Giornata di ascolto nella scuola – Il parere del MSAC

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Il MSAC ha partecipato ieri alla “Giornata di ascolto nel mondo della scuola”, promossa dal Partito Democratico per raccogliere i pareri di associazioni e lavoratori che appartengono al mondo dell’istruzione primaria e secondaria. Obiettivo della giornata era raccogliere spunti utili all’azione di governo del Partito Democratico.

Erano presenti il responsabile scuola della segreteria PD, Davide Faraone, e il sottosegretario all’Istruzione, Roberto Reggi; oltre a diverse personalità importanti nella scuola degli ultimi anni: l’ex ministro Luigi Berlinguer, l’ex sottosegretario Rossi Doria, e diversi deputati.

Il sottosegretario Reggi (in una delle sue prime uscite pubbliche) ha voluto ribadire la sua disponibilità all’ascolto di tutti. Ha sottolineato come le spese per l’edilizia scolastica siano solo l’inizio di un percorso, che dovrà procedere con la lotta alla dispersione scolastica, l’adeguamento all’innovazione tecnologica, un piano per valorizzare il lavoro dei docenti. Il primo “cambiaverso” sarà nel metodo: dopo «i disastri di una centralizzazione esasperata» (statale e regionale), obiettivo del nuovo governo è mettere al centro le esigenze dei territori.

 

Questo l’intervento della segretaria Elena (qui invece l’opinione del MSAC in merito ai primi annunci del premier Renzi sulla scuola):

La scuola che verrà: inclusiva, partecipata, qualificante

Per prima cosa grazie al Partito Democratico per questa giornata di ascolto.

Tante sono le esigenze della scuola e degli studenti. Ho provato a condensarle in tre parole, ma penso ne servirebbero molte altre.

Inclusione: 

nelle nostre scuole ci sono sempre più studenti stranieri che giustamente non possono finire in classi ghetto, ma che allo stesso tempo hanno bisogno di poter contare su un piano di studi che possa permettere loro di imparare la lingua al più presto per sentirsi davvero parte della comunità che li accoglie. Serve mettere in atto una vera e propria strategia d’inclusione nelle scuole, da cui si potrebbe pensare alla cittadinanza per stranieri legata ad un percorso di studi completato con serietà.

Inclusione non vuol dire pensare solo agli studenti stranieri, ma anche ai ragazzi con disabilità che vanno accompagnati nel loro percorso di crescita.

Ma inclusione deve assumere e sta assumendo un significato più ampio: significa non lasciare indietro nessuno, soprattutto i ragazzi più difficili, quelli che vivono situazioni familiari complesse, di povertà, economica certo, ma non solo.

In questo contesto e in questo tempo in cui c’è bisogno di “ristrutturare” un’idea di scuola, possono fare tanto le organizzazioni sussidiarie (penso per esempio alle associazioni studentesche) mettendo a disposizione tempo e competenze per gli altri. Solidarietà e gratuità devono e possono diventare atteggiamenti capaci di fare molto bene al Paese. Serve recuperare il modello della scuola di don Milani per cui i più grandi si mettevano a disposizione dei più piccoli per aiutarli nello studio e nei compiti. Per fare questo c’è bisogno però anche di una scuola sempre aperta che diventi un vero punto di riferimento per la vita dei giovani. Sappiamo bene che è possibile chiedere di utilizzare i locali scolastici in orario extra curricolare, ma sappiamo altrettanto bene quanto questo diritto venga spesso negato con motivazioni scarsamente ragionevoli, ragionate e direi anche lungimiranti.

Una scuola sempre aperta è uno dei presupposti per poter sperare in una scuola inclusiva e in una scuola partecipata.

Partecipare: 

è la seconda grande sfida. Portare a compimento la riforma degli organi collegiali della scuola si sta dimostrando un’impresa titanica e forse lo sta diventando sempre più perché, in moltissime circostanze, gli stessi studenti sembrano non aver chiara l’idea che mettersi in gioco in prima persona all’interno della scuola è presupposto necessario per far funzionare meglio la scuola stessa. La Pira diceva che il soggetto diventa persona con la partecipazione ai “corpi intermedi”, quali sono gli oo.cc. Bisogna risvegliare il desiderio di partecipazione perché a scuola si sviluppi la cultura del “noi” e non solo quella dell’ “io”. L’astensionismo e il populismo nascono a scuola, quando alle elezioni dei rappresentati di classe, di istituto e di consulta si vota scheda bianca o si annulla il voto. Bisogna rivitalizzare gli spazi della scuola, renderli più vivaci perché diventino luoghi non solo di lezione, ma vere e proprie occasioni di relazione attraverso dibatti e confronti sulle idee. È a scuola che si crea pensiero.

Da qui la terza parola.

Qualificante:

a scuola, parlo da studente, siamo innanzitutto chiamati ad imparare e ad apprendere. Per cui è vero che servono docenti di qualità. Serve andare oltre il concetto di classe e di lezione frontale, serve lavorare in gruppo perché è attraverso lo scambio di opinioni fra persone che nascono le idee più innovative ed utili. Ma quello che forse serve più di tutto è far capire agli studenti che la cultura non è solamente estetica, ma è anche e soprattutto etica. L’Italia si sta perdendo perché non riconosce più quelle radici su cui si è sviluppata. Il paradosso è che gode ancora di grande fama nel mondo proprio perché in Italia sono nati e vissuti personaggi come Dante, Petrarca, Galileo, Michelangelo, Raffaello che attraverso le loro professioni ci hanno mostrato la bellezza e la grandezza dell’Italia…

Ecco oggi serve una scuola che ci insegni quali sono i valori su cui costruire la propria vita (primi fra tutti il rispetto delle persone e la legalità). Per questo non capiamo cosa si stia aspettando, per esempio, a rendere obbligatorio l’insegnamento della materia di Cittadinanza e costituzione in tutte le scuole. Serve poi una scuola stimolante in grado di innescare processi creativi perché il genio non ci manca di certo (non ci è mai mancato).

Alla scuola e agli studenti che la abitano serve recuperare la convinzione che è una solida preparazione scolastica il miglior biglietto da visita per il proprio futuro e non la raccomandazione del vicino di casa.

La Costituente della Scuola

Da qualche giorno il Ministro Carrozza scrive su twitter (@MC_Carro) parlando della consultazione nazionale (non un referendum) sulla scuola: la cosiddetta Costituente della scuola. Verranno poste domande su 10 grandi macro ambiti che riguardano le nostre scuole a cui si avrà possibilità di rispondere online fino a Maggio. Ciascuno potrà dire la propria “pensando agli altri, alla società, non a se stesso”.

