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L’AC sulla scuola!

Da diverse settimane la scuola è tornata prepotentemente al centro del dibattito pubblico. A numerose manifestazioni di piazza, promosse da studenti e docenti, si affianca un aspro dibattito politico. Hanno generato polemiche dei provvedimenti adottati dall’esecutivo per i diversi cicli d’istruzione, alcuni motivati dalla necessità di razionalizzare la spesa (maestro unico, dimensionamento degli istituti, riduzioni del monte-ore…), altri da questioni di carattere sociale (le classi d’inserimento per gli studenti stranieri…). È molto complesso pervenire ad un’opinione univoca su quanto sta accadendo, anche perché, come avviene ormai da anni e con diverse maggioranze politiche, gli interventi sulla scuola sono operati tramite singole misure, e non attraverso una necessaria riforma organica.

L’Azione Cattolica Italiana, in considerazione dell’impegno formativo che caratterizza il suo vissuto ordinario e di un’attenzione costante alla cosiddetta “emergenza educativa”, sente innanzitutto il dovere di sensibilizzare su questi temi responsabili, soci e simpatizzanti: specialmente in un momento fortemente segnato da letture ideologiche, occorre impegnarsi in un profondo lavoro di studio e di confronto. Per questo motivo, gli strumenti informativi dell’associazione, nelle prossime settimane, dedicheranno ampio spazio al mondo-scuola, affiancandosi alle riflessioni che ordinariamente ci vengono proposte dal Movimento Studenti di AC e dal Movimento d’Impegno Educativo.

La difficoltà di giungere a conclusioni non impedisce però di esprimere alcune osservazioni iniziali, che l’associazione presenta anche al mondo politico e a chi è chiamato a promuovere scelte sul campo. Auspichiamo che:

  • la razionalizzazione della spesa non influisca sulla qualità e quantità della formazione scolastica e umana assicurata agli studenti, e sia condotta prestando attenzione ai risvolti occupazionali;
  • la razionalizzazione della rete scolastica non pregiudichi il diritto allo studio degli alunni per mobilità e costi di trasporto;
  • si chiarisca l’idea culturale e pedagogica alla base di alcuni singoli provvedimenti (maestro unico, nuove classi di concorso per i professori, diverso rapporto numerico professori-studenti, voto in condotta, classi d’inserimento per gli studenti stranieri…);
  • le scelte riguardanti l’università si coniughino con il valore della libertà didattica e di ricerca.

È necessario, inoltre, che su un bene così prezioso per la società, quale la scuola, si cerchino tutte le strade democratiche per arrivare a conclusioni condivise, evitando il ricorso a strumenti legislativi che mortificano il dibattito pubblico.

Appare evidente che l’esclusivo ricorso ad azioni di protesta non faccia il bene della scuola, e in questo senso tutti siamo chiamati a responsabilizzarci sul valore di un dissenso che sia costruttivo per l’esercizio della democrazia.

Occorre una riflessione condivisa, che non coinvolga solo alcuni settori, perché le questioni proposte interrogano la politica e i sindacati, ma anche famiglie, insegnanti e studenti. Tutta la società civile, dunque, si senta interpellata e sia consapevole di quanto sta cambiando, valorizzandone il positivo e vagliando il restante con l’esperienza del vissuto ordinario.

A tal proposito, l’Azione Cattolica fa proprie le recenti parole del Capo dello Stato Giorgio Napolitano: «La scuola non deve separarsi dalla società e deve far crescere le giovani generazioni nella passione dello studio e della conoscenza, nella capacità di costruirsi un futuro di lavoro e di vita famigliare, e al tempo stesso deve farle crescere nel senso civico, nella coscienza dei diritti e dei doveri scolpiti nella nostra Costituzione, nell’attaccamento alla Patria, alla nazione italiana e nella volontà di partecipazione democratica nel quadro delle istituzioni repubblicane. Si parta dunque, con uno sforzo di maggiore serenità – nel confronto tra maggioranza e opposizione in Parlamento, e tra governo e parti sociali – dai problemi che nessuno può negare; e si discutano con spirito aperto tutte le diverse soluzioni che ciascuna parte ha il diritto di proporre e ha il dovere di prospettare in termini positivi e coerenti».

