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Partecipazione vs apatia

Ieri, il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone ha condiviso alcune riflessioni sulle occupazioni scolastiche in questo articolo per “La Stampa”: “Le occupazioni scolastiche, una lotta all’apatia”

Sul sito del MSAC ne abbiamo parlato qui: “Studiare è un diritto. Occupare è un abuso”.

Tre segretarie diocesane dei gruppi MSAC hanno risposto al sottosegretario. Questi sono i commenti di Marta (Rimini), Antonella (Bari), Emanuela (Messina). Che ne pensate? Ne parliamo?

scuola-occupata

Marta, classe IV Liceo classico Giulio Cesare, segretaria MSAC Rimini

Occupare una scuola è sicuramente una forte presa di posizione, un’esperienza di grande partecipazione per gli studenti, ma leggere che il sottosegretario all’istruzione la elogi, non può che rattristarmi. La scuola, quel luogo in cui l’istruzione dovrebbe regnare sovrana, in cui l’educazione dovrebbe essere conseguenza dell’insegnamento, in cui lo spirito critico dovrebbe essere l’effetto evidente di studi mirati, sembra diventare oggetto di maggior valore se ci si «vive dentro». Mi chiedo se non avrebbe più effetto “viverci dentro” con l’animo, sentirci parte e costruttori di essa: studiare, partecipare e sognare il futuro che ci piace partendo dai banchi di scuola. Ascoltare gli studenti è certo necessario, partire dalle loro esigenze e dalle loro richieste, ma il modo proposto mi stranisce: la scuola ci forma per il confronto, ci forma a ragionare con la nostra testa, a sviluppare capacità intellettive, e l’occupazione sarebbe il modo migliore per esprimerci e raggiungere le “autorità”? C’è stato un tempo in cui è stato quasi inevitabile fare appello alle occupazioni studentesche e queste hanno contribuito a migliorare le condizioni in cui la vita scolastica pone le sue radici oggi, ma ora come ora, mi aspetto di più dagli studenti. Mi pare doveroso puntare un po’ più in alto e sinceramente spero che l’esperienza più bella della nostra adolescenza possa essere qualcosa di diverso rispetto ad una notte passata nei sacchi a peli tra le mura scolastiche.

Antonella, classe V Liceo artistico De Nittis, segretaria MSAC Bari

«La scuola è un bene comune, ed è per questo che le occupazioni e le autogestioni vanno prese sul serio» sottolinea il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, ma un bene pubblico non va trattato come un bene privato, ma va rispettato e lasciato aperto a tutti. Leggo scritto in questi giorni che “l’unica buona scuola è quella occupata” ma una scuola sarà buona quando verrà costruita nell’ottica del Noi e non dell’io e quando non negheremo agli altri un diritto fondamentale, che è quello di seguire una normale attività scolastica.

Un sottosegretario all’istruzione non può pensare all’occupazione come soluzione, più formativa di ore passate in classe, ma deve pre-occuparsi di cercare e di cambiare un sistema fondato principalmente sul dialogo, sulla discussione e non solo sull’ascolto, come mette in risalto nell’intervento.

Una scuola che non discute e non dialoga è una scuola distrutta da chi non guarda il futuro con speranza ma che pensa a consumare il presente con violenza.

Perché un’alternativa, una soluzione c’è sempre anche quando tutto ci si rivolge contro o quando nessuno ci ascolta. Ed è per questo che dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo provare, sbagliare, cambiare rotta e migliorare, partendo dalla scuola come luogo in cui sorge la cultura e la democrazia si sviluppa, senza comando e senza imposizione.

La voglia di fare incoraggia ed esorta a guardare oltre il problema, concentrandosi sulla soluzione e lì dove il degrado e l’abbandono va oltre l’inferriata, caro sottosegretario, senza eventualità deve esserci armonia.

La scuola è sì didattica, è studio e di certo non è solo ragazzi seduti e cattedra di fronte, perché ci sono ragazzi che della scuola si interessano e gli sta a cuore, che non si armano di violenza bensì di cultura e testimonianza.

Allora se in gioco c’è il nostro futuro, la democrazia non deve essere un punto d’arrivo ma un punto di partenza, non immobilizzata in una sola versione ma aperta a tutte le voci, soprattutto a quelle che partono dal basso, perché una scuola può fare scelte sul piano formativo e organizzativo che tendono a valorizzare la partecipazione degli studenti assumendoli come coautori dei processi di insegnamento-apprendimento.

La Sapienza - Assemblea delle università su proposte contro la legge Gelmini

Emanuela, classe V Liceo classico G.B. Impallomeni – Milazzo, segretaria MSAC Messina

Occupazione sì, occupazione no: questo è il dilemma. Vedere questa modalità di protesta come fosse da esecrare sarebbe un pregiudizio, ma viverla come un rito sminuirebbe in toto il suo significato. L’occupazione potrebbe anche acquisire un certo valore mediatico nel caso in cui i motivi siano validi e questa si riveli l’ultima spiaggia su cui sbarcare dopo vari tentativi di dialogo con le autorità competenti. In ogni caso, alla base ci deve essere una certa consapevolezza da parte degli studenti, chiamati a vivere questo momento con grande coscienza e responsabilità, non considerandolo una vacanza alternativa, né con le parole, né con i fatti.

