“Classi di inserimento” per gli studenti stranieri

La sera di martedì 14 ottobre è stata approvata alla Camera (265 voti contro 246) una mozione presentata dal deputato della Lega Roberto Cota che riguarda “l’accesso degli studenti stranieri alla scuola dell’obbligo”.

Ora la mozione impegna il governo a sviluppare una legislazione che preveda test e prove di valutazione da somministrare agli studenti stranieri per l’iscrizione alle classi ordinarie, classi di inserimento da frequentare per coloro che non supereranno il test, e l’attivazione, all’interno di queste classi, di percorsi formativi relativi sia alla conoscenze e alla comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente) sia al “rispetto per la diversità morale e la cultura religiosa del paese accogliente”.

A seguire il testo completo della mozione.

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Nuova audizione alla Camera dei Deputati

Carissimi! Giorno 21 ottobre il MSAC sarà chiamato ancora una volta a riferire in Parlamento riguardo alle attuali riforme alla scuola. Tema dell’audizione sarà il piano programmatico previsto dall’art. 64 della legge finanziaria 133. Su questo tema già ci siamo espressi nel corso dell’ultima audizione in Senato, il 14 ottobre 2008. Trovate qui il testo del parere presentato.

In occasione della prossima audizione prevista per la Camera dei Deputati abbiamo quindi per la prima volta  quasi un’intera settimana per preparare il testo della memoria da presentare! Possiamo dunque trasformare questo blog, come da più parti richiesto, come luogo di confronto per l’espressione dei pareri msacchini.

Partendo dunque dal testo dell’ultima audizione in Senato, fateci avere i vostri commenti e le vostre proposte di modifica. Inviatele in commento a questo post o speditele a msac@azionecattolica.it, oggetto “PROPOSTA AUDIZIONE CAMERA”

Mettiamoci in Movimento!!!

Il MSAC in senato

Stamattina il MSAC è tornato in Parlamento. Questa volta ad ascoltare la segretaria nazionale del MSACc’erano i senatori della VII commissione sull’Istruzione. I temi all’odg: decreto 137 e piano programmatico sulla scuola. Ecco il testo dell’intervento:

AUDIZIONE PARLAMENTARE – 14 OTTOBRE 2008
SENATO DELLA REPUBBLICA– VII COMMISSIONE PERMANENTE

MEMORIA DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL
MOVIMENTO STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA

Onorevoli Senatori di questa commissione, desideriamo innanzitutto ringraziarvi per l’opportunità accordataci di rendere manifeste le nostre posizioni e proposte in riferimento ancora una volta alla legge di conversione del D.l. 137 e soprattutto al piano programmatico della scuola, su cui molto si concentrano le nostre apprensioni. L’attenzione che le massime istituzioni democratiche del paese mostrano nei confronti delle istanze che in questi giorni sono emerse dalle diverse componenti del mondo della scuola ci conforta e ci incentiva nel nostro impegno associativo tra gli studenti, nella contestuale speranza che un pari livello di cura sia adottato nell’ascolto e nella ricezione delle sollecitazioni da tutti noi provenienti.

Riguardo al fatto che l’iter di approvazione alla camera si sia concluso con un voto di fiducia, non possiamo non dire che, pur comprendendo come tale esito si sia reso necessario, insieme alla proposta di un unico maxi-emendamento, al fine di concludere il dibattito tra i deputati entro i tempi di scadenza del decreto, proprio le difficoltà nella gestione dei tempi di confronto ed il gran numero di emendamenti presentati non fa che confermare i dubbi e le preoccupazioni da più parti sollevate circa il metodo di elaborazione di tale provvedimento, che senz’altro ha molto sacrificato il dibattito parlamentare e la concertazione con le varie rappresentanze del mondo della scuola. Ribadiamo che la decretazione d’urgenza non ci sembra la formula migliore perché qualsiasi riforma di rilievo del sistema scolastico possa essere frutto della più ampia condivisione possibile

Entrando nel merito dei provvedimenti oggi in esame, ci pare che la scuola italiana abbia ancora bisogno di una riforma organica, che non sia la miscellànea venuta fuori dalla somma di singoli provvedimenti che incidono solo sugli effetti più visibili del problema, una riforma condivisa, da maggioranza e opposizione, perché non si debba ricominciare da capo ad ogni cambio di governo, studiata, cioè che sia frutto di una riflessione pedagogica ed educativa ad ampio respiro, mettendo in rete le competenze degli esperti, al di là degli schieramenti politici. Non ci pare purtroppo che il dl 137 risponda a tali esigenze e ci rammarica soprattutto il fatto che a tal proposito molto più incisivo del decreto di iniziativa ministeriale sia il piano programmatico per la scuola, inserito in un più ampio contesto di legislazione finanziaria e non in un progetto di legge specificatamente dedicato all’istruzione

Proprio da quest’ultimo provvedimento vorremmo partire per sottoporre all’attenzione di questa commissione parlamentare le nostre perplessità in merito ad alcuni punti problematici a nostro parere meritevoli di ulteriore analisi.