E’ lo stesso ministro ad anticipare alcune possibili domande. Eccole!

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Noi cosa rispondiamo? Non facciamoci trovare impreparati! Il Ministro conta anche su di noi…

 

27 novembre, Forum delle associazioni studentesche – report

Si è svolto stamattina il terzo Forum delle associazioni studentesche da quando il ministro è Maria Chiara Carrozza, Dopo un incontro conoscitivo a giugno e un confronto su libri di testo ed e-book in agosto, il Forum è tornato a riunirsi a poche settimane dalla trasformazione in legge del DL 104, il testo noto come “L’istruzione riparte!”. Sostanzialmente due i punti all’ordine del giorno: la presentazione di proposte unitarie da parte del Forum (organismo consultivo che porta al ministro la voce degli studenti raccolta dalle 7 associazioni più rappresentative) e interventi in merito alla già citata legge Carrozza (DL 104) in materia di istruzione. Presenti tutte le associazioni: Movimento Studenti di AC, Movimento Studenti Cattolici, StudiCentro, Unione degli Studenti, Federazione degli Studenti, Rete degli Studenti Medi e Movimento Studentesco Nazionale.

 

Il moderatore odierno, Virgilio Falco di StudiCentro, introduce citando la situazione della Sardegna. C’è bisogno dell’invio di materiali per le scuole a Olbia e Cagliari, i punti di smistamento individuati: nella circolare del Ministero (allegata a questo link) si può leggere come contribuire con donazioni e/o raccolte di attrezzatura (il MIUR si fa carico di spese e logistica delle spedizioni). Tutte le scuole sono invitate a prendervi parte, e volentieri diamo voce a questa richiesta nell’amicizia con gli studenti sardi.

Dopo questa doverosa premessa, a nome del tavolo Virgilio ha poi illustrato tre proposte che il Forum aveva già discusso negli anni scorsi, raggiungendo un’intesa finora vanificata dai vari scossoni dell’attività governativa. Queste le tre proposte ora nelle mani del ministro Carrozza:

proposta di modifica del Decreto del Presidente della Repbblica (D.P.R.) numero 567, sul tema del protagonismo studentesco, per rendere più efficiente e partecipato il funzionamento degli organi collegiali.

proposta di legge quadro nazionale sul diritto allo studio: mentre a oggi ogni Regione, nella sua autonomia, può decidere come intervenire in materia di diritto allo studio, il Forum vuole istituire delle prestazioni essenziali di servizi per gli studenti che vengano rispettati uniformemente su tutto il territorio nazionale.

adozione di uno Statuto per le studentesse e gli studenti in stage, in modo da certificare diritti e dovere degli alunni coinvolti in percorsi formativi all’interno di luoghi di lavoro.

 

Il moderatore ha poi chiesto a nome del Forum dei chiarimenti al ministro Carrozza su due temi di cui si è letto sui media: la possibili emanazione di una nuovo provvedimento in materia d’istruzione collegato al DL 104; e l’avvio di percorsi di sperimentazione per licei della durata di 4 anni.

 

È iniziato quindi il giro di tavolo con i pareri sul DL104. Ogni associazione ha portato le sue osservazioni: tutti hanno chiesto al ministro che le associazioni studentesche vengano convocate ai tavoli tecnici che studieranno i provvedimenti di attuazione della legge. Per il MSAC è intervenuto il delegato al MIUR Michele. Questi, schematicamente, i punti del nostro intervento, ripresi dalle proposte dei circoli e dalle discussioni nelle iniziative nazionali:

Diritto allo studio: ribadiamo la necessità di una legge quadro per fissare livelli essenziali di assistenza e di prestazione (LEA e LEP) compatibili con il programma Europa2020.

Osservatorio per le disabilità: era stato attivato con Profumo e il MSAC era l’associazione del Forum delegata a seguirlo: ora quali prospettive per questo organo?

– Dispersione scolastica: poiché le associazioni studentesche sono esplicitamente citate nella nuova legge con il compito di prendere parte all’organizzazione di attività pomeridiane a scuola, diamo la nostra disponibilità con alcune proposte per impiegare questi tempi: formazione di gruppi di studio; percorsi di educazione alla cittadinanza; sviluppo di attività benemerite come ad esempio l’iniziativa “Quotidiano in classe”; proposte di attività fisica, soprattutto per scuole con strutture inadeguate; percorsi di integrazione con studenti stranieri…

– Orientamento: anche qui le associazioni studentesche sono esplicitamente citate: chiediamo che una circolare del Ministero faccia presente alle scuole la possibilità di coinvolgerci nei percorsi di orientamento; offriamo le nostre esperienze di percorsi d’orientamento  esperienziale già attive in alcune diocesi (Trieste, Rimini, Imola, Lodi, Albano…) e facciamo presente anche la necessità di percorsi di ri-orientamento per gli studenti bocciati nel biennio iniziale.

– Edilizia scolastica: chiediamo tempistiche celeri per il decreto attuativo di concerto tra i Ministeri dell’Economia e dell’Istruzione.

– Potenziamento dell’offerta formativa: quanto ai fondi che verranno stanziati, ci auguriamo che verranno utilizzati per: un effettivo insegnamento di “Cittadinanza & Costituzione”; il potenziamento dell’insegnamento di lingua inglese, possibilmente adattato alle specificità di ogni scuola; l’insegnamento di lineamenti di economia e diritto on ogni scuola, almeno nel biennio.

– Formazione dei docenti: anche qui saranno stanziati fondi, si punti su: inglese; nuove tecnologie; corsi specifici per insegnanti che vivono in aree ad alto tasso di immigrazione.

Stage e alternanza scuola/lavoro: rendere più efficaci i percorsi per gli istituti tecnici e professionali, e valorizzarli anche per i licei spesso esclusi da simili esperienze formative.

– Libri di testo: chiediamo un chiarimento nei prossimi mesi sulla questione Opensource, al momento troppo vaga.

– Bonus maturità: raccogliamo l’appello dei 2000 studenti ancora “nel limbo” dopo il pasticcio estivo sul bonus.

 

Il ministro ha poi iniziato una ricca contro-replica.

Ci ha ringraziato per le proposte presentate, assicurando che le prenderà in esame come frutto di un lavoro di intesa tra le varie anime del mondo studentesco. Ha detto di credere nella partecipazione studentesca e nella presenza degli studenti alla governance della scuola; ma la partecipazione deve essere regolamentata per essere quanto più organica e rappresentativa.

Il ministro riconvocherà a breve il Forum: «se possibile già prima di Natale», per parlare di alternanza scuola/lavoro (con un possibile coinvolgimento degli studenti nella valutazione dei percorsi attualmente esistenti di alternanza scuola/lavoro); e poi a gennaio, per discutere insieme dell’accesso all’università dalle scuole superiori.

