per la complessiva forza stessa del sistema.

Si tratta di una sfida ardua ma alla nostra portata. Perché quando siamo capaci di unirci siamo davvero un grande paese. E allora nulla ci è precluso.

Buone ferie

Francesco Profumo

 

MoCa: diventiamo protagonisti!

Anche il circolo di Taranto (a cui va un grande in bocca al lupo visto che fra pochi giorni celebrerà il congresso) ci racconta la Mo.Ca…

MoCa: diventiamo protagonisti!

“Son stati giorni che han lasciato il segno..”. E’ proprio vero, il MSAC riesce sempre a sorprenderci e anche questa volta, forse più delle altre, lo ha fatto. Si chiama MoCa, movimento in cantiere, l’incontro nazionale a cui, io e Cosimo, abbiamo partecipato dal 20 al 22 aprile a Napoli. Entusiasmo, passione, riflessioni e tanta voglia di lasciare il segno. La dispersione e l’abbandono scolastico sono stati i temi su cui ci siamo confrontati, tra di noi e soprattutto con numerosi esperti. Franco Venturella, Speranzina Ferraro, Giovanni Allucci, Salvatore Rotondi, Marco Rossi Doria, tutti hanno saputo in un modo o nell’altro coinvolgerci e stimolarci a  riflessioni attente e profonde per cercare di costruire insieme una vera scuola. Come diceva don Milani non vogliamo una scuola che curi i sani e respinga i malati, ma una scuola che accompagni tutti, indistintamente, nella crescita e nella realizzazione dei nostri sogni. Sarà forse un’utopia? Dipende da noi, solo ed esclusivamente da noi. Inutile dire quante persone stupende abbiamo potuto conoscere e con le quali abbiamo condiviso idee, progetti, tanti sogni e un’esperienza davvero indimenticabile. Sono stati tre giorni davvero intensi, tra risate, balli, canzoni e momenti di riflessione, abbiamo avuto l’occasione di comprendere appieno il tema scelto e di proporre concretamente nuove possibilità di “fare scuola”. L’orientamento, la valutazione, le scuole aperte anche in orari non scolastici, sono stati argomento di discussione nei tre laboratori in cui abbiamo, con il nostro inconfondibile stile, discusso, analizzato e proposto nuove idee. Accompagnati da un’incredibile equipe nazionale, possiamo dirci più che soddisfatti dell’esperienza che abbiamo potuto fare, un’esperienza che forse, anzi sicuramente, non dimenticheremo: non dimenticheremo le persone conosciute, non dimenticheremo i momenti passati insieme ma soprattutto non dimenticheremo che per realizzare ciò che vogliamo, abbiamo bisogno l’uno dell’altro, solo insieme possiamo raggiungere il nostro sogno. Spero davvero che, dopo questa esperienza unica, ritornati a Taranto, possiamo con ancor più consapevolezza, coraggio e tanta voglia di fare, realizzare qualcosa di nuovo, qualcosa che servi realmente per far capire, anche a chi non la pensa come noi, che abbiamo bisogno di una nuova scuola. Una scuola che abbia al centro l’individuo, il ragazzo, con la sua vita, rafforzando i suoi punti deboli e sviluppando quelli di forza.

 

