Archivi autore: admin

Incontro con il Ministro del 24 ottobre

Carissimi msacchini,
sono Marco, e ieri ho indegnamente sostituito Saretta nel “faccia a faccia” con il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini: certamente la nostra grande segretaria avrebbe saputo comunicare in modo più approfondito la ricca riflessione del Movimento sull’attuale momento della scuola!

In ogni caso ci tengo davvero molto a raccontarvi cosa è successo in quei 10 minuti di colloquio e le mie impressioni personali. Innanzitutto, sono stato ricevuto insieme a Luca Bilardo, vicepresidente della Fuci: si è trattato di un piccolo ma significativo “esercizio di condivisione”, del quale siamo davvero felici.

Fatta questa premessa, andiamo ai fatti. Al ministro ho cercato di esporre i punti salienti ricavati dalle recenti audizioni parlamentari del Msac: le perplessità sulla diminuzione del monte-ore e sui tagli al corpo-docente e amministrativo, le preoccupazioni per il dimensionamento degli edifici, la richiesta di una legge-quadro sul diritto allo studio, le proposte per la formazione e il reclutamento degli insegnati. Ovviamente, abbiamo ribadito tutte le riserve sul metodo della decretazione d’urgenza, poco adatto quando al centro c’è un bene prezioso per la società quale la scuola.

Il ministro ha fornito delle rassicurazioni, specie sulla questione del dimensionamento degli istituti: a suo avviso la razionalizzazione sarà di tipo amministrativo, senza andare ad intaccare i presidi scolastici nelle periferie del Paese. Ovviamente stiamo a vedere. Dal punto di vista politico, vi riporto questa che mi sembra essere la sua riflessione più importante: “Se non si operano tagli sulla spesa corrente non ci potranno essere investimenti sul diritto allo studio e sulla qualità”. Quanto al ricorso al decreto, l’ha giustificato con la necessità di lanciare subito dei “segnali educativi” e di farlo “in tempo per l’inizio dell’anno scolastico”.

Luca, sul versante universitario, ha sottolineato le preoccupazioni circa lo strumento della fondazione privata come soluzione agli sbilanci delle università, e sul “blocco dei precari”, che potrebbe danneggiare nuove generazioni di studiosi.

Qui finisce il mio compito da cronista e iniziano le (poche e brevi) opinioni personali:
– a mio avviso ogni confronto istituzionale va accolto con serenità e spirito costruttivo, anche se è evidente che quello di ieri è avvenuto in forte ritardo rispetto all’iter di alcuni provvedimenti (non di tutti, per fortuna!);
– le audizioni hanno avuto un impatto mediale enorme, superiore, in fondo, alla stessa sostanza dei “faccia a faccia”;
– in un clima così avvelenato (troppo, davvero troppo…), mi sono reso conto che proprio il nostro/vostro incredibile lavoro, ispirato da un sano e gratuito amore per la scuola, può essere uno strumento incredibile al servizio di tutti, sia di chi deve decidere sia di chi deve valutare i provvedimenti adottati.

Alla luce di tutto ciò vi volevo ringraziare di cuore: perché state aiutando tutta l’associazione a maturare una sensibilità sempre più forte verso la scuola, perché con grande senso civico e generosità abitate, da credenti, tutti i luoghi della partecipazione studentesca.

Marco

Audizione alla Camera del 21-23 ottobre

AUDIZIONE PARLAMENTARE – 21-23 OTTOBRE 2008
CAMERA DEI DEPUTATI– VII COMMISSIONE PERMANENTE

MEMORIA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL
MOVIMENTO STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA

Onorevoli Deputati di questa commissione, vi ringraziamo innanzitutto per averci dato ancora una volta l’opportunità di rendere manifeste le nostre posizioni e proposte, soprattutto in riferimento al piano programmatico della scuola, su cui si concentrano gran parte delle nostre apprensioni. Ci pare infatti che quest’ultimo sia abbondantemente più incisivo del decreto 137 di iniziativa ministeriale, ma notiamo con rammarico come esso sia inserito però in un più ampio contesto di legislazione finanziaria, l’art. 64 della legge 133, e non in un progetto di legge specificatamente dedicato all’istruzione. Tale attenzione delle massime istituzioni democratiche del Paese al tema dell’educazione ci conforta, ma invitiamo ad una riflessione sui temi dell’istruzione che sia più organica e soprattutto condivisa. Non si può infatti ulteriormente dar seguito alla prassi per cui la scuola è riformata ad ogni cambio di maggioranza, o sommando singoli provvedimenti, delimitati agli effetti più visibili del problema. Da troppi anni la scuola è rimasta un cantiere aperto. Studenti e docenti che quotidianamente continuano a viverci dentro attendono da voi una concreta risposta in questo senso.