A quanto pare il sottosegretario all’Istruzione ha approfittato del momento caldo per le scuole italiane per sollevarsi come paladino degli studenti (gli stessi che tra qualche anno potranno votare…). Ma, se io fossi il sottosegretario all’Istruzione, più di scrivere a favore dell’occupazione dichiarandomi disponibile a qualsiasi confronto con gli studenti nelle scuole occupate, mi chiederei il perché molti decidano ancora di ricorrere a questo strumento, mi chiederei cos’è che cercano nelle Istituzioni, mi chiederei che scuola vorrebbero, mi chiederei quale sarebbe la soluzione migliore per creare una scuola in cui gli studenti non abbiano nemmeno necessità di ricorrere a certi metodi, quando la maggior parte delle volte il problema sono la burocrazia troppo lenta e le riforme tarde e poco efficaci. Sarebbe bello sapere che i nostri contributi alla “buona scuola” saranno presi veramente in considerazione e a quel punto, più che occupare, ci occuperemo tutti della nostra scuola, come molti già fanno nel silenzio della loro umiltà.

17 ottobre: le proposte degli studenti al ministro Giannini

Oggi, 17 ottobre, il Forum delle associazioni studentesche ha incontrato il ministro Giannini. Un incontro importante, a metà della consultazione proposta dal governo col documento “La buona scuola” (per chi non lo avesse ancora letto, qui c’è il testo completo e qui la più agile guida riassuntiva scritta dal MSAC).

Le sette associazioni del Forum sono molto diverse tra loro per ideali e attività. Alcune, come il MSAC, sono di ispirazione religiosa; altre appartengono a gruppi politici o sindacali di vari schieramenti. Insieme, tuttavia, abbiamo realizzato un documento condiviso. Un bel segno, nel tempo in cui le urla sono spesso preferite al dialogo. Nel documento esprimiamo al ministro Giannini alcune premesse, e 5 punti condivisi da tutti.

ForumStud

Il ministro ha subito voluto dare due precisazioni, riguardo al nostro documento e a certi slogan emersi nelle manifestazioni delle scorse settimane. Per prima cosa, ha affermato che la consultazione non è “finta”, anzi: al termine dei due mesi, il governo presenterà una proposta aggiornata con le osservazioni emerse durante il confronto. Poi, ha negato ogni intenzione di “privatizzare” l’istruzione: “La buona scuola” parla di attrarre risorse per le scuole anche dai privati, non di consentire ai privati le decisioni sulla governance delle scuole.

Terminata la prima replica del ministro, ogni associazione ha esposto il suo commento su “La buona scuola”. Si sono toccati moltissimi temi: prima di tutto il diritto allo studio (spieghiamo di cosa si tratta qui), poi riforma dei cicli, nuovi saperi, valutazione, insegnanti… Il MSAC, che sta costruendo la sua posizione grazie alle OktoberFest in tutta Italia, ha sviluppato alcune riflessioni che potete trovare qui.

Il ministro ha replicato a lungo a tutte le nostre osservazioni, dimostrando uno spirito aperto al dialogo. Per prima cosa ha sottolineato l’impegno del governo nel dare finalmente più risorse alla scuola, come definito dalla proposta di legge finanziaria pubblicata mercoledì 15 ottobre (vedi foto: 1 miliardo di € per il 2015 e 3 miliardi a partire dal 2016. NB: con la “finanziaria” ogni anno il governo spiega gli accorgimenti di spesa che farà per gli anni successivi; questa proposta è valutata dalla Commissione Europea, e poi viene votata a fine anno dal Parlamento):

Risorse_LBS

Poi, andando per punti, il ministro ha sottolineato:

  • l’impegno già definito per assumere quasi 150.00 docenti, risolvendo il problema storico dei precari. Inoltre, già nel 2015 sarà bandito un concorso per 40.000 nuovi docenti.
  • l’importanza di attuare la vera autonomia scolastica: cioè dare a tutte le scuole le risorse per creare e ampliare la propria “offerta formativa”; ma anche chiedere responsabilità alle scuole nella gestione delle risorse. Dal 2008, con la riforma Gelmini, le scuole hanno avuto sempre meno soldi per ampliare l’offerta formativa: i nuovi investimenti del governo dovrebbero finalmente dare molto più spazio di manovra alle scuole.
  • il ruolo rinnovato dei docenti: ogni scuola avrà un “organico funzionale”, cioè potrà dividere i docenti tra varie attività (non solo lezioni, ma anche progetti, corsi integrativi, percorsi di orientamento…): i docenti saranno poi valutati e, ogni triennio, potranno o meno ricevere un aumento di stipendio (come avrete visto dal parere, il MSAC è contrario a questa proposta).
  • l’impegno per potenziare davvero l’alternanza scuola/lavoro: non perché la scuola diventi un mero “avviamento al lavoro”, ma perché si valorizzi il “saper fare”, oltre al “sapere”, e per ripensare la formazione professionale. Per questo, un impegno specifico sarà dedicato a rimettere in sesto i nostri laboratori.
  • la proposta di rafforzare le «competenze antiche» del nostro Paese (storia dell’arte, musica) ma anche quelle “moderne” (inglese, informatica) in particolare dalla scuola primaria: l’idea è che un pacchetto importante di “competenze di base” va formato fin dalle elementari.

Il governo – ha proseguito il ministro – vuole subito rispondere alle maggiori urgenze; ma non dimentica che, come sottolineato dalle associazioni, una vera “riforma” del sistema scolastico ha bisogno di più tempo. Per questo, l’idea è di agire con un decreto legge per i temi più urgenti come: assunzione dei precari, abolizione delle “supplenze brevi”, inserimento deli nuovi insegnamenti, risorse per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF). Poi, in seguito ci sarà tempo per riprendere altri spunti della consultazione: ad esempio come riordinare i cicli o come modificare l’età di uscita dalla scuola.

