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Sentenza della Corte europea: l’Italia deve assumere 250mila docenti precari. Cosa significa?

di Andrea Facciolo

Mentre la consultazione su “La buona scuola” è ormai alle battute finali (a breve sarà online il “Manifesto della buona scuola” del Msac nazionale!), un’altra notizia colpisce la scuola italiana. La Corte europea di giustizia, infatti, ha emesso oggi una sentenza che potrebbe avere molti risvolti: la Corte ha stabilito che devono essere assunti i circa 250.000 insegnanti precari che, tra il 2002 e oggi, hanno lavorato nella scuola per almeno 36 mesi (ovvero 3 anni) con contratti a tempo determinato.

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Sono state molte le reazioni dei sindacati degli insegnanti e anche dei partiti politici; in particolare diversi sostengono che questa sentenza potrebbe essere applicata anche per altri lavoratori precari della scuola (per esempio il personale ATA) o dell’ intero settore pubblico.
Intanto gli insegnanti precari che possiedono i requisiti previsti dalla sentenza potranno anche chiedere che lo Stato gli riconosca un risarcimento e gli scatti di anzianità maturati nel corso degli anni: secondo alcuni calcoli lo Stato potrebbe dover sborsare tra i 20.000 e i 30.000 euro per ogni precario.

Come sappiamo ormai bene, nel documento “La buona scuola” il governo aveva proposto l’assunzione di 150.000 docenti precari delle graduatorie a esaurimento: questa sentenza amplia notevolmente il numero degli insegnanti che potrebbero beneficiarne, ma pone anche il problema delle risorse economiche che dovranno essere reperite per far fronte a questo impegno.

È infatti fondamentale che gli investimenti per l’istruzione non siano  destinati solo al piano di assunzioni: come viene detto anche in “La buona scuola”, i nostri istituti hanno bisogno di tanti investimenti a partire dall’edilizia scolastica, per poi andare alla qualità dei laboratori, al finanziamento delle esperienze di stage e alternanza scuola/lavoro, al potenziamento delle attività integrative come i corsi pomeridiani…

Staremo a vedere come si evolveranno le cose. Di certo, questo è un ulteriore segnale che per troppi anni in Italia la scuola è stata gestita male; e che un cambiamento non si può più rinviare.

Il MSAC in audizione alla Commissione VII del Senato: un impegno per diritto allo studio e Statuto degli studenti in stage

Ieri pomeriggio il MSAC è stato ricevuto in audizione, insieme alle altre associazioni del Forum degli Studenti, presso la Commissione VII del Senato.

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Nelle Commissioni si discutono le proposte di legge prima di presentarle al Parlamento. La Commissione VII, in particolare, si occupa anche di istruzione. Con le audizioni, i parlamentari ascoltano esperti di varie tematiche, in modo da avere contributi qualificati per la loro discussione.

Il tema della convocazione era: «Valutazione del riordino della scuola secondaria di secondo grado, impatto del precariato sulla qualità dell’insegnamento e recenti iniziative del Governo concernenti il potenziamento di alcune materie e la situazione del personale». In pratica, ci era chiesto di esprimerci sulla situazione della scuola italiana, a 5 anni dalla “riforma Gelmini”; e di portare un’opinione su alcune proposte della “Buona scuola”. Qui potete trovare i 5 “ambiti tematici” dell’audizione.

Insieme alle altre associazioni abbiamo presentato un testo unitario. Come sempre, i testi unitari presentano il “minimo comune denominatore” delle 7 associazioni, che hanno posizioni ideali e politiche molto distanti tra loro. Ma se delle proposte comuni arrivano da pensieri così diversi, allora assumono ancora più forza! Qui trovate il parere unitario del Forum.

Palazzo Madama, sede del Senato

Palazzo Madama, sede del Senato

Ogni associazione, poi, ha presentato un proprio singolo contributo. Quello del MSAC si trova qui. Abbiamo detto che la nostra scuola è purtroppo peggiorata negli ultimi 5 anni, a causa dei tagli di risorse e dei pochi servizi offerti agli studenti (per esempio nell’attività importantissima dell’orientamento). Riguardo alla “Buona scuola”, abbiamo ripreso alcune delle richieste che facciamo da più tempo: un impegno per il diritto allo studio; alcune proposte per rendere più attivi gli organi collegiali e le assemblee degli studenti; l’insegnamento di Cittadinanza e costituzione; uno statuto per gli studenti in stage.