Molto netta sulla presunta legge delega: ci saranno dei provvedimenti urgenti in un testo dedicato solo a università e ricerca; ma l’istruzione secondaria non sarà toccata a breve da nuove leggi, anzi il ministro intende dare il via a una Costituente della Scuola in cui siedano attivamente anche gli studenti. La Costituente sarà il luogo adatto per affrontare il discorso dei cicli e altre questioni sostanziali della scuola del futuro. Su questo tema, il ministro si è soffermata rendendoci partecipi anche delle discussioni interne alle riunioni tra ministri dell’istruzione nell’area UE: in Europa ci si interroga su una scuola che sempre più dovrà avere un modello di formazione continua, in stretto dialogo col mondo del lavoro e al servizio non solo dei giovani ma pure degli adulti. Il ministro dice di non avere idee preconcette su temi quali appunto il riordino dei cicli: servirà comunque, oggi e in futuro, una formazione che sappia mantenersi equilibrata tra “formazione di base” e “formazione vocazionale”, correlata alle specificità di ognuno.

Sempre in tema di Europa, il ministro ha annunciato che coinvolgerà gli studenti durante il semestre di Presidenza Europea dell’Italia (dal 1/7/2014), da cui dipenderà molto della reputazione internazionale del nostro Paese.

Altre comunicazione sui test Invalsi, che potrebbero cambiare in quanto il Presidente dell’Istituto è dimissionario. Verrà indetto un bando nazionale per la scelta del nuovo Presidente, e i candidati saranno chiamati a spiegare le loro posizioni sul sistema di valutazione. A coordinare il gruppo che selezionerà il nuovo Presidente dell’Invalsi sarà l’ex ministro De Mauro.

Il ministro ha accolto la richiesta delle associazioni di sedere ai tavoli attuativi del DL 104. Sui chiarimenti chiesti dal MSAC, ha assicurato che verrà riattivato il prezioso lavoro dell’Osservatorio per le disabilità e ha anticipato a ore l’uscita di una circolare che rende noto il destino dei 2000 studenti ancora in attesa di essere ricollocati dopo il caos sul bonus maturità. I prossimi test d’accesso, altro annuncio, si terranno ad aprile 2014.

La chiusura del ministro è stato un invito alle associazioni studentesche, e a tutti gli studenti in genere: sappiate creare consenso sull’importanza della scuola, condividendo i vostri progetti, aprendo i vostri spazi di partecipazione e di protagonismo degli studenti. Soltanto con un consenso diffuso, e non ridotto solo agli ambienti della scuola, che l’istruzione è centrale per il futuro del Paese, la politica potrà metterla al centro dell’agenda.

 

In conclusione: siamo stati piuttosto soddisfatti di questo Forum, perché è sempre utile trovare nell’Istituzione di riferimento un ascolto attento e non passivo. È stato bello portare al ministro le nostre idee, sia quelle condivise come Forum che quelle maturate all’interno del nostro MSAC. È la prova migliore che possiamo dare che i giovani non sono remissivi, disillusi, inerti, ma hanno voglia di impegnarsi e mettersi in gioco per cambiare la scuola dal suo interno. Il lavoro da fare è tanto, e le indicazioni del ministro ci hanno sollecitato: tutti insieme, dovremo mantenerci in contatto per entrare con la forza della proposta in questo procedimento per cui il ministro Carrozza pare davvero intenzionata a spendersi. E, detto tra le righe, sarebbe un peccato che tale fucina di buoni propositi e indicazioni concrete fosse guastata da qualche ennesimo ribaltone politico. Speriamo che le forze interne al Parlamento sappiano mantenere coesione davanti alle sfide dell’Italia: gli studenti hanno tanto da dire, e questo momento, tra semestre di Presidenza europea, Costituente della scuola, tavoli attuativi e tutti gli spazi di confronto evocati dal ministro potrebbe davvero essere il tempo favorevole per farci sentire.

Stati Generali della Conoscenza – 2° Forum Nazionale

La scuola che verrà? Eccola. E si prova a costruirla insieme.

Roma, 1 giugno 2013. È la data del secondo incontro nazionale degli “Stati Generali della Conoscenza”, una piattaforma che comprende oltre 30 associazioni attive nell’ambito della scuola, dell’università, si occupano di educazione e di istruzione e che hanno scelto di farsi promotori di un “progetto concreto per la conoscenza”. Queste associazioni arrivano da cammini diversi, ma hanno scelto ormai tre anni fa di unirsi per dire una parola comune sul tema della conoscenza, consapevoli che più voci in coro possono arrivare dove singole voci dissonanti non riuscirebbero a farsi ascoltare (per saperne di più, www.statigeneralidellaconoscenza.it) .

Questo appuntamento, che ha coinvolto, dunque, sia gli operatori che i fruitori stessi della conoscenza, è stato utile per rivedere il documento frutto del lavoro fatto durante il primo Forum nazionale, avvenuto nel 2011, ma soprattutto per continuare questo cammino di confronto e approfondimento di alcune tematiche cardine, cioè gli ambiti e gli obiettivi da condividere e da raggiungere. Per primi i diritti: la possibilità di accedere ai più elevati gradi d’istruzione è oggi, un elemento imprescindibile in termini di libertà dalla precarietà e di autonomia di decisione dei propri percorsi di vita. In secondo luogo, l’apprendimento permanente, ovvero la garanzia per tutti della possibilità di apprendere durante l’intero corso della vita, che è poi la chiave per una cittadinanza attiva. Cosa, questa, che servirebbe anche a rendere partecipi tutti dei profondi e rapidi cambiamenti della società. Scuole ed università nuove e di qualità, per ottenere le quali, occorre rivedere i processi e le modalità della conoscenza e ripensare metodologie più efficaci per lo sviluppo di competenze di cittadinanza. Inoltre, la scuola e l’università del futuro dovrebbero essere non inclusive, ma aperte, gratuite, garantite oltre che al passo con le nuove tecnologie. Si tratta di un progetto di scuola che non perde mai di vista la centralità dell’istruzione pubblica. Infine sviluppo e occupazione, al fine di trovare una rinnovata sinergia tra conoscenza, lavoro e sviluppo. Tutto questo ripensato sempre a partire da un progetto di sostenibilità e di equità economica e sociale. Si tratta di obiettivi da raggiungere entro il 2020, ma che si concretizzeranno in una proposta vera, coerente rivolta alla politica perché la convinzione è che la politica deve ripartire dall’investimento nella conoscenza o per l’Italia non può esserci un futuro di innovazione, di sviluppo, di crescita. “È proprio la cultura che sveglia le coscienze, la cultura è premessa e garanzia della nostra libertà. La cultura è ciò che ci rende liberi, è fondamentale per la salute della democrazia nel nostro Paese. Mortificare la cultura vuol dire rendere la democrazia molto pallida”. Cosi, Don Ciotti, presidente di Libera (una delle associazioni che fanno parte degli Stati Generali), ribadì durante il primo Forum il legame profondo tra cultura e politica, ciò che fa da sfondo al progetto.

