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BREXIT: Restare o non restare, questo è il problema…

Brevi considerazioni su “Brexit”
a cura di Monica Del Vecchio (Dottore di ricerca in Diritto Internazionale e dell’Unione Europea) 

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Cos’è
Brexit (Britain + Exit) è l’espressione con cui si definisce il possibile ritiro volontario del Regno Unito (Gran Bretagna e Irlanda del Nord) dall’Unione Europea. La questione è molto attuale, poiché il prossimo 23 giugno 2016 i cittadini britannici e nordirlandesi saranno chiamati a esprimersi in un referendum e a scegliere se continuare a rimanere nell’Unione, come vorrebbe il fronte del REMAIN, oppure lasciarla, come sostiene il fronte opposto del LEAVE.

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David Cameron

Il referendum del 23 giugno è stato promosso dall’attuale Premier David Cameron, leader del partito Conservatore (Tory), il quale ha fatto del Brexit un punto chiave dell’ultima campagna elettorale, che ha portato alla sua riconferma come Primo Ministro. Formalmente il referendum ha carattere consultivo, cioè non obbliga il Parlamento inglese ad adottare una legge che sia conforme al risultato elettorale; difficilmente, però, si potrà non tenere conto della volontà degli elettori, soprattutto se la maggioranza si dovesse esprimere per l’uscita dall’UE.

Il recesso dall’Unione Europea

I Trattati istitutivi dell’UE ammettono la possibilità che uno Stato membro decida di ritirarsi volontariamente dall’Unione Europea (art. 50 Trattato UE): tecnicamente si parla di “recesso”. Il recesso non può essere, ovviamente, immediato: è prevista infatti una fase transitoria, durante la quale si svolgono apposite trattative tra lo Stato e l’Unione.

La posizione “speciale” del Regno Unito.
Sin dalla sua adesione all’allora Comunità Economica Europea, avvenuta nel 1973 dopo un lungo negoziato, il Regno Unito ha mantenuto, in un certo senso, uno status particolare, che proviamo a riassumere schematicamente.

  • Il Paese non aderisce all’Euro: non è dunque vincolato alla politica monetaria determinata dalla Banca Centrale Europea, che invece vincola i 19 Stati membri della cosiddetta “Eurozona”.
  • Schengen. Il Regno Unito non ha aderito all’Accordo di Schengen, il trattato internazionale del 1985 che ha abolito le frontiere tra gli Stati firmatari e che nel 1999 è divenuto parte integrante del diritto UE. Regno Unito e Irlanda, dunque, mantengono i controlli.
  • Spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Il Regno Unito ha chiesto e ottenuto una partecipazione parziale, attraverso un sistema di deroghe: ha facoltà di opt-in, cioè può scegliere di volta in volta se partecipare all’adozione di una norma in questo ambito, o di applicarla se già adottata; ha facoltà di opt-out, cioè può decidere di non partecipare all’applicazione di una norma già adottata.
  • Carta dei diritti fondamentali. Con il Trattato di Lisbona, la Carta è diventata giuridicamente vincolante per gli Stati membri dell’UE, al pari dei trattati. Tuttavia, un apposito protocollo voluto proprio da Regno Unito e Polonia ne chiarisce l’ambito di applicazione, limitando in un certo senso il controllo della Corte di giustizia dell’UE sulla conformità delle leggi dei due Paesi rispetto alla Carta.

Brexit image 53830895_sLe possibili conseguenze di Brexit.
Diciamolo subito: non è possibile prevedere fino in fondo le conseguenze dell’eventuale vittoria del fronte del leave, dal momento che, come abbiamo detto, il ritiro del Regno Unito dall’Unione Europea sarebbe preceduto da due anni di negoziati. Tutto, dunque, dipenderebbe dall’esito di queste trattative.

Tuttavia, tra i tanti scenari possibili, proviamo a formulare molto sinteticamente alcune considerazioni.

Le conseguenze economico-finanziarie. A riguardo, ci sono opinioni discordanti: nessuno sa davvero con certezza come reagiranno le borse e i mercati di fronte alla decisione del Regno Unito di ritirarsi dall’Unione. Le variabili in gioco sono tante e il loro andamento non è sempre prevedibile. C’è chi ipotizza un rallentamento della crescita economica in tutta l’UE, c’è chi afferma che il rallentamento riguarderà solo l’economia britannica che si troverà isolata. C’è chi intravede uno shock finanziario e un forte aumento dei prezzi (inflazione), c’è invece chi sostiene che la sterlina “assorbirà il colpo”, che arriverà a una sostanziale parità con l’euro – oggi una sterlina vale circa 1,30 euro – e che questa sarà da stimolo per le esportazioni.
Davanti a uno scenario così complesso, ci limitiamo a considerare alcuni dati di fatto. Al bilancio dell’Unione Europea verrebbe a mancare l’apporto della quota britannica, che dovrà essere dunque redistribuita tra gli altri Stati membri. Londra, però, non beneficerà più dei fondi europei e dell’accesso ai mercati degli altri Paesi UE, perdendo così opportunità commerciali e di investimento che allo stato attuale risultano essere determinanti per l’economia nazionale (il Regno Unito è un grande fornitore di servizi a tutti gli altri Paesi europei). In breve, Brexit significa perdere i benefici derivanti dalla partecipazione al mercato unico europeo.