I senatori hanno seguito con attenzione. Dopo la presentazione del documento congiunto, alcuni senatori hanno voluto intervenire: tutti si sono congratulati per il lavoro approfondito e per la capacità di trovare posizioni condivise tra associazioni così diverse. Le proposte sul diritto allo studio sono state accolte con favore, così come l’idea di uno Statuto per studenti in stage. Crediamo sia stato un incontro positivo, come quello che abbiamo avuto col ministro Giannini lo scorso 17 ottobre (qui il reportage). Tra pochi giorni, il 15 novembre, termina la fase di discussione pubblica su “La buona scuola” (c’è ancora tempo per dire la propria, sul sito labuonascuola.gov.it). Ora si passa ai fatti: nelle prossime settimane e mesi vedremo quali interventi di riforma saranno messi in campo dalla classe politica. Ci teniamo aggiornati e intanto continuiamo a raccogliere i pareri da tutta Italia: nei prossimi giorni pubblicheremo il “Manifesto della buona scuola” del MSAC, scritto grazie ai dibattiti nelle nostre OktoberFest.

17 ottobre: le proposte degli studenti al ministro Giannini

Oggi, 17 ottobre, il Forum delle associazioni studentesche ha incontrato il ministro Giannini. Un incontro importante, a metà della consultazione proposta dal governo col documento “La buona scuola” (per chi non lo avesse ancora letto, qui c’è il testo completo e qui la più agile guida riassuntiva scritta dal MSAC).

Le sette associazioni del Forum sono molto diverse tra loro per ideali e attività. Alcune, come il MSAC, sono di ispirazione religiosa; altre appartengono a gruppi politici o sindacali di vari schieramenti. Insieme, tuttavia, abbiamo realizzato un documento condiviso. Un bel segno, nel tempo in cui le urla sono spesso preferite al dialogo. Nel documento esprimiamo al ministro Giannini alcune premesse, e 5 punti condivisi da tutti.

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Il ministro ha subito voluto dare due precisazioni, riguardo al nostro documento e a certi slogan emersi nelle manifestazioni delle scorse settimane. Per prima cosa, ha affermato che la consultazione non è “finta”, anzi: al termine dei due mesi, il governo presenterà una proposta aggiornata con le osservazioni emerse durante il confronto. Poi, ha negato ogni intenzione di “privatizzare” l’istruzione: “La buona scuola” parla di attrarre risorse per le scuole anche dai privati, non di consentire ai privati le decisioni sulla governance delle scuole.

Terminata la prima replica del ministro, ogni associazione ha esposto il suo commento su “La buona scuola”. Si sono toccati moltissimi temi: prima di tutto il diritto allo studio (spieghiamo di cosa si tratta qui), poi riforma dei cicli, nuovi saperi, valutazione, insegnanti… Il MSAC, che sta costruendo la sua posizione grazie alle OktoberFest in tutta Italia, ha sviluppato alcune riflessioni che potete trovare qui.

Il ministro ha replicato a lungo a tutte le nostre osservazioni, dimostrando uno spirito aperto al dialogo. Per prima cosa ha sottolineato l’impegno del governo nel dare finalmente più risorse alla scuola, come definito dalla proposta di legge finanziaria pubblicata mercoledì 15 ottobre (vedi foto: 1 miliardo di € per il 2015 e 3 miliardi a partire dal 2016. NB: con la “finanziaria” ogni anno il governo spiega gli accorgimenti di spesa che farà per gli anni successivi; questa proposta è valutata dalla Commissione Europea, e poi viene votata a fine anno dal Parlamento):

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Poi, andando per punti, il ministro ha sottolineato:

  • l’impegno già definito per assumere quasi 150.00 docenti, risolvendo il problema storico dei precari. Inoltre, già nel 2015 sarà bandito un concorso per 40.000 nuovi docenti.
  • l’importanza di attuare la vera autonomia scolastica: cioè dare a tutte le scuole le risorse per creare e ampliare la propria “offerta formativa”; ma anche chiedere responsabilità alle scuole nella gestione delle risorse. Dal 2008, con la riforma Gelmini, le scuole hanno avuto sempre meno soldi per ampliare l’offerta formativa: i nuovi investimenti del governo dovrebbero finalmente dare molto più spazio di manovra alle scuole.
  • il ruolo rinnovato dei docenti: ogni scuola avrà un “organico funzionale”, cioè potrà dividere i docenti tra varie attività (non solo lezioni, ma anche progetti, corsi integrativi, percorsi di orientamento…): i docenti saranno poi valutati e, ogni triennio, potranno o meno ricevere un aumento di stipendio (come avrete visto dal parere, il MSAC è contrario a questa proposta).
  • l’impegno per potenziare davvero l’alternanza scuola/lavoro: non perché la scuola diventi un mero “avviamento al lavoro”, ma perché si valorizzi il “saper fare”, oltre al “sapere”, e per ripensare la formazione professionale. Per questo, un impegno specifico sarà dedicato a rimettere in sesto i nostri laboratori.
  • la proposta di rafforzare le «competenze antiche» del nostro Paese (storia dell’arte, musica) ma anche quelle “moderne” (inglese, informatica) in particolare dalla scuola primaria: l’idea è che un pacchetto importante di “competenze di base” va formato fin dalle elementari.