La Presidenza Nazionale dell’Azione Cattolica

Audizione alla Camera del 21-23 ottobre

AUDIZIONE PARLAMENTARE – 21-23 OTTOBRE 2008
CAMERA DEI DEPUTATI– VII COMMISSIONE PERMANENTE

MEMORIA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL
MOVIMENTO STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA

Onorevoli Deputati di questa commissione, vi ringraziamo innanzitutto per averci dato ancora una volta l’opportunità di rendere manifeste le nostre posizioni e proposte, soprattutto in riferimento al piano programmatico della scuola, su cui si concentrano gran parte delle nostre apprensioni. Ci pare infatti che quest’ultimo sia abbondantemente più incisivo del decreto 137 di iniziativa ministeriale, ma notiamo con rammarico come esso sia inserito però in un più ampio contesto di legislazione finanziaria, l’art. 64 della legge 133, e non in un progetto di legge specificatamente dedicato all’istruzione. Tale attenzione delle massime istituzioni democratiche del Paese al tema dell’educazione ci conforta, ma invitiamo ad una riflessione sui temi dell’istruzione che sia più organica e soprattutto condivisa. Non si può infatti ulteriormente dar seguito alla prassi per cui la scuola è riformata ad ogni cambio di maggioranza, o sommando singoli provvedimenti, delimitati agli effetti più visibili del problema. Da troppi anni la scuola è rimasta un cantiere aperto. Studenti e docenti che quotidianamente continuano a viverci dentro attendono da voi una concreta risposta in questo senso.

Ma con criterio. L’iter di approvazione alla camera del dl 137 si è concluso infatti con un voto di fiducia. Comprendiamo come un simile esito si sia reso necessario, insieme all’unico maxi-emendamento, al fine di concludere il dibattito tra i deputati entro i tempi di scadenza del decreto, ma proprio le difficoltà nella gestione dei tempi di confronto ed il gran numero di emendamenti presentati a nostro parere non fa che confermare i dubbi e le preoccupazioni da più parti sollevate circa il metodo di elaborazione del provvedimento, che senz’altro ha molto sacrificato il dibattito parlamentare e la concertazione con le varie rappresentanze del mondo della scuola. Ribadiamo che la decretazione d’urgenza non ci sembra la formula migliore perché qualsiasi riforma di rilievo del sistema scolastico possa essere frutto della più ampia condivisione possibile

L’attualità del dibattito politico e legislativo intorno alla scuola non può poi farci tacere le preoccupazioni nutrite in merito alla mozione recentemente approvata dalla Camera dei Deputati, che sollecita il governo a “rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado”. La previsione di “prove di valutazione e test” il cui mancato superamento comporterebbe l’inserimento degli studenti stranieri in “classi” speciali, ci lascia fortemente perplessi. Ci rendiamo conto che la conoscenza della lingua italiana è fondamentale per un adeguato svolgimento dell’attività didattica, riteniamo però che per ovviare a tale problema le classi di “separazione” non siano l’unica alternativa. Un accompagnamento mirato, quale sarebbe possibile attraverso le compresenze, insegnanti di sostegno e specifici corsi aggiuntivi di lingua italiana, a nostro parere potrebbe arrecare risultati anche migliori. Ciò che in definitiva ci fa dubitare della ratio motivatrice di tale provvedimento è soprattutto la sollecitudine ad offrire a tali studenti specifici corsi di “educazione alla legalità e alla cittadinanza”, con particolare attenzione alla “comprensione dei diritti e dei doveri”, al “rispetto per gli altri”, alla tolleranza, al “rispetto della legge, della diversità morale e religiosa, delle tradizioni territoriali e regionali del paese accogliente”. Non vediamo infatti perché del privilegio di ricevere tali specifici corsi dovrebbero essere privati anche gli studenti rimasti nelle classi ordinarie. Vogliamo una scuola che ci educhi all’inclusività già attraverso il modo con cui accoglie i suoi studenti con un differente background culturale, linguistico e sociale.