Logo-7-1263x560Il mercato unico. L’uscita dall’UE comporterebbe l’automatico abbandono del mercato unico, cioè lo spazio interno all’UE in cui i fattori produttivi (merci, servizi, lavoratori e capitali) si “muovono” liberamente, senza barriere commerciali o restrizioni tecnico-giuridiche. A rigor di logica, quindi, una volta fuori dal mercato unico, alle merci inglesi tornerebbero ad applicarsi i dazi doganali (tasse che colpiscono le merci alla frontiera) e ai prestatori di servizi non si applicherebbe più la disciplina europea, che protegge da ogni discriminazione basata sulla nazionalità (principio della parità di trattamento). Verrebbero dunque meno le condizioni favorevoli di cui il Regno Unito, come tutti gli altri Membri dell’Unione, hanno beneficiato fino a ora.
Due strade eviterebbero questo “isolamento”. Il Regno Unito potrebbe tornare a far parte dell’Area Economica Europea, di cui fanno parte Islanda, Norvegia e Lichtenstein, oppure negoziare un accordo di libero scambio con l’Unione, come ha fatto la Svizzera (tutti e quattro i Paesi extra-UE sono membri, tra l’altro, dell’EFTA, l’Associazione europea di libero scambio, di cui ha fatto parte anche il Regno Unito, prima della sua adesione all’UE). E’ ragionevole ipotizzare che Londra scelga una di queste due strade e, contrariamente a quanto attualmente sostenuto dal Premier Cameron, eviti di rimanere fuori dal mercato unico.

tronger_In_Europe_campaign_office-large_trans++gsaO8O78rhmZrDxTlQBjdEbgHFEZVI1Pljic_pW9c90La mobilità dei lavoratori e degli studenti. Fra gli aspetti di Brexit che suscitano maggiore preoccupazione vi è la questione della mobilità dei lavoratori e degli studenti verso il Regno Unito, tra le mete privilegiate anche dagli italiani. Entrambe le categorie citate godono della libertà di circolazione e di soggiorno nell’UE: ogni cittadino europeo può viaggiare liberamente e può decidere di trasferirsi in un altro Stato membro dell’Unione per lavorare (o anche solo per cercare un lavoro), per studiare o, semplicemente, per … cambiare vita (ad alcune condizioni).
Il ritiro dall’UE comporta la perdita di questi benefici, sebbene, come detto più volte, non immediatamente. Ragionevolmente, il Regno Unito negozierà con l’Unione nuove regole di permanenza sul proprio territorio, soprattutto per i cittadini stranieri giù presenti e regolarmente stabiliti. Sarebbe opportuno, tuttavia, che le trattative del periodo transitorio fossero orientate anche a mantenere il mercato del lavoro inglese aperto e accessibile a tutti i lavoratori europei.
Sarà interessante capire cosa farà Londra rispetto a Erasmus+, il programma europeo che ha consentito a milioni di studenti di tutta Europa di svolgere un’esperienza di studio all’estero. Fuori dall’UE, senza il sostegno dei fondi Erasmus+, la mobilità studentesca verso il Regno Unito diventerebbe dal punto di vista economico più costosa e molto più complicata dal punto di vista burocratico. Anche in questo caso, tuttavia, il Paese potrebbe negoziare un accordo speciale, garantendo una qualche forma di contropartita.

101117085_Two-activists-with-the-EU-flag-and-Union-Jack-painted-on-their-faces-kiss-each-other-in-fr-largeOsservazioni finali. Al di là dell’eventuale “effetto domino” che potrebbe suscitare – c’è già chi parla di Nexit (Netherland + exit), cioè l’uscita dei Paesi Bassi dall’UE – Brexit segnerebbe davvero una svolta epocale.
Il Regno Unito abbandonerebbe il più evoluto tra tutti i progetti di integrazione fra Stati che la storia abbia conosciuto. Una realtà come l’Unione Europea ha indubbiamente i suoi costi, ma ha anche vantaggi economici, giuridici e sociali che non hanno mai avuto pari. Settant’anni in cui sono stati costruiti più diritti, più opportunità. Settant’anni in cui il tenore di vita generale dei cittadini europei è cresciuto.
Queste non sono opinioni, ma dati di fatto. Su cui speriamo che i cittadini del Regno Unito che giovedì andranno a votare possano riflettere. E riflettere bene.

 

 

 

Palermo chiama Italia – MSAC risponde: Presente!

* di Antonella Saracino, incaricata regionale Msac Puglia

Il 23 maggio 2016 è stato commemorato il XXIV Anniversario delle stragi di Capaci e via d’Amelio, in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e i loro agenti di scorta.

La Fondazione Falcone, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha voluto ricordare tutte le vittime innocenti di mafia che hanno dato con sacrificio la loro vita, per costruire una società migliore fondata sulla legalità, sulla giustizia e sul bene comune, promuovendo la ricostruzione del Maxiprocesso attraverso il racconto e le testimonianze di chi quei momenti li ha vissuti.

Il MSAC, insieme a Federazione degli Studenti, Unione degli Studenti, Movimento Studenti Cattolici e Studi Centro, ha preso parte all’evento “Palermo chiama Italia”, per dare voce all’energia e all’impegno di tutti gli studenti d’Italia che hanno raggiunto Palermo e hanno camminato per le vie del coraggio e della memoria sulle note di “Pensa” di Fabrizio Moro. Studenti che hanno rinnovato il proprio impegno a conoscere, a ragionare e pensare con la propria testa, per essere ogni giorno testimoni di legalità.

Tantissimi sono stati gli ospiti, dal Presidente del Senato, Pietro Grasso al Ministro della giustizia, Andrea Orlando, che hanno piantato un seme di speranza nell’Aula Bunker dell’Ucciardone di Palermo, luogo simbolo di tutta la società che ieri come oggi vuole dire “no” alle mafie.

La scuola ha da sempre un compito centrale nel contrasto delle mafie, educando i ragazzi al rispetto delle leggi e delle regole sociali. Un compito che non va assolutamente trascurato, messo da parte o dimenticato.

È importante inoltre che il ricordo non sia fine a se stesso, ma che sia ogni giorno stimolo alla riflessione, a partire dai semplici contesti di vita quotidiana, verso la legalità, perché “ognuno può fare la sua parte, per grande o piccola che sia” (Giovanni Falcone). Siamo convinti, come associazione studentesca e come cittadini di un’unica comunità, che oggi, solo attraverso l’educazione alla legalità e ai diritti umani si possano diffondere i valori dell’etica morale, della libertà, della partecipazione attiva e responsabile e della democrazia nelle generazioni future.