Ma con criterio. L’iter di approvazione alla camera del dl 137 si è concluso infatti con un voto di fiducia. Comprendiamo come un simile esito si sia reso necessario, insieme all’unico maxi-emendamento, al fine di concludere il dibattito tra i deputati entro i tempi di scadenza del decreto, ma proprio le difficoltà nella gestione dei tempi di confronto ed il gran numero di emendamenti presentati a nostro parere non fa che confermare i dubbi e le preoccupazioni da più parti sollevate circa il metodo di elaborazione del provvedimento, che senz’altro ha molto sacrificato il dibattito parlamentare e la concertazione con le varie rappresentanze del mondo della scuola. Ribadiamo che la decretazione d’urgenza non ci sembra la formula migliore perché qualsiasi riforma di rilievo del sistema scolastico possa essere frutto della più ampia condivisione possibile

L’attualità del dibattito politico e legislativo intorno alla scuola non può poi farci tacere le preoccupazioni nutrite in merito alla mozione recentemente approvata dalla Camera dei Deputati, che sollecita il governo a “rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado”. La previsione di “prove di valutazione e test” il cui mancato superamento comporterebbe l’inserimento degli studenti stranieri in “classi” speciali, ci lascia fortemente perplessi. Ci rendiamo conto che la conoscenza della lingua italiana è fondamentale per un adeguato svolgimento dell’attività didattica, riteniamo però che per ovviare a tale problema le classi di “separazione” non siano l’unica alternativa. Un accompagnamento mirato, quale sarebbe possibile attraverso le compresenze, insegnanti di sostegno e specifici corsi aggiuntivi di lingua italiana, a nostro parere potrebbe arrecare risultati anche migliori. Ciò che in definitiva ci fa dubitare della ratio motivatrice di tale provvedimento è soprattutto la sollecitudine ad offrire a tali studenti specifici corsi di “educazione alla legalità e alla cittadinanza”, con particolare attenzione alla “comprensione dei diritti e dei doveri”, al “rispetto per gli altri”, alla tolleranza, al “rispetto della legge, della diversità morale e religiosa, delle tradizioni territoriali e regionali del paese accogliente”. Non vediamo infatti perché del privilegio di ricevere tali specifici corsi dovrebbero essere privati anche gli studenti rimasti nelle classi ordinarie. Vogliamo una scuola che ci educhi all’inclusività già attraverso il modo con cui accoglie i suoi studenti con un differente background culturale, linguistico e sociale.

Vorremmo sottoporre infine all’attenzione di questa commissione parlamentare le nostre perplessità in merito ad alcuni punti a nostro parere problematici del provvedimento all’ordine del giorno di questa audizione, ovvero il piano programmatico per la scuola, di cui all’art. 64 della legge 133 del 2008, che prevede interventi nell’ambito di tre macro-aree: la revisione degli ordinamenti, la riorganizzazione della rete scolastica e la razionalizzazione delle “risorse umane”.