Il governo – ha proseguito il ministro – vuole subito rispondere alle maggiori urgenze; ma non dimentica che, come sottolineato dalle associazioni, una vera “riforma” del sistema scolastico ha bisogno di più tempo. Per questo, l’idea è di agire con un decreto legge per i temi più urgenti come: assunzione dei precari, abolizione delle “supplenze brevi”, inserimento deli nuovi insegnamenti, risorse per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF). Poi, in seguito ci sarà tempo per riprendere altri spunti della consultazione: ad esempio come riordinare i cicli o come modificare l’età di uscita dalla scuola.

Semplificazione e formazione, dice Giannini, sono le vere parole chiave della riforma: perché la scuola va anzitutto “sburocratizzata”, e perché solo con insegnanti che si formano di continuo (formazione permanente, o se preferiamo “life long learning”) potremo fare davvero un salto di qualità.

Nel tardo pomeriggio il ministro ha twittato la sua soddisfazione per il Forum:

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E anche noi possiamo ritenerci soddisfatti dell’incontro. Negli ultimi anni, mai un confronto con un ministro era stato tanto aperto e ampio. Per noi è solo l’inizio, ma un buon inizio (un #giornobuono? Speriamo!). Ora partecipiamo con le OktoberFest in tutta Italia, e coinvolgiamo anche i nostri amici, i compagni di classe, gli insegnanti, le famiglie. C’è ancora tanto tempo per la consultazione, possiamo ancora riempire le nostre scuole di passione e proposte!

Ottobre, le manifestazioni e l’alternativa msacchina

ofmdi Antonella SaracinoSegretaria Msac Bari-Bitonto (Liceo Artistico “De Nittis” Bari)

 

I primi mesi di scuola sono particolari per noi studenti: riprendono le lezioni e tutte le attività dopo una lunga e serena pausa estiva. Come il primo dell’anno, ci poniamo nuovi obiettivi al fine di raggiungerli al meglio e “brindiamo” a nuove avventure tra i banchi di scuola.

Come al solito nella classe non manca nessuno: il classico nulla facente che al passo con le tecnologie adopera nuove soluzioni anti-studio; il lecchino, il quale usa le sue maestrie linguistiche per entrare nelle grazie dei prof.; il noto secchione che passa ore ed ore del suo tempo tra i polverosi libri di scuola. E infine abbiamo un semplice studente, che senza mostrarsi troppo e con dentro una “buona presenza”, vive con passione e speranza i suoi progetti: avete capito di chi sto parlando? Ma certo, è proprio lui… lo STUDENTE MSACCHINO.

Egli sogna una scuola costruita a misura di studente, ovvero fondata sulla condivisione e sul reciproco rispetto, per evangelizzare con semplicità e gioia la sua parola.

È proprio quando inizia la scuola che avvengono importanti cambiamenti, le piazze si riempiono di slogan e scarsa riflessione sulle trasformazioni in atto nella società, provocando esiti negativi sotto i nostri occhi… ed è li che lo studente msacchino scende in campo, pronto a giocarsi l’ennesima partita. In quei 90 minuti in cui i calciatori, vestiti di partecipazione responsabile portano in campo una formazione ricca di valori etici e civili e puntano a fare goal schierando idee, proposte e progetti al fine di riscoprire la dimensione comunitaria della scuola.

Il prossimo 10 ottobre (data annunciata dall’Unione degli Studenti) gli studenti scenderanno in piazza e sul piede di battaglia cercheranno di contrastare le linee programmatiche del Governo.

Ma a cosa serve manifestare? Non sfoghiamoci in piazza, finiremmo con il perdere il seme prezioso del cambiamento e ci negheremmo un diritto fondamentale, che è quello di andare a scuola e seguire una normale attività scolastica. Chi cambia davvero non scende in piazza perché sa che è la via più breve, ma si arma di cultura e testimonianza.

Sappiamo che c’è fame di diritti, di partecipazione e di democrazia ma mettere energie in una manifestazione e non in ciò che dobbiamo fare, è contraddittorio. Torneremo a manifestare, certo. Ma dopo

dopo aver smesso di avere bisogni invece che desideri

dopo aver smesso di lamentarci invece che creare

dopo aver smesso di non studiare

dopo aver smesso di essere indifferenti

dopo aver smesso di studiare ciò che non ci piace «ma non ho alternativa»

dopo aver smesso di guardare la scuola come un luogo di tristezza e monotonia.