• Il piano programmatico per la scuola di cui all’art. 64 della legge 133 del 2008 prevede interventi nell’ambito di tre macro-aree: la revisione degli ordinamenti, la riorganizzazione della rete scolastica e la razionalizzazione delle “risorse umane”. Riguardo al primo punto la riduzione dell’orario settimanale, con conseguente riorganizzazione dei curricula, per scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, fino all’istruzione per adulti, desta in noi notevoli perplessità. A Barbiana i ragazzi di don Lorenzo Milani amavano ripetere che agli studenti va offerta la scuola a tempo pieno. è il primo rimedio per adempiere quell’art. 3 della Costituzione della Repubblica che prevede la rimozione di tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la piena formazione di “cittadini sovrani”. La qualità dell’insegnamento è anche una questione di quantità e in ciò non si può prescindere dall’assegnazione di un monte ore adeguato per lo svolgimento dell’attività didattica. In questo senso ci preoccupa soprattutto la riorganizzazione dei piani di studio degli istituti tecnici e professionali, di cui si prevede l’accorpamento in un minor numero di indirizzi e la considerevole riduzione dell’orario settimanale ad un massimo di 32 ore, comprese le ore laboratoriali. Auspichiamo che ciò non avvenga a scapito dell’offerta agli allievi di strumenti culturali e professionali idonei ad un loro proficuo inserimento nel mercato del lavoro, anche attraverso una attività didattica centrata sulla circolarità tra teoria e pratica, tra attività in aula ed attività in laboratorio.

· Riguardo al dimensionamento degli istituti, pur comprendendo le esigenze di riorganizzazione e razionalizzazione della rete scolastica, non possiamo non porre all’attenzione di questa Commissione la varietà delle situazioni presenti sul territorio italiano, per cui la soglia “agevolata” dei 300 alunni per le zone montane e le piccole isole potrebbe rivelarsi comunque troppo alta a fronte dei numerosi casi in cui la mobilità degli studenti è fortemente limitata, soprattutto nella stagione invernale. Sottolineiamo inoltre le implicazioni che l’aggravio dei costi di trasporto comporterebbe sul diritto allo studio, nonché l’impreparazione di molte strutture edilizie ad accogliere comunità scolastiche tra i 500 e i 900 studenti, come previsto dal piano programmatico. La soppressione degli istituti nei piccoli comuni, poi, verrebbe a privare certi territori di un fondamentale presidio pubblico e culturale, luogo di educazione, di identità, di futuro. Chiediamo dunque che la razionalizzazione della rete scolastica possa essere avviata sulla base di criteri non generalizzati, ad esempio operando prevalentemente nelle aree urbane o in rapporto al numero di studenti per numero di abitanti, vagliando ove possibile l’opportunità caso per caso.

·A proposito infine della “razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane”, ci pare che, come già lucidamente individuato dal Ministro Gelmini, il miglioramento del sistema scolastico non possa non passare necessariamente dalla formazione degli insegnanti. Le nostre analisi però differiscono alquanto in merito al metodo attraverso cui potenziare l’apporto dei docenti al sistema di istruzione e formazione scolastica. Non ci pare tanto questione di incentivi economici, quanto piuttosto di competenze valorizzate e riteniamo che sia necessario un serio ripensamento del sistema di reclutamento degli insegnanti basato senz’altro sul merito. Il progetto di accorpare le classi di concorso per l’accesso all’insegnamento, ovvero le cattedre, come strumento per una maggiore “flessibilità didattica” purtroppo non ci vede convinti così come allo stesso modo ci preoccupa l’innalzamento del rapporto studenti/docenti, che non ci sembra garanzia per un regolare svolgimento dell’attività formativa, consapevoli che nelle realtà delle nostre scuole già allo stato attuale spesso il poco tempo curriculare a disposizione, da dividere tra spiegazioni e verifiche individuali e di gruppo, non consente spazi distesi per l’approfondimento del programma, tantomeno per un accompagnamento personalizzato nel percorso formativo. Riguardo alla riorganizzazione del personale sottolineiamo infine come la riduzione del personale ATA possa gravemente inficiare il corretto svolgimento delle attività scolastiche, specie per i servizi amministrativi, ma anche per l’ordinaria manutenzione delle scuole. Pur essendo consapevoli della necessità di ridurre la spesa pubblica, non crediamo che si possa continuare a far fare sempre alla scuola italiana la fine di Cenerentola. L’istruzione non può essere considerata, come è stato fatto finora, come un capitolo di spesa tra gli altri. E’ invece una importante leva di cambiamento sociale, premessa indispensabile alla costruzione di una società democratica, in cui i cittadini si riconoscano nella comune partecipazione al bene comune, purché il prezioso dono dell’educazione venga offerto davvero a tutti.

In ultima analisi, riguardo la legge di conversione del dl 137, ribadiamo le perplessità già avanzate presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati durante l’audizione informale del 16 settembre 2008 e che a questo testo alleghiamo. Integriamo quelle osservazioni accogliendo positivamente l’introduzione degli articoli riguardo i libri di testo ed i provvedimenti per la sicurezza e l’edilizia scolastica, auspicando inoltre che al più presto si affronti con determinazione la predisposizione di una legge quadro nazionale sul diritto allo studio che, di concerto con le normative regionali, garantisca un livello minimo di prestazione agli studenti di tutto il Paese.

Roma, 14 ottobre 2008

Editoriale Ernesto Galli della Loggia

Riportiamo l’editoriale di Ernesto Galli della Loggia pubblicato sul Corriere della Sera del 13 ottobre. Buona lettura!!