Il secondo Forum nazionale si è dato ora una missione: allargare il dibattito sulla conoscenza anche a livello locale, mediante l’organizzazione di eventi tematici in tutta Italia durante il prossimo anno. Al link http://www.statigeneralidellaconoscenza.it/?p=435 è possibile trovare la documentazione e la relazione introduttiva dell’evento.

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Le associazioni studentesche incontrano il ministro Carrozza: report dal primo Forum della nuova legislatura

Ragazzi, ci siamo. Dopo la lunga parentesi tra la caduta del governo Monti in dicembre, le elezioni di febbraio, la faticosa nascita del governo Letta alla fine di aprile e il primo mese di ambientamento, le attività dei ministeri ripartono spedite. E anche il Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca (MIUR) si rimette in moto.

Il ministro Maria Chiara Carrozza ha voluto incontrare nel tardo pomeriggio di ieri i rappresentanti delle associazioni studentesche. Come sapete le sette associazioni maggiormente rappresentative (Movimento Studenti di Azione Cattolica; Movimento Studenti Cattolici; Movimento Studentesco Nazionale; StudiCentro; Federazione degli Studenti, Unione degli Studenti, Rete degli Studenti Medi) siedono a un tavolo consultivo ministeriale, con la funzione di portare la voce dei ragazzi aderenti alle associazioni direttamente al Ministro, e di formulare proposte condivise pur partendo da diverse sensibilità.

Il Forum col ministro è stato preceduto da un incontro tra le associazioni e la dottoressa Boda, che è la responsabile della “Direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione”. Ci ha sottolineato una duplice urgenza: di una situazione economica drammatica, che richiede risposte in tempi quanto più brevi; e di una situazione politica eccezionale, per cui occorre velocizzare i tempi delle decisioni fintanto che il ministro è nella pienezza delle sue funzioni. La risposta delle associazioni è stata compatta: dal momento che esistono alcune questioni prioritarie già individuate durante il ministero di Profumo, e bruscamente interrotte dalla fine dell’esperienza governativa precedente, siamo tutti d’accordo nel riprendere le proposte già formulate e nel presentarle quanto prima al Parlamento. In particolare, i due temi fondamentali di lavoro sono l’edilizia scolastica e il diritto allo studio. Quanto all’edilizia, occorre formare un coordinamento tra Ministero e province per individuare le emergenze su cui stanziare i fondi che verranno destinati alla messa in sicurezza delle scuole; per fare questo è necessario completare quanto prima l’anagrafe con lo stato di salute delle scuole italiane. Invece sul tema del diritto allo studio, il Forum aveva già presentato una proposta di legge che però si era bloccata nella Commissione parlamentare dedicata a cultura, scienza e istruzione. La proposta di legge prevede che siano stabiliti livelli generali di prestazioni richiesti a tutte le scuole del Paese, così da garantire effettivamente che non ci siano disparità regionali o locali tra le scuole di tutta Italia. Se la discussione della proposta di legge sarà calendarizzata velocemente in Commissione Cultura, aumentano le probabilità che la legge sul diritto allo studio venga promulgata già nei prossimi mesi.

E viene il momento dell’incontro col ministro. Siamo in un salone elegantissimo al secondo piano del MIUR, in viale Trastevere. Il ministro entra, ci saluta uno per uno, si presenta. Si dice provata da una giornata in cui ha incontrato i rappresentanti dei genitori, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) e l’Unione delle Provincie d’Italia (UPI) e ha dovuto rispondere alle polemiche sulla questione dei cosiddetti “bonus maturità” (http://www.repubblica.it/scuola/2013/06/02/news/scuola_ministro_carrozza_su_bonus_maturit-60217898/). Ma ci dice che «è qui per ascoltare», raccogliere le nostre sollecitazioni e portarle al Consiglio de ministri e al Parlamento (dove il ministro sarà ascoltata in audizione giovedì 6 giugno alle 13). Si parte così con il giro di tavolo, in cui ciascuna associazione elenca alcune priorità da sottoporre al ministro. Diritto allo studio ed edilizia scolastica ritornano nelle argomentazioni di tutti; altre questioni riguardano: la rappresentanza studentesca, da ampliare e migliorare; i progetti di alternanza scuola/lavoro e la valorizzazione degli istituti tecnici e professionali; la riforma della didattica, con il riordino dei cicli d’istruzione e lo studio di progetti trasversali che accompagnino gli studenti nei passaggi tra scuole medie e superiori e tra superiori e università; la formazione meritocratica dei docenti; l’innovazione tecnologica; la lotta alla dispersione scolastica; la funzione della scuola come presidio di legalità. Nel suo intervento a nome del MSAC, Elena invita il ministro a proseguire nelle sue visite alle scuole di tutta Italia, per incontrare i ragazzi nei luoghi di vita; ribadisce le priorità espresse dal resto del tavolo, e suggerisce come spunti l’insegnamento a scuola di competenze fondamentali per comprendere il mondo contemporaneo e nello specifico il nostro Paese (ad esempio cenni di economia e insegnamento della Costituzione in tutte le scuole). Riporta poi una priorità emersa dagli aeroplanini di Fiuggi (ricordate?): molti dei ragazzi che il MSAC ha potuto incontrare chiedono insegnanti preparati e che sappiano appassionare alla scuola e al sapere. Per questo è indispensabile puntare sulla formazione constante del corpo docente.

Nel suo intervento conclusivo, il ministro Carrozza ringrazia per la concretezza e l’omogeneità dei temi proposti. Sottolinea (due volte) che priorità di questo governo è la creazione di posti di lavoro per i giovani: anche la scuola sarà coinvolta in questo processo, in particolare perfezionando i percorsi di orientamento in uscita dalla scuola superiore non solo in direzione dell’università, ma anche verso il mondo del lavoro. Il ministro ribadisce con forza che la scuola deve aiutare nel sopperire alle esigenze delle famiglie: in un momento di crisi drammatica, è compito ancora più importante. In conclusione, il ministro ci informa che il Forum sarà chiamato a formulare proposte relative a due eventi che impegneranno il nostro Paese nei prossimi anni: il semestre di presidenza italiana al Consiglio dell’Unione Europea nel 2014 in cui ci sarà l’occasione di esprimersi anche in merito alla youth guarantee (un programma dell’Unione Europea per trovare lavoro ai giovani); e l’Expo di Milano, nel 2015, che sarà anche un’importante occasione partecipativa per tutte le scuole del Paese per mettere “in mostra” i propri progetti e le proposte riguardanti le tematiche dell’Expo (ambiente, nutrizione, ecc..).