 

Allora torneremo a manifestare, ma dopo. Quando si potrà manifestare “a favore”, non “contro”.

È bello pensare ad una scuola con tante differenze di stile e di pensiero, ma unita nella costruzione delle fondamenta per la scuola che verrà, che vince la frammentazione degli interessi particolari e che contribuisce alla formazione di una cittadinanza consapevole.

Attraverso i punti d’incontro che nascono dalla scuola, gli studenti msacchini con la collaborazione di altre associazioni studentesche presenti sul territorio (UdS, Fds , RdS ecc.) e con la partecipazione attiva dei docenti, delle consulte provinciali e degli organi collegiali, contribuiranno nel costruire #labuonascuola. L’insieme degli elementi che emergeranno dalla consultazione costituirà oggetto di una analisi che da un lato contribuirà alla definizione dei contenuti di un decreto legge, dall’altro costituirà l’attuazione stessa del piano de “La Buona Scuola”.

Non perdiamo altro tempo, mettiamoci in discussione e cerchiamo di essere trascinatori e non trascinati.

“La buona scuola” all’inaugurazione del nuovo anno scolastico

di Giovanni Mugnaini

È ormai un appuntamento consolidato quello del Presidente della Repubblica che per l’inaugurazione dell’anno scolastico ospita gli studenti delle scuole di tutta Italia, rappresentanti dei genitori, dei professori e delle associazioni studentesche all’interno del Piazzale d’Onore del Quirinale. La cerimonia che ha aperto ufficialmente l’anno 2014/2015, presentata da Fabrizio Frizzi, con le “incursioni” del comico Enrico Brignano e gli interventi di vari gruppi musicali ed esibizioni di alcune scuole, ha visto protagonisti molti studenti che avevano voglia di parlare di scuola ma, soprattutto, di come fare Europa. Nel lungo pomeriggio di inaugurazione infatti non sono mancati gli appelli per un’Europa realmente unificata e rappacificata, complice forse anche il fatto che spetta proprio all’Italia (fino a Dicembre) la Presidenza del Consiglio Europeo. Lo stesso Capo dello Stato Giorgio Napolitano, nel suo intervento, ha ribadito l’importanza dell’essere uniti, Italia e Europa, per uscire da questa crisi «finanziaria, economica e sociale». Questo legame, ha detto con forza, salvò tutti, nel nostro continente, già a seguito della II Guerra Mondiale, dopo il 1950.

Oltre all’Europa, altro punto centrale della cerimonia è stato il progetto della buona scuola. L’auspicio del Presidente, in sintonia con il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, è che «l’ampia consultazione sui ‘12 punti’ di orientamento e di azione» sia una vera e propria «mobilitazione di esperienze e di idee» alla quale «partecipi il più gran numero di voci rappresentative del mondo della scuola e dell’intera società italiana». Il “kit” da inviare a tutte le scuole per le consultazioni sul rapporto La buona scuola, pubblicato dal Governo nei primi di Settembre, il Ministero l’ha preparato in questi giorni e l’invio alle scuole dovrebbe partire nelle prossime settimane. E se il Ministro Giannini ha confermato l’importanza della condivisione di esperienze e opinioni da far arrivare al Governo (per «uscire insieme da questa crisi drammatica»), il Presidente lo ha ribadito affermando che una vera condivisione e mobilitazione di idee sono modi reali per «rinnovare decisamente le nostre istituzioni, le nostre strutture sociali, i nostri comportamenti collettivi», per non restare «prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie».

La Cerimonia, apertasi con l’Inno di Mameli, si è poi simbolicamente chiusa con l’Orchestra che ha suonato l’Inno alla Gioia, il celebre brano musicale scritto da Ludwig Van Beethoven oggi inno europeo, mentre un coro di bambini di diverse scuole italiane cantavano le parole scritte invece da Friedrich Schiller.