Semplificazione e formazione, dice Giannini, sono le vere parole chiave della riforma: perché la scuola va anzitutto “sburocratizzata”, e perché solo con insegnanti che si formano di continuo (formazione permanente, o se preferiamo “life long learning”) potremo fare davvero un salto di qualità.

Nel tardo pomeriggio il ministro ha twittato la sua soddisfazione per il Forum:

Tweet_Giannini

E anche noi possiamo ritenerci soddisfatti dell’incontro. Negli ultimi anni, mai un confronto con un ministro era stato tanto aperto e ampio. Per noi è solo l’inizio, ma un buon inizio (un #giornobuono? Speriamo!). Ora partecipiamo con le OktoberFest in tutta Italia, e coinvolgiamo anche i nostri amici, i compagni di classe, gli insegnanti, le famiglie. C’è ancora tanto tempo per la consultazione, possiamo ancora riempire le nostre scuole di passione e proposte!

“La buona scuola” all’inaugurazione del nuovo anno scolastico

di Giovanni Mugnaini

È ormai un appuntamento consolidato quello del Presidente della Repubblica che per l’inaugurazione dell’anno scolastico ospita gli studenti delle scuole di tutta Italia, rappresentanti dei genitori, dei professori e delle associazioni studentesche all’interno del Piazzale d’Onore del Quirinale. La cerimonia che ha aperto ufficialmente l’anno 2014/2015, presentata da Fabrizio Frizzi, con le “incursioni” del comico Enrico Brignano e gli interventi di vari gruppi musicali ed esibizioni di alcune scuole, ha visto protagonisti molti studenti che avevano voglia di parlare di scuola ma, soprattutto, di come fare Europa. Nel lungo pomeriggio di inaugurazione infatti non sono mancati gli appelli per un’Europa realmente unificata e rappacificata, complice forse anche il fatto che spetta proprio all’Italia (fino a Dicembre) la Presidenza del Consiglio Europeo. Lo stesso Capo dello Stato Giorgio Napolitano, nel suo intervento, ha ribadito l’importanza dell’essere uniti, Italia e Europa, per uscire da questa crisi «finanziaria, economica e sociale». Questo legame, ha detto con forza, salvò tutti, nel nostro continente, già a seguito della II Guerra Mondiale, dopo il 1950.

Oltre all’Europa, altro punto centrale della cerimonia è stato il progetto della buona scuola. L’auspicio del Presidente, in sintonia con il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, è che «l’ampia consultazione sui ‘12 punti’ di orientamento e di azione» sia una vera e propria «mobilitazione di esperienze e di idee» alla quale «partecipi il più gran numero di voci rappresentative del mondo della scuola e dell’intera società italiana». Il “kit” da inviare a tutte le scuole per le consultazioni sul rapporto La buona scuola, pubblicato dal Governo nei primi di Settembre, il Ministero l’ha preparato in questi giorni e l’invio alle scuole dovrebbe partire nelle prossime settimane. E se il Ministro Giannini ha confermato l’importanza della condivisione di esperienze e opinioni da far arrivare al Governo (per «uscire insieme da questa crisi drammatica»), il Presidente lo ha ribadito affermando che una vera condivisione e mobilitazione di idee sono modi reali per «rinnovare decisamente le nostre istituzioni, le nostre strutture sociali, i nostri comportamenti collettivi», per non restare «prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie».

La Cerimonia, apertasi con l’Inno di Mameli, si è poi simbolicamente chiusa con l’Orchestra che ha suonato l’Inno alla Gioia, il celebre brano musicale scritto da Ludwig Van Beethoven oggi inno europeo, mentre un coro di bambini di diverse scuole italiane cantavano le parole scritte invece da Friedrich Schiller.

Giorno della Memoria/1: l’intervento di Napolitano

Rendo ancora omaggio agli ex internati e deportati, vittime e testimoni dell’orrore dei campi in Germania, cui abbiamo appena conferito la Medaglia d’onore.

A conclusione di questa cerimonia, ancora una volta così significativa e coinvolgente per l’intensità della riflessione e per la ricchezza di voci cui ogni anno dà spazio qui in Quirinale, vorrei dire brevi parole, anche – in qualche modo – di bilancio. Caro Presidente Gattegna, può immaginare come io condivida la sua emozione nell’accomiatarci dopo sette anni, per quel che mi riguarda almeno nelle funzioni di Presidente della Repubblica. Con lei, d’altronde, abbiamo condiviso sempre sentimenti e pensieri celebrando il Giorno della Memoria.

E’ stato questo tra gli impegni ricorrenti con cui mi sono maggiormente identificato, dal punto di vista non solo istituzionale ma personale, in senso storico e morale. Ringrazio anche il ministro Profumo per aver sottolineato il contributo di impulso e sostegno che è stato da me rivolto in particolare al mondo della scuola.

Vedete, credo che possiamo, tutti insieme, esprimere soddisfazione per il cammino percorso e i risultati raggiunti in questi anni nel coltivare la memoria della Shoah, nel diffonderne l’esercizio attivo e consapevole, nel farne sprigionare – in tutta la loro straordinaria molteplicità e ricchezza – insegnamenti e messaggi essenziali non solo per la comprensione della storia ma per la costruzione del futuro.

L’esempio più eloquente ce l’offre la scuola. Abbiamo ascoltato dal ministro cifre e fatti che testimoniano quale estensione e quali diverse concrete espressioni abbia assunto un impegno di conoscenza e di partecipazione sui temi della Shoah, ormai divenuto parte integrante del percorso scolastico e di formazione civile degli studenti in ogni parte d’Italia.