Scuola, i riformisti del no

 di Ernesto Galli Della Loggia 

Che cosa realmente sanno della scuola, della causa per cui protestavano, gli studenti che l’altro giorno hanno affollato le vie e le piazze d’Italia? Probabilmente solo che il potere, cattivo per definizione (figuriamoci poi se è di destra!), vuole fare dei «tagli», termine altrettanto sgradevole per definizione, e imporre regole limitatrici della precedente libertà (grembiule, valore del voto di condotta), dunque sgradevoli anch’esse. Sapevano, sanno solo questo, non per colpa loro ma perché ormai da tempo in Italia, nel dibattito tra maggioranza e minoranza, e di conseguenza nel discorso pubblico, la realtà, i dati, non riescono ad avere alcun peso, dal momento che su di essi sembra lecito dire tutto e il contrario di tutto. Nulla è vero e nulla è falso, contano solo le opinioni e i fatti meno di zero.

Esemplare di questo disprezzo per la realtà continua a essere il dibattito sulla scuola. C’è un ministro, Mariastella Gelmini, che dice che la scuola italiana non funziona. Porta delle cifre: sul numero eccessivo d’insegnanti, sull’eccessiva percentuale assorbita dagli stipendi rispetto al bilancio complessivo, sui risultati modesti degli studenti, sulla discutibile organizzazione della scuola nel Mezzogiorno; evoca poi fenomeni sotto gli occhi di tutti: l’allentamento della disciplina, gli episodi di vero e proprio teppismo nelle aule scolastiche. E alla fine fa delle proposte. Discutibilissime naturalmente, ma la caratteristica singolare dell’Italia è che nessuno, e men che meno l’opposizione, men che meno il sindacato della scuola che pure si prepara a uno sciopero generale di protesta, sembra interessato a discutere di niente. Né dell’analisi né di possibili rimedi alternativi a quelli proposti.

Cosa pensa ad esempio dei dati presentati dal ministro Gelmini il ministro ombra dell’istruzione del Pd, la senatrice Garavaglia? Sono veri? Sono falsi? E cosa indicano a suo giudizio? Che la scuola italiana funziona bene o che funziona male? E se è così, lei e il suo partito che cosa propongono? 
Non lo sappiamo, e bisogna ammettere che per delle forze politiche e sindacali che si richiamano con forza al riformismo si tratta di un atteggiamento non poco contraddittorio. Riformismo, infatti, dovrebbe significare prima di tutto la consapevolezza di che cosa va cambiato, e poi, di conseguenza, la capacità di indicare i cambiamenti del caso: le riforme appunto. Non significa dire solo no alle riforme altrui, e basta.
Infatti, alla fine, dato il silenzio circa qualsiasi misura nel merito, l’unica proposta che rimane sul tappeto da parte del Partito democratico e del sindacato appare essere virtualmente solo quella di lasciare le cose come stanno. Naturalmente nessuno si prende la responsabilità di dirlo esplicitamente, ma ancor meno nessuno osa esprimere il minimo suggerimento concreto.

In realtà, a proposito della scuola una proposta precisa è stata ed è avanzata di continuo dall’opposizione politico-sindacale. Alla scuola — ci viene detto — servono più soldi (nel discorso pubblico italiano, di qualsiasi cosa si tratti, servono sempre o «ben altro» o «più soldi»). Insomma, la colpa del malfunzionamento della scuola starebbe nelle poche risorse di cui essa dispone: ciò che almeno serve politicamente a rendere ancor più deplorevole la recente decisione del ministro del Tesoro di togliergliene delle altre. Peccato però che pure in questo caso, per dirla con le parole di uno studioso che non milita certo nel campo della destra, Carlo Trigilia, sul Sole-24 ore di martedì scorso, dall’opposizione «non è stata elaborata alcuna proposta di manovra finanziaria che spiegasse se e come era possibile coniugare rigore finanziario e scelte concrete diverse da quelle del governo». Dunque neppure sul come e dove trovare quei benedetti soldi l’opinione pubblica ha la minima indicazione su cui discutere, su cui fare confronti e alla fine farsi un’idea.

Questo non tenere conto dei fatti, dei dati concreti, questo continuo scansare la realtà, finiscono così per diventare uno dei principali alimenti della diffusa ineducazione politica degli italiani. Nel caso della scuola contribuiscono a far credere a tanti, a tanti insegnanti, a tanti studenti, di vivere in un Paese governato da ministri sadici, nemici dell’istruzione, che chissà perché rifiutano di distribuire risorse che invece ci sono; contribuisce a far credere a tante scuole, a tante Università, che i problemi possono risolversi con la messa in scena spettrale — più o meno per il quarantesimo anno consecutivo! — dell’ennesimo corteo, dell’ennesima «okkupazione».

Corriere della Sera, 13 ottobre 2008

Voto di fiducia per il decreto 137

A fronte dei numerosissimi emendamenti proposti dai deputati (ne sono stati depositati alla Camera 250!) nell’ambito del dibattito parlamentare per la conversione in legge del dl 137, ormai noto come “decreto Gelmini”, il Governo ha deciso di porre il voto di fiducia per abbreviare l’iter e fare in modo che tutto il percorso, comprensivo del passaggio in Senato, possa concludersi entro il termine previsto del 31 ottobre (i decreti legislativi sono provvedimenti provvisori che devono essere convertiti in legge entro 60 giorni, pena la nullità, anche retroattiva). Il decreto va al voto con un maxi-emendamento proposto dal Governo che riassume parte degli emendamenti già discussi nei giorni precedenti. Tra le novità inserite, le norme per gli abilitati SSIS del IX ciclo che entreranno in graduatoria senza le paventate penalizzazioni e un intero articolo aggiuntivo riguardo l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli edifici.