Vorremmo sottoporre infine all’attenzione di questa commissione parlamentare le nostre perplessità in merito ad alcuni punti a nostro parere problematici del provvedimento all’ordine del giorno di questa audizione, ovvero il piano programmatico per la scuola, di cui all’art. 64 della legge 133 del 2008, che prevede interventi nell’ambito di tre macro-aree: la revisione degli ordinamenti, la riorganizzazione della rete scolastica e la razionalizzazione delle “risorse umane”.

· Il dimensionamento degli istituti è certamente la questione più urgente, dopo la presentazione in questi giorni del dl 154 che propone di emendare l’art. 64 della legge 133 prevedendo il termine del 30 novembre per regioni ed enti locali per allestire i rispettivi piani di dimensionamento per l’anno scolastico 2009/2010. Ci auguriamo che tale dimensionamento riguardi esclusivamente l’organizzazione amministrativa e che non si traduca in una concreta chiusura e accorpamento logistico anche delle sedi. Pur comprendendo infatti le esigenze di riorganizzazione e razionalizzazione della rete scolastica, non possiamo non porre all’attenzione di questa Commissione la varietà delle situazioni presenti sul territorio italiano, per cui la soglia “agevolata” dei 300 alunni prevista per le zone montane e le piccole isole potrebbe rivelarsi comunque troppo alta a fronte dei numerosi casi in cui la mobilità degli studenti è fortemente limitata, soprattutto nella stagione invernale. Sottolineiamo inoltre le implicazioni che l’aggravio dei costi di trasporto comporterebbe sul diritto allo studio, nonché l’impreparazione di molte strutture edilizie ad accogliere comunità scolastiche tra i 500 e i 900 studenti, come previsto dal piano programmatico. La soppressione degli istituti nei piccoli comuni, poi, verrebbe a privare certi territori di un fondamentale presidio pubblico e culturale, luogo in cui è possibile ai cittadini incontrare uno Stato che si fa prossimo e promuove la legalità non solo nella forma di forza pubblica, ma incoraggiando lo sviluppo sociale e culturale, aprendo le scuole ad essere dono per la comunità, luogo di educazione, identità, futuro.

Chiediamo quindi che l’eventuale razionalizzazione edilizia della rete scolastica possa essere avviata sulla base di criteri oggettivi, ma non generalizzati, che non siano soltanto economici, che tengano conto di concerto con le regioni le esigenze di sviluppo sociale e culturale dei territori interessati. Suggeriamo quindi di operare la razionalizzazione prevalentemente nelle aree urbane o in rapporto al numero di studenti per numero di abitanti, vagliando ove possibile l’opportunità caso per caso. Auspichiamo inoltre che al più presto si affronti con determinazione la predisposizione di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio che, di concerto con le normative regionali, garantisca un livello minimo di prestazione agli studenti di tutto il Paese.

· La riduzione dell’orario settimanale, con conseguente riorganizzazione dei curricula, per scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, fino all’istruzione per adulti, desta in noi notevoli perplessità. A Barbiana i ragazzi di don Lorenzo Milani amavano ripetere che agli studenti va offerta la scuola a tempo pieno. è il primo rimedio per adempiere quell’art. 3 della Costituzione della Repubblica che prevede la rimozione di tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la piena formazione di “cittadini sovrani”. La qualità dell’insegnamento è anche una questione di quantità e in ciò non si può prescindere dall’assegnazione di un monte ore adeguato per lo svolgimento dell’attività didattica. In questo senso ci preoccupa soprattutto la riorganizzazione dei piani di studio degli istituti tecnici e professionali, di cui si prevede l’accorpamento in un minor numero di indirizzi e la considerevole riduzione dell’orario settimanale ad un massimo di 32 ore, comprese le ore laboratoriali. Auspichiamo che ciò non avvenga a scapito dell’offerta agli allievi di strumenti culturali e professionali idonei ad un loro proficuo inserimento nel mercato del lavoro, anche attraverso una attività didattica centrata sulla circolarità tra teoria e pratica, tra attività in aula ed attività in laboratorio.