Ma meritano egualmente di essere valorizzate tutte le iniziative che hanno rispecchiato un’accresciuta sensibilità delle istituzioni, della società civile, dei cittadini. Ringrazio il dottor De Bortoli per averci presentato l’appena aperto Memoriale della Shoah presso quel Binario 21 della stazione di Milano centrale la cui visita, qualche anno fa, mi è rimasta fortemente impressa.

Egli ha avuto ragione di richiamarci nello stesso tempo alla necessità di tenere alta la guardia, di vigilare e reagire contro persistenti e nuove insidie di negazionismo e revisionismo magari canalizzate attraverso la Rete. E anche di evocare un fenomeno che rischiamo di sottovalutare, e che invece si lega, come grave fattore inquinante, a vicende e processi politici in atto non solo nel Medio Oriente : il fenomeno cioè dell’antisemitismo come dimensione del fondamentalismo islamico.

Da noi, in Italia, propagande aberranti si traducono in diverse città in fatti di violenza e contestazione eversiva da parte di gruppi organizzati : come quelli su cui è intervenuta, nei giorni scorsi, con provvedimenti motivati, la Procura della Repubblica di Napoli. C’è da interrogarsi con sgomento sia sul circolare, tra giovani e giovanissimi, di una miserabile paccottiglia ideologica apertamente neonazista, sia sul fondersi di violenze di diversa matrice, da quella del fanatismo calcistico a quella del razzismo ancora una volta innanzitutto antiebraico. Abbiamo letto perfino di progetti che a Napoli si sarebbero ventilati di distruzione di un negozio ebreo, o di aggressione e stupro di una studentessa ebrea. Mostruosità anche se solo enunciate, che sollecitano la più dura risposta dello Stato e la più forte mobilitazione di energie nelle scuole, nella politica, nell’informazione, a sostegno degli ideali democratici.

C’è da fare della memoria della Shoah l’asse di una chiarificazione costante e diffusa e di una battaglia ideale e politica non di parte, che vadano al di là degli stessi confini storici della persecuzione, fino allo sterminio, contro gli ebrei (e anche, non dimentichiamolo, contro i Rom e i Sinti). E non solo perché razzismo e xenofobia hanno molteplici bersagli, che fanno tutt’uno con quello posto al centro del criminale disegno hitleriano. Ma perché sono in giuoco valori supremi, che nei ghetti di Cracovia, Lodz o Varsavia – protagonista quest’ultimo della storica rivolta di 70 anni fa – e nei lager di Auschwitz-Birkenau, o Dachau, sono stati calpestati come in nessuna costruzione di pensiero si era prima immaginato potesse catastroficamente accadere : valori di civiltà e umanità senza frontiere di luogo e di tempo, che si chiamano rispetto della dignità della persona, che abbiamo vista invece ridotta a brandello umano, a sopravvivenza nel terrore fino alla soppressione più brutale.
Ma torno alle mie parole iniziali di bilancio per mettere ancora in luce quel che nel concreto siamo riusciti nel nostro paese a realizzare in questi anni di sempre più larga, partecipata e creativa consapevolezza dell’aberrazione introdotta anche in Italia dal fascismo con l’antisemitismo. Attraverso, ad esempio, la scoperta, per tanti delle generazioni più giovani, e quindi la denuncia dell’infamia delle leggi razziali del 1938, di cui Benedetto Croce – che abbiamo di recente commemorato a 60 anni dalla scomparsa – scrisse allora, collocandole tra “gli atroci delitti” che il fascismo stava perpetrando : “la fredda spoliazione e persecuzione”, furono le sue parole, “degli ebrei nostri concittadini, che per l’Italia lavoravano e l’Italia amavano né più né meno di ogni altro di noi”. Di quelle leggi, di quel clima fu vittima, in quanto stroncata nelle sue possibilità di lavoro scientifico e quindi costretta a lasciare l’Italia, la nostra grande Rita Levi Montalcini, cui rivolgo anch’io un pensiero triste e commosso a breve distanza di tempo dalla sua scomparsa.
Ma non è solo per le infamie del fascismo che l’Italia è presente nella ricostruzione storica cui ci sollecita la memoria della Shoah nel Giorno della Memoria. E’ presente in senso positivo e in piena luce per tutte le forme di solidarietà che vennero dagli italiani verso gli ebrei perseguitati e braccati dai nazisti durante l’occupazione tedesca da Roma in su. E’ presente con gli italiani che hanno meritato il riconoscimento di Israele col titolo di “Giusti tra le Nazioni”. E’ presente con storie straordinarie, assai poco note, come quella – raccontata in un libro biografico apparso in italiano, con grande ritardo, solo l’anno scorso – della vita di pensiero e di azione di Enzo Sereni, trasferitosi poco più che ventenne in Eretz Israel, fattosi pioniere e messaggero nel mondo del futuro Stato di Israele, partito nel marzo 1944 per Bari nell’Italia già liberata e di lì fattosi paracadutare al Nord, dove fu catturato dai tedeschi e dopo mesi di terribili ed eroiche prove deportato e ucciso a Dachau.
Ma chiudo ora questa lunga digressione di carattere storico, che rimanda all’impegno sviluppato e da sviluppare per comprendere i termini di quei decenni “di ferro e di fuoco” del secolo che conobbe la barbarie della persecuzione antiebraica e della Shoah ; e vengo a più brevi parole di bilancio in senso più propriamente politico dell’impegno che ho condiviso con voi. Ritengo di poter dire che si sono in questi anni consolidati – nella coscienza democratica del nostro paese – alcuni fondamentali punti fermi. Innanzitutto, rifiuto intransigente e totale dell’antisemitismo in ogni suo travestimento ideologico come l’antisionismo : perché in giuoco non è solo il rispetto della religione, della tradizione storica, della cultura ebraica, ma insieme con esso, inscindibilmente, il riconoscimento delle ragioni spirituali e storiche della nascita dello Stato di Israele, e quindi del suo diritto all’esistenza e alla sicurezza.
Se questo è il punto fermo da non mettere mai in forse, ne discende l’altro, della distinzione da non annebbiare, tra solidarietà – da un lato – con la causa dello Stato di Israele contro ogni propaganda e minaccia di distruzione, comprese quelle che vengono dalla dirigenza iraniana, e – dall’altro lato – libertà di giudizio su linee di condotta e concrete evoluzioni delle forze politiche che sono chiamate via via a governare Israele. Giudizi critici che d’altronde si esprimono liberamente nel dibattito politico e di opinione in seno a Israele, non possono essere considerati ostili purché formulati con il rispetto dovuto a ogni governo legittimo di qualsiasi paese amico. L’essenziale è che essi non sfocino in posizioni equivoche circa la natura e il futuro di Israele come Stato, circa il suo ruolo indipendente nella regione mediorientale e nella comunità internazionale.