Qui MoCa… raccontata dal circolo PiGi

Pubblichiamo un articolo sulla MoCa inviatoci dal circolo MSAC Piergiorgio Frassati di Nocera Inf-Sarno
Ciao a tutti ragazzi! L’articolo di questo mese tratterà di un evento a cui  noi dell’equipe Msac abbiamo partecipato: il Movimento in Cantiere (Mo.Ca.),  il quale si è tenuto a Napoli dal 20 al 22 aprile. “Se mi lasci non vale”, questo è stato il tema della Mo. Ca. inerente alla  problematica dell’abbandono e di dispersione scolastica, fenomeno diffusissimo
in Italia che colpisce indiscriminatamente Nord e Sud. “La scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati” diceva don Milani e noi studenti non vogliamo un simile trattamento, bensì pretendiamo una palestra di vita che ci accompagni durante il percorso di crescita e di maturazione. Crediamo in una scuola da non abbandonare!
In questi tre giorni i nostri “cantieri” hanno affrontato i temi dell’orientamento, della cultura della valutazione e del sogno di avere scuole aperte il pomeriggio; approfonditi da esperti esterni.
Per quanto riguarda il primo, l’orientamento si è diviso in due parti: in entrata e in uscita. Nella prima fase si è sottolineata la necessità di un percorso di diversi incontri suddivisi in fasi per aiutare i ragazzi a fare una  scelta consapevole della scuola superiore che vogliono frequentare. Nella  seconda fase, invece, ci siamo concentrati su come affrontare la scelta dell’università e se decidere di continuare gli studi o intraprendere subito una carriera lavorativa. Siamo giunti alla conclusione che lo studente, entrante o uscente, ha bisogno di maggiori servizi per essere guidato in una dimensione formativa finalizzata a costruire persone forti e autonome; capaci di fare scelte di ambito tecnico o vocazionale per il loro futuro abolendo ogni stereotipo.
Il secondo cantiere si è occupato della valutazione, un tema cruciale della scuola italiana, in quanto noi studenti siamo abituati, spesso erroneamente, a considerare i giudizi che noi riceviamo ogni giorno come giudizi alla persona, permettendo alle valutazioni negative di abbattere la nostra autostima . Ma oggi anche le scuole vengono valutate attraverso i test invalsi, test anonimi che hanno il compito di valutare i livelli di apprendimento dei ragazzi di
ciascuna scuola, da poco introdotti anche per gli allievi delle scuole superiori . Quindi sarà valutato non anche l’operato dei docenti e dei dirigenti scolastici.
Un’altro argomento collegato alla “dispersione scolastica” che abbiamo trattato nei laboratori è quello della “scuola aperta”. Ma cos’è la scuola aperta? La scuola aperta è una scuola che vuole aprirsi a ciò che ora non viene considerato come “scolastico” in senso stretto, ma che fa parte della vita degli studenti, concretamente garantisce una “presenza” anche dopo le cinque ore scolastiche. Ogni studente deve aver la possibilità di essere autonomo, di  riuscire a “fare rete”con gli altri enti del territorio, con le stesse istituzioni scolastiche, deve dunque partecipare dandosi da fare! Quindi, l’iniziativa di “scuole aperte” è quella di mettere a disposizione degli enti scolastici una serie di competenze e conoscenze così da formare una persona a “trecentosessanta gradi”.
Tutto ciò è stato presentato al sottosegretario Marco Rossi-Doria durante un convegno tenuto al convitto “Vittorio Emanuele II”, il quale ha espresso i suoi pareri e le sue più sincere congratulazioni per aver “colpito nel segno” alcuni dei reali problemi della scuola italiana. Noi tutti studenti ci auguriamo che questi progetti ideati durante il Movimento in Cantiere possano essere realmente realizzati, affinché la NOSTRA scuola ci insegni ad amare la cultura e dia senso e sapore allo studio dei più giovani perché questi sono gli anni in cui dobbiamo investire per il futuro.
Perciò noi del Msac ripetiamo ancora una volta: I care!

La MoCa vista dai nostri circoli…

Pubblichiamo un articolo sulla MoCa ricevuto dal circolo di Nola.

Se si perde loro ( i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. Ma è un ospedale che cura i sani e respinge i malati.

Con queste parole, di don Lorenzo Milani, hanno avuto l’avvio i lavori del Cantiere del Movimento (Mo.Ca.), svoltosi a Napoli dal 20 al 22 aprile. Circa 140 studenti,tra segretari e membri di equipe dei circoli diocesani, delegati regionali e responsabili nazionali del MSAC, hanno impegnato il loro tempo e le loro energia per iniziare a rispondere a una sfida che i nostri tempi continuano a porre: la dispersione e l’abbandono scolastico. Da qui il titolo della Mo.Ca. Se mi lasci non vale.

Le premesse dei lavori sono state chiarite fin da subito dalla scelta di iniziare i lavori con un momento di preghiera presieduto da don Tony ( neo assistente del MSAC) e dal saluto di  Elena Poser, segretaria nazionale, che ha sottolineato che i capisaldi di questo impegno nella Scuola , per la Scuola e per il paese, per noi msacchini sono una fede matura e una professionalità eccellente.
La scelta della tematica nasce dalla osservazione che ancora oggi in tutta Italia, con picchi maggiori in alcune regioni tra cui la stesa Campania, troppo studenti fuoriescono dal sistema dell’istruzione/formazione.
A guidare i partecipanti nella fase iniziale di studio iniziale sono stati Franco Venturella ( provveditore di Vicenza) e la dott.ssa Speranzina Ferraro della Direzione Generale per lo Studente del MIUR.