di seguito tutto il testo del maxi-emendamento (Dis 1.1) . qui invece il testo del dl 137 del 1 settembre che il Dis 1.1 emenderebbe

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Il saluto di Napolitano alla Scuola Italiana

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
GIORGIO NAPOLITANO
IN OCCASIONE DELLA CERIMONIA DI APERTURA DELL’ANNO SCOLASTICO 2008-2009

Palazzo del Quirinale, 29 settembre 2008

Saluto cordialmente i rappresentanti del governo e del Parlamento, insieme con le altre autorità presenti. Saluto e ringrazio tutti quanti hanno reso possibile questo evento, la RAI, i suoi autori e i suoi tecnici, il regista, il conduttore, gli artisti, e quanti hanno collaborato alla cerimonia di oggi con la loro simbolica presenza come i campioni delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi. Ma con particolare affettuosità saluto voi studenti e studentesse perché questa è la vostra giornata, è la vostra festa, come lo è degli insegnanti e di tutti coloro che operano nella scuola.
L’anno scolastico è appena iniziato, e io mi auguro che si accingano a percorrerlo con serietà e serenità sia quanti hanno la responsabilità di apprendere e di formarsi, sia quanti hanno la responsabilità di guidare le ragazze e i ragazzi nello studio e nella preparazione alla vita, di dirigere e gestire l’organizzazione scolastica.
Spero che il programma di questo pomeriggio piaccia a voi tutti, e non risulti troppo noioso nemmeno per i più giovani. E’ comunque l’occasione che ogni anno cogliamo per valorizzare esperienze e iniziative che si stanno realizzando nella nostra scuola e che ci richiamano a problemi importanti da affrontare tutti insieme.
Sentiremo così quello che si è inventato e si sta facendo, a Matera o a Chiavari, per far conoscere la Costituzione della nostra Repubblica ; quel che si vive in scuole come un istituto di Roma nel contrasto del fenomeno del “bullismo” ; quel che significa per i ragazzi di Napoli o di Catania l’impegno a lottare contro la camorra e la mafia ; quel che può garantire una buona formazione scolastica e professionale per trovare lavoro, magari nell’azienda che produce le mitiche auto Ferrari ; quel che bisogna prepararsi a fare, a Torino come altrove, perché ci sia più sicurezza sul luogo di lavoro, perché non si debba in troppi casi rischiare la vita per lavorare.
E poi festeggeremo dei ragazzi che si sono particolarmente distinti negli studi, e quelli del progetto di una scuola di Milano per apprendisti ricercatori.
Tutto questo può servire per dirci concretamente che la scuola non deve separarsi dalla società e deve far crescere le giovani generazioni nella passione dello studio e della conoscenza, nella capacità di costruirsi un futuro di lavoro e di vita famigliare, e al tempo stesso deve farle crescere nel senso civico, nella coscienza dei diritti e dei doveri scolpiti nella nostra Costituzione, nell’attaccamento alla Patria, alla nazione italiana e nella volontà di partecipazione democratica nel quadro delle istituzioni repubblicane. Mi conforta il fatto che tanti studenti in occasione degli ultimi esami di maturità abbiano scelto temi di valore civile come i 60 anni della Costituzione, la percezione dello straniero o gli infortuni sul lavoro.
E considero positiva e importante la decisione annunciata dal ministro Gelmini di avviare – nel primo e nel secondo ciclo di istruzione – la sperimentazione di una nuova disciplina dedicata ai temi “Cittadinanza e Costituzione”. Mi auguro che si consolidi una concreta e impegnativa scelta in questo senso.
Perché, cari ragazze e ragazzi, e cari insegnanti, la Costituzione costituisce la base del nostro stare insieme, come italiani, nel rispetto di tutte le diversità, le esigenze e le opinioni, ma nel comune rispetto di principi e regole fondamentali. Lo stesso senso della Patria che ci unisce, che ci deve unire, trova il suo ancoraggio, nel presente storico che viviamo, negli indirizzi e nelle istituzioni della solenne Carta entrata in vigore sessant’anni orsono.
Ad essa possiamo attingere, al suo spirito e alle sue norme – così come ai grandi valori dell’europeismo – per migliorare l’Italia, per liberarla da degenerazioni e da minacce come quelle della criminalità, della violenza e dell’intolleranza, in tutte le loro espressioni, per rendere la nostra Italia più prospera e più giusta socialmente, per metterla in grado di non rimanere indietro nella competizione mondiale, di non perdere posizioni nel confronto con i paesi più progrediti, innanzitutto in Europa.