La buona scuola – Guida per la lettura e la discussione

Copertina guida

Mercoledì 3 settembre, il Governo ha pubblicato il Rapporto “La buona scuola”. È un testo molto corposo, di 136 pagine. Per questo il MSAC ha pensato di riassumerle in questa breve guida, con qualche spunto per la discussione. Nei prossimi due mesi, un grande percorso di dibattito pubblico sulle proposte del Rapporto coinvolgerà tutte le scuole italiane. E noi msacchini? Ci siamo!#iopartecipo

Scarica la Guida per la lettura e la discussione di “La buona scuola” qui: http://msac.azionecattolica.it/tag/alternanza/la-buona-scuola-guida-la-lettura-e-la-discussione

La buona scuola

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di Andrea Facciolo (delegato MSAC al Miur)

Stamattina è stato pubblicato, sul sito dedicato dal governo alle riforme, il tanto atteso documento con le proposte sulla scuola. Il rapporto “La buona scuola”, è molto corposo ma è stato riassunto in 12 punti: li trovate a questo link, http://passodopopasso.italia.it/wp-content/uploads/La-BUONA-SCUOLA_-12-punti.pdf.

Le proposte sono rivolte a tutti i soggetti del mondo della scuola: dai presidi, agli ispettori passando per l’ amministrazione scolastica, i docenti e i presidi per arrivare fino a genitori e, naturalmente, a noi studenti.

La parte più strutturata parla di insegnanti, svelando un grande piano di assunzione dei docenti precari e un cambiamento nelle logiche di distribuzione e retribuzione del personale docente. Ma cerchiamo di scoprire insieme quali sono le principali proposte che riguardano noi studenti più da vicino, tenendo presente che non sono subito operative (quindi, al ritorno a scuola, niente novità immediate) ma per almeno 2 mesi saranno oggetto di confronto con tutto il mondo della scuola proprio come dichiarato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi nel video di presentazione delle proposte: si aprirà infatti un dialogo non solo con il Consiglio Nazionale delle Consulte Provinciali e con il Forum delle Associazioni studentesche ma anche – grazie all’ aiuto dei presidenti delle Consulte Provinciali – si vogliono coinvolgere tutti gli studenti sfruttando le assemblee di classe e d’ istituto e gli organi collegiali delle scuole.

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Ecco i punti che toccano da vicino gli studenti:

– partiamo da “ciò che si impara”. Si prevede di rafforzare lo studio di disegno e storia dell’ arte nelle scuole superiori in particolare nei bienni di licei e turistici, così da permettere ai ragazzi di formarsi meglio su quella che è una delle più importanti voci del made in Italy: i beni culturali. Inoltre si propone anche più spazio per l’ informatica in ogni indirizzo scolastico, specie in licei scientifici e professionali: in questo caso il percorso vuole essere territoriale perché le scuole potranno coinvolgere anche le aziende del territorio per creare un ponte tra scuola, lavoro e nuove tecnologie. A questo si aggiunge la diffusione dello studio dei principi di economia in tutte le scuole superiori, e un potenziamento della lingua inglese.

– si punta, sempre nell’ ottica di collegare il mondo della scuola e quello del lavoro, sull’alternanza scuola-lavoro obbligatoria negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali per almeno 200 ore l’ anno; ma anche per tutti gli studenti della scuola secondaria (anche i licei, dunque!) sono ipotizzati percorsi di didattica all’ interno delle aziende. Le scuole stesse, invece, avranno l’ opportunità di svolgere le funzioni di “impresa formativa”, cioè di produrre e sviluppare prodotti innovativi che potranno poi commercializzare reinvestendo il ricavato nell’ attività didattica di tutti i giorni. Altri progetti potranno essere concepiti direttamente in sinergia con le aziende.

L’ alternanza scuola lavoro verrà anche collegata al programma ERASMUS PLUS: grazie a questo progetto di mobilità internazionale, gli studenti potranno migliorare le loro conoscenze di lingua straniera e vivere esperienze di stage all’estero.

Viene spontanea una domanda: dove possiamo sviluppare le nostre competenze pratiche e tecniche che ci permetteranno di arrivare preparati al confronto con il mondo del lavoro?

La risposta che “ la buona scuola” suggerisce sono i laboratori tecnici delle nostre scuole, che hanno bisogno di essere aggiornati: per questo sono necessari contributi alle scuole anche da parte delle imprese e dei privati cittadini.

Infine per rendere operative queste proposte si abbozza anche la possibilità di introdurre cambiamenti nel ruolo e nei compiti degli organi che governano la scuola: anche perché ricordiamoci che le nostre scuole, essendo autonome, godono di alcuni margini di azione che non sempre ad oggi sono stati interamente sfruttati. Su questo capitolo, tuttavia, la proposta è davvero solo una bozza: quindi abbiamo molto spazio per dire la nostra!