· Il dimensionamento degli istituti è certamente la questione più urgente, dopo la presentazione in questi giorni del dl 154 che propone di emendare l’art. 64 della legge 133 prevedendo il termine del 30 novembre per regioni ed enti locali per allestire i rispettivi piani di dimensionamento per l’anno scolastico 2009/2010. Ci auguriamo che tale dimensionamento riguardi esclusivamente l’organizzazione amministrativa e che non si traduca in una concreta chiusura e accorpamento logistico anche delle sedi. Pur comprendendo infatti le esigenze di riorganizzazione e razionalizzazione della rete scolastica, non possiamo non porre all’attenzione di questa Commissione la varietà delle situazioni presenti sul territorio italiano, per cui la soglia “agevolata” dei 300 alunni prevista per le zone montane e le piccole isole potrebbe rivelarsi comunque troppo alta a fronte dei numerosi casi in cui la mobilità degli studenti è fortemente limitata, soprattutto nella stagione invernale. Sottolineiamo inoltre le implicazioni che l’aggravio dei costi di trasporto comporterebbe sul diritto allo studio, nonché l’impreparazione di molte strutture edilizie ad accogliere comunità scolastiche tra i 500 e i 900 studenti, come previsto dal piano programmatico. La soppressione degli istituti nei piccoli comuni, poi, verrebbe a privare certi territori di un fondamentale presidio pubblico e culturale, luogo in cui è possibile ai cittadini incontrare uno Stato che si fa prossimo e promuove la legalità non solo nella forma di forza pubblica, ma incoraggiando lo sviluppo sociale e culturale, aprendo le scuole ad essere dono per la comunità, luogo di educazione, identità, futuro.

Chiediamo quindi che l’eventuale razionalizzazione edilizia della rete scolastica possa essere avviata sulla base di criteri oggettivi, ma non generalizzati, che non siano soltanto economici, che tengano conto di concerto con le regioni le esigenze di sviluppo sociale e culturale dei territori interessati. Suggeriamo quindi di operare la razionalizzazione prevalentemente nelle aree urbane o in rapporto al numero di studenti per numero di abitanti, vagliando ove possibile l’opportunità caso per caso. Auspichiamo inoltre che al più presto si affronti con determinazione la predisposizione di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio che, di concerto con le normative regionali, garantisca un livello minimo di prestazione agli studenti di tutto il Paese.

· La riduzione dell’orario settimanale, con conseguente riorganizzazione dei curricula, per scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, fino all’istruzione per adulti, desta in noi notevoli perplessità. A Barbiana i ragazzi di don Lorenzo Milani amavano ripetere che agli studenti va offerta la scuola a tempo pieno. è il primo rimedio per adempiere quell’art. 3 della Costituzione della Repubblica che prevede la rimozione di tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la piena formazione di “cittadini sovrani”. La qualità dell’insegnamento è anche una questione di quantità e in ciò non si può prescindere dall’assegnazione di un monte ore adeguato per lo svolgimento dell’attività didattica. In questo senso ci preoccupa soprattutto la riorganizzazione dei piani di studio degli istituti tecnici e professionali, di cui si prevede l’accorpamento in un minor numero di indirizzi e la considerevole riduzione dell’orario settimanale ad un massimo di 32 ore, comprese le ore laboratoriali. Auspichiamo che ciò non avvenga a scapito dell’offerta agli allievi di strumenti culturali e professionali idonei ad un loro proficuo inserimento nel mercato del lavoro, anche attraverso una attività didattica centrata sulla circolarità tra teoria e pratica, tra attività in aula ed attività in laboratorio.

· A proposito infine della “razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane”, ci pare che, come già lucidamente individuato dal Ministro Gelmini, il miglioramento del sistema scolastico non possa non passare necessariamente dalla formazione degli insegnanti. Le nostre analisi però differiscono alquanto in merito al metodo attraverso cui potenziare l’apporto dei docenti al sistema di istruzione e formazione scolastica. Non ci pare solo questione di incentivi economici, quanto piuttosto di competenze valorizzate e riteniamo che sia necessario un serio ripensamento del sistema di reclutamento degli insegnanti basato senz’altro sul merito. Il progetto di accorpare le classi di concorso per l’accesso all’insegnamento, ovvero le cattedre, come strumento per una maggiore “flessibilità didattica” purtroppo non ci vede convinti così come allo stesso modo ci preoccupa l’innalzamento del rapporto studenti/docenti, che non ci sembra garanzia per un regolare svolgimento dell’attività formativa, consapevoli che nelle realtà delle nostre scuole già allo stato attuale spesso il poco tempo curriculare a disposizione, da dividere tra spiegazioni e verifiche individuali e di gruppo, non consente spazi distesi per l’approfondimento, tantomeno per un accompagnamento personalizzato nel percorso formativo. Riguardo alla riorganizzazione del personale sottolineiamo infine come la riduzione del personale ATA possa gravemente inficiare il corretto svolgimento delle attività scolastiche, specie per i servizi amministrativi, ma anche per l’ordinaria manutenzione delle scuole. Pur essendo consapevoli della necessità di ridurre la spesa pubblica, non crediamo che si possa continuare a considerare i problemi dell’istruzione e dell’educazione come un capitolo finanziario tra gli altri, pena un ulteriore impoverimento culturale, sociale ed economico del Paese. E’ urgente conferire nuovamente priorità alla scuola, come importante leva di cambiamento sociale, premessa indispensabile alla costruzione di una società democratica, in cui i cittadini si riconoscano nella comune partecipazione al bene comune, purché il prezioso dono dell’educazione venga offerto davvero a tutti.