La promessa con cui ci lascia il ministro è di rivederci a breve; intanto già la prossima settimana il Forum si riunirà ancora con i responsabili della direzione generale per cominciare a lavorare sulle priorità riconosciute dal ministro. La sensazione è che il ministro Carrozza sia persona pragmatica, poco “politica” e molto concreta, e anche se le sue competenze più spiccate sono sul settore dell’università (fino all’inverno scorso era rettore della Scuola Superiore di studi universitari S. Anna di Pisa) insieme ai suoi sottosegretari e collaboratori si impegnerà per migliorare le condizioni di tutto il ciclo scolastico. L’insistenza con cui ha presentato la priorità di creare posti di lavoro lascia trasparire che su questo tema il Consiglio dei Ministri presieduto da Enrico Letta si sta davvero focalizzando con impegno. Auguriamo a lei per il bene di tutto il Paese di contribuire, dal delicato Ministero di cui è titolare, a questa tematica di drammatica urgenza. E come associazione studentesca, ci impegneremo per rappresentare al meglio gli msacchini e gli studenti di tutta Italia in un passaggio tanto delicato della vita nazionale.

Abitare le nostre scuole per renderle più sicure (premio Vito Scafidi report)

Cari amici,

ieri mattina ho vissuto un’esperienza forte. Ero alla cerimonia del premio “Buone pratiche a scuola”: lo indice ogni anno CittadinanzAttiva, un’associazione di partecipazione civica che si batte per la tutela dei diritti dei cittadini in vari ambiti (come sicurezza nei luoghi di vita, sviluppo di stili di vita salutari, tutela e assistenza dei malati, e tanto altro). Scuole di tutta Italia, dalle primarie alle medie superiori, inviano i loro progetti per diffondere benessere e sicurezza a scuola; una commissione – di cui ho avuto l’onore di fare parte in rappresentanza del MSAC – li valuta.

Il premio è intitolato alla memoria di Vito Scafidi, uno studente di Rivoli (To) deceduto a scuola il 22 novembre 2008 per il crollo del controsoffitto della sua aula. Sono presenti i genitori di Vito. Dovrebbero esserci anche i politici. Già, dovrebbero. Gli ospiti di Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, onorevoli Ghizzoni e Vacca, non si presentano. L’esponente del Popolo delle Libertà, on. Centemero, interviene e poi parte per Milano. Anche il sottosegretario Marco Rossi Doria, dopo il suo saluto, lascia la sala per improrogabili impegni.

Non voglio fare populismo, ognuno avrà avuto motivi più che validi. Ma i banchi destinati ai politici, sul podio della sala, restano miseramente vuoti mentre i ragazzi presentano i loro progetti. E sono sempre vuoti quando interviene la madre di Vito, la signora Cinzia Caggiano. Non fa un lungo discorso, ma poche parole sono sufficienti. Dice che, dopo la morte di suo figlio, si è abituata a essere come un vigile ogni volta che mette piede in una scuola. Che le nostre scuole sono spesso in stato precario, ma chi ha il dovere di controllarle non lo fa con il giusto scrupolo. «Ai ragazzi dico sempre: “Dovete essere i controllori dei controllori”, perché loro regolarmente non fanno il proprio dovere. E per questo dovete mettervi in gioco voi. Io non ho altri figli da donare allo Stato». Parla poi Antonio Morelli, presidente del Comitato Vittime San Giuliano di Puglia (un sisma nel 2002 vi causò la strage nella scuola elementare): «Li vedete questi banchi vuoti della politica. Noi li vediamo così da 12 anni, i genitori di Vito da 5. Continuiamo la nostra battaglia per testardaggine. Ma se dalle istituzioni nessuno ci ascolta, l’obiettivo diventa sensibilizzare i cittadini, far sì che essi in prima persona possano verificare la sicurezza dei luoghi in cui vivono».

E l’immagine – credetemi – fa rabbrividire: due genitori che parlano dei loro figli che non ci sono più, e dei banchi vuoti che non possono sentirli. C’ero però io, e c’erano  soprattutto gli studenti delle scuole premiate. Almeno noi abbiamo fatto nostra quella richiesta di attivismo.

A fine mattinata mi avvicino alla madre di Vito. Le dico che, nel piccolo della nostra associazione studentesca, il MSAC, ci prenderemo a cuore quella richiesta di sicurezza che i politici non hanno voluto ascoltare. Mi ha detto che, qualsiasi cosa facciamo, dovremo avere solo «la vostra bandiera di studenti, non quella di un partito o di altre organizzazioni. Se no andate solo a dare forza a loro». E loro sono quei banchi vuoti, che oggi hanno perso un’occasione, purtroppo l’ennesima, per dimostrarsi vicini ai cittadini.

Ci siamo presi un piccolo impegno, e nel dire alla signora Cinzia la mia vicinanza ho portato con me i volti e i sogni dei 1000 ragazzi di Fiuggi, della Sfs che ancora ci emoziona. Noi abbiamo sognato per il nostro futuro, per costruire qualcosa che toccheremo con mano. Un genitore che perde un figlio, perde il suo futuro. Per me incontrare questi genitori coraggiosi, che perseverano con costanza ammirevole nella propria battaglia affinché nessun altro Vito muoia mentre costruisce il proprio futuro, è stata una scossa che mi sembra giusto condividere con tutto il Movimento.

All’inizio del prossimo anno, l’OktoberFest MSAC sarà dedicata proprio all’edilizia scolastica. Faremo in modo che il ricordo di Vito Scafidi non vada dimenticato, ci impegneremo per conoscere le nostre scuole e affrontarne i problemi, non solo legati all’insegnamento o alle valutazioni, ma anche quelli degli edifici e delle norme di sicurezza.

Se ci attiveremo per le nostre scuole, faremo politica. Dal basso, con lo spirito di servizio più puro dell’attivismo studentesco, ci impegneremo a fare qualcosa per le nostre scuole e quindi per le nostre città. È un impegno che abbiamo preso con la signora Cinzia, con le vittime dell’irresponsabilità nelle scuole, e se le nostre istituzioni non saranno presenti, saremo noi a esercitare il nostro diritto di cittadini e di studenti.