E’ alla luce di questa distinzione che l’Italia e l’Europa possono e debbono fare la loro parte perché si apra la strada della pace in Medioriente, con la soluzione del conflitto israelo-palestinese sulla base della collaborazione tra due popoli e due Stati. “Israele” – ha detto di recente Shimon Peres – “non ha un’opzione migliore, diversa dalla soluzione dei due Stati” …. I negoziati con i palestinesi [dopo il voto all’ONU] si sono fatti “forse non più complicati, in ogni caso più necessari”. Voglio qui condividere più in generale, ancora una volta, la visione che ha ispirato e continua a ispirare il mio collega Presidente israeliano, uomo che da decenni conosco da vicino, stimo e considero un autentico amico. Condivido la sua visione e la sua fiducia.

A tutti gli amici israeliani desidero dire : i “punti fermi” che ho ritenuto di poter ricordare come ormai consolidati nell’opinione e nella consapevolezza politica del paese, non conosceranno alcun affievolimento nel prossimo futuro; la loro continuità è garantita, anche nel naturale succedersi, come in ogni paese democratico, delle maggioranze parlamentari e dei governi.

Infine, rinnovo un caloroso apprezzamento alle ragazze e ai ragazzi, e nel loro insieme agli Istituti Scolastici, che si sono distinti nel concorso “I giovani ricordano la Shoah”. Negli interventi degli studenti qui abbiamo sentito vibrare le corde dell’emozione più sentita e profonda. E in generale per quel che, come ho detto, siamo riusciti a costruire sul terreno di una più ampia e partecipata presa di coscienza del significato della Shoah, e della lezione da trarne, dobbiamo molto a voi, dobbiamo molto alle generazioni più giovani, per come si sono venute impegnando con mente aperta, nuove sensibilità e confortante maturità. E dunque, grazie. E arrivederci.

 

Gli auguri di Natale di Monti

Cari ragazzi,

sono molto contento di potervi rivolgere un messaggio di auguri per il Santo Natale e le festività che sono oramai vicine.

Un augurio a voi, alle vostre famiglie, ai vostri insegnanti nella speranza soprattutto che il 2013 possa essere finalmente l’anno in cui il nostro paese ricomincia a crescere e ad essere protagonista di una ripresa economica che ridia certezze soprattutto a voi giovani, che vedete sempre più avvicinarsi il tempo delle scelte e cercate un’occupazione stabile e dignitosa.

I problemi che voi ragazzi vi ponete per il vostro futuro sono gli stessi che si pongono per il futuro dell’Italia. Perché un paese che non ascolta e non indirizza le nuove generazioni è un paese vecchio, stanco e che difficilmente riuscirà a vincere le sfide a cui è chiamato.

Osservo con attenzione la disillusione con cui molti di voi affrontano le sfide della vita quotidiana. Oggi bisogna essere consapevoli che ogni rinuncia è una perdita grave. Non possiamo e non dobbiamo permettercela. Bisogna reagire.

Abbiamo messo in sicurezza il paese, adesso dobbiamo ripartire. Occorreranno sempre più persone preparate, serie, capaci di leggere il cambiamento e saperlo guidare.

Dobbiamo scommettere sul futuro, voler essere attori protagonisti del rinnovamento nazionale. Chi più dei giovani ha interesse a prendere le redini del proprio futuro?

Adesso che, grazie all’impegno del Parlamento, molte riforme sono state completate mentre altre sono in dirittura d’arrivo, il mio desiderio è che il 2013 possa essere l’anno degli investimenti in capitale umano. L’anno nel quale tutto il Paese si mobilita per la ripresa scommettendo sui propri giovani e sulle loro competenze e i loro talenti. L’anno nel quale le imprese faranno uno sforzo particolare per immettere il maggior numero possibile di giovani lungo il percorso di inserimento lavorativo tracciato dalla riforma del mercato del lavoro.

Per ripartire, si potrebbe cominciare da qui. Da un investimento straordinario in capitale umano al quale concorrano tutte le forze del Paese e soprattutto le imprese. Perché se lo Stato da solo non può risolvere ogni problema, ciò non significa che non possano riuscirci gli italiani – soprattutto quelli più giovani – se sapremo affrontare uniti i problemi che abbiamo di fronte.