· A proposito infine della “razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane”, ci pare che, come già lucidamente individuato dal Ministro Gelmini, il miglioramento del sistema scolastico non possa non passare necessariamente dalla formazione degli insegnanti. Le nostre analisi però differiscono alquanto in merito al metodo attraverso cui potenziare l’apporto dei docenti al sistema di istruzione e formazione scolastica. Non ci pare solo questione di incentivi economici, quanto piuttosto di competenze valorizzate e riteniamo che sia necessario un serio ripensamento del sistema di reclutamento degli insegnanti basato senz’altro sul merito. Il progetto di accorpare le classi di concorso per l’accesso all’insegnamento, ovvero le cattedre, come strumento per una maggiore “flessibilità didattica” purtroppo non ci vede convinti così come allo stesso modo ci preoccupa l’innalzamento del rapporto studenti/docenti, che non ci sembra garanzia per un regolare svolgimento dell’attività formativa, consapevoli che nelle realtà delle nostre scuole già allo stato attuale spesso il poco tempo curriculare a disposizione, da dividere tra spiegazioni e verifiche individuali e di gruppo, non consente spazi distesi per l’approfondimento, tantomeno per un accompagnamento personalizzato nel percorso formativo. Riguardo alla riorganizzazione del personale sottolineiamo infine come la riduzione del personale ATA possa gravemente inficiare il corretto svolgimento delle attività scolastiche, specie per i servizi amministrativi, ma anche per l’ordinaria manutenzione delle scuole. Pur essendo consapevoli della necessità di ridurre la spesa pubblica, non crediamo che si possa continuare a considerare i problemi dell’istruzione e dell’educazione come un capitolo finanziario tra gli altri, pena un ulteriore impoverimento culturale, sociale ed economico del Paese. E’ urgente conferire nuovamente priorità alla scuola, come importante leva di cambiamento sociale, premessa indispensabile alla costruzione di una società democratica, in cui i cittadini si riconoscano nella comune partecipazione al bene comune, purché il prezioso dono dell’educazione venga offerto davvero a tutti.

Roma, 21 ottobre 2008

La Segretaria Nazionale

Dott.sa Saretta Marotta

Il MSAC in senato

Stamattina il MSAC è tornato in Parlamento. Questa volta ad ascoltare la segretaria nazionale del MSACc’erano i senatori della VII commissione sull’Istruzione. I temi all’odg: decreto 137 e piano programmatico sulla scuola. Ecco il testo dell’intervento:

AUDIZIONE PARLAMENTARE – 14 OTTOBRE 2008
SENATO DELLA REPUBBLICA– VII COMMISSIONE PERMANENTE

MEMORIA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL
MOVIMENTO STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA

Onorevoli Senatori di questa commissione, desideriamo innanzitutto ringraziarvi per l’opportunità accordataci di rendere manifeste le nostre posizioni e proposte in riferimento ancora una volta alla legge di conversione del D.l. 137 e soprattutto al piano programmatico della scuola, su cui molto si concentrano le nostre apprensioni. L’attenzione che le massime istituzioni democratiche del paese mostrano nei confronti delle istanze che in questi giorni sono emerse dalle diverse componenti del mondo della scuola ci conforta e ci incentiva nel nostro impegno associativo tra gli studenti, nella contestuale speranza che un pari livello di cura sia adottato nell’ascolto e nella ricezione delle sollecitazioni da tutti noi provenienti.