E da tutti questi punti di vista decisivo è il contributo della scuola, della formazione culturale e civile, scolastica e professionale delle nuove generazioni. Per avere un’Italia migliore abbiamo bisogno di una scuola migliore ; e a tal fine possiamo contare su risorse e competenze da mettere ancora meglio a frutto. Le condizioni del nostro sistema scolastico richiedono scelte coraggiose di rinnovamento : non sono sostenibili posizioni di pura difesa dell’esistente. Esprimo l’augurio che questo sia il clima nel quale possa svilupparsi il confronto politico, nelle sedi istituzionali, sui problemi della scuola.
Quali siano i problemi da affrontare, quali siano i punti di forza, di maggior rendimento del nostro sistema scolastico, e quali siano i suoi punti più critici, e le sue più gravi insufficienze, lo hanno detto elaborazioni, dibattiti e proposte, anche degli anni più recenti. E mi si permetta di dire che anche in questo campo, non si tratta di ripartire da zero ogni volta che con le elezioni cambi il quadro politico. Venne un anno fa presentata – con il titolo “Quaderno bianco sulla scuola” – una delle analisi più approfondite e più ricche di suggerimenti e proposte, che siano state prodotte in questa complessa e delicatissima materia.
Naturalmente, chi ha avuto dagli elettori e dal Parlamento il mandato di governare, può esprimere tutte le idee e le esigenze nuove cui ritiene di dover ispirare la propria azione. Ma un’analisi oggettiva, compiuta su basi rigorosamente tecniche, come quella del “Quaderno bianco”, rappresenta la migliore premessa e il migliore quadro di riferimento per una discussione più costruttiva sul da farsi per la scuola.
Si parta dunque, con uno sforzo di maggiore serenità – nel confronto tra maggioranza e opposizione in Parlamento, e tra governo e parti sociali – dai problemi che nessuno può negare ; e si discutano con spirito aperto tutte le diverse soluzioni che ciascuna parte ha il diritto di proporre e ha il dovere di prospettare in termini positivi e coerenti.
Compiano tutti uno sforzo per evitare contrapposizioni pericolose. Mostrino tutti senso della misura e realismo nell’affrontare anche le questioni più spinose. Tra le quali vi è certamente quella delle risorse finanziarie. L’Italia – per gli impegni assunti in sede europea, e nel suo stesso vitale interesse – deve ridurre a zero nei prossimi anni il suo deficit pubblico per incidere sempre di più sul debito accumulato nel passato. Nessuna parte sociale e politica può sfuggire a questo imperativo ; ed esso comporta anche – inutile negarlo – un contenimento della spesa per la scuola. Questa va collocata tra le priorità per l’avvenire del paese, e merita dunque – per la sua alta funzione pubblica – una speciale considerazione anche quando si affronta il problema complessivo della riduzione della spesa pubblica corrente. Per quel che riguarda la scuola l’obbiettivo di una minore spesa non può prevalere su tutti gli altri, e va formulato, punto per punto, con grande attenzione ai contenuti e ai tempi, in un clima di dialogo. Ma ciò non può risolversi nel rifiuto di ogni revisione necessaria a fini di risparmio ; deve invece tradursi nel massimo sforzo sul piano della razionalizzazione e del maggior rendimento della spesa per la scuola, sul piano del sostanziale miglioramento della sua qualità.
Per concludere, una parola agli insegnanti. Gravano su di voi le maggiori responsabilità per far funzionare e rendere migliore la scuola italiana, per aprirla a nuove esigenze, e anche a presenze nuove come quelle delle ragazze e dei ragazzi immigrati, provenienti da culture e formazioni diverse. E’ in primo luogo a voi insegnanti che si deve tutto quel che si realizza di positivo nella scuola, anche nelle condizioni più difficili e disagiate, specie nel Mezzogiorno – come ha potuto constatare in questi giorni il ministro Gelmini recandosi nel quartiere di Scampia a Napoli. Bisogna affrontare le esigenze che in modo serio e motivato voi prospettate, e impegnarsi anche – come una settimana fa il Parlamento europeo, con un’ampia risoluzione, ci ha chiesto di fare in tutti i nostri paesi – a migliorare la qualità della formazione degli insegnanti e a garantire loro livelli adeguati “di riconoscimento sociale” e “di status”.
Nello stesso tempo, cari insegnanti, vi invitiamo a dare il vostro contributo al superamento di tutte le difficoltà che in questa fase la scuola italiana è chiamata a fronteggiare aprendosi al cambiamento.
E infine, una parola alle famiglie. Non può esserci dubbio sul fatto che le famiglie e la scuola sono impegnate nella stessa missione educativa ; anche, voglio dire, nello stesso dovere di esempio morale e di severità. E tengano sempre ben presente, governo e Parlamento, che la politica per la scuola è parte essenziale della politica per la famiglia.
Mi è sembrato giusto, in questa giornata per l’apertura dell’anno scolastico, toccare alcuni temi scottanti, anche a costo di essere un po’ lungo e serioso. Buon proseguimento della cerimonia, e buon anno di studio e di lavoro a tutti.