In particolare è stato ribadito il ruolo della Scuola nella formazione del cittadino,  a cominciare dai legami di comunità che a scuola andrebbero costruiti. In quest’ottica le boccature, la dispersione e l’abbandono scolastico sono delle condizioni di “mortalità scolastica” in cui fallisce l’intero progetto della repubblica italiana di garantire a tutti  la realizzazione di sé, rimuovendo gli ostacoli, perché i ragazzi non siano più sudditi ma cittadini sovrani.
Lo studio tecnico, svoltosi nella mattinata di sabato con la dott.ssa Speranzina Ferraro, ha ulteriormente consentito di ridefinire i concetti di abbandono e dispersione scolastica  confrontandoli con le direttive europee. Appare eclatante che a fronte di un progetto “Europa 2020” che implicherebbe per gli stati delle UE una riduzione a meno del 10% degli Early School Leavers ( tra 18 e 24 anni), in Italia nel 2000 fossero il 25.1 % scesi al 19.1% nel 2009.
Di fronte a questo problema, occorre un approccio sistemico che ponga al centro di una community care l’apprendimento e non più l’insegnamento, cioè lo studente con le sue fragilità e potenzialità nella sua unicità.
Cuore della Mo.Ca. sono stati i laboratori di cantiere in cui sono state individuate e discusse  le macroaree in cui bisogna agire per raggiungere gli obiettivi indicati dalla Costituzione e dalla comunità internazionale.
Cultura della valutazione, scuole aperte  e orientamento ( in entrata e in uscita) sono stati variamente declinati, con il supporto di esperti dell’associazione e non, per  rispondere alle molteplici difficoltà, che sono cause e concause, fin dall’inizio del percorso di istruzione, del fenomeno,  che esplode in modo manifesto nel periodo della scuola secondaria di secondo grado.

I dubbi e le riflessioni emersi sono stati poi condivisi, nel pomeriggio di sabato, con il sottosegretario del MIUR Rossi Doria, presso il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Napoli.
Il sottosegretario ha dato speranze confortanti circa i 23milioni e 700mila euro che finanzieranno il progetto delle scuole della seconda occasione nelle quattro regioni più a rischio ( Campania, Puglia, Sicilia e Calabria) e la possibilità di rinnovamento degli stessi. Con lui si sono poste questioni su orientamento vocazionale, test INVALSI, problematica del diritto allo studio, necessità di una valutazione dei dirigenti scolastici e delle scuole …
Di questo pomeriggio, sicuramente tre sono stai gli aspetti, al di là del contenuto del confronto, che lo hanno reso centrale: la possibilità per il MSAC di dialogare, al di fuori del luogo istituzionale  del forum presso il Ministero, con un esponente del governo ( cosa che non accadeva dalla partecipazione del ministro Fioroni alla SFS del 2007), l’opportunità di rendere partecipanti attivi anche quei msacchini rimasti a casa che hanno seguito l’incontro in streaming e su Twetter o FB, e l’attenzione appassionata ai problemi della Scuola di oggi, emersa dalle innumerevoli domande e da un desiderio forte di confronto.

Rinfrancati da pizza e passeggiata notturna per Napoli ( resa ulteriormente allegra dalla partita e  vittoria del Napoli ottenuta in serata!), sostenuti dalla preghiera di don Vito Piccinonna ( assistente nazionale del Settore giovani) e dalla grazia della celebrazione eucaristica presiedute da S.E. Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico generale ( sabato mattina), e S.E. Mons. Lucio Lemmo, vescovo ausiliare di Napoli ( domenica), i partecipanti alla Mo.Ca. hanno terminato i lavori con un bilancio di cantiere sui  risultati dei laboratori e valutando alcuni progetti, già in essere, che mirano alla riduzione dei fenomeni della dispersione e dell’abbandono scolastico.

Questo desiderio di occuparsi di una questione che riguarda la vita delle nostre scuole, che è poi la vita dei nostri compagni, ponendo, come proprio dello stile associativo al centro la persona, rappresenta, come ha affermato all’avvio dei lavori il presidente nazionale di AC Franco Miano, la certezza che un futuro è possibile in quanto c’è un presente, che è l’impegno che già ci stiamo mettendo.
Un presente diverso per la Scuola e il Paese che si costruisce solo continuando  a riflettere e progettare, dialogando con  tutti i nostri compagni e docenti,  collaborando anche con  tecnici e uomini della politica, studiando e pregare, sostenuti dai nostri assistenti e dalla intera associazione, perché, come direbbe don Milani, a che servono le mani pulite se si tengono in tasca?!?

 

 

 

Al via la consultazione pubblica sul valore legale del titolo di studio

Da giovedì scorso è possibile partecipare – collegandosi al sito del MIUR – alla Consultazione pubblica Online sul valore legale del titolo di studio.