Avete ragione quando affermate che bisogna fare di più e meglio.

Sono il primo a dire che non basta enunciare per voi la speranza: occorre organizzarla; stimolare una creatività più fresca, una fantasia più liberante, la gioia turbinosa dell’iniziativa. Dobbiamo convincerci che per crescere occorre spalancare la finestra del futuro: progettando insieme, osando insieme, cambiando insieme.

Il mio governo ha fatto proprio della questione giovanile una priorità e sono sicuro che chiunque verrà dopo di noi dovrà impegnarsi per rendere più efficiente e moderno il sistema scolastico, le università, insieme a favorire l’accesso al mercato del lavoro.

Sono convinto che se ciò non verrà fatto, se non vi aprissimo nuove possibilità di occupazione, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per voi, ma per tutti.

Immaginare il futuro e renderlo possibile è la prerogativa indispensabile per ciascuno di noi. Per dare un senso al nostro percorso e per mordere il mondo con lo sguardo di chi sa vedere lontano.

I miei più sinceri auguri.

 

Il racconto della protesta

Da giorni e giorni si susseguono manifestazioni, proteste, occupazioni, autogestioni… Sui giornali si legge di tutto, ma noi come stiamo vivendo questi giorni di agitazione? Proviamo a raccontarci quello che sta succedendo nelle nostre scuole e come lo stiamo vivendo.

Incominciamo da Emanuela di Messina che in occasione dello sciopero di sabato ha scritto su Facebook:

“Lo sciopero di domani deve avere un senso. Prima di protestare contro le istituzioni, dobbiamo essere noi l’Istituzione con la i maiuscola. Prima di protestare dobbiamo renderci conto di quello che abbiamo fatto. Il motto di domani dovrà essere “ago ergo protesto”. Nel nostro piccolo, cos’abbiamo fatto? Se la risposta è positiva il senso vero della manifestazione sarà valido: nessuno ci può negare il futuro e gli strumenti per raggiungerlo. Nel caso in cui la risposta è negativa, domani deve essere il giorno dell’impegno. Ognuno può fare qualcosa. Perché siamo noi la scuola. Quella del Ministero è solo una forma, disastrata, questo è certo. Ma il cambiamento lo dobbiamo fare noi. E non si cambia qualcosa urlando contro dei muri, ma il cambiamento vero parte dai nostri banchi. Muniamoci di forza e coraggio!

Poi c’è Sofia di Lodi che scrive:

In questi giorni si è sentito parlare fin troppo di proteste organizzate da noi studenti, soprattutto per gli scontri violenti e inutili in cui sono sfociate. Sabato 24 novembre anche nella mia scuola, il liceo scientifico Giovanni Gandini con la sezione classica Pietro Verri, e in altre scuole di Lodi è stata organizzata una protesta, ma in giro per la città non si sono visti striscioni né cortei.

Ci siamo, invece, trovati nel cortile della nostra scuola per un’assemblea d’istituto autogestita, con l’approvazione del preside,  ma tenuta interamente da studenti. Il fine era quello  di informare sulle nuove riforme, di dare qualche idea sul perché si protesti e perché si debba farlo o meno, ma anche di discutere della nostra scuola, di cosa funzioni e di cosa no. Il microfono è passato nelle mani dei rappresentanti d’istituto e della consulta, di ragazzi che si erano appositamente informati e di chi, tra il pubblico, aveva qualcosa da dire.

Sicuramente non è stata perfetta, il preavviso era stato breve, ci sarebbe dovuta essere una maggiore preparazione da parte di chi ha parlato e un’organizzazione migliore del tempo (considerando che dopo due ore non si vedeva più nessuno al microfono e abbiamo dovuto aspettare la fine della mattinata).

Però credo sia un segno importante. Prima di tutto si è partiti dalla scuola vera e propria per parlare della scuola generale, di quello che sta cambiando. Poi perché non è stato un semplice momento di protesta in cui si urla contro tutto e tutti senza trovare un vero obiettivo, ma è stato almeno un tentativo di informazione vera.

Perché gli studenti stessi si sono accorti che andare in giro con uno striscione senza idee formate e personali che lo sostengano non porta a nulla.

Capire i conflitti, praticare la pace – Rondine

Vi proponiamo il progetto “Capire i conflitti, praticare la pace” realizzato da Rondine e che vede tra gli organizzatori anche il nostro Alessandro Garuglieri, già incaricato Msac per la Toscana.

Si tratta di una proposta di viaggio-studio sui luoghi della Prima Guerra Mondiale, per le scuole superiori (3° e 4°) e medie (3°), per far vivere una esperienza di formazione e di confronto sul tema del conflitto.
Oltre alle visite classiche a musei e luoghi di guerra, verranno realizzate attività formative e momenti di lavoro in gruppo per la classe e personale, e dopo due edizioni già realizzate abbiamo potuto constatare che i ragazzi tornano davvero con qualcosa di nuovo nel cuore. E’ una esperienza molto forte e bella, che si propone come una gita scolastica davvero costruttiva e formativa ma con la bellezza di una esperienza unica.

info: qui

 

Buone vacanze dal Ministro Francesco Profumo

No, non è un errore. Il Ministro Profumo non ci sta facendo gli auguri di buone vacanze con 2 mesi di ritardo. E’ solo che quest’anno le vacanze saranno davvero brevi per i Ministri della nostra Repubblica!