Cerimonia d’apertura/2. Il saluto del ministro

Apertura dell’anno scolastico 2008/2009

Discorso del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Mariastella Gelmini

Buon pomeriggio a tutti, alle autorità, agli studenti e a tutte le famiglie che ci seguono da casa; grazie di essere così numerosi e così pieni di entusiasmo.

Saluto e ringrazio il Presidente Napolitano che, come ogni anno, ci ospita in questo scenario così denso di senso e significato per ogni italiano, simbolo della nostra Repubblica e della nostra identità.

È una gioia e un onore per me, in qualità di Ministro, ma soprattutto in qualità di italiana, partecipare a una manifestazione che celebra la scuola e coinvolge tutti protagonisti.

Partecipare a questa giornata è partecipare attivamente alla vita della Repubblica perché è proprio la scuola uno dei principali pilastri della Repubblica, un’officina di sapere e cultura che ogni giorno trasforma i giovani di oggi nei cittadini di domani. È la coscienza individuale e collettiva, infatti, che la scuola con i suoi insegnanti ha il compito di risvegliare in ciascun cittadino per renderlo consapevole delle proprie capacità e della realtà in cui vive.

Partecipare alla vita della Repubblica significa essere consapevoli della nostra storia, del nostro presente e della nostra comunità, significa conoscere le regole di convivenza civile che sono e che devono essere la base del vivere associato nel rispetto e nella tolleranza. La Costituzione è il fondamento della nostra convivenza ed è proprio la scuola ad avere il compito, il dovere di renderla bussola della vita per ciascun cittadino del domani. Va proprio in questa direzione l’idea di introdurre tra le materie di studio “Cittadinanza e Costituzione” e mi auguro che i nostri ragazzi sappiano trarre il giusto frutto da questa opportunità di conoscenza che la scuola italiana offre loro.

La nostra scuola oggi vive un momento delicato: alti livelli di dispersione scolastica e casi di bullismo sono solo alcune delle patologie che stiamo affrontando con rapidità e decisione.

La scuola italiana non è solo questo. E’ un mondo ricco di esperienze di eccellenza, di dedizione, di impegno duro e quotidiano, esperienze che vogliamo siano da sprone per tutto.

È indispensabile che ciascuno di noi si interroghi sul senso stesso della scuola, è opportuno che si lavori insieme, studenti, famiglie, docenti e istituzioni, per realizzare un progetto condiviso e duraturo: lo meritano bimbi, ragazzi, genitori, lo merita l’intera società, lo merita l’Italia.

Io credo nell’impegno degli studenti e penso che la scuola debba essere in grado di stimolare continuamente la loro curiosità e creatività e debba fornire loro uno zaino di conoscenze, strumenti pratici ed esperienze che possano tornare utili in ogni circostanza della vita.
Io credo in una scuola che sia strumento di riscatto per tutti i ragazzi cui non deve essere negata, mai e in nessun luogo, l’adolescenza e la possibilità di costruirsi un futuro giusto e libero.

Io credo negli insegnanti e nella loro valorizzazione, nella dignità, nel rispetto e nella considerazione che vanno loro riconosciuti.
Io credo nelle famiglie che invito a partecipare sempre più attivamente nel dibattito sulla scuola, perché sono loro il punto di partenza per la crescita di ogni persona.

Io credo nelle istituzioni, nel Ministero che ho l’onore di guidare; solo da una grande alleanza può nascere una scuola nuova, d’eccellenza e al tempo stesso inclusiva, una scuola di qualità per tutti.

Io credo nella scuola italiana, che in ogni città, in ogni comune, a Nord come a Sud, offra ai ragazzi le stesse opportunità.

I progetti che questi studenti hanno realizzato nel corso dello scorso anno scolastico, che ci verranno presentati oggi e che, come è giusto che sia, avranno visibilità a livello nazionale, sono segni tangibili che la voglia di crescere e di imparare c’è e ce n’è tanta.

Oggi tengo particolarmente a ringraziare tutte le autorità che hanno collaborato alla nascita della “carta dello studente”, un’iniziativa rivolta ai ragazzi delle scuole secondarie di II grado, una carta che da quest’anno scolastico accompagnerà i nostri ragazzi nel loro percorso formativo.

Il progetto, nato dall’intesa tra Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero dei Trasporti, l’UNESCO, l’AGIS, l’Anica, il supporto di Anci, Upi, Conferenza Stato-Regioni, insieme a tanti altri enti e associazioni, si propone di agevolare gli studenti nell’accesso a strutture e servizi culturali e di fornire loro un documento ufficiale che attesti il loro status di “studente”. È un’idea cui hanno lavorato in tanti e a loro va tutta la mia stima e gratitudine per un’iniziativa che mette davvero al centro lo studente, come è giusto e doveroso che sia.

Cari ragazzi, vi auguro un anno scolastico carico di esperienze ed emozioni. Fate di ogni giorno di scuola un’occasione preziosa per crescere e diventare migliori, siate pronti a cogliere gli stimoli che i vostri educatori sapranno lanciarvi e sempre più partecipi della vita del vostro Paese. La scuola è la vostra buona occasione, è la vera occasione per diventare uomini e donne del domani.

Inaugurazione dell’anno scolastico

Anche quest’anno il Capo dello Stato indirizzerà il suo augurio di buon lavoro al mondo della scuola.
La Cerimonia di Apertura dell’Anno Scolastico si svolgerà il 29 settembre 2008 a Roma, nel Cortile d’Onore del Quirinale. Alla manifestazione parteciperà anche il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Stella Gelmini, insieme alle massime autorità dello Stato.
L’evento è seguito in diretta da Rai1, a partire dalle 17.15, nel corso della trasmissione TUTTI A SCUOLA condotta, come negli anni passati, da Fabrizio Frizzi.

Filo conduttore della Cerimonia è quello dell’educazione civica, intesa come responsabilità solidale e partecipata, e quello della cultura della sicurezza verso se stessi, verso gli altri e verso l’ambiente che ci circonda. Si affiancano a questi temi quelli che caratterizzano da sempre la manifestazione e cioè l’identità nazionale e i valori della Carta costituzionale

In quest’ottica, durante la manifestazione verranno presentati progetti di significativo rilievo concernenti l’impegno civile e sociale, la solidarietà, il volontariato, la pratica sportiva, la cittadinanza attiva e consapevole.

Alcuni studenti sono stati invitati a presentare i risultati dei lavori realizzati nel corso dello scorso anno scolastico su tematiche concernenti l’impegno civile e sociale, la solidarietà, il volontariato, la pratica sportiva e la cittadinanza attiva e consapevole. Le performance dei ragazzi, riprese anche da Rai Educational, saranno trasmesse attraverso i canali Rai EDU nella prima settimana del mese di ottobre.
La festa continua la mattina del 30 settembre, presso il Centro di Preparazione Olimpica del CONI di Formia.