L’annuncio era arrivato a fine gennaio dallo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri, che aveva comunicato di voler predisporre una consultazione pubblica sul tema del valore legale del titolo di studio.

Da ciò è nata l’idea di realizzare una consultazione pubblica online – previa registrazione delle proprie credenziali – su questo tema in modo che giovani e i meno giovani (facendo questi tesoro della loro esperienza) possano dire la loro: ascoltare la voce dei destinatari delle decisioni è la volontà espressa dallo stesso ministro Profumo.

Il valore legale del titolo di studio è presente in alcuni Paesi, ma allo stesso tempo altri hanno deciso di abolirlo o di limitarne il “peso”. Ecco dunque che il governo ha voluto partire proprio da una consultazione con la cittadinanza per avviare la discussione su questo tema – molto dibattuto-, pur consapevoli del fatto che si tratta solo di un’indicazione che ha poco peso statistico. Sono state pertanto individuate una serie di domande raggruppate in quattro distinti gruppi per argomento di interesse.

Invitiamo percò msacchini, ex msacchini e ogni navigante che si trova in questo pagina a collegarsi al seguente link (MIUR – Consultazione pubblica) per partecipare alla consultazione.

In movimento!

 

Adesso tocca a noi

Noi del MSAC avremmo detto “I care” citando Don Milani.. quelli di MTV dicono “IO VOTO” con la voce di Jovanotti, Giorgia, Daniele Silvestri, Alex Britti, Emma , J-Ax e gli Zero Assoluto, tanto per citarne qualcuno.. L’obiettivo di questa nuova campagna, che prende spunto da un’iniziativa simile, proposta sempre da MTV nel 2009 e dal titolo “Adesso tocca a noi”,  è  sostenere le elezioni scolastiche in programma nelle prossime settimane nelle scuole superiori e “spingere i ragazzi non solo a votare a scuola, ma anche a partecipare attivamente candidandosi”.  Si chiede agli studenti di costruire il loro futuro a cominciare dal voto,  per creare un rinnovamento della classe dirigente del nostro Paese. E non è forse un importantissimo mezzo di partecipazione scolastica la rappresentanza?

“Poter scegliere il proprio rappresentante, poter essere il rappresentante per una comunità di persone, per chi è portato e per chi ha voglia, è una cosa bellissima – dice Jovanotti nel suo video-appello -. Ora che iniziano le scuole fatevi sotto.

La democrazia inizia lì! La democrazia può iniziare da una classe. E siccome abbiamo una classe politica secondo me da rinnovare e cambiare in Italia, cominciate a cambiarla voi dai vostri ambienti più personali e importanti”.  E allora anche noi invitiamo tutti a prendere seriamente le imminenti elezioni scolastiche perché è un momento di democrazia a tutti gli effetti!! E se non cominciamo dalla scuola, nostra “palestra” di vita anche da questo punto di vista, come possiamo pretendere di voler cambiare il mondo?

 

Come possiamo riuscirci se rifiutiamo di esercitare un nostro diritto inalienabile? E allora scommettetevi, ragazzi, mettetevi in gioco! Se sentite nelle vostre corde l’essere rappresentante candidatevi! Se no, comunque non credete che il vostro compito termini col voto! Ricordate che il rappresentante (di istituto così come di classe o alla consulta provinciale) non è delegato a prendere decisioni per gli altri, ma deve farsi portavoce di idee e problemi dell’intera comunità scolastica!

Pertanto chi è rappresentato deve sempre “rompere le scatole” a chi lo rappresenta informandosi su quello che viene deciso, presentando le proprie esigenze e facendo “lavoro di squadra” con tutti! Solo così possiamo davvero dire “Questa scuola non è un albergo!”, solo così abiteremo davvero le nostre scuole!

Marianna Occhipinti,

incaricata regionale MSAC della Sicilia

Potete ottenere più informazioni riguardo all’iniziativa visitando il sito iovoto.mtv.it

 

Buon anno!

Carissimi msacchini, carissimi studenti di AC,

Buon anno!

Domani, per molti di noi, inizia un nuovo anno di scuola. Per alcuni fortunati ci sono ancora gli ultimi attimi di vacanza da assaporare, ma entro lunedì 19 settembre saremo di nuovo tutti seduti fra i banchi di scuola.

Già, quei banchi cha abbiamo lasciato lo scorso giugno, ci stanno aspettando. Li troviamo esattamente come li abbiamo lasciati. Non aspettano altro che essere abitati, vissuti, “segnati” dal nostro passaggio.