Naturalmente le proposte del governo non possono contenere soluzioni su tutte le problematiche della scuola. In particolare, e ce ne rammarichiamo, nel rapporto “La buona scuola” mancano completamente le questioni del diritto allo studio e le proposte sull’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione. Sono due temi molto cari al MSAC come alle altre associazioni studentesche: ne parleremo sicuramente col ministro Giannini e con i suoi collaboratori, alle prossime riunioni del Forum. Una prima convocazione informale ci è stata già recapitata stamattina, appuntamento al Ministero per la prossima settimana!

In ogni caso, “La buona scuola” ci sembra un buon punto di partenza per procedere a una serie di cambiamenti davvero strutturali. Due cose ora sono fondamentali. La prima: che il lavoro prosegua e non ci si fermi a un rapporto, perché nel testo di “La buona scuola” ci sono troppi condizionali (“vorremmo”…) e troppi futuri (“faremo”…); e invece vogliamo che questi verbi di buone intenzioni diventino indicativi presenti! E la seconda: che, come anticipato nel rapporto, il percorso di condivisione della riforma entri nelle scuole, dalle assemblee di classe fino alle Consulte, mettendo in dialogo gli studenti e tutti i protagonisti della scuola. Nelle conclusioni di “La buona scuola” si parla di un format per condividere le proprie osservazioni con i compagni di classe in assemblee e momenti di discussione: lo aspettiamo pubblicato a breve, per poter dire nelle nostre classi, con tutta la nostra passione: I CARE, #iopartecipo!

 

29 agosto: riforma della scuola?

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È una settimana importante per la scuola italiana. Venerdì 29, dopo il Consiglio dei Ministri, verranno presentate le linee guida di una non meglio precisata “riforma”.

Finora siamo solo alle indiscrezioni e come MSAC ci riserviamo di giudicare dopo la pubblicazione dei testi. Lunedì intanto il ministro Giannini è intervenuta al meeting di Comunione e Liberazione parlando di “Educazione: dalla periferia al centro”. Nell’incontro di Rimini il ministro ha spiegato che nei prossimi mesi ci sarà spazio per un confronto sulle proposte di riforma tra il governo e i «soggetti della scuola», compresi – ci auguriamo – gli studenti.

Si parla soprattutto di novità per gli insegnanti, ma nel provvedimento dovrebbero essere affrontati anche temi che riguardano molto direttamente la vita degli studenti: dalla valutazione ai percorsi di alternanza scuola/lavoro, dall’esame di maturità ai progetti Erasmus.

Finora abbiamo incontrato il ministro Giannini nel Forum delle Associazioni Studentesche in una sola occasione, a maggio. Abbiamo raccontato l’incontro qui. Ci saremmo aspettati altri spazi di confronto nei mesi successivi, ma tant’è. Da venerdì potremo misurarci con delle proposte concrete da parte del governo, e nella sede del Forum proporremo le nostre osservazioni.

Insieme, confrontandoci con i segretari e i referenti legislativi dei gruppi MSAC di tutta Italia, formuleremo un nostro parere. Intanto è importante cominciare a informarsi e a capire le tematiche in gioco.

Per questo vi proponiamo alcuni materiali utili:

Il link all’intervento del ministro Giannini presso il meeting di Rimini:

http://www.meetingrimini.org/news/default.asp?id=676&id_n=15169.

Alcuni articoli di siti internet che anticipano modalità e temi della “riforma”:

“Scuola, la ministra Giannini: ‘Supplenze addio con la riforma’” corriere.it

“Riforma scuola, punto per punto la scommessa Renzi-Giannini” repubblica.it

– “Scuola, basta con le supplenze. E più mestieri” avvenire.it

“Sereni, a breve vi daremo la nostra visione della scuola” tecnicadellascuola.it

“Al Meeting di Rimini, il Ministro dell’istruzione parla di precari, reclutamento, nuovi linguaggi, merito” orizzontescuola.it

Inoltre, uno strumento davvero prezioso per approfondire è la rassegna stampa online del MIUR, che raccoglie tutti gli articoli sul mondo della scuola in uscita nei quotidiani. Ecco il link:

– http://rstampa.pubblica.istruzione.it

In questi giorni più che mai, per dirla con don Milani, WE CARE. La scuola oggi è al centro del dibattito pubblico. Da venerdì valuteremo le proposte del governo e in questo dibattito proveremo a far sentire la nostra voce, tutti insieme, con passione e dialogo.

A presto! #gomsac

#openMIUR: primo incontro col ministro Giannini

stefania-giannini-ministro-dellistruzionePer la prima volta dalla nascita del governo Renzi, oggi abbiamo incontrato con il Forum delle associazioni studentesche il ministro Giannini. Un confronto rinviato da troppo tempo, ma finalmente arrivato. E produttivo: la nostra impressione è positiva.