Roma, 21 ottobre 2008

La Segretaria Nazionale

Dott.sa Saretta Marotta

Il MSAC in senato

Stamattina il MSAC è tornato in Parlamento. Questa volta ad ascoltare la segretaria nazionale del MSACc’erano i senatori della VII commissione sull’Istruzione. I temi all’odg: decreto 137 e piano programmatico sulla scuola. Ecco il testo dell’intervento:

AUDIZIONE PARLAMENTARE – 14 OTTOBRE 2008
SENATO DELLA REPUBBLICA– VII COMMISSIONE PERMANENTE

MEMORIA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL
MOVIMENTO STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA

Onorevoli Senatori di questa commissione, desideriamo innanzitutto ringraziarvi per l’opportunità accordataci di rendere manifeste le nostre posizioni e proposte in riferimento ancora una volta alla legge di conversione del D.l. 137 e soprattutto al piano programmatico della scuola, su cui molto si concentrano le nostre apprensioni. L’attenzione che le massime istituzioni democratiche del paese mostrano nei confronti delle istanze che in questi giorni sono emerse dalle diverse componenti del mondo della scuola ci conforta e ci incentiva nel nostro impegno associativo tra gli studenti, nella contestuale speranza che un pari livello di cura sia adottato nell’ascolto e nella ricezione delle sollecitazioni da tutti noi provenienti.

Riguardo al fatto che l’iter di approvazione alla camera si sia concluso con un voto di fiducia, non possiamo non dire che, pur comprendendo come tale esito si sia reso necessario, insieme alla proposta di un unico maxi-emendamento, al fine di concludere il dibattito tra i deputati entro i tempi di scadenza del decreto, proprio le difficoltà nella gestione dei tempi di confronto ed il gran numero di emendamenti presentati non fa che confermare i dubbi e le preoccupazioni da più parti sollevate circa il metodo di elaborazione di tale provvedimento, che senz’altro ha molto sacrificato il dibattito parlamentare e la concertazione con le varie rappresentanze del mondo della scuola. Ribadiamo che la decretazione d’urgenza non ci sembra la formula migliore perché qualsiasi riforma di rilievo del sistema scolastico possa essere frutto della più ampia condivisione possibile

Entrando nel merito dei provvedimenti oggi in esame, ci pare che la scuola italiana abbia ancora bisogno di una riforma organica, che non sia la miscellànea venuta fuori dalla somma di singoli provvedimenti che incidono solo sugli effetti più visibili del problema, una riforma condivisa, da maggioranza e opposizione, perché non si debba ricominciare da capo ad ogni cambio di governo, studiata, cioè che sia frutto di una riflessione pedagogica ed educativa ad ampio respiro, mettendo in rete le competenze degli esperti, al di là degli schieramenti politici. Non ci pare purtroppo che il dl 137 risponda a tali esigenze e ci rammarica soprattutto il fatto che a tal proposito molto più incisivo del decreto di iniziativa ministeriale sia il piano programmatico per la scuola, inserito in un più ampio contesto di legislazione finanziaria e non in un progetto di legge specificatamente dedicato all’istruzione

Proprio da quest’ultimo provvedimento vorremmo partire per sottoporre all’attenzione di questa commissione parlamentare le nostre perplessità in merito ad alcuni punti problematici a nostro parere meritevoli di ulteriore analisi.