A voi, studenti di ogni ordine e grado, vogliamo lasciare un prezioso messaggio che viene dal giudice Antonio Caponnetto durante un importante convegno: “Ragazzi, godetevi la vita, innamoratevi, siate felici e diventate partigiani di questa nuova Resistenza, la Resistenza dei valori, la Resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli. State attenti, siate vigili, siate sentinelle di voi stessi! L’avvenire è nelle vostre mani. Ricordatelo sempre!”.

Il ruolo degli studenti nella valutazione dei prof

*a cura della Task Force Rappresentanza del Msac

In questo anno scolastico, con l’attuazione della legge 107 del 2015 (la famosa “Buona scuola”), all’interno delle nostre scuole entra in gioco un nuovo organo collegiale: il Comitato per la valutazione dei docenti.

 

Il Comitato è composto da tre insegnanti (uno nominato dal Consiglio di Istituto e due dal collegio dei docenti); da uno studente e da un genitore (entrambi nominati dal Consiglio di Istituto); e da un componente esterno appartenente all’Ufficio scolastico regionale, oltre che naturalmente dal Dirigente scolastico (che presiede il Comitato).

 

Il Comitato ha l’onore e l’onere di stabilire con quali criteri il preside dovrà attribuire un premio ai docenti che si sono distinti all’interno della scuola. Ovvero:

  • il Comitato per la valutazione stabilisce dei criteri di valutazione dei prof.
  • il preside, in base a quei criteri, decide quali prof. premiare.

La decisione finale sui premi, insomma, spetta al preside. Nonostante ciò, il Comitato ha un ruolo molto importante, dovendo stabilire i criteri; esso ha altresì il compito di esprimere un parere riguardo al superamento del periodo di prova dei docenti neo-immessi; ma la componente studentesca non partecipa ai lavori del Comitato su questa tematica.

 

Per quanto riguarda la vera e propria valutazione dei docenti, comunque, gli studenti sono veri protagonisti e tali dobbiamo ritenerci! Si tratta di una responsabilità importante. Non solo perché, in base a questa valutazione, qualche prof. riceverà un premio (e dunque guadagnerà qualche soldino in più). È in gioco una domanda semplice ma fondamentale: quando un prof. si distingue, ed è abbastanza “bravo” da meritarsi un premio? Insomma, che cosa vuol dire essere un “bravo” insegnante?

 

Proponiamo alcune riflessioni, su cui ci piacerebbe discutere con tutti gli studenti e anche con i nostri insegnanti!

 

  1. Il lavoro di una classe non dipende da un solo insegnante, e non possono neanche esser presi in considerazione solo i risultati degli studenti (i nostri voti) per capire la qualità del processo educativo. Per questo crediamo che i risultati di una classe dovrebbe esser valutati in relazione al lavoro dell’intero consiglio di classe, ovvero la comunità dei docenti che vivono le loro giornate di fronte ma soprattutto in mezzo a ciascuno di noi studenti, cercando di donarci ciò che di più caro loro hanno, la loro conoscenza, senza chiederci niente in cambio, in completa gratuità.

 

  1. All’interno del Comitato per la valutazione dei docenti vi è uno studente nominato dal consiglio di istituto, incaricato a rappresentare i propri studenti. Questa espressione è di per se già un po’ contraddittoria perché non si può esser “nominati” o “incaricati” a “rappresentare” un gruppo di persone; ma per rappresentare è necessaria una azione democratica della parte rappresentata, in questo caso noi studenti!

Le elezione del rappresentante degli studenti al comitato per la valutazione ci sembra l’idea più giusta, l’idea sulla quale si deve basare ogni tipo di rappresentanza, e questo non solo per quanto riguarda la componente studentesca ma anche quella dei genitori e dei docenti.

  1. Per quanto riguarda i criteri da tenere in considerazione per la valutazione dei docenti, la legge 107 del 2015 definisce alcuni parametri generali, ma non è molto chiara su come effettivamente e realmente valutare i docenti. Nelle indicazioni fornite sono segnalate:

 

  1. a) la qualità dell’insegnamento;
  2. b) il contributo per il miglioramento dell’istituzione scolastica;
  3. c) il successo formativo e scolastico degli studenti;
  4. d) i risultati ottenuti dal docente in relazione al potenziamento delle tecnologie e metodologie,
  5. e) la collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche;
  6. f) le responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale

 

In virtù della partecipazione studentesca viene chiaro pensare che una delle cose migliori da fare sia chiedere un parere agli studenti che quotidianamente vivono, ascoltano e seguono i loro docenti e che conosco alla fine il valore di ogni docente. L’idea di un questionario consultivo sui docenti completamente anonimo da far compilare ai ragazzi può esser un importante modo e strumento che il Comitato può utilizzare riguardo a diversi ambiti: la didattica, la relazione docente–studente, l’interesse nel discutere di attualità e anche altri parametri che crediamo siano fondamentali per la valutazione di un docente e che è importante non sottovalutare.

 

In conclusione, un’ultima considerazione. Con la legge 107, la valutazione nella scuola non è più solo univoca, ma è diventata biunivoca: è certamente un inizio e c’è molto su cui possiamo migliorare ma abbiamo il diritto e il dovere di non sottovalutare questa nuova realtà, volta a creare processi che possano portare a un miglioramento della nostra scuola, affinché ciascun abitante di questa realtà possa prendere a cuore ogni persona che ci è vicino e partecipare alla sua vita avendo uno scambio reciproco in piena gratuità e con la piena voglia di donarsi e di crescere insieme.

 

Ricapitolando quando detto le nostre proposte riguardanti il comitato di valutazione per docenti sono le seguenti:

 

  • preferire una valutazione di gruppo dei docenti, piuttosto che una valutazione del singolo;

 

  • far sì che i rappresentanti delle componenti scolastiche siano frutto di azioni democratiche come il voto

 

  • promuovere questionari anonimi compilati dagli studenti, che possano esser utilizzati dal Comitato per la valutazione come strumenti.