Il Forum ha prima di tutto esposto al ministro alcune proposte condivise, nella convinzione che la grande ricchezza del nostro tavolo sta proprio nel portare elaborazioni strutturate insieme da tutti i 7 soggetti rappresentati. Se una proposta unitaria viene da associazioni con idee molto distanti, allora significa che davvero riproduce un’esigenza diffusa degli studenti italiani!

Il Forum ha dunque presentato al ministro tre proposte ormai da tempo condivise, ma rimaste intoppate tra i cambi di governo: una proposta di legge quadro nazionale sul diritto allo studio, dato che gli ordinamenti delle singole Regioni non garantiscono ovunque livelli di servizio e assistenza standard per tutti gli studenti; uno statuto per gli studenti in stage o tirocinio; e una revisione della legge (567/1996) che regola gli organi collegiali, in particolare per dare più peso al ruolo delle consulte provinciali. Il ministro ha assunto tutte e tre le proposte, con una riserva sul diritto allo studio: pur prendendo l’impegno davanti a noi di prendersi a cuore questa tematica decisiva, Giannini ha ammesso che un intervento del genere necessita di risorse il cui stanziamento dovrà essere approvato dal governo. Sugli stage, il ministro ha detto che scontiamo un modello culturale che mette prima lo studio nozionistico e poi il sapere sperimentale: è tempo, anche per rispondere alla drammatica emergenza occupazionale, di superare questa impostazione. In generale, ha sostenuto il ministro, obiettivo del suo mandato sarà duplice: aumentare la qualità media della scuola italiana, ma in modo diffuso, senza divari regionali; e dare competitività al sistema italiano nel confronto con gli altri Paesi, anche premiando le eccellenze.

Il ministro ha recepito quattro ulteriori richieste delle associazioni: di partecipare alle iniziative che coinvolgono la scuola nell’ambito del semestre italiano di Presidenza del Consiglio europeo; di includerci nel tavolo tecnico con il Ministero del Lavoro sul programma “Youth Guarantee”; di includerci nel tavolo già insediato con il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) sul tema dell’accesso all’università (in particolare i famigerati test); e di iniziare insieme una riflessione sulla democratizzazione del sistema scolastico (dagli organi collegiali e le assemblee studentesche, alla valutazione e alla didattica partecipate).

Si è poi passati a un giro di tavolo con le sensibilità delle singole associazioni: si è parlato, tra l’altro, di test INVALSI, accesso all’università, orientamento, partecipazione studentesca, parità scolastica, riforma dei cicli, formazione professionale, governance delle istituzioni scolastiche. Come MSAC abbiamo evidenziato il momento favorevole per la scuola italiana, che gode di grande attenzione come dimostrato dallo straordinario incontro “per” la scuola – tutta la scuola – del 10 maggio. Abbiamo poi sottolineato, oltre a condividere molte osservazioni delle altre associazioni, tre temi: la scuola come luogo di formazione alla cittadinanza, per esempio applicando l’insegnamento di “Cittadinanza e costituzione”; l’integrazione europea da promuovere nel semestre di Presidenza; e la necessità di salvaguardare assemblee e spazi di partecipazione come momenti di socialità fondamentali per gli studenti.

Nella sua seconda replica, il ministro ha risposto puntualmente alle varie questioni. Sulla valutazione, ha concordato che i test di oggi hanno difetti strutturali come il prevalere di un’analisi quantitativa – pur necessaria per garantire oggettività e possibilità di comparazione internazionale – rispetto a quella qualitativa. Si è detta disposta a ragionare su questo tema insieme ai “Cantieri scuola” avviati da pochi giorni. Sul tema di autonomia e governance, ha aperto a una democratizzazione e partecipazione dei sistemi ma col principio che si possa ricondurre le responsabilità di ogni scuola a una persona o a un gruppo di persone ben definite. Sulla parità scolastica, si è detta per un sistema che valorizzi le scuole paritarie per aderenza a un modello laico ed europeo che garantisce libertà di scelta educativa alle famiglie; gli strumenti di valutazione di tutte le scuole del sistema pubblico integrato dovranno per forza essere gli stessi. Sulla formazione professionale, ha introdotto la necessità di potenziare i percorsi “vocational, educational and training” (apprendimento, formazione e lavoro). Infine ok a percorsi di educazione alla cittadinanza: in attesa delle risorse per dare monte ore autonomo alla materia “Cittadinanza e costituzione”, con la promozione di percorsi quali le Lezioni con l’Accademia dei Lincei o la “Nave della legalità”.