• Il piano programmatico per la scuola di cui all’art. 64 della legge 133 del 2008 prevede interventi nell’ambito di tre macro-aree: la revisione degli ordinamenti, la riorganizzazione della rete scolastica e la razionalizzazione delle “risorse umane”. Riguardo al primo punto la riduzione dell’orario settimanale, con conseguente riorganizzazione dei curricula, per scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, fino all’istruzione per adulti, desta in noi notevoli perplessità. A Barbiana i ragazzi di don Lorenzo Milani amavano ripetere che agli studenti va offerta la scuola a tempo pieno. è il primo rimedio per adempiere quell’art. 3 della Costituzione della Repubblica che prevede la rimozione di tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la piena formazione di “cittadini sovrani”. La qualità dell’insegnamento è anche una questione di quantità e in ciò non si può prescindere dall’assegnazione di un monte ore adeguato per lo svolgimento dell’attività didattica. In questo senso ci preoccupa soprattutto la riorganizzazione dei piani di studio degli istituti tecnici e professionali, di cui si prevede l’accorpamento in un minor numero di indirizzi e la considerevole riduzione dell’orario settimanale ad un massimo di 32 ore, comprese le ore laboratoriali. Auspichiamo che ciò non avvenga a scapito dell’offerta agli allievi di strumenti culturali e professionali idonei ad un loro proficuo inserimento nel mercato del lavoro, anche attraverso una attività didattica centrata sulla circolarità tra teoria e pratica, tra attività in aula ed attività in laboratorio.

· Riguardo al dimensionamento degli istituti, pur comprendendo le esigenze di riorganizzazione e razionalizzazione della rete scolastica, non possiamo non porre all’attenzione di questa Commissione la varietà delle situazioni presenti sul territorio italiano, per cui la soglia “agevolata” dei 300 alunni per le zone montane e le piccole isole potrebbe rivelarsi comunque troppo alta a fronte dei numerosi casi in cui la mobilità degli studenti è fortemente limitata, soprattutto nella stagione invernale. Sottolineiamo inoltre le implicazioni che l’aggravio dei costi di trasporto comporterebbe sul diritto allo studio, nonché l’impreparazione di molte strutture edilizie ad accogliere comunità scolastiche tra i 500 e i 900 studenti, come previsto dal piano programmatico. La soppressione degli istituti nei piccoli comuni, poi, verrebbe a privare certi territori di un fondamentale presidio pubblico e culturale, luogo di educazione, di identità, di futuro. Chiediamo dunque che la razionalizzazione della rete scolastica possa essere avviata sulla base di criteri non generalizzati, ad esempio operando prevalentemente nelle aree urbane o in rapporto al numero di studenti per numero di abitanti, vagliando ove possibile l’opportunità caso per caso.

·A proposito infine della “razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane”, ci pare che, come già lucidamente individuato dal Ministro Gelmini, il miglioramento del sistema scolastico non possa non passare necessariamente dalla formazione degli insegnanti. Le nostre analisi però differiscono alquanto in merito al metodo attraverso cui potenziare l’apporto dei docenti al sistema di istruzione e formazione scolastica. Non ci pare tanto questione di incentivi economici, quanto piuttosto di competenze valorizzate e riteniamo che sia necessario un serio ripensamento del sistema di reclutamento degli insegnanti basato senz’altro sul merito. Il progetto di accorpare le classi di concorso per l’accesso all’insegnamento, ovvero le cattedre, come strumento per una maggiore “flessibilità didattica” purtroppo non ci vede convinti così come allo stesso modo ci preoccupa l’innalzamento del rapporto studenti/docenti, che non ci sembra garanzia per un regolare svolgimento dell’attività formativa, consapevoli che nelle realtà delle nostre scuole già allo stato attuale spesso il poco tempo curriculare a disposizione, da dividere tra spiegazioni e verifiche individuali e di gruppo, non consente spazi distesi per l’approfondimento del programma, tantomeno per un accompagnamento personalizzato nel percorso formativo. Riguardo alla riorganizzazione del personale sottolineiamo infine come la riduzione del personale ATA possa gravemente inficiare il corretto svolgimento delle attività scolastiche, specie per i servizi amministrativi, ma anche per l’ordinaria manutenzione delle scuole. Pur essendo consapevoli della necessità di ridurre la spesa pubblica, non crediamo che si possa continuare a far fare sempre alla scuola italiana la fine di Cenerentola. L’istruzione non può essere considerata, come è stato fatto finora, come un capitolo di spesa tra gli altri. E’ invece una importante leva di cambiamento sociale, premessa indispensabile alla costruzione di una società democratica, in cui i cittadini si riconoscano nella comune partecipazione al bene comune, purché il prezioso dono dell’educazione venga offerto davvero a tutti.