 

Non è un gioco da ragazzi

Perché contrastare la cultura dell’azzardo

*Di Margherita Pirazzini, membro dell’equipe MSAC della diocesi di Imola

Prima di leggere queste righe, voglio che tu faccia un piccolo sforzo: richiama alla mente la tua città e immagina di passeggiare per il centro storico. A te la scelta se fischiettare o meno. Da bravo e onesto cittadino guardati intorno, presta attenzione ai dettagli, fai scivolare gli occhi su quei negozi, su quelle vetrine, su quei monumenti così familiari da essertene quasi dimenticato. Prova a sentire il legame affettivo che ti lega a quei luoghi che ti hanno visto crescere e chiediti se ti senti coinvolto nel destino della tua città. Mentre pensi a cosa puoi fare per il tuo paese, fermati a leggere le locandine dei quotidiani locali esposte fuori dalla solita tabaccheria. Il bravo cittadino, quello che fischietta mentre passeggia e che raccoglie la bottiglia di plastica caduta a un bambino un po’ distratto, quel cittadino che ora ha la tua faccia, conosce e ama la propria città. Avrà notato sicuramente, quindi, che spesso tra le notizie locali e gli annunci sulle pareti dei bar spicca la frase “gioca la schedina e vince 3 miliardi di euro”: quale onore per il locale e per l’intera città aver ospitato una tanto copiosa e meritata vittoria! Indiscutibile motivo di vanto, da accompagnare rigorosamente all’intervista del fortunato. Dimentica per un attimo l’invidia per la vincita o l’indifferenza verso questo fatto, fermati prima di tentare la sorte a tua volta: ti sei mai chiesto dopo quanti tentativi il fortunato signore ha ottenuto la vittoria? Quanti soldi ha speso? Magari lo ha dichiarato nell’intervista. Chissà se nell’articolo troverai scritto anche quanti milioni di persone giocano d’azzardo in Italia ogni giorno senza vincere un euro. Chissà se troverai questo dato – il numero delle persone affette da dipendenza patologica – e non il valore della cifra che hanno giocato. Ci dimentichiamo in fretta che il gioco d’azzardo non è solo una questione di numeri o di fortuna; di fronte alle slot machines, al gratta e vinci, alle scommesse ci sono uomini e donne che perdono ogni giorno non un gioco ma, lentamente, la propria vita. Può essere definito tale un gioco che non diverte e non unisce? Un gioco che non ha un vero spazio per la persona e le sue abilità, anzi ne sfrutta le debolezze. Il guadagno statale dal gioco d’azzardo non compensa il danno (e il costo) umano e sociale alla persona. Allora ci si deve chiedere: cosa posso fare io? Per prima cosa posso prediligere gli esercizi commerciali che non incentivano nessuna forma d’azzardo e sostenerli nella loro scelta etica e sconveniente. In linea con questi propositi sabato 30 aprile eravamo in piazza Matteotti a Imola, in veste di msacchini e soprattutto di cittadini, alla campagna Slotmob insieme al suo economista Luigino Bruni per fare festa e riscoprire e promuovere il gioco come bene relazionale. Tantissime associazioni imolesi – Libera, Officina Immagina, Movimento Focolari, Agesci, Azione Cattolica, Acli, CSI… – hanno sostenuto l’iniziativa che si colloca in un progetto contro il gioco d’azzardo di Caritas, Sert e Comune di Imola il cui primo promotore è stato il gruppo dei Giocatori Anonimi. Lo Slot Mob si ripeterà in diverse città d’Italia per “premiare le virtù civili e soprattutto fare cultura e opinione”; uno degli obiettivi della mobilitazione è “richiedere una legge che limiti e regolamenti seriamente il gioco d’azzardo nell’interesse non delle lobby ma dei cittadini, soprattutto i più vulnerabili. Ci si sta attivando inoltre per mappare le città e stilare un elenco di esercizi commerciali che sono già slot-free e di quelli che lo vorrebbero diventare”. Scegliere in quale bar fare colazione o prendere un aperitivo spetta a voi: fate il vostro gioco!

Maturità 2016: tutto quello che c’è da sapere

*di Andrea Facciolo (delegato Msac al MIUR)

Gli studenti di quinta sono impegnati nella lunga maratona di fine anno: verifiche, interrogazioni, simulazioni di terza prova e stesura della “tesina”…ne abbiamo abbastanza?! Ma tranquilli amici, non siete i soli al lavoro. Gli uffici del Ministero dell’Istruzione, infatti, come ogni anno stanno pian piano aggiungendo i tasselli necessari per garantire lo svolgimento delle prove del tanto temuto Esame di stato. Si tratta di un percorso che ogni anno prevede diverse tappe: verso la fine di gennaio il Ministro dell’Istruzione comunica le materie oggetto di seconda prova per ogni indirizzo e le materie per cui verranno nominati i commissari esterni. Nei mesi successivi i consigli di classe designano i componenti interni della commissione d’esame e il ministro dell’Istruzione emana un’ordinanza (che è uscita proprio in questi giorni) in cui vengono fissate le modalità di esame, di attribuzione dei crediti, di ammissione dei privatisti, le date definitive delle prove e moltissimi altri aspetti tecnici e non. Nelle ultime settimane di lezione arriverà anche uno degli elenchi più attesi e temuti dagli studenti: quello dei presidenti e dei componenti esterni delle commissioni d’esame che vengono nominati dagli uffici scolastici regionali e territoriali.

Poi sarà solo questioni di giorni: fine delle lezioni, cene di classe con i prof, scrutini, tabelloni fino al fatidico 20 giugno, data in cui, quest’anno, si insedieranno le commissioni d’esame. Ma sarà la campanella delle 8.30 del 22 giugno a segnare l’inizio della sessione d’esame e delle prove scritte con la prima prova (il tema), a cui seguirà la seconda prova, diversa per ogni indirizzo, il 23 giugno alle 8,30 e la terza, preparata da ogni commissione, il 27 giugno sempre alle 8.30.
Dopo la correzione degli scritti e la pubblicazione dei risultati al via i colloqui orali che impegneranno gli studenti tra fine giugno e inizio luglio.