Parteciperanno anche i rappresentanti delle associazioni studentesche del Forum ASR presso il MIUR. Per il MSAC sarà presente Francesco Del Viscio, della diocesi di Chieti-Vasto. Vai Francesco, sei tutti noi!

Il Msac in Parlamento: Audizione sul D.L. 137

Gli studenti di Azione Cattolica sono stati ricevuti dalla VII Commissione parlamentare, quella che si occupa di Cultura e Istruzione, in merito alla conversione in legge del decreto 137 (quello del voto in condotta e del maestro unico, per intenderci). Qui di seguito il testo del nostro intervento, alla presenza dei deputati della commissione e delle associazioni degli studenti e dei genitori

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La saga dei Pierini

Per Pierino, che già si prepara al ritorno tra i banchi nei prossimi giorni, la scuola italiana non è esattamente come a giugno l’ha lasciata. Speriamo che il nostro caro studente, nei caldi giorni di polemica che hanno preceduto la riapertura delle scuole, si sia tenuto informato sulle novità introdotte in quello che è il suo habitat quotidiano. Ma ammesso che Pierino abbia sostenuto questo sforzo di “studio” extrascolastico, è inevitabile che gli sia sfuggito qualche aggiornamento, data l’incredibile velocità del procedere di questo Ministro che ad ogni passaggio del dl 137/2008 aggiunge sempre un pezzo. Proprio questo è l’aspetto più inquietante, perché certamente metodo e contenuto non possono andare alla lunga ciascuno per proprio conto. Provvedimenti che il 1 agosto erano stati presentati dal Ministro Gelmini nella formulazione di disegno di legge, il 28 agosto diventavano decreto. Ma già durante la discussione in Consiglio dei Ministri e perfino poco prima di essere sottoposto alla firma del Presidente Napolitano, il dl 137 non ha smesso di gonfiarsi. Articoli aggiuntivi, comma bis, postille che hanno cambiato la faccia alla scuola italiana, è proprio il caso di dirlo. E sembra questa solo l’ouverture di un progetto di “ristrutturazione” molto più ampio. Almeno, ci auguriamo che lo sia, ovvero che dietro a questi provvedimenti così urgenti e che già entro fine settembre si vorrebbe spinge il Parlamento a convertire in legge, ci sia un’idea pedagogica di fondo, una “filosofia di riforma” a più lunga durata. E più largo impatto.

Ma riprendiamo il filo di questi giorni e seguiamo Pierino all’ingresso nella propria scuola. Se il nostro ragazzo è un alunno della scuola primaria, questo è l’anno in cui dovrà salutare il suo team di maestre/maestri. Dall’anno prossimo infatti avrà un solo insegnante per la sua classe, com’era la scuola elementare prima del ‘90. Ventiquattr’ore settimanali, per alunni e, a questo punto, soprattutto per i singoli insegnanti. Un’offerta formativa estendibile facoltativamente a 27 ore, con attività integrative che non devono richiedere però un aumento di organico. E a questo punto c’è solo da incrociare le dita perché le vere ragioni di questo provvedimento siano prettamente pedagogiche, e non meramente rispondenti a criteri di “razionalizzazione”. Degli stipendi, soprattutto. Solo alla scuola primaria, sono previsti nei tre anni 30mila cattedre in meno. Ai sindacati, con un dl che continua ad accelerare i tempi e che tra poche settimane potrebbe già essere legge, resta ben poco da contrattare. A noi invece il dubbio e la speranza che dopo 18 anni di cattedre modulari, gli insegnanti così abituati alla “specializzazione” siano preparati a tornare a ricoprire il cruciale ruolo educativo del maestro unico.

Se Pierino invece fosse uno studente delle medie, almeno per il momento niente di nuovo sotto al sole. Niente, a parte l’introduzione della materia “Cittadinanza e Costituzione”, obbligatoria per tutti i cicli, segno della buona volontà da parte del Ministro di rilanciare l’insegnamento dell’educazione civica, già presente nelle scuole, ma ahimè disastrato soprattutto nei licei. Solo che la “nuova” materia godrebbe, in termini curriculari, dello stesso spazio occupato dalla precedente, non essendo più previsto, come inizialmente indicato dal ddl del 1 agosto, un monte orario autonomo. Sembrerebbe allora proprio il caso di concordare con Qoelet… niente di nuovo sotto al sole, appunto

Pierino però potrebbe obiettarci, a ragione, che una novità c’è ed anche più importante, dal suo punto di vista, anche se nel dibattito di questi giorni è forse passata in secondo piano. Un “pallino” personale che il Ministro Tremonti ha voluto a tutti i costi inserito nel dl, all’ultimo momento. Si tratta, sia per le elementari che per le medie, della reintroduzione dei voti in decimi a fianco dei giudizi, ma al posto di quelli sintetici. “Reintroduzione” appunto. Il “ritorno” sembrerebbe la cifra sintetica di questo disegno di legge. Il ritorno all’antico e, dichiaratamente, al riparare i danni della “vuota pedagogia” post-sessantottina. Peccato che in quarant’anni il dibattito pedagogico forse avrà fatto notevoli passi avanti. Ad ogni modo, tutto ripristinato. Ritornando a Pierino, per lui che si torni ai 7 e agli 8 al posto dei “buono” e “distinto” non è indifferente. Ogni buon insegnante sa che non è facile bollare i ragazzi con dei voti, specie se numeri, anche perché i numeri, lo stesso Ministro Tremonti l’ha detto, alludono ad una eventuale classifica. E che non è facile convincere un ragazzo a non identificarsi col voto che riceve, specie se in cifre, perché non è il “risultato” che si valuta, ma il processo di apprendimento, i progressi fatti… e in questo caso non valgono i criteri aritmetici delle medie matematiche.