In ultima analisi, riguardo la legge di conversione del dl 137, ribadiamo le perplessità già avanzate presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati durante l’audizione informale del 16 settembre 2008 e che a questo testo alleghiamo. Integriamo quelle osservazioni accogliendo positivamente l’introduzione degli articoli riguardo i libri di testo ed i provvedimenti per la sicurezza e l’edilizia scolastica, auspicando inoltre che al più presto si affronti con determinazione la predisposizione di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio che, di concerto con le normative regionali, garantisca un livello minimo di prestazione agli studenti di tutto il Paese.

Roma, 14 ottobre 2008

Inaugurazione dell’anno scolastico

Anche quest’anno il Capo dello Stato indirizzerà il suo augurio di buon lavoro al mondo della scuola.
La Cerimonia di Apertura dell’Anno Scolastico si svolgerà il 29 settembre 2008 a Roma, nel Cortile d’Onore del Quirinale. Alla manifestazione parteciperà anche il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Stella Gelmini, insieme alle massime autorità dello Stato.
L’evento è seguito in diretta da Rai1, a partire dalle 17.15, nel corso della trasmissione TUTTI A SCUOLA condotta, come negli anni passati, da Fabrizio Frizzi.

Filo conduttore della Cerimonia è quello dell’educazione civica, intesa come responsabilità solidale e partecipata, e quello della cultura della sicurezza verso se stessi, verso gli altri e verso l’ambiente che ci circonda. Si affiancano a questi temi quelli che caratterizzano da sempre la manifestazione e cioè l’identità nazionale e i valori della Carta costituzionale

In quest’ottica, durante la manifestazione verranno presentati progetti di significativo rilievo concernenti l’impegno civile e sociale, la solidarietà, il volontariato, la pratica sportiva, la cittadinanza attiva e consapevole.

Alcuni studenti sono stati invitati a presentare i risultati dei lavori realizzati nel corso dello scorso anno scolastico su tematiche concernenti l’impegno civile e sociale, la solidarietà, il volontariato, la pratica sportiva e la cittadinanza attiva e consapevole. Le performance dei ragazzi, riprese anche da Rai Educational, saranno trasmesse attraverso i canali Rai EDU nella prima settimana del mese di ottobre.
La festa continua la mattina del 30 settembre, presso il Centro di Preparazione Olimpica del CONI di Formia.

Parteciperanno anche i rappresentanti delle associazioni studentesche del Forum ASR presso il MIUR. Per il MSAC sarà presente Francesco Del Viscio, della diocesi di Chieti-Vasto. Vai Francesco, sei tutti noi!

5 in condotta per il metodo

COMUNICATO STAMPA

Gli studenti dell’Azione Cattolica Italiana apprendono la notizia che in queste ore è in discussione presso il Consiglio dei Ministri un decreto legge in materia di istruzione che di fatto accoglie parte delle proposte avanzate dal ministro Maria Stella Gelmini attraverso il ddl presentato l’1 agosto 2008.
Apprezziamo l’impegno del Ministro a porre i temi dell’istruzione all’attenzione del Governo e quindi del Paese, perché, come ha detto Benedetto XVI «aumenta oggi la domanda di un’educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita».

Prima di pronunciarci quindi riguardo al merito dei provvedimenti previsti nello schema di decreto-legge, sentiamo di dovere avanzare le nostre osservazioni anzitutto riguardo al metodo.

Ci stupisce la scelta dello strumento del Decreto Legge al fine di introdurre questi provvedimenti, in contrasto con quanto annunciato dal ministro meno di un mese fa, quando queste nuove norme ci sono state indicate come gli elementi fondanti di un Disegno di Legge in materia scolastica.
Il nostro rammarico sta soprattutto nel fatto che pensiamo che la scelta del legiferare mediante decretazione d’urgenza sacrifichi il dibattito in sede parlamentare e nei luoghi istituzionali di confronto tra il Ministero e i rappresentanti degli studenti, dei docenti e dei genitori, quale ad esempio è il Forum delle Associazioni Studentesche.