Dalla lettura di questa poderosa ordinanza ministeriale di quasi 50 pagine, firmata nei giorni scorsi dal Ministro Giannini possiamo però trarre alcune informazioni sul prossimo esame di maturità:
• anche quest’anno l’invio delle tracce della prima e della seconda prova avverrà per via telematica con l’invio del testo criptato dal Ministero a tutte le scuole, che dovranno immettere una password comunicata nei giorni precedenti per poter leggere e stampare il plico. Quindi anche quest’anno, salvo imprevisti, non arriverà più la gazzella dei carabinieri a consegnare a scuola il testo del tema e della versione.
• in caso di malattia o gravi problemi documentati sarà possibile, per chi sarà assente a una o a tutte le prove, recuperare l’esame in sessione suppletiva se ritenuto possibile dalla commissione d’esame oppure, in presenza di particolari problematiche il Ministero dell’istruzione potrà valutare la creazione di una apposita sessione straordinaria, con nuove prove nazionali, prima dell’inizio dell’anno scolastico 2016/2017.
• viene confermato il meccanismo di assegnazione dei crediti e dei punteggi per le prove scritte e il colloquio orale già in uso negli scorsi anni scolastici.
• viene confermata la possibilità che la commissione, nel preparare la terza prova, tenga conto delle esperienze di alternanza scuola/lavoro e delle materie non linguistiche insegnate in lingua straniera (CLIL) avute dai maturandi; anche il colloquio orale potrà partire da un’ esperienza di alternanza scuola/lavoro avuta dallo studente durante il percorso scolastico.
• a vigilare sullo svolgimento degli esami come ogni anno ci saranno tutti gli ispettori del Ministero dell’istruzione, in particolare a ognuno sarà assegnata un determinato gruppo di scuole.

Questo esame di maturità porterà con sé anche una novità: oltre al diploma che verrà consegnato ai maturandi, ormai maturati dopo la pubblicazione dei risultati degli esami, ogni studente riceverà anche il supplemento Europass al certificato: un documento, riconosciuto dall’Unione Europea, che affianca e non sostituisce il diploma ma “spiega meglio” le competenze acquisite dagli studenti e le attività professionali a cui possono accedere alla fine del percorso delle superiori, una specie di “passaporto” riconosciuto in tutta Europa che dovrebbe rendere più facile sia per gli studenti, sia per le università che per i datori di lavoro capire quali sono le competenze e le conoscenze che si hanno dopo la “famigerata” maturità traducendo in un linguaggio comune i titoli e i percorsi di istruzione dei singoli paesi, con le diverse materie caratterizzanti, i progetti effettuati e le lingue apprese.

Un’ultima curiosità: chi sceglie le tracce dei temi e della seconda prova dell’esame (dalle versioni di greco ai problemi di fisica, passando per i progetti dei geometri e i bilanci dei ragionieri)?
Al ministero esiste un gruppo di docenti, esperti e ispettori che ogni anno elabora diverse proposte di tracce per il tema e per ogni tipologia di seconda prova; è poi il Ministro, insieme al coordinatore centrale degli ispettori scolastici (che è anche responsabile del gruppo di lavoro sulla maturità) e ai suoi collaboratori più stretti a scegliere le tracce da inviare alle scuole… Quasi sempre nemmeno gli autori delle tracce scelte vengono informati prima ma lo scoprono la mattina della prima e della seconda prova come tutti gli studenti e i membri delle commissioni d’esame!

Forum Studenti – Al lavoro sulle deleghe della Buona Scuola

*di Adelaide Iacobelli (vicesegretaria nazionale MSAC)

Martedì scorso, 16 febbraio, si è riunito il Forum Nazionale delle Associazioni Studentesche presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Ci siamo rivisti con i responsabili delle altre associazioni per capire come continuare a contribuire alla formulazione dei decreti legislativi che, con la legge 107/15 (la “Buona scuola”), il governo dovrà adottare.

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Quali sono i temi sui quali il governo ha la delega? Riepiloghiamoli:

  1. Riordino delle disposizioni normative riguardanti il sistema nazionale di istruzione e formazione
  2. Riordino del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria
  3. Promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità
  4. Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale
  5. Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni
  6. Garanzia dell’effettivita del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale
  7. Promozione e diffusione della cultura umanistica
  8. Revisione, riordino e adeguamento della normativa in materia di istituzioni e iniziative scolastiche italiane all’estero
  9. Adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti, nonche’ degli esami di Stato

Come sappiamo, diversi temi riguardano da vicino noi studenti (pensiamo per esempio al punto 9: con l’introduzione del Curriculum dello Studente, potrebbe cambiare completamente il modo di intendere i voti a scuola…a patto che si intervenga in profondità, e non in modo superficiale!).

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Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR)

Nel mese di ottobre, il Forum si era già espresso in alcuni tavoli di confronto aperti dal Ministero, sui temi dei percorsi di istruzione professionale, della formazione e del reclutamento degli insegnanti e infine del diritto allo studio.

Proprio per quest’ultimo tema il FORUM da anni porta avanti una proposta di legge per abbattere le disuguaglianze tra Regione e Regione e per stabilire dei livelli minimi essenziali di prestazioni per gli studenti. Ricorderete che anche il 17 novembre, Giornata internazionale dello Studente, noi msacchini ci siano mobilitati per richiedere al più presto una legge quadro nazionale sul diritto allo studio, e lo abbiamo fatto a modo nostro: informazione e confronto sui banchi di scuola!

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Un altro nodo da sciogliere è quello della Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti in alternanza, anche quella elaborata dal Forum. È una Carta che ci auguriamo sia portata al più presto, dopo i doverosi passaggi giuridici, in tutte le nostre scuole e i luoghi di alternanza.

Con le associazioni del Forum continueremo a pensare e lavorare insieme anche per gli altri temi di delega, sui quali ancora formalmente non siamo stati ascoltati.