 

Nota congiunta Msac-Fuci

Alla luce della circolare pubblicata dal Ministero dell’Istruzione, che ha reso noto il calendario dei test di ammissione ai corsi di laurea e di laurea magistrale ad accesso programmato per l’a.a. 2013/2014 e 2014/2015, il MSAC – Movimento Studenti di Azione Cattolica – e la FUCI – Federazione Universitaria Cattolica Italiana – desiderano esprimere le loro perplessità in merito al provvedimento in questione e manifestano la loro solidarietà a quegli studenti che quest’anno affronteranno nel mese di luglio, senza preavviso, le prove d’ammissione all’Università pochi giorni dopo aver sostenuto l’esame di maturità.
Riteniamo la decisione di anticipare a luglio i test di ammissione all’Università per l’a.a. 2013/2014 inopportuna in quanto, modificando l’ordinamento vigente, incide sulla programmazione dell’anno scolastico in corso con tempi troppo ristretti, influenzando in maniera non indifferente l’organizzazione dello studio tanto per l’esame di maturità quanto per i test di ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato.
Tale provvedimento, preso al termine della legislatura, mostra di essere slegato da un progetto più ampio di cambiamento che riguardi la scuola e l’Università.
La pubblicazione della suddetta circolare ci offre però la possibilità di riportare in primo piano almeno due “pratiche” che riteniamo necessarie per fornire agli studenti che si apprestano a compiere il passaggio dalla scuola superiore al mondo universitario gli strumenti adeguati per affrontare una delle scelte più importanti della loro vita. Speriamo possano essere la base, in un futuro prossimo, per una riflessione seria e condivisa.
Riemerge forte la necessità di fornire percorsi adeguati di orientamento (tanto per l’università che per il mondo del lavoro) che tengano conto della necessità degli studenti in formazione (e in continuo cambiamento e maturazione) di aver chiare quali siano le proprie passioni, attitudini e desideri. E’ inoltre fondamentale per gli studenti conoscere gli aspetti più tecnico/oggettivi relativi alle effettive possibilità e opportunità di studio e lavoro, attraverso esperienze concrete, in particolare nei territori di appartenenza e in una logica di valorizzazione e conoscenza delle offerte delle proprie zone di abitazione. Serve quindi un grande sforzo da parte delle scuole che, facendo leva sulla propria autonomia, devono essere in grado di istituire validi percorsi di orientamento da distribuire durante i 5 anni di scuola superiore e da intensificare negli anni del triennio favorendo oltre ad un importante scambio di informazioni anche il lavoro di rete fra generazioni.
E’ necessario provvedere all’organizzazione da parte delle scuole superiori (o anche meglio da reti di scuole che decidono di lavorare insieme) di corsi di preparazione ai test universitari in modo tale da accompagnare e sostenere gli studenti nell’importante prova di accesso alle università a numero programmato.
Infine ci chiediamo se un progetto più serio e strutturato di riforma non debba prendere avvio da una riflessione che, entrando nel merito del meccanismo di accesso alle facoltà a numero programmato, si interroghi sull’efficacia e sulla validità dei test universitari, anche riguardo alle modalità di svolgimento e al loro contenuto.

Giorno della Memoria/2: l’intervento di Profumo

Signor Presidente della Repubblica, Gentili autorità, Cari docenti e studenti, Cari amici della comunità ebraica,

ogni anno il “Giorno della Memoria” è, per tutti noi e per Voi ragazzi in particolare, un incontro con la Storia, ma soprattutto uno strumento di testimonianza per il futuro.

La Shoah rappresenta uno spartiacque nelle vicende umane, segnando per sempre un “prima” e un “dopo”. Un tarlo insinuato nelle coscienze, ingannate da folli ideologie che, anziché guardare alla vita, progettavano lo sterminio dell’uomo contro l’uomo. Vegliare affinché quel tarlo non si diffonda mai più non è solo un dovere verso il popolo ebraico, della cui sofferenza purtroppo fu responsabile anche una parte fondamentale del nostro Paese, ma è un imperativo morale per l’intera l’umanità.

Da qui, dalle celebrazioni che si tengono ogni 27 gennaio nel Palazzo del Quirinale – e tutti noi La ringraziamo, Signor Presidente, per la partecipazione e l’affetto dimostrati in questi anni nell’ospitarle – il mondo della scuola, gli studenti, gli insegnanti, i genitori, si incamminano insieme nel percorso di costruzione di un’etica civile rinnovata. Nella maturazione di un concetto di Bene Comune che resta il fondamento di una società più giusta che, nel Terzo millennio, si declina attraverso la promozione del rispetto dell’altro, la valorizzazione della dignità umana, e ovviamente la presa di posizione chiara contro ogni negazionismo o, peggio, indifferenza.

Presenziare in qualità di Ministro dell’Istruzione alla giornata di oggi ha per me un significato storico e personale di ancora maggiore rilievo e partecipazione. Capita, infatti, a conclusione di un impegno di governo di grande intensità emotiva, che coincide anche col termine dello splendido settennato del Presidente della Repubblica.

In questo anno e mezzo abbiamo incontrato insieme centinaia di studenti, raccogliendo le loro riflessioni, parole e aspirazioni. Da ministro, con l’aiuto delle tante professionalità del ministero che ringrazio personalmente, abbiamo visitato molte scuole, da Nord a Sud, viaggiato all’estero. E personalmente porterò sempre con me gli sguardi, le domande, la voglia di futuro e speranza dei nostri ragazzi.

Le esperienze vissute insieme durante i viaggi al ghetto di Cracovia e al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, nel 2012 e pochi giorni fa, come la visita al museo della Shoah Yad Vashem lo scorso settembre, rimarranno nella nostra mente e nel nostro cuore per il valore e la forza delle testimonianze.

Tredici anni fa la didattica della Shoah entrava nelle scuole, e da allora un crescendo di iniziative permette di coinvolgere ogni anno oltre mille scuole e decine di migliaia di studenti. Un seme della conoscenza e del rispetto che da allora è stato sparso da più di 100.000 ragazzi. Con questi numeri, l’Italia si segnala tra i Paesi più attivi in Europa nei progetti didattici che coinvolgono scuole e studenti, oltre ad essere tra i pochi Paesi al mondo a vantare un master universitario in didattica della Shoah.

Quest’anno, con il protocollo d’intesa firmato con l’Ucei e con il Presidente Renzo Gattegna – che ringrazio personalmente per il proficuo lavoro portato avanti insieme – il “Viaggio della Memoria” diventa parte del percorso formativo e scolastico di ciascuno studente, così come lo sono già il concorso “I giovani ricordano la Shoah”, il “viaggio allo “Yad Vashem” organizzato con lo Stato d’Israele.