E allora buon anno! Ci auguriamo davvero di poter fare di questo tempo un momento di  forte crescita perchè, troppo spesso ce ne scordiamo, la scuola è un’opportunità da cogliere e valorizzare. E’ vero, spesso ci fa sudare, dopotutto nessuno dice che studiare sia semplice, ma ci fornisce gli strumenti per interpretare e leggere il nostro tempo, ci fa pensare, ci aiuta a sviluppare un pensiero critico, ci rende indipendenti. Allo stesso tempo è anche il luogo per eccellenza dove impariamo ad essere cittadini e a fare esercizio di democrazia.

Ecco perciò l’invito che vogliamo farci all’inizio dell’anno scolastico: siamo veri protagonisti all’interno delle nostre scuole, facciamoci promotori dei cambiamenti di cui la scuola ha bisogno e che auspichiamo, continuiamo ad essere propositivi, a portare avanti e a perseverare in uno stile di dialogo, confronto e rispetto che sempre più spesso, purtroppo, ci rendiamo conto essere dimenticato dai più. Siamo innanzitutto studenti credibili. E’ di questo che la scuola ha bisogno, è questo il segno che siamo chiamati a dare! E’ questa la più bella e significativa risposta che possiamo offrire al Paese in questo momento di grande difficoltà.

E’ infatti inutile negarlo, anche quest’anno per la scuola italiana (ma non solo per la scuola) si preannuncia un autunno caldo. Il perchè lo sappiamo. La scuola sta attraversando  ormai da tempo un periodo di grande trasformazione e di grande crisi. Crisi di fiducia, crisi economica, crisi educativa. E proprio per questa ragione ha bisogno di non essere abbandonata. Perché la scuola serve, noi ci crediamo e siamo pronti ad impegnarci per costruirla!

Abitate dunque le vostre scuole, vivetele il più possibile! Respirate l’aria delle vostre classi,   datevi da fare negli organi collegiali (candidatevi!), fatevi portatori di proposte concrete e non solo di proteste urlate. E’ di questo che le nostre scuole hanno bisogno: di gente che dimostri di continuare a scommettere su di lei, sulle giovani generazioni e che abbia voglia e capacità di incidere sul cambiamento!

Allora continuiamo a costruire, perseveriamo a sognare. Questo non significa essere ciechi di fronte alle difficoltà che stiamo vivendo, al contrario. E’ un’assunzione di responsabilità, una prova di maturità, una scelta. Per costruire la scuola che serve, la scuola che lascia il segno, vogliamo infatti sfoderare le armi più potenti che abbiamo dalla nostra parte, perchè sono quelle che ci ha insegnato la democrazia e sono le uniche a cui vogliamo e ci sentiamo di dover ricorrere a 150 anni dall’Unità d’Italia: il dialogo ed il confronto. Vogliamo infatti ricordare la grande lezione democratica della nostra storia repubblicana, ed impegnarci già noi, già adesso, a recuperare l’eredità dei nostri fondamenti costituzionali. Vogliamo impegnarci affinchè le forme democratiche ci diano l’occasione di dimostrarci cittadini degni del Vangelo.

Allora è proprio il caso di dircelo: buon anno a tutti, studenti e professori! Mettiamocela tutta, la nostra passione, il nostro impegno. Ce n’è bisogno.

 

La GMG dei msacchini

Una settimana fa, a quest’ora, eravamo ai cuatro vientos sotto il sole cocente (ma non ci è toccato solo il sole, sabato scorso…) ad aspettare “firmes en la fè” l’arrivo del Papa con cui abbiamo vegliato e celebrato la messa il giorno dopo…

Sì, ho scritto “eravamo” perché a Madrid di msacchini ce n’erano proprio tanti, tantissimi! Ci siamo incontrati per strada, riconoscendo magari da lontano una maglietta tipicamente msacchina, nella metro, in treno, alle catechesi, all’aeroporto prima del ritorno a casa, alla festa del FIAC, un’ occasione speciale in cui abbiamo potuto conoscere giovani di AC di tutto il mondo…

Sicuramente abbiamo vissuto giorni molto intensi e ricchi di emozioni ed incontri. Per molti (per non dire tutti), probabilmente Madrid è stato l’ultimo viaggio di quest’estate prima di riprendere in mano i libri e ricominciare a pensare all’inizio della scuola ormai alle porte…

E allora perché non proviamo a raccontarci quest’esperienza! cosa ci siamo portati a casa? che segno ha lasciato su di noi Madrid? cos’è che ci ha colpito maggiormente? siamo curiosissimi…