Da Viale Trastevere è tutto, ci vediamo a Montesilvano! #SFS2016 #siamopresente #iopartecipo

 

 

Il PTOF degli studenti

(con i contributi di Michele, Elena, Marta, Antonio e Federico referenti legislativi MSAC delle diocesi di Pavia, Imola, Lodi, Aversa e Rimini)

Qualche spunto e qualche idea per provare a proporre alla propria scuola idee e progetti per il Piano Triennale dell’Offerta Formativa!

Tematica Qualche spunto per riflettere Cosa proporresti nella tua scuola?
Alternanza scuola / lavoro Secondo te, la tua scuola con quali enti dovrebbe realizzare le attività di alternanza scuola-lavoro?

–       Enti pubblici

–       Aziende

–       Associazioni di volontariato

–       Attività artigianali

–       Società sportive

–       Altro:_____________

 

In quale periodo ritieni che sia più opportuno realizzare l’alternanza scuola-lavoro?

–       Dopo l’orario delle lezioni

–       Nel fine settimana

–       Durante le vacanze estive nel mese di giugno

–       Altro:__________

 
Orientamento in entrata e in uscita Orientamento in uscita

Diverse scuole organizzano un progetto articolato in una serie di incontri tra la fine della quarta e i primi mesi della quinta sull’orientamento universitario/lavorativo (a seconda delle tipologie di scuole) durante l’orario curricolare. Gli incontri possono coinvolgere sia un primo discorso sulla scelta/il proprio futuro sia, e soprattutto (?), open day, incontri con studenti frequentanti e chi ha già concluso, docenti.

 

Orientamento in entrata

Si possono individuare nella scuola alcuni studenti (meglio se provenienti da scuole medie diverse) che si occupino in modo particolare dell’orientamento per le terze medie. Questo significa curare i volantini/dépliant/presentazioni on line della scuola insieme agli insegnanti incaricati, girare le scuole medie negli open day, pensare a modi creativi, originali e interessanti per presentare al meglio la propria scuola nella proprie giornate aperte. Possono anche dare i loro contatti in modo da essere reperibili a chi avesse domande, interessi o bisogno di consigli.

 
Attività degli studenti a scuola e delle associazioni studentesche Un’attività extracurricolare è quella dei pomeriggi studio a scuola.

Si potrebbero, ad esempio, organizzare periodicamente delle giornate in cui si rimane a scuola anche di pomeriggio con la possibilità di aiutare e/o essere aiutati in qualche materia dagli altri ragazzi. In questo modo i ragazzi sperimenterebbero la peer-education, ovvero l’educazione tra pari, che rende partecipi in prima persona gli studenti. Per l’organizzazione si potrebbe programmare un foglio su excel, in cui si segnano le disponibilità ad insegnare (con la possibilità di ricevere crediti).

NB: Il MSAC e le altre associazioni studentesche riconosciute dal Ministero dell’Istruzione possono, come loro diritto, chiedere alle scuole di organizzare attività e iniziative negli ambienti scolastici al di fuori dell’orario delle lezioni.
Attività extracurricolari Proporre l’organizzazione di un corso di primo soccorso

Sono molto utili per imparare le tecniche fondamentali del primo soccorso da prestare in caso di situazioni di emergenza. Inoltre si insegna a prevenire eventuali situazioni di rischio infortuni. In genere le lezioni si suddividono in una parte teorica e una parte pratica, per sperimentare i metodi giusti da attuare per aiutare una persona in difficoltà. Il corso può essere svolto dai volontari della Croce Rossa Italiana.

 

Educazione Fisica

A completamento e integrazione dell’attività didattica di Educazione Fisica, può essere chiesto ai docenti di organizzare annualmente, parte in orario scolastico e parte in orario extrascolastico, tornei interni di giochi di squadra e gare di atletica, che a fine anno si concludono con un confronto fra le diverse sezioni dell’Istituto.

 

 
Valorizzazione del merito  

Come può il PTOF valorizzare il merito degli studenti?

 

–       Mediante borse di studio assegnate agli studenti con la media più alta

–       Finanziamento di una vacanza studio presso un altro paese europeo, per gli studenti più meritevoli

–       Mediante maggiori crediti formativi

–       Altro:_____________________

 

La riforma della Buona Scuola ha istituito un fondo per assegnare bonus di merito agli insegnanti. I bonus vengono assegnati dal DS sulla base dei criteri stabiliti dal comitato di valutazione formato da: due docenti, un rappresentante dei genitori e uno degli studenti. Secondo te di quali criteri deve tenere conto la valutazione dei docenti?

–       risultati degli studenti negli esami di stato

–       Sistemazione occupazionale degli studenti diplomati

–       In base al numero dei progetti realizzati (es. Potenziamento, uscite didattiche, insegnamenti opzionali)

–       a seconda del contributo al miglioramento complessivo della scuola

–       In base al’innovativita didattica delle lezioni

 

 

 

 

IN AVVENTO CON… L’ASINO!

banner_PeDdi don Tony Drazza, assistente nazionale del Settore Giovani

Ogni anno, il tempo di avvento segna l’inizio di un nuovo anno liturgico, un tempo forte che la Chiesa ci suggerisce di vivere con vigilanza e maggiore attenzione, come un periodo significativo di preparazione alla nascita di Gesù, per accoglierlo e riconoscerlo.

Ogni anno dunque ci viene rivolto l’invito, sottointeso, di abbassare i ritmi della nostra vita, diminuire la velocità della nostra esistenza e del nostro fare per aprire gli occhi, avere maggiore attenzione perché qualcosa di importante deve accadere.

Questo tempo forte ci pone davanti l’invito ad avere atteggiamenti diversi e ciascuno di noi lo accoglie in modo positivo e con buoni propositi, anche se poi facciamo un po’ di fatica a rendere tutto questo concreto e a viverli nella vita quotidiana… addirittura, ci rendiamo conto che le giornate, invece di prendere dei ritmi più lenti, fatti anche di silenzio e preghiera, in questo periodo aumentano perché ci sono sempre troppe cose da fare e, in questo momento, anche la scuola chiede ai suoi alunni, e a quelli che vogliono viverla sul serio, di metterci maggiore impegno.