Non c’è luogo più idoneo della scuola per trasmettere alle nuove generazioni l’importanza della Memoria, e per curare l’infezione dell’odio, dell’indifferenza e della viltà, che non sono scomparsi neppure nella nostra Europa. Siamo chiamati a vigilare costantemente, perché – come scriveva Primo Levi – Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo”. Ne è stata drammatica testimonianza il massacro alla scuola ebraica di Tolosa, nella vicina Francia, che lo scorso anno ci ha riportato alla mente l’attentato alla sinagoga di Roma del 1982. E altre manifestazioni di violenza in molte parti del Continente.

Se i nostri ragazzi e le nostre ragazze diventeranno ottimi professionisti, ma scadenti cittadini, avremo fallito la nostra missione di educatori. La crescita della consapevolezza negli studenti passa inevitabilmente attraverso la formazione costante degli insegnanti, che al pari delle famiglie compartecipano allo sviluppo delle qualità intellettuali, culturali e umane dei nostri giovani. Per questo agli insegnanti, al personale scolastico e ai genitori voglio esprimere la mia più sincera gratitudine per il coinvolgimento entusiastico alle iniziative che riguardano la Shoah. Si tratta di tanti piccoli tasselli che si uniscono ogni giorno aiutandoci a costruire un’etica civile più forte, e una cittadinanza inclusiva e matura per il futuro. Perché, come diceva Italo Calvino “la storia è fatta di piccoli gesti anonimi…e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano”.

Care ragazze e ragazzi e cari insegnanti, la scuola deve essere il terreno in grado di far fruttare le competenze acquisite. Ma deve anche dare concretezza ai valori e alla consapevolezza che, come popolo, ci intrecciano al caleidoscopio di vicende umane che uniscono italiani, europei e gli altri cittadini del mondo. Il male commesso ai danni del popolo ebraico non potrà essere sanato dalla celebrazione annuale del 27 gennaio. Giorno per giorno sarà necessario il nostro impegno, affinché la testimonianza diventi azione concreta in difesa delle vittime dell’intolleranza e della barbarie. “Mai più” è il monito che tutti dobbiamo levare a tutela di ogni forma di violenza e discriminazione.

Signor Presidente, desidero cogliere questa occasione così solenne per ringraziarLa, personalmente e a nome delle scuole d’Italia, per la vicinanza, il sostengo e la guida che ci ha offerto in questi anni difficili, richiamandoci costantemente alla realizzazione di un domani migliore e alla conoscenza vitale della Storia e della memoria. Beni di tutti, da conoscere, da difendere, da amare. Ma soprattutto da vivere in prima persona. Grazie.

 

Giorno della Memoria/1: l’intervento di Napolitano

Rendo ancora omaggio agli ex internati e deportati, vittime e testimoni dell’orrore dei campi in Germania, cui abbiamo appena conferito la Medaglia d’onore.

A conclusione di questa cerimonia, ancora una volta così significativa e coinvolgente per l’intensità della riflessione e per la ricchezza di voci cui ogni anno dà spazio qui in Quirinale, vorrei dire brevi parole, anche – in qualche modo – di bilancio. Caro Presidente Gattegna, può immaginare come io condivida la sua emozione nell’accomiatarci dopo sette anni, per quel che mi riguarda almeno nelle funzioni di Presidente della Repubblica. Con lei, d’altronde, abbiamo condiviso sempre sentimenti e pensieri celebrando il Giorno della Memoria.

E’ stato questo tra gli impegni ricorrenti con cui mi sono maggiormente identificato, dal punto di vista non solo istituzionale ma personale, in senso storico e morale. Ringrazio anche il ministro Profumo per aver sottolineato il contributo di impulso e sostegno che è stato da me rivolto in particolare al mondo della scuola.

Vedete, credo che possiamo, tutti insieme, esprimere soddisfazione per il cammino percorso e i risultati raggiunti in questi anni nel coltivare la memoria della Shoah, nel diffonderne l’esercizio attivo e consapevole, nel farne sprigionare – in tutta la loro straordinaria molteplicità e ricchezza – insegnamenti e messaggi essenziali non solo per la comprensione della storia ma per la costruzione del futuro.

L’esempio più eloquente ce l’offre la scuola. Abbiamo ascoltato dal ministro cifre e fatti che testimoniano quale estensione e quali diverse concrete espressioni abbia assunto un impegno di conoscenza e di partecipazione sui temi della Shoah, ormai divenuto parte integrante del percorso scolastico e di formazione civile degli studenti in ogni parte d’Italia.

Ma meritano egualmente di essere valorizzate tutte le iniziative che hanno rispecchiato un’accresciuta sensibilità delle istituzioni, della società civile, dei cittadini. Ringrazio il dottor De Bortoli per averci presentato l’appena aperto Memoriale della Shoah presso quel Binario 21 della stazione di Milano centrale la cui visita, qualche anno fa, mi è rimasta fortemente impressa.

Egli ha avuto ragione di richiamarci nello stesso tempo alla necessità di tenere alta la guardia, di vigilare e reagire contro persistenti e nuove insidie di negazionismo e revisionismo magari canalizzate attraverso la Rete. E anche di evocare un fenomeno che rischiamo di sottovalutare, e che invece si lega, come grave fattore inquinante, a vicende e processi politici in atto non solo nel Medio Oriente : il fenomeno cioè dell’antisemitismo come dimensione del fondamentalismo islamico.

Da noi, in Italia, propagande aberranti si traducono in diverse città in fatti di violenza e contestazione eversiva da parte di gruppi organizzati : come quelli su cui è intervenuta, nei giorni scorsi, con provvedimenti motivati, la Procura della Repubblica di Napoli. C’è da interrogarsi con sgomento sia sul circolare, tra giovani e giovanissimi, di una miserabile paccottiglia ideologica apertamente neonazista, sia sul fondersi di violenze di diversa matrice, da quella del fanatismo calcistico a quella del razzismo ancora una volta innanzitutto antiebraico. Abbiamo letto perfino di progetti che a Napoli si sarebbero ventilati di distruzione di un negozio ebreo, o di aggressione e stupro di una studentessa ebrea. Mostruosità anche se solo enunciate, che sollecitano la più dura risposta dello Stato e la più forte mobilitazione di energie nelle scuole, nella politica, nell’informazione, a sostegno degli ideali democratici.