Ma il nostro Pierino è invece uno studente delle superiori. Ci piace immaginarcelo msacchino. Magari con fatica ha cercato un po’ di orientarsi nella babele opinionistica venuta fuori come dal vaso di Pandora a seguito di queste innovazioni normative. Di certo sarà stato fortemente impressionato dalla reintroduzione del voto in condotta. Reintroduzione che in realtà non è. Perché il voto di condotta c’è sempre stato, “solo” da 10 anni non influiva più sulla valutazione complessiva dello studente. Una quisquilia di non poco conto. Essere bocciati con 5 in condotta non sarà un problema per Gianni, il compagno al banco davanti a quello di Pierino, Gianni che va sempre bene a scuola, carattere irrequieto certo, ma che finalmente gli insegnanti avranno uno strumento per disciplinare. I genitori di Gianni avranno forse anche accolto con favore la maggiore severità nella valutazione della condotta, perché al nostro Gianni serviva un buono stimolo per studiare e la disciplina che c’era ai tempi loro non è più quella di oggi.

Pierino invece avrà un po’ più difficoltà. Se la cava non male a scuola, mica no. Se vuole fa progressi, se s’impegna. Ma è appunto l’impegno quello che a Pierino manca e quello che i suoi prof penalizzeranno tramite la casellina della “condotta”. Perché Pierino è un “ragazzo difficile”, che ha bisogno di un surplus di attenzione, di impegno, un surplus educativo. Invece con un 5 in quella dannata casellina i prof avranno un pretesto per toglierselo di torno, per scaricare la responsabilità della sua educazione a qualcun altro.

Ma non si dica che Pierino protesta per il voto in condotta. In effetti c’è il rischio che gli studenti come lui credano che è tutto qui ciò in cui si esauriscono i progetti di riforma del ministero. O potrebbero crederlo i suoi genitori, accusandolo, quando racconterà a casa di uno sciopero, soltanto di non voler tornare a ficcarsi lo stramaledetto grembiule. Ma c’è molto di più alla radice di questo decreto legge, tanto reclamato dalla Gelmini per poter così giustificare le pesanti ripercussioni avute sulla scuola dalla legge finanziaria e poter dire che oltre ai tagli non è che questo Ministero non intervenga sulla scuola. Dopo il decreto fiscale che ha dato una bella sforbiciata al personale ATA (meno 15%, cioè 43mila posti di lavoro), il tanto atteso piano di “razionalizzazione” dell’istituzione scolastica previsto dalla legge finanziaria prevederà, secondo le stime, 35mila cattedre in meno solo agli istituti superiori, con conseguente riduzione del monte orario dalle scuole professionali ai licei e probabile accorpamento delle classi. A questo si somma la sospensione delle SSIS, cioè le Scuole di abilitazione per l’Insegnamento Secondario, cosa che di fatto ha confermato il blocco delle graduatorie già deciso dal Ministero Fioroni per smaltire i precari “storici”, che erano diventati permanenti così come le graduatorie. Ne risulta che tra tagli e blocchi i neolaureati di oggi e del futuro non potranno arrivare in cattedra prima dei prossimi 5 anni come minimo, perché al momento non c’è né modo di abilitarsi, né mezzo per inserirsi in lista. Significa che il nostro Pierino, che con trepidazione sta attendendo il suo “nuovo” insegnante e magari sta sperando che gliene capiti uno particolarmente “motivato”, in realtà si ritroverà in classe un prof già “vecchio”, con alle spalle anni di stazionamento nelle lunghe liste regionali, magari mentre era in cerca di altra occupazione. Certamente chiudere le graduatorie è un gesto di giustizia nei confronti di chi da anni attende un inserimento in ruolo, ma quando il ministro parla di “premiare il merito” Pierino potrebbe chiedersi cosa c’entri questo con l’arruolamento degli insegnanti secondo criteri di anzianità.

Alla fine, in questo vertiginoso settembre, la scuola (finalmente) sta per cominciare e forse con il suo inizio terminano anche i valzer legislativi intorno al decreto 137. Pierino può inforcare lo zaino, che da quest’anno magari è anche più leggero, grazie ai vari provvedimenti ministeriali riguardo il caro-libri e l’obbligo per l’editoria di non “aggiornare” i testi prima di 5 anni. Almeno ai genitori di Pierino costerà molto meno l’annuale tassa sullo zaino e sul suo contenuto. Ma è meglio che non si facciano troppe domande sul futuro. Con gli atenei trasformati in fondazioni, è meglio che non si chiedano che ne sarà del Pierino universitario.

Ma tu, caro, al momento non ci pensare. Coraggio, Pierino! Fa’ il tuo cammino e ricordati di onorare la tua intelligenza. Studia per essere promosso (e ricordati di fare il bravo, anche!), ma studia soprattutto per te, per la tua vita, per gli altri, perché “il sapere serve per darlo”. Abita le mura scolastiche con partecipazione ed impegno, portando a spasso quello che sei. Ricordati di fare della scuola un’esperienza fondamentale della tua vita. Buon anno!

(scritto per “Il Fatto del Giorno”)