Riguardo al fatto che l’iter di approvazione alla camera si sia concluso con un voto di fiducia, non possiamo non dire che, pur comprendendo come tale esito si sia reso necessario, insieme alla proposta di un unico maxi-emendamento, al fine di concludere il dibattito tra i deputati entro i tempi di scadenza del decreto, proprio le difficoltà nella gestione dei tempi di confronto ed il gran numero di emendamenti presentati non fa che confermare i dubbi e le preoccupazioni da più parti sollevate circa il metodo di elaborazione di tale provvedimento, che senz’altro ha molto sacrificato il dibattito parlamentare e la concertazione con le varie rappresentanze del mondo della scuola. Ribadiamo che la decretazione d’urgenza non ci sembra la formula migliore perché qualsiasi riforma di rilievo del sistema scolastico possa essere frutto della più ampia condivisione possibile

Entrando nel merito dei provvedimenti oggi in esame, ci pare che la scuola italiana abbia ancora bisogno di una riforma organica, che non sia la miscellànea venuta fuori dalla somma di singoli provvedimenti che incidono solo sugli effetti più visibili del problema, una riforma condivisa, da maggioranza e opposizione, perché non si debba ricominciare da capo ad ogni cambio di governo, studiata, cioè che sia frutto di una riflessione pedagogica ed educativa ad ampio respiro, mettendo in rete le competenze degli esperti, al di là degli schieramenti politici. Non ci pare purtroppo che il dl 137 risponda a tali esigenze e ci rammarica soprattutto il fatto che a tal proposito molto più incisivo del decreto di iniziativa ministeriale sia il piano programmatico per la scuola, inserito in un più ampio contesto di legislazione finanziaria e non in un progetto di legge specificatamente dedicato all’istruzione

Proprio da quest’ultimo provvedimento vorremmo partire per sottoporre all’attenzione di questa commissione parlamentare le nostre perplessità in merito ad alcuni punti problematici a nostro parere meritevoli di ulteriore analisi.

• Il piano programmatico per la scuola di cui all’art. 64 della legge 133 del 2008 prevede interventi nell’ambito di tre macro-aree: la revisione degli ordinamenti, la riorganizzazione della rete scolastica e la razionalizzazione delle “risorse umane”. Riguardo al primo punto la riduzione dell’orario settimanale, con conseguente riorganizzazione dei curricula, per scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, fino all’istruzione per adulti, desta in noi notevoli perplessità. A Barbiana i ragazzi di don Lorenzo Milani amavano ripetere che agli studenti va offerta la scuola a tempo pieno. è il primo rimedio per adempiere quell’art. 3 della Costituzione della Repubblica che prevede la rimozione di tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la piena formazione di “cittadini sovrani”. La qualità dell’insegnamento è anche una questione di quantità e in ciò non si può prescindere dall’assegnazione di un monte ore adeguato per lo svolgimento dell’attività didattica. In questo senso ci preoccupa soprattutto la riorganizzazione dei piani di studio degli istituti tecnici e professionali, di cui si prevede l’accorpamento in un minor numero di indirizzi e la considerevole riduzione dell’orario settimanale ad un massimo di 32 ore, comprese le ore laboratoriali. Auspichiamo che ciò non avvenga a scapito dell’offerta agli allievi di strumenti culturali e professionali idonei ad un loro proficuo inserimento nel mercato del lavoro, anche attraverso una attività didattica centrata sulla circolarità tra teoria e pratica, tra attività in aula ed attività in laboratorio.