C’è da fare della memoria della Shoah l’asse di una chiarificazione costante e diffusa e di una battaglia ideale e politica non di parte, che vadano al di là degli stessi confini storici della persecuzione, fino allo sterminio, contro gli ebrei (e anche, non dimentichiamolo, contro i Rom e i Sinti). E non solo perché razzismo e xenofobia hanno molteplici bersagli, che fanno tutt’uno con quello posto al centro del criminale disegno hitleriano. Ma perché sono in giuoco valori supremi, che nei ghetti di Cracovia, Lodz o Varsavia – protagonista quest’ultimo della storica rivolta di 70 anni fa – e nei lager di Auschwitz-Birkenau, o Dachau, sono stati calpestati come in nessuna costruzione di pensiero si era prima immaginato potesse catastroficamente accadere : valori di civiltà e umanità senza frontiere di luogo e di tempo, che si chiamano rispetto della dignità della persona, che abbiamo vista invece ridotta a brandello umano, a sopravvivenza nel terrore fino alla soppressione più brutale.
Ma torno alle mie parole iniziali di bilancio per mettere ancora in luce quel che nel concreto siamo riusciti nel nostro paese a realizzare in questi anni di sempre più larga, partecipata e creativa consapevolezza dell’aberrazione introdotta anche in Italia dal fascismo con l’antisemitismo. Attraverso, ad esempio, la scoperta, per tanti delle generazioni più giovani, e quindi la denuncia dell’infamia delle leggi razziali del 1938, di cui Benedetto Croce – che abbiamo di recente commemorato a 60 anni dalla scomparsa – scrisse allora, collocandole tra “gli atroci delitti” che il fascismo stava perpetrando : “la fredda spoliazione e persecuzione”, furono le sue parole, “degli ebrei nostri concittadini, che per l’Italia lavoravano e l’Italia amavano né più né meno di ogni altro di noi”. Di quelle leggi, di quel clima fu vittima, in quanto stroncata nelle sue possibilità di lavoro scientifico e quindi costretta a lasciare l’Italia, la nostra grande Rita Levi Montalcini, cui rivolgo anch’io un pensiero triste e commosso a breve distanza di tempo dalla sua scomparsa.
Ma non è solo per le infamie del fascismo che l’Italia è presente nella ricostruzione storica cui ci sollecita la memoria della Shoah nel Giorno della Memoria. E’ presente in senso positivo e in piena luce per tutte le forme di solidarietà che vennero dagli italiani verso gli ebrei perseguitati e braccati dai nazisti durante l’occupazione tedesca da Roma in su. E’ presente con gli italiani che hanno meritato il riconoscimento di Israele col titolo di “Giusti tra le Nazioni”. E’ presente con storie straordinarie, assai poco note, come quella – raccontata in un libro biografico apparso in italiano, con grande ritardo, solo l’anno scorso – della vita di pensiero e di azione di Enzo Sereni, trasferitosi poco più che ventenne in Eretz Israel, fattosi pioniere e messaggero nel mondo del futuro Stato di Israele, partito nel marzo 1944 per Bari nell’Italia già liberata e di lì fattosi paracadutare al Nord, dove fu catturato dai tedeschi e dopo mesi di terribili ed eroiche prove deportato e ucciso a Dachau.
Ma chiudo ora questa lunga digressione di carattere storico, che rimanda all’impegno sviluppato e da sviluppare per comprendere i termini di quei decenni “di ferro e di fuoco” del secolo che conobbe la barbarie della persecuzione antiebraica e della Shoah ; e vengo a più brevi parole di bilancio in senso più propriamente politico dell’impegno che ho condiviso con voi. Ritengo di poter dire che si sono in questi anni consolidati – nella coscienza democratica del nostro paese – alcuni fondamentali punti fermi. Innanzitutto, rifiuto intransigente e totale dell’antisemitismo in ogni suo travestimento ideologico come l’antisionismo : perché in giuoco non è solo il rispetto della religione, della tradizione storica, della cultura ebraica, ma insieme con esso, inscindibilmente, il riconoscimento delle ragioni spirituali e storiche della nascita dello Stato di Israele, e quindi del suo diritto all’esistenza e alla sicurezza.
Se questo è il punto fermo da non mettere mai in forse, ne discende l’altro, della distinzione da non annebbiare, tra solidarietà – da un lato – con la causa dello Stato di Israele contro ogni propaganda e minaccia di distruzione, comprese quelle che vengono dalla dirigenza iraniana, e – dall’altro lato – libertà di giudizio su linee di condotta e concrete evoluzioni delle forze politiche che sono chiamate via via a governare Israele. Giudizi critici che d’altronde si esprimono liberamente nel dibattito politico e di opinione in seno a Israele, non possono essere considerati ostili purché formulati con il rispetto dovuto a ogni governo legittimo di qualsiasi paese amico. L’essenziale è che essi non sfocino in posizioni equivoche circa la natura e il futuro di Israele come Stato, circa il suo ruolo indipendente nella regione mediorientale e nella comunità internazionale.

E’ alla luce di questa distinzione che l’Italia e l’Europa possono e debbono fare la loro parte perché si apra la strada della pace in Medioriente, con la soluzione del conflitto israelo-palestinese sulla base della collaborazione tra due popoli e due Stati. “Israele” – ha detto di recente Shimon Peres – “non ha un’opzione migliore, diversa dalla soluzione dei due Stati” …. I negoziati con i palestinesi [dopo il voto all’ONU] si sono fatti “forse non più complicati, in ogni caso più necessari”. Voglio qui condividere più in generale, ancora una volta, la visione che ha ispirato e continua a ispirare il mio collega Presidente israeliano, uomo che da decenni conosco da vicino, stimo e considero un autentico amico. Condivido la sua visione e la sua fiducia.

A tutti gli amici israeliani desidero dire : i “punti fermi” che ho ritenuto di poter ricordare come ormai consolidati nell’opinione e nella consapevolezza politica del paese, non conosceranno alcun affievolimento nel prossimo futuro; la loro continuità è garantita, anche nel naturale succedersi, come in ogni paese democratico, delle maggioranze parlamentari e dei governi.

Infine, rinnovo un caloroso apprezzamento alle ragazze e ai ragazzi, e nel loro insieme agli Istituti Scolastici, che si sono distinti nel concorso “I giovani ricordano la Shoah”. Negli interventi degli studenti qui abbiamo sentito vibrare le corde dell’emozione più sentita e profonda. E in generale per quel che, come ho detto, siamo riusciti a costruire sul terreno di una più ampia e partecipata presa di coscienza del significato della Shoah, e della lezione da trarne, dobbiamo molto a voi, dobbiamo molto alle generazioni più giovani, per come si sono venute impegnando con mente aperta, nuove sensibilità e confortante maturità. E dunque, grazie. E arrivederci.