Riguardo alla reintroduzione del voto di condotta, da una parte condividiamo l’esigenza che il percorso formativo dello studente venga valutato integralmente e non soltanto riguardo ai “contenuti e competenze”, dall’altro ci rammarica profondamente il fatto che in questo modo si cancelli in modo così rapido un articolo fondamentale dello Statuto delle Studentesse e degli Studenti, frutto di un lungo percorso di dialogo e concertazione tra associazioni studentesche e ministero.
Raccomandiamo quindi che si proceda ad una regolamentazione prudente della materia in esame, al fine di evitare gli abusi in cui inevitabilmente potrebbero incorrere le singole istituzioni scolastiche e i singoli collegi dei docenti nell’utilizzo della nuova normativa.

Accogliamo infine con favore l’istituzione della materia “Cittadinanza e Costituzione”, ma con dispiacere notiamo come rispetto al ddl del 1 agosto non sia più previsto un monte ore autonomo e che la nuova materia debba “farsi spazio” negli insegnamenti delle aree “storico-geografiche” e “storico-sociali” in cui essa è inserita. Temiamo che questa scelta abbia come possibile conseguenza la riproposizione di quanto già avviene nel caso dell’educazione civica, materia già presente nei licei e istituti di formazione, ma il cui insegnamento viene spesso fagocitato da parte delle cattedre a cui viene affidata.

Nella speranza di un maggior coinvolgimento nelle scelte operate dal Ministero, cominciamo l’anno scolastico rinnovando al ministro Maria Stella Gelmini la nostra piena disponibilità al confronto e alla collaborazione.

Roma, 28 agosto 2008

Concorso “Le chiavi di scuola”

Scatta il concorso «Le chiavi di Scuola 2008»

Dopo il grande successo dell’edizione 2007, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ripropone il concorso “Le chiavi di Scuola”, aperto a tutte le scuole, per far emergere e conoscere i tanti esempi di buone prassi di inclusione scolastica nel nostro Paese. Per l’occasione è stato predisposto anche uno specifico sito internet

Far emergere e conoscere i tanti esempi di buone prassi di inclusione scolastica nel nostro Paese, contribuendo così al miglioramento della qualità di tutto il sistema scolastico.
Questo è l’obiettivo della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), nel riproporre, anche per il 2008, il concorso Le chiavi di Scuola, iniziativa sostenuta da Enel Cuore ONLUS, che ha ottenuto anche il patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione.

Chi partecipa
Al concorso possono partecipare i Consigli di Classe che abbiano realizzato, nell’anno scolastico 2007-2008, un progetto di inclusione scolastica, compresi anche quelli con alunni ospedalizzati o a domicilio, ad esclusione delle classi presenti all’interno di istituti o centri di riabilitazione.
Le iniziative in concorso devono coinvolgere un massimo di due alunni con disabilità all’interno di una classe, l’intera classe, tutto il corpo insegnante e almeno un ente pubblico o privato al di fuori della scuola.
I progetti saranno poi esaminati da un comitato tecnico-scientifico, tenendo conto in particolare della promozione dei diritti umani, delle pari opportunità e dei principi di inclusione sociale.

Come fare
La FISH ha predisposto un sito specifico (www.lechiavidiscuola.it), dove chi è interessato può leggere con attenzione il bando di concorso e iscriversi, entro il 30 settembre 2008, utilizzando il modulo online.
Il termine per presentare il progetto e gli allegati è fissato per il 31 ottobre 2008.

I premi
I risultati saranno proclamati durante il convegno nazionale Le chiavi di Scuola, che si svolgerà entro il 20 dicembre 2008.
Quattro le categorie in concorso (scuola dell’infanzia, scuola primaria, scuola secondaria e scuola secondaria superiore), nell’ambito delle quali i vincitori verranno premiati con materiale pari ad un valore di 2.000 euro ciascuno.
È prevista inoltre l’assegnazione di due premi di 2.500 euro per menzione speciale a progetti che si siano particolarmente distinti nel garantire i diritti fondamentali e le pari opportunità. (C.G.)

Per ogni ulteriore informazione, come già scritto, si suggerisce di visitare il sito internet: www.lechiavidiscuola.it oppure di scrivere a: concorso@lechiavidiscuola.it.