· Riguardo al dimensionamento degli istituti, pur comprendendo le esigenze di riorganizzazione e razionalizzazione della rete scolastica, non possiamo non porre all’attenzione di questa Commissione la varietà delle situazioni presenti sul territorio italiano, per cui la soglia “agevolata” dei 300 alunni per le zone montane e le piccole isole potrebbe rivelarsi comunque troppo alta a fronte dei numerosi casi in cui la mobilità degli studenti è fortemente limitata, soprattutto nella stagione invernale. Sottolineiamo inoltre le implicazioni che l’aggravio dei costi di trasporto comporterebbe sul diritto allo studio, nonché l’impreparazione di molte strutture edilizie ad accogliere comunità scolastiche tra i 500 e i 900 studenti, come previsto dal piano programmatico. La soppressione degli istituti nei piccoli comuni, poi, verrebbe a privare certi territori di un fondamentale presidio pubblico e culturale, luogo di educazione, di identità, di futuro. Chiediamo dunque che la razionalizzazione della rete scolastica possa essere avviata sulla base di criteri non generalizzati, ad esempio operando prevalentemente nelle aree urbane o in rapporto al numero di studenti per numero di abitanti, vagliando ove possibile l’opportunità caso per caso.

·A proposito infine della “razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane”, ci pare che, come già lucidamente individuato dal Ministro Gelmini, il miglioramento del sistema scolastico non possa non passare necessariamente dalla formazione degli insegnanti. Le nostre analisi però differiscono alquanto in merito al metodo attraverso cui potenziare l’apporto dei docenti al sistema di istruzione e formazione scolastica. Non ci pare tanto questione di incentivi economici, quanto piuttosto di competenze valorizzate e riteniamo che sia necessario un serio ripensamento del sistema di reclutamento degli insegnanti basato senz’altro sul merito. Il progetto di accorpare le classi di concorso per l’accesso all’insegnamento, ovvero le cattedre, come strumento per una maggiore “flessibilità didattica” purtroppo non ci vede convinti così come allo stesso modo ci preoccupa l’innalzamento del rapporto studenti/docenti, che non ci sembra garanzia per un regolare svolgimento dell’attività formativa, consapevoli che nelle realtà delle nostre scuole già allo stato attuale spesso il poco tempo curriculare a disposizione, da dividere tra spiegazioni e verifiche individuali e di gruppo, non consente spazi distesi per l’approfondimento del programma, tantomeno per un accompagnamento personalizzato nel percorso formativo. Riguardo alla riorganizzazione del personale sottolineiamo infine come la riduzione del personale ATA possa gravemente inficiare il corretto svolgimento delle attività scolastiche, specie per i servizi amministrativi, ma anche per l’ordinaria manutenzione delle scuole. Pur essendo consapevoli della necessità di ridurre la spesa pubblica, non crediamo che si possa continuare a far fare sempre alla scuola italiana la fine di Cenerentola. L’istruzione non può essere considerata, come è stato fatto finora, come un capitolo di spesa tra gli altri. E’ invece una importante leva di cambiamento sociale, premessa indispensabile alla costruzione di una società democratica, in cui i cittadini si riconoscano nella comune partecipazione al bene comune, purché il prezioso dono dell’educazione venga offerto davvero a tutti.

In ultima analisi, riguardo la legge di conversione del dl 137, ribadiamo le perplessità già avanzate presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati durante l’audizione informale del 16 settembre 2008 e che a questo testo alleghiamo. Integriamo quelle osservazioni accogliendo positivamente l’introduzione degli articoli riguardo i libri di testo ed i provvedimenti per la sicurezza e l’edilizia scolastica, auspicando inoltre che al più presto si affronti con determinazione la predisposizione di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio che, di concerto con le normative regionali, garantisca un livello minimo di prestazione agli studenti di tutto il Paese.

Roma, 14 ottobre 2008

Il Msac in Parlamento: Audizione sul D.L. 137

Gli studenti di Azione Cattolica sono stati ricevuti dalla VII Commissione parlamentare, quella che si occupa di Cultura e Istruzione, in merito alla conversione in legge del decreto 137 (quello del voto in condotta e del maestro unico, per intenderci). Qui di seguito il testo del nostro intervento, alla presenza dei deputati della commissione e delle associazioni degli studenti e dei genitori

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5 in condotta per il metodo

COMUNICATO STAMPA

Gli studenti dell’Azione Cattolica Italiana apprendono la notizia che in queste ore è in discussione presso il Consiglio dei Ministri un decreto legge in materia di istruzione che di fatto accoglie parte delle proposte avanzate dal ministro Maria Stella Gelmini attraverso il ddl presentato l’1 agosto 2008.
Apprezziamo l’impegno del Ministro a porre i temi dell’istruzione all’attenzione del Governo e quindi del Paese, perché, come ha detto Benedetto XVI «aumenta oggi la domanda di un’educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita».