Il lavoro al Forum si preannuncia intenso per i prossimi mesi, con la partecipazione ai tavoli tecnici e il lavoro insieme alla Direzione dell’area studente (con cui il Forum collabora ordinariamente). Dopo il Forum, abbiamo potuto incontrare pure la dottoressa Leuzzi dell’Ufficio affari internazionali, con cui abbiamo condiviso interessanti proposte per l’uso dei fondi europei destinati all’istruzione. Noi ci saremo, come ci ricorda papa Francesco non per «occupare spazi», ma per «avviare processi» (Evangelii Gaudium, 223). Sempre portando, dal basso, le esigenze e i sogni degli msacchini di tutta Italia.

Test INVALSI: valutare per migliorare la scuola

INVALSI

Non sono ancora arrivati, ma la loro fama li precede. Non sono aggressivi eppure c’è già chi è pronto ad attaccare. Non sono i benvenuti eppure ogni anno tornano sui nostri banchi. Di chi stiamo parlando? Del tema della settimana, i test Invalsi.

Siamo arrivati all’ottava edizione, ma i malumori non cambiano e la disinformazione è sempre pronta ad annebbiare i nostri giudizi. Chiariamoci quindi le idee, i test sono prove nazionali standard per verificare periodicamente e sistematicamente le conoscenze e le abilità degli studenti e la qualità complessiva dell’offerta formativa. L’obiettivo è «migliorare l’efficacia della scuola per le fasce più deboli della popolazione scolastica e far emergere e diffondere le esperienze di eccellenza presenti nel Paese». I test sono preparati dall’Ente di ricerca INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) eredità del Centro Europeo dell’Educazione, istituito negli anni settanta.

Quest’anno i test di italiano e matematica arriveranno nelle classi seconda e quinta della scuola primaria, nelle classi seconda delle scuole secondarie di secondo grado e infine saranno inseriti come prova dell’esame di terza media. I quiz non concorrono a valutazione (tranne che per la terza media), ma servono a fornire alle scuole dati sui livelli d’apprendimento raggiunti dai propri studenti.

La polemiche che da anni accompagnano le prove criticano soprattutto le modalità e i criteri valutativi che sono alla base dei test. Se davvero l’obiettivo è migliorare l’efficacia della scuola per i più deboli, si insinua facilmente il dubbio che il metodo del super quizzone non sia uno strumento adeguato, ma sia denigratorio nei confronti della professionalità di chi insegna e della fatica di apprende.

Per sintetizzare le ragioni dei malumori basta leggere una frase di Luciano Canfora (filologo e storico), che nella sua durezza raccoglie i motivi di perplessità intorno ai quiz: «Per vedere la maturità di una persona è necessario che componga un testo di senso compiuto, non che faccia queste prove irrilevanti dove un cretino che ha una buona memoria supera i quiz e una persona di cultura che non ricorda un dettaglio viene esclusa».

Non lasciamoci, però, trasportare dalla corrente, ribadiamo due concetti essenziali: il senso della cultura della valutazione e la necessità di oggettività.

Se davvero vogliamo che la nostra scuola NON sia un ospedale che «cura i sani e respinge i malati» dobbiamo promuovere sistemi di indagine per valutare dove c’è bisogno di aiuto, di investimento, di attenzione. Gli aiuti a pioggia (rivolti indistintamente a tutti) non migliorano la nostra scuola, perché non sono abbastanza per sostenere i deboli e non sono abbastanza per promuovere le eccellenze.

Ricordiamoci, inoltre, che c’è bisogno di oggettività perché fortunatamente oggi non rispondiamo del nostro sistema d’istruzione sono al nostro Paese, ma anche a tutta l’Unione Europea. È giusto mantenere delle conoscenze particolari che rispecchiano la nostra storia e il nostro patrimonio culturale, ma allo stesso tempo è necessario che gli studenti italiani siano riconosciuti competenti per tutti i paesi dell’UE.

Un’interessante riflessione che può richiedere un confronto all’interno della nostra associazione studentesca riguarda le ragioni per cui c’è bisogno di un test INVALSI per avere una valutazione oggettiva. Noi non chiediamo di boicottare i test, ma di riflettere insieme ai docenti e magari scrivere un parere sul perché il sistema di istruzione italiano non è credibile e sul motivo per cui essere un diplomato non basta per dimostrare di essere acculturato e competente.

Che ruolo abbiamo noi in questa mancanza di fiducia nella scuola? Cosa suggeriamo per individuare le scuole più deboli e soprattutto cosa desideriamo per migliorare il nostro livello di apprendimento? Avremo tempo e modo per parlarne, intanto questa settimana può essere utile per cominciare a pensare alla valutazione in modo critico e propositivo.

Adelaide Iacobelli (vicesegretaria MSAC)