Ieri dunque sul sito del MIUR è apparsa questa lettera del Ministro che, alla vigilia dell’inizio delle sue vacanze (prossimo consiglio dei Ministri già convocato per il 24 Agosto), cerca di fare brevemente il punto sulle cose fatte finora. Certo sono segnalate solo le misure andate a buon fine e non quelle che si sono arenate strada facendo e che stanno incontrando alcune difficoltà, ma il genere epistolare scelto dal Ministro per queste sue comunicazioni sottolinea ancora una volta il desiderio di una comunicazione schietta, sincera e in cerca di condivisione.

Nel riproporla qui di seguito auguriamo davvero buone (brevi) vacanze al Ministro Profumo!

 

Roma, 10 Agosto 2012

Cari studenti, cari insegnanti e professori, cari ricercatori, cari genitori, cari impiegati del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, cari dirigenti.

Prima della breve pausa estiva desidero condividere con voi alcune riflessioni su questi mesi passati, così densi di impegno e di duro lavoro quotidiano per la salute e l’ammodernamento del nostro sistema formativo e della ricerca, così come su quelli che ci aspettano alla ripresa autunnale, che saranno senz’altro intensi ma che possono nondimeno, se tutto il nostro sforzo sarà collettivo, rivelarsi perfino entusiasmanti.

In questi mesi ho infatti potuto toccare con mano la forza di questa grande comunità, il suo grande giacimento di risorse interiori fatte di generose disponibilità e di grandi slanci, la sua capacità di contribuire in modo determinante alla formazione dell’identità nazionale. Ricordo in particolare due momenti tra i tanti importanti: il centocinquantenario dell’unità nazionale, dove la scuola italiana ha mostrato la sua centralità anche nelle celebrazioni, e i tragici fatti dell’attentato alla scuola Falcone-Morvillo di Brindisi, dove la giovane vita di Melissa è stata innaturalmente stroncata e altre fra le sue compagne hanno sofferto e stanno ancora soffrendo. L’unità che il Paese ha potuto sperimentare in quei momenti costituisce al contempo un monito per i suoi detrattori e una ricchezza per tutti noi, anche se il mio pensiero non cessa di andare a chi ha visto la sua vita sconvolta in un luogo che dovrebbe essere di serenità e di impegno verso il futuro.

Ed è al futuro che voglio dunque invitarvi a guardare, oggi nel momento del riposo come domani in quello della ripresa. Tutto il ministero, a cominciare dai direttori e dai dirigenti impegnati negli uffici centrali e periferici, così come con eguale convinzione e sforzo tutti i funzionari e i lavoratori che collaborano con la nostra azione, è infatti dentro questo sforzo da molti mesi. Lo dimostra il successo avuto per esempio dalla modernizzazione delle procedure per la maturità, che per un momento hanno unito nell’orgoglio di essere italiani e parte del mondo della scuola centinaia di migliaia di persone. A tutti voi va la mia personale gratitudine ed un augurio di serene festività, oltre che il ringraziamento dell’Italia.

La ripresa autunnale non sarà del resto priva di sfide. Il nostro programma di azione nei prossimi mesi è quasi temerario, se si pensa alle fragilità del nostro Paese. Eppure sono certo che esso è alla nostra portata. Troppo spesso infatti le fragilità italiane sono invocate come alibi e non, invece, usate come stimolo a fare di più e con maggior impegno. E’ nella storia del nostro Paese sia la prima sia la seconda possibilità. Noi scegliamo la seconda!

Del resto, non partiamo da zero. Alcune azioni sono state già impostate. Per esempio, il nuovo sito Universitaly, che mette a disposizione le informazioni sempre aggiornate su tutti i percorsi di studio in Italia. Così come il sito Scuola in chiaro arricchito di nuove informazioni. Saranno anche disponibili dati sul mercato del lavoro ed in particolare sulla domanda delle aziende in modo da collegare meglio formazione e lavoro. Una accelerazione importante avrà anche il piano di innovazione digitale nella scuola, che vedrà anche un primo passo verso la costruzione di un ambiente assai ambizioso e innovativo: una “nuvola della scuola”. Un ambiente non solo di contenuti digitali ma anche di spazi personali e sociali.

Il processo di innovazione vedrà poi un deciso impulso alla “dematerializzazione” dei processi, eliminando progressivamente la carta e facilitando in questo modo le iscrizioni, che dal prossimo anno si faranno solo online, così come tutti i processi amministrativi, l’archiviazione e la gestione documentale delle scuole e di tutto il Ministero. Lo possiamo progettare e fare perché i lavoratori pubblici sono una risorsa preziosa del paese e non certo un ramo secco da tagliare, capace – spesso in condizioni di lavoro assai difficili – di grande spirito di servizio e perfino di sacrificio. Per questo ho deciso di programmare molto presto un nuovo concorso per insegnanti: perché è giusto ed anzi necessario per la salute di tutto il sistema formativo che anche le generazioni più giovani possano dare il loro insostituibile ed originale apporto alla formazione dei futuri italiani. Una scelta che ha molto pesato nella mia decisione di sbloccare il sistema di reclutamento anche nel sistema universitario, con il varo qualche settimana fa dell’abilitazione nazionale. Insomma, stiamo lavorando ad una scuola e ad un sistema di formazione e di ricerca al passo con i tempi e capace di primeggiare in Europa e nel mondo, non solo come già accade per casi individuali ma anche per la complessiva forza stessa del sistema.

Si tratta di una sfida ardua ma alla nostra portata. Perché quando siamo capaci di unirci siamo davvero un grande paese. E allora nulla ci è precluso.