Prima di pronunciarci quindi riguardo al merito dei provvedimenti previsti nello schema di decreto-legge, sentiamo di dovere avanzare le nostre osservazioni anzitutto riguardo al metodo.

Ci stupisce la scelta dello strumento del Decreto Legge al fine di introdurre questi provvedimenti, in contrasto con quanto annunciato dal ministro meno di un mese fa, quando queste nuove norme ci sono state indicate come gli elementi fondanti di un Disegno di Legge in materia scolastica.
Il nostro rammarico sta soprattutto nel fatto che pensiamo che la scelta del legiferare mediante decretazione d’urgenza sacrifichi il dibattito in sede parlamentare e nei luoghi istituzionali di confronto tra il Ministero e i rappresentanti degli studenti, dei docenti e dei genitori, quale ad esempio è il Forum delle Associazioni Studentesche.

Riguardo alla reintroduzione del voto di condotta, da una parte condividiamo l’esigenza che il percorso formativo dello studente venga valutato integralmente e non soltanto riguardo ai “contenuti e competenze”, dall’altro ci rammarica profondamente il fatto che in questo modo si cancelli in modo così rapido un articolo fondamentale dello Statuto delle Studentesse e degli Studenti, frutto di un lungo percorso di dialogo e concertazione tra associazioni studentesche e ministero.
Raccomandiamo quindi che si proceda ad una regolamentazione prudente della materia in esame, al fine di evitare gli abusi in cui inevitabilmente potrebbero incorrere le singole istituzioni scolastiche e i singoli collegi dei docenti nell’utilizzo della nuova normativa.

Accogliamo infine con favore l’istituzione della materia “Cittadinanza e Costituzione”, ma con dispiacere notiamo come rispetto al ddl del 1 agosto non sia più previsto un monte ore autonomo e che la nuova materia debba “farsi spazio” negli insegnamenti delle aree “storico-geografiche” e “storico-sociali” in cui essa è inserita. Temiamo che questa scelta abbia come possibile conseguenza la riproposizione di quanto già avviene nel caso dell’educazione civica, materia già presente nei licei e istituti di formazione, ma il cui insegnamento viene spesso fagocitato da parte delle cattedre a cui viene affidata.

Nella speranza di un maggior coinvolgimento nelle scelte operate dal Ministero, cominciamo l’anno scolastico rinnovando al ministro Maria Stella Gelmini la nostra piena disponibilità al confronto e alla collaborazione.

Roma, 28 agosto 2008

Recupero dei Debiti

Il ministro Fioroni ha varato un decreto ministeriale per rivedere le modalità di recupero dei debiti scolastici. Ecco cosa ne pensa il Movimento Studenti:

Il Nostro Parere

Prima di essere approvato il decreto è stato oggetto di un ODG al Senato, che aveva temporaneamente arrestato il processo di elaborazione dello stesso: il msac ha elaborato questa posizione.

La nostra risposta alla battuta d’arresto in Senato

E tu cosa ne pensi?

Statuto degli Studenti

In seguito all’emergenza bullismo il Ministro Fioroni ha deciso di modificare quella parte dello statuto degli Studenti dedicata alle sanzioni disciplinari.

Prima del varo del provvedimento la proposta è stata discussa dal Forum delle Associazioni: la posizione del msac è stata questa.

Posizione MSAC Forum MPI (Statuto)

In seguito all’emanazione del provvedimento ecco il nostro comunicato stampa:

Comunicato Stampa Statuto

Che ne pensate? Condividete la nostra posizione? In vista di una revisione globale dello statuto quali sono i suggerimenti che intendete darci?