Sembra proprio che non ci sia il tempo e il modo di fermarsi veramente e ci vengono tanti dubbi su come vivere queste settimane: cosa è più giusto fare? Cosa ci fa stare bene e ci può dare modo di trascorrere con intensità e senso questi giorni?

Puntiamo il nostro sguardo verso la tradizione del Natale… ci accorgiamo che, provvidenzialmente, la nostra vita è molto simile a quella dell’asinello, uno dei tanti personaggi che abita i presepi delle nostre case, e questo per due motivi.

Il primo motivo, che mi sembra anche molto simpatico, fa sempre riferimento alla tradizione, perché il compito dell’asinello è quello di tenere al caldo il Bambino e i suoi genitori. L’asino deve lavorare, scaldare, non può concedersi pause perché Maria e Giuseppe hanno bisogno di lui e l’asino è lì con attenzione a fare il proprio dovere, senza lamentarsi o decidere di fare altro, è protagonista della scena della natività, è essenziale la sua presenza, ma è lì “in silenzio” e fiero.

Il secondo motivo è perché all’asino viene chiesto qualcosa di molto grande e impegnativo: mentre tutti sono in attesa di qualcosa o qualcuno, lui continua a fare il suo lavoro e addirittura gli straordinari e, nonostante tutto, è sempre pronto. Nella stalla, dove nasce il figlio di Dio, non ci sono persone raffinate e ricche, ma “è di casa” un umile animale come l’asino.

Anche la notte della fuga in Egitto chissà cosa avrà pensato quando Giuseppe, in modo frettoloso e affannato si è avvicinato per slegarlo perché dovevano partire: l’asino senza fare capricci, si è messo a disposizione con quello che sapeva fare meglio e cioè caricare su di sé Maria e il Bambino e camminare senza lamentarsi.

Silenzioso, umile, disponibile e sempre presente in tutti i momenti particolari della vita di Gesù. Maria, Giuseppe e poi Gesù, da adulto, hanno accanto l’immagine di un asino perché per loro nulla è troppo poco; ognuno può fare qualcosa, anche nella sua piccolezza e nella sua umiltà, ciascuno ha un posto, un compito e un ruolo importante.

Ecco allora che proprio l’asino, il nostro amico e la nostra “mascotte”, ci suggerisce un modo nuovo e intenso di vivere l’avvento, ma anche di chiederci in quale posizione siamo dentro o fuori la grotta, nella vita di Gesù? Siamo lontani e distratti? Siamo vicini e in contemplazione? Siamo accanto? Che ruolo abbiamo?

Questo tempo forte dell’avvento ci deve aiutare ad avere in mente e nel cuore, la figura dell’asino, e questo non deve sembrarci insolito e infantile, perché anche noi siamo chiamati a vivere la nostra vita e ogni impegno della giornata, con umiltà e pazienza, anche sotto i colpi più duri, andando controcorrente rispetto alla massa e a camminare su sentieri difficili.

Questo cammino di avvento, ci aiuti ad arrivare fino alla grotta e a occupare il posto dell’asino, accanto a Maria e Giuseppe, per contemplare la meraviglia della nascita del Figlio di Dio con la certezza che, pur con le nostre povertà, Gesù è nato e nasce per me, per voi e per ciascuno… perché ci ama.

Libro + Film di settembre

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di Luisa Bellomo

nel mare

Fabio Geda, Nel mare ci sono i coccodrilli

prima neve

 

 

 

 

 

 

La prima neve (2013)

Quando parte da una piccola cittadina dell’Afghanistan, Enaiat ha dieci anni, forse. Dove vive, a Nava, non c’è l’anagrafe, quindi non sa con certezza la sua età. Non c’è neanche la scuola, perché l’hanno chiusa i talebani. A detta sua, comunque, è il posto più bello del mondo. Non è abbastanza sicuro per lui, però, quindi un giorno parte, accompagnato dalla sua mamma e da un uomo, per andare in Pakistan. Non sa ancora che lo aspetta un viaggio lungo otto anni, per paesi di cui non conosce neanche l’esistenza.

Il sottotitolo di questo libro è “Storia vera di Enaiatollah Akbari”. Più di dieci anni dopo l’inizio del suo viaggio, l’ha potuto raccontare a un giornalista, Fabio Geda, che ci ha scritto un libro. Mentre Enaiat parla delle sue avventure, dei luoghi, delle persone che ha visto e incontrato, ho continuato a chiedermi se si rendesse conto dei rischi che correva e di quante volte abbia evitato la morte per un soffio.

A volte la narrazione si interrompe, e troviamo qualche frase in corsivo: è Fabio Geda che fa domande al giovane protagonista. In queste righe, sparse tra le pagine, ho trovato le parole più belle e le riflessioni più illuminanti, quelle che mi hanno fatto sentire piccola e inesperta.

Ho letto il libro in treno, andando all’università, e diverse volte mi sono trovata ad asciugare una lacrima di nascosto, con i vicini di posto che mi guardavano male. Siamo assuefatti dalle tante immagini di sofferenza che vediamo in tv e in internet, tanto che ormai non ci fanno più effetto. Questa storia invece colpisce direttamente al cuore, e tante volte anche alla pancia. Non è la storia di un ragazzo afgano che arriva in Italia clandestinamente, è la storia di Enaiat, che perde tutto ma non la speranza, che sa cogliere le occasioni che gli si presentano per caso, che soffre dolori che io non riesco neanche a immaginare ma va avanti lo stesso, anche grazie a tante persone buone.