Buone ferie

Francesco Profumo

 

la prima prova

E anche quest’anno la prima prova può dirsi archiviata e la grande novità del c.d. “plico telematico” pare abbia funzionato molto bene. Ad ora, infatti, non si registrano grossi problemi nel funzionamento del nuovo sistema di trasmissione delle tracce: pare quindi sia stata una novità che ha sortito un grande successo e che ha permesso al Miur di risparmiare oltre 250mila euro.

Ma andiamo a vedere, in sintesi, gli argomenti oggetto delle tracce 2011-2012:

per la tipologia A, tema letterario – analisi del testo, è uscito “Ammazzare il tempo”, brano di Eugenio Montale tratto da “Auto da fé”.

la tipologia B, saggio breve – articolo di giornale, come al solito divisa in quattro ambiti, prevedeva le seguenti tracce:

– l’ambito artistico-letterario parlava de “Il labirinto” con testi di Ariosto, Borges, Calvino ed Eco e quadri di Picasso, Pollock ed Escher.

– l’ambito socio-economico si intitolava “I giovani e la crisi”, con riflessioni di Mario Sensini e di Steve Jobs (quest’ultima tratta dal libro di Giovanna Favro) e dati tratti dal 45° Rapporto CENSIS e da una ricerca dell’ISTAT.

– l’ambito storico-politico aveva come titolo “Bene individuale e bene comune”, con brani di S. Tommaso d’Aquino, Jean.Jacques Rousseau, Einaudi e Giuseppe De Rita e testi anche molto recenti (del 2011).

– l’ambito scientifico aveva ad oggetto un argomento molto discusso negli ultimi anni, vale a dire “La responsabilità della scienza e della tecnologia”. Fra gli autori dei testi a disposizione Hans Jonas, Primo Levi, Leonardo Sciascia, Pietro Greco e Margherita Hack

La tipologia C, il tema di ordine storico, forniva come spunto di partenza un brano di Hannah ARENDT tratto da “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme.” e chiedeva al candidato di soffermarsi sullo sterminio degli ebrei pianificato e realizzato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale

la tipologia D, infine, chiedeva di riflettere su una dichiarazione di Paul Nizan («Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita») discutendo problemi, sfide e sogni delle nuove generazioni.

Potete consultare le tracce complete della prova scritta di italiano cliccando qui

e voi che traccia avete scelto??? Raccontateci la vostra prima prova!

In bocca al lupo, maturandi!

«Notte di sogni di coppe e di campioni, notte di lacrime e preghiere, la matematica non sarà mai il mio mestiere». Così canta Antonello Venditti nella sua celebre canzone Notte prima degli esami e forse queste parole riescono a racchiudere l’emozione e la tensione che avvolgono, in queste ore, migliaia di studenti italiani che domani affronteranno la tanto temuta prima prova degli esami di maturità.

Una notte con tanti “sogni”, scolastici e non (forse anche sogni calcistici – meglio europeistici – ma, per fortuna dei maturandi, la partita dell’Italia è stata disputata ieri e quindi non hanno anche questa tensione da dover affrontare); una notte, forse, segnata anche dalle “lacrime”: lacrime dovute alla tensione pre-esame, ma anche ad un po’ di nostalgia per quel percorso che si sta concludendo e che li ha fatti crescere, maturare appunto; nonché una notte di “preghiere”: perché la maturità vada al meglio, perché i commissari siano clementi, etc.

Gli esami ormai sono davvero troppo vicini – citando ancora Venditti – e nelle stanze di questi maturandi sta regnando, probabilmente, la confusione più totale: i libri per l’ultimo ripasso sparsi ovunque, i “bignami” – di italiano e di storia – buttati sul letto sperando che per osmosi le ultime nozioni entrino nel cervello in vista del tema, il computer aperto alla ricerca di improbabili notizie sulle tracce… anche se statisticamente, c’è da dirselo, non ci azzeccano mai! Tra l’altro quest’anno si aggiunge la speranza che qualche hacker riesca ad accedere al cervellone del Miur che domani mattina trasmetterà, per la prima volta, le tracce online a tutte le scuole, mandando in pensione le fatidiche buste…

Ma tutto questo conta relativamente poco; quello che conta realmente è il ricordo che si porteranno sempre dietro di questa scuola superiore: i tanti compagni con cui hanno condiviso tutto (dalla penna dimenticata a casa ai pomeriggi di studio e di ripasso, per fare degli esempi), i professori che li hanno fatti crescere – e, a volte, pure penare -, le esperienze che hanno vissuto…

Tutti aspetti che sicuramente saranno riusciti “a far stare” nella valigia che hanno riempito in questi anni di scuola superiore. Ora si conclude una strada lungo la quale hanno camminato e che è durata 5 anni – forse per qualcuno qualche anno in più. Ora a loro non resta che rimboccarsi le maniche e percorrere questo ultimo breve sprint.

Quest’anno, per qualcuno, la maturità sarà ancora più speciale che per altri. Allora un ricordo, permettetecelo, va in particolare agli amici maturandi colpiti dal terremoto in Emilia che affronteranno l’esame domani o nella sessione straordinaria predisposta dal Miur per il mese di luglio: a loro un forte abbraccio.

Buona notte prima degli esami, cari ragazzi! Manca davvero poco, ma siam certi che sarà un successo!

 

p.s. un “in bocca al lupo” speciale a due maturande d’eccezione: Adelaide e Rosathea, entrambe dell’equipe nazionale MSAC.