Fa lo stesso effetto anche La prima neve, il film di Andrea Segre ambientato tra le montagne del Trentino. Segre è un regista di documentari, quindi è particolarmente bravo a raccontare storie vere. Questa è inventata, ma è fatta di tantissime storie reali e attuali: quelle dei giovani migranti africani che si ritrovano a vivere nei piccoli paesi trentini, lavorando come taglialegna per mettere da parte qualche soldo e poter andare in Francia. Questo però non è un film sui migranti. È un film su alcune persone, su padri, figli, mamme, amici, mogli e mariti, e ognuno ha la propria storia e i propri dolori. Mentre lo guardi non puoi fare a meno di pensare che a volte siamo più simili a chi viene da lontano che a chi vive con noi.

Per la visione vi do due consigli: munitevi di schermo grande, perché i paesaggi sono incredibili e meritano di essere ammirati come si deve, e attivate i sottotitoli, perché i ragazzi africani parlano in francese, ma i ragazzini parlano in dialetto trentino, e se non lo conoscete potrebbe diventare un problema!

Spero che amiate anche voi queste storie, ma soprattutto che vi aiutino a vedere gli altri, soprattutto i migranti, come persone con una storia da ascoltare.

«Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre». Carlo Mazzacurati

Migranti e migrazioni, conoscerli per capirli

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a cura dell’ACS (Azione Cattolica Studenti), Movimento Studenti di Milano

Come ogni anno, a fine agosto si è svolto a Monza il campo di volontariato organizzato dall’ACS. “Tanti studenti, uno sporco lavoro da portare a termine, un progetto di solidarietà da sostenere… Aggratis!” dice l’invito all’esperienza. Proprio così: una settimana tra imbiancature, manutenzione del verde, banchetti, animazione in una casa di riposo e in una cooperativa di disabili.

Il giorno di arrivo al campo ci è stata proposta un’attività legata al tema dei migranti: partendo dalla risposta ad alcune domande generali sull’argomento (es. Qual è il numero di immigrati in Europa? Quali sono gli Stati del mondo con il maggior numero di immigrati? Cos’è il trattato di Dublino?), siamo passati ad una analisi approfondita sull’immigrazione nel mondo, passando in rassegna tutti gli Stati dove il fenomeno è presente. La maggior parte degli immigrati proviene da Paesi che stanno vivendo situazioni politiche molto difficoltose (a causa di guerre civili, Isis), soprattutto in Africa Settentrionale e Asia, ma anche America Meridionale. Abbiamo concluso con un gioco di ruolo*, nel quale abbiamo impersonato diverse famiglie africane, che facendo scelte e prendendo decisioni, tentano di arrivare in Europa via mare, via terra, a seconda della disposizione economica. Molti sono quelli che ci provano, pochi o nessuno quelli che arrivano alla meta. Il gioco era tratto da storie vere. L’attività è stata, oltre che interessante, anche molto stimolante: il tema suscita in noi ragazzi il desiderio di conoscere più a fondo questa realtà che ci tocca da molto vicino e della quale, molto spesso, non abbiamo la possibilità di parlare, costruendo un dialogo ricco di confronti costruttivi. Questa attività, insieme all’animazione nel centro di prima accoglienza per profughi di Monza, mi ha sensibilizzato sull’argomento: ho capito l’importanza del documentarsi quotidianamente per scoprire quanto accade intorno a noi e quanta è la forza e la volontà con la quale giovani come noi, con i nostri stessi sogni, affrontano la vita.

*ispirato a quello trattato in questo articolo: http://www.huffingtonpost.it/2015/04/07/syrian-journey-videogioco-bbc-utenti-rifugiati-siriani_n_7016036.html

Lucia

 

Anche io come lo scorso anno ho partecipato al Campo di Volontariato di Monza, organizzato dall’ACS. Quest’anno, in particolare, abbiamo affrontato il tema delle migrazioni: oltre ai lavori degli altri anni (imbiancare, fare la manutenzione del verde al Parco, sistemare l’oratorio in cui dormivamo…) ci hanno comunicato che alcuni di noi sarebbero andati in un “centro di prima accoglienza”. Nel nostro caso era occupato da ragazzi, dai venti ai trent’anni. Il primo giorno di campo abbiamo partecipato ad una attività sulle migrazioni, che ci ha permesso di capire qualcosa in più su questo tema complicato. Poi ci hanno posto delle domande: quasi nessuno sapeva la risposta, e da questo è stato possibile comprendere quanto poco sappiamo della “vita da migranti”. Quando ho saputo che sarei andato al Centro ero contentissimo, ma ero anche preoccupato, perché avevo dei forti dubbi su come comportarmi. Il giorno dopo, appena siamo arrivati, i ragazzi con il loro sorriso e la loro allegria hanno spazzato via i nostri dubbi e le nostre preoccupazioni. Abbiamo fatto una piccola lezione di Italiano, che molti di loro non conoscevano, essendo appena arrivati, e abbiamo chiacchierato un po’ con loro: erano molto felici e curiosi di conoscerci. In particolare sono rimasto colpito dal loro sorriso e dal fatto che molti di loro volevano condividere con noi persino quel poco che avevano. Andando avanti le domande sono aumentate: c’era chi ci chiedeva qualcosa sull’Italia, chi domandava qualche frase in Italiano, chi ci raccontava la sua storia, parlavamo di calcio, leggevamo la Gazzetta insieme… Il quarto giorno, dopo una partita a calcio e una merenda insieme, ci siamo dovuti salutare. Come ricordo abbiamo regalato a ognuno di loro un braccialetto, ricavato dalla maglietta dell’acs. Non ho parole per descrivervi quanto erano (ed eravamo) tristi, quanto dispiaceva loro che noi dovessimo andare via. Questo ci ha fatto capire quanto tenevano a noi; ci sembrava una cosa da niente quello che avevamo fatto, eppure per loro significava molto. Noi pensavamo di andare lì e donare qualcosa a loro, e invece alla fine della giornata passata insieme mi sentivo più ricco di prima. È come se avessi lasciato lì qualcosa, per raccogliere molto di più. Sicuramente mi hanno insegnato che anche le piccole cose possono fare tanto, e che anche solo un sorriso, in tutta la sua semplicità, arricchisce molto chi lo riceve